RICOSTRUZIONE DELL’IMMAGINE SISTEMA OTTICO A DUE LENTI Si è visto che con una lente è possibile fare la trasformata di Fourier di una immagine posta sul piano focale anteriore. L’idea più ovvia per costruire un sistema completo per l’elaborazione di immagini è quella di utilizzare una seconda lente in modo tale da ricostruire l’immagine di partenza (per farne l’antitrasformata). Si consideri il seguente sistema: PT PI f1 PIR f1 f2 f2 Fig. 18 – Sistema a due lenti Sia f ( x, y ) l’immagine presente all’ingresso del sistema (piano PI). A causa della prima lente, sul piano PT è presente la trasformata di f ( x, y ) : F (, ) f ( x, y )e j 2 ( x y ) f1 dxdy Anche la seconda lente fa la trasformata dell’immagine che trova sul suo piano focale anteriore. Poiché questo coincide con il piano PT, l’immagine che la seconda lente vede in ingresso è proprio F (, ) . Sul piano focale posteriore della seconda lente (piano PIR) ritroviamo dunque la trasformata della trasformata di f ( x, y ) : f ( x' , y ' ) F (, )e * j 2 ( x 'y ') f 2 dd (x’ e y’ sono le coordinate del piano PIR) definendo due nuove variabili: x' ' x' y' ' y 127 si ottiene: f ( x' ' , y' ' ) F (, )e * j 2 (x ''y '') f 2 dd F (, )e j 2 f1 (x ''y '') f1 f 2 dd con un ulteriore cambio di variabili: x y f1 x' ' f2 f1 y' ' f2 si trova il risultato: f ( x, y ) F (, )e * j 2 ( x y ) f 1 d d Ma questa è proprio l’espressione dell’antitrasformata di Fourier di F (, ) : si è così dimostrato f f f * x, y f * ( 1 x ' , 1 y ' ) f2 f2 che coincide con f ( x, y ) . * L’immagine ricostruita dal sistema sul piano PIR, f ( x' , y ' ) , corrisponde dunque all’immagine presente in ingresso, capovolta ed ingrandita del rapporto f2/f1. Questo risultato è comprovato dall’ottica geometrica: f2 y1 f1 f1 f2 y2 Fig. 19 – Sistema di elaborazione a due lenti interpretato secondo d’ottica geometrica 128 SISTEMA A LENTE SINGOLA A IMMAGINE REALE ED A IMMAGINE VIRTUALE Si consideri il sistema di figura 20, in cui l’immagine illuminata dal fascio collimato è su uno dei piani anteriori di una lente convergente PI PT s f l PIR PIR f2/s f PI s d PT l f f 2 f /s Fig. 20 – Sistemi a lente singola L’immagine sul piano PI viene ricostruita secondo la legge dei punti coniugati che lega l (la distanza fra l’immagine originale e la lente), d (la distanza fra l’immagine ricostruita e la lente stessa) e f (la distanza focale) nella seguente relazione: 1 1 1 l d f Ponendo l f s la relazione in questione assume la forma d f f2 s Se s >0 l’immagine riprodotta è reale (viene proiettata). In particolare: se s<f si ha un ingrandimento dell’immagine se s = f la riproduzione avviene in scala 1:1. se s<0 l’immagine riprodotta è virtuale. Nel caso s = 0 (immagine posta sul piano focale anteriore della lente), ci si riconduce alla situazione del caso precedentemente analizzato: sul piano focale posteriore abbiamo la trasformata di Fourier, e bisogna utilizzare una seconda lente per ricostruire l’immagine. Ci si chiede se anche nel caso s 0 , sul piano focale posteriore della lente si ritrovi la trasformata di Fourier. Se così fosse, si potrebbe trasformare un’immagine e ricostruirla con l’ausilio di una sola lente. 129 In effetti sul piano posteriore si produce ancora la trasformata di Fourier, ma affetta da errore. Confrontando le figure 21 e 22 ci si rende conto della differenza. Nel caso s = 0 il piano focale posteriore è attraversato da onde piane, mentre nel caso s 0 viene attraversato da onde sferiche: ciò porta ad avere una fase che, invece di essere costante, varia con il quadrato della distanza dall’asse ottico. Questa situazione è quindi caratterizzata da un errore di fase quadratico (EFQ) e costituirà l’argomento di un capitolo successivo. Figure 21 e 22 – Spiegazione intuitiva dell’errore di fase quadratico Se l’immagine ricostruita è reale può venire proiettata sulla pellicola contenuta in una macchina fotografica priva di obbiettivo, sulla superficie sensibile di un vidicon, ecc. Se è virtuale, la si può fotografare con una macchina fotografica munita di un obbiettivo messo a fuoco alla distanza corretta, ricavabile dalla df f2 s SISTEMI A FASCIO COLLIMATO I sistemi finora analizzati vengono detti “sistemi a fascio collimato”: in essi, l’immagine viene illuminata da un’onda piana uniforme. È tuttavia possibile svincolarsi da questa ipotesi e lavorare nella condizione più generale in cui l’onda incidente sia sfericaP.T. (divergente o convergente). Per capire come sia possibile tale