Diagnostica dei Disp. Elettr. Prova scritta del 13 settembre 2005 __________________________________________ Cognome e Nome matricola fila/posto Es.1) L’occhio umano è una lente a focale f variabile ed un piano-immagini (la retina) a distanza q fissa. Prendete un sistema analogo, capace di mettere a fuoco oggetti posti a distanze variabili da 10 cm all’infinito. Entro quali limiti dovrà variare f? Se la lente fosse simmetrica e avesse indice di rifrazione n=2, quali raggi di curvatura corrisponderebbero ai valori estremi della focale? Es.2) Due ossidazioni wet in Silicio (111) partono allo stesso istante, una a T=1000°C e l’altra a T=1050°C. Calcolate a quale istante gli spessori di ossido staranno nel rapporto 1:2. Es.3) Descrivete il principio di funzionamento di una lente per elettroni. Soluzioni Es.1) Dalla formula per le lenti sottili otteniamo f p=10cm si ha una focale f pq . Per valori fissi di q, abbiamo che ponendo pq 10q mentre per p=∞ si ha f=q . Ad esempio per q=4cm dà 10 q 40 2.9cm , mentre f 4cm . 14 Dalla dispensa “Elementi di Teoria Scalare della Diffrazione” abbiamo la relazione tra focale e R curvatura: f che per n=2 dà la curvatura semplicemente come 2n 1 R = 2(n-1)f = 2f E’ interessante notare come l’occhio umano sia sensibilmente più complesso del problema proposto. f10 Es.2) L’esercizio può sembrare irresolubile, ed infatti la sua soluzione è : in nessun istante si raggiunge la condizione richiesta. Tuttavia a questa soluzione si giunge con un ragionamento rigoroso. Per verificare questo fatto si osservi innanzitutto come la maggiore diversità di crescita si abbia all’inizio, in regime lineare, quando vale la relazione 9.12 di pag.424 dello Sze (con =0, perché l’ossidazione è wet) B x t A perché in seguito la crescita rallenta e va come (formula 9.13 di pag.424 dello Sze) x Bt Allora la prima verifica che si può fare è vedere se in regime lineare il rapporto tra gli spessori è superiore alla proporzione 2:1, perché solo in questo caso si può sperare che, rallentando la crescita, questo rapporto scenda e per un certo valore del tempo valga proprio 2. Tutto dipende quindi dal coefficiente di crescita lineare B/A che vale 2.23 m/h a 1050°C e 1.12 m/h a 1000°C Questo rapporto è, seppur di pochissimo, inferiore a 2 e quindi, essendo destinato a diminuire nel tempo, non arriverà mai al valore richiesto. 0,6 x1050/x1000 2 x(m) 1,8 0,5 x1050/x1000 x1050 1,6 x1000 1,4 0,4 1,2 0,3 1 0,8 0,2 0,6 0,4 0,1 0,2 0 0 0 0,2 0,4 t(h) 0,6 0,8 1 1,2 Es.3).L’esercizio è ovviamente discorsivo, per cui non ha una “soluzione” matematica. Tuttavia, i punti importanti che qualificano la risposta sono: Una lente per elettroni è costituita da un campo elettromagnetico statico nel vuoto a simmetria di rotazione attorno ad un asse. Il campo agisce sulle onde elettroniche (onde di Schroedinger) come una regione ad indice di rifrazione diverso da 1 agisce sulle onde ottiche. La forma assiale nel vuoto impone che il campo abbia un massimo al centro e diminuisca fino ad annullarsi su pareti materiali a distanza finita dall’asse. In questo senso, le linee equipotenziali assumono appunto una forma lenticolare. Si possono costruire lenti magnetiche o lenti elettrostatiche. Le lenti elettrostatiche sono date essenzialmente da un piano conduttore forato, posto a potenziale positivo (lente convergente) o negativo (lente divergente). Cambiando il potenziale cambia la focale della lente. Gli elettroni veloci indirizzati lungo l’asse del foro subiscono deflessioni che, a grande distanza, coincidono con quelle subite dai raggi luminosi nell’attraversare una lente ottica. Le lenti magnetiche si costruiscono tramite una bobina percorsa da corrente, avvolta attorno ad un vano cilindrico di materiale magneticamente permeabile. Il campo magnetico aggiunge alla deflessione dei raggi una rotazione attorno all’asse che dà ai microscopi elettronici l’effetto peculiare di rotazione delle immagini al variare delle focali (correnti nella bobina). Si possono poi aggiungere tante cose, ma queste sono quelle essenziali.