generalizzazione bisogna considerare un sistema a fascio collimato in cui non ci sia alcuna immagine in ingresso: in questo caso l’onda piana incidente non porta con sé alcuna informazione. P.T. Figura 23 – Piano della trasformata in sistemi a fascio collimato immagine fittizia S Fig. 23 – Piano della trasformata in sistemi a fascio collimato 130 P.T. P.T. Figura 23 – Piano della trasformata in sistemi a fascio collimato S Fig. 24 – piano della trasformata in sistemi a fascio non collimato immagine fittizia Non essendoci alcun contenuto informativo (solo la continua), la trasformata è un impulso a frequenza spaziale nulla. Da ciò si deduce che il piano della trasformata (coincidente in questo caso con il piano focale posteriore) viene individuato dal punto coniugato della sorgente (che in questo caso essendo il fascio collimato, è all’infinito) Nel caso di sistemi a fascio non collimato il discorso rimane corretto: si trova sempre un punto che individua il piano della trasformata (non più coincidente in questo caso, però, con il piano focale posteriore). Per individuare tale punto, nei sistemi ad onda sferica divergente, si usa un artificio: si mette un’immagine fittizia al posto del punto sorgente dell’onda sferica incidente e si trova l’immagine coniugata. Si è così automaticamente trovato anche il punto immagine della sorgente puntiforme. Ci sono dei limiti nell’utilizzo di questi sistemi. Infatti l’immagine da elaborare deve stare all’interno del cono di luce della sorgente ma non conviene che superi il fuoco della lente per evitare complicazioni con immagini virtuali: esistono dunque un limite inferiore ed uno superiore per la posizione dell’immagine. Il sistema ottico di figura 25 usa una sorgente di tipo puntiforme: l’onda sferica generata viene focalizzata sul piano coniugato del piano sorgente (piano della trasformata) e l’immagine viene ricostruita sul piano coniugato dell’immagine. PS PI PT f PIR f Fig. 25 - Sistema ottico ad una lente con sorgente puntiforme su PS e immagine ricostruita reale su PIR. Il sistema rappresentato in figura 26 prevede di illuminare l’immagine da trasformare mediante un fascio laser convergente a distanza f. La trasformata di Fourier dell’immagine si ottiene in questo caso direttamente sul piano di convergenza. Le relazioni tra coordinate e pulsazioni spaziali diventano: 131 q 2 f l p 2 f l PT PI f PIR f2 D l Fig. 16 - Sistema ottico a fascio convergente. Si può dimostrare che la lente ricostruisce l'immagine a distanza tale da correggere l'errore di fase sulla trasformata prodotto dalla lente di trasformazione: D = f2(1+f2(f-l)). Si può osservare che: f può essere molto grande e quindi è possibile ottenere una trasformata estesa anche di immagini di scarsa definizione, cioè a basso contenuto spettrale. Il fascio convergente può essere ottenuto mediante lo stesso telescopio espanditore usato per generare l’onda piana uniforme nei sistemi ottici illustrati precedentemente. Per variare (f-l) basta far scorrere l’immagine lungo l’asse ottico. Una variazione di (f-l) implica una variazione del fattore di scala della trasformata: a parità di frequenze spaziali p e q variano le distanze e misurate sul piano della trasformata. Se sul piano della trasformata è posto un filtro una variazione del fattore di scala della trasformata consente di ottenere gli stessi risultati che si avrebbero variando il fattore di scala della maschera del filtro. Poiché nell’elaborazione ottica i filtri sono spesso di costruzione laboriosa e non sempre è facile individuare con esattezza la banda passante del filtro, il sistema a fascio convergente può consentire notevoli elasticità e risparmio di tempo. La trasformata è affetta da un errore di fase di tipo quadratico che può essere corretto nella ricostruzione. Poiché il rapporto fra le dimensioni lineari dell’immagine ricostruita e quelle dell’immagine di partenza è direttamente proporzionale a f2/(f-l) dove f2 è la distanza focale della lente di ricostruzione dell’immagine, è chiaro che a meno di non usare anche per la ricostruzione una lente di lunga focale l’immagine ricostruita è molto piccola, tanto che spesso è necessario proiettarla con un obiettivo a forte ingrandimento. ERRORE DI FASE QUADRATICO L’errore di fase quadratico sulla trasformata si origina quando le onde sferiche (sorgenti puntiformi) di cui si può considerare formata l’immagine non si trasformano, sul piano della trasformata, in onde piane, ma in onde sferiche convergenti o divergenti. 132 Abbiamo già messo in evidenza questo problema affrontando il tema dei sistemi a lente singola, nel caso in cui l’immagine d’ingresso si trovi a distanza s0 dal piano focale anteriore della lente: si vuole ora quantificare questo errore di fase. Per fare ciò conviene riprendere il sistema di figura 20: PI PT PIR d S’ O S l f f d fc Fig. 27 - sistema ottico ad una lente che mette in evidenza il fronte d'onda sferico che riproduce una sorgente puntiforme sull'immagine ricostruita a partire dalla sorgente coniugata, sul piano immagine. Una sorgente puntiforme S sul piano immagine va a fuoco in S’ sul piano (coniugato) dell’immagine ricostruita. Il campo corrispondente sul piano della trasformata (che dovrebbe essere un’onda piana per poter descrivere l’immagine in termini di trasformata di Fourier) si può quindi calcolare come risultante dal campo sferico che converge in S’. Con gli stessi passaggi fatti per determinare la trasformazione di fase delle lenti sottili, si calcola come varia sul piano (O,) della trasformata la fase del campo sferico con centro in S’: k 2 2 fc Il campo sul piano (O,) prodotto dalla sorgente puntiforme su PI si scrive dunque come: j e 2 2 fc k Poiché dalla legge dei punti coniugati si ha: d lf f l e fc = d-f si ottiene 133 f2 fc l f e l’espressione dell’errore di fase quadratico diventa: j e 1 2f l k 1 f 2 L’EFQ rappresenta una rotazione di fase proporzionale al quadrato della distanza misurata sul piano della trasformata. Se l = f (s = 0) l’errore si annulla (il fattore moltiplicativo assume il valore 1). CORREZIONE DELL’ERRORE DI FASE QUADRATICO Si vede dalla figura 27 che è possibile correggere l’errore di fase quadratico inserendo sul piano PT una lente di correzione in grado di rendere piane le onde sferiche convergenti o divergenti con centro in S’. La distanza fc assume allora il significato di distanza focale della lente di correzione. Si vede che per la correzione dell’errore dovrà essere: se l<f lente convergente con f c se l>f lente divergente con f c f 2 f l f2 . l f PI PT PIR Lente di correzione f1 f1 fc f2 f2 Fig. 28 - sistema a due lenti più una di correzione dell'errore di fase quadratico in sistema a fascio parallelo. Consideriamo ora, figura 28, un sistema a due lenti in cui l’immagine non sia posta sul piano focale anteriore della prima lente. Una terza lente di focale fc può correggere l’errore di fase quadratico. A questo punto la seconda lente di focale f2 ricostruisce l’immagine a partire dalla trasformata corretta. Si noti che il procedimento illustrato è un caso particolare di filtraggio di fase: uno dei metodi per operare filtraggi di fase consiste appunto nell’introdurre sul piano della trasformata un materiale ad indice di rifrazione diverso da quello dell’aria, il cui spessore deve variare in base alle specifiche 134 del filtro. Si noti anche come il sistema ottico di figura possa venire impiegato per produrre ad arte un errore di fase quadratico onde osservarne le conseguenze su un’immagine e/o per correggerlo, totalmente o parzialmente. Riportiamo qui di seguito alcuni possibili esempi di sistemi di elaborazione ottica in cui l’errore di fase quadratico è stato corretto mediante una lente di correzione. PT PI fc PIR f f Fig. 29 - Correzione dell'errore di fase quadratico in un sistema ottico a fascio convergente mediante lente di correzione. PI PT f f PIR fc Fig. 30 - Correzione dell'errore di fase quadratico in un sistema a lente singola e immagine ricostruita reale. PIR PI PT l d f f fc Fig. 31 - Correzione dell'errore di fase quadratico in un sistema a singola lente con immagine ricostruita virtuale. 135 ESPERIMENTO DI LABORATORIO PI PT s PIR l f f f f f2 /s Fig. 32 - Sistema ottico a due lenti più una di correzione con sorgente a fascio parallelo utilizzato per acquisire le immagini affette da errore di fase quadratico. Le figure seguenti mostrano (figura 33) un’immagine di prova, la stessa immagine riprodotta nel sistema di figura 32 a partire da una trasformata affetta da errore di fase quadratico (figura 34) (f = 381mm l = 266mm) e, figura 35, la stessa immagine con errore parzialmente corretto (f = 381mm l = 280 fc = 1268). 136 Fig. 33 – Immagine senza errore di fase Fig. 34 - Immagine ricostruita con errore di fase quadratico. 137 Fig. 35 - Immagine ricostruita con errore di fase quadratico parzialmente corretto. Paragrafo successivo Paragrafo precedente Indice del capitolo Indice generale 138