PARROCCHIA SACRO CUORE DI GESU’
MOLINAZZO DI CORMANO
FESTA DELL’ASCENSIONE DEL SIGNORE 2014
Prima Messa di Don Paolo Polesana
Omelia del Parroco Don Silvano Colombo
Matteo scrive che Gesù prima di ascendere
con il suo corpo risorto al cielo, corpo che
Lui stesso aveva sollecitato gli apostoli
«increduli e turbati» a toccare e a guardare,
corpo che aveva alimentato con una
porzione di pesce arrostito, dice ai suoi:
«Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla
fine del mondo».
Domanda: Come Gesù si rende Presente
tutti i giorni, oggi, ora, qui in questa città,
carnalmente, in modo che noi possiamo
toccarlo e guardarlo?
Tutti noi, in modo più o meno chiaro o
convinto, conosciamo la risposta.
Cristo si rende Presente nella compagnia carnale della Chiesa, in questa compagnia di uomini e di
donne, ripieni di Spirito Santo, in questa compagnia che possiede «il Pensiero di Cristo».
Non solo. All’interno della Chiesa in questa compagnia animata dallo Spirito Santo, Gesù si
rende «oggettivamente Presente» nell’uomo cristiano che riceve il Sacramento dell’Ordine e
diventa «Sacerdote di Cristo». Da ieri, tu, don Paolo, rendi Presente tra noi, tra gli uomini, in
modo misterioso ma reale, Cristo morto e risorto.
Con ragione tu oggi puoi dire con S. Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me».
Il compito che la Chiesa ti affida è scritto nel brano della lettera di S. Paolo agli Efesini: Sei
stato chiamato ad essere pastore e maestro, allo scopo di edificare il corpo di Cristo finché
arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, fino a raggiungere la misura
della pienezza di Cristo.
Sei stato chiamato anche, e questo te lo ricorda S. Luca negli Atti degli Apostoli, ad essere
testimone di Cristo a Gerusalemme…… e fino ai confini della terra.
L’aspetto che mi ha sempre affascinato in questi miei 48 anni di sacerdozio che io, pur
«appartenendo» alla Chiesa particolare di Milano, sono prete per tutta la Chiesa e per tutta
l’umanità. Questa consapevolezza dona un respiro enorme.
Per raggiungere la misura della pienezza di Cristo, esistenzialmente ci metterai tutto il tempo
della vita.
Anche questo è affascinante!
La nostra vita è un movimento continuo di fronte al movimento continuo della realtà e al
movimento continuo di conversione che lo Spirito Santo fa compiere alla Chiesa.
Per questo sii sempre figlio della Chiesa che ti ha generato alla fede in Gesù, nella modalità in
cui tu l’hai incontrata.
Tu, Paolo, come tutti i sacerdoti giovani, siete chiamati a ridare l’anima a questa Europa stanca e
affaticata, e a questa Chiesa, che nei suoi aspetti istituzionali «cade in rovina» (così Gesù a S.
Francesco).
Sei ordinato prete nell’epoca di Benedetto XVI e di Papa Francesco. Come S. Benedetto edifica
monasteri. Sono parroco da 33 anni. Ho sempre concepito la Parrocchia come un grande
monastero: le strade sono i chiostri, gli appartamenti personali sono le celle e gli edifici
comuni, soprattutto la chiesa i luoghi dove il popolo di Dio si trova ad ascoltare la sua Parola,
a nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue e a praticare la misericordia e la carità.
L’Europa ridiventerà cristiana quando le chiese dei quartieri e delle città si riempiranno per
l’ora della Messa feriale. Messa non legata al «precetto», ma legata unicamente all’amore per
Cristo.
Come S. Francesco sei chiamato a riedificare e a tonificare la Chiesa. Per un dono particolare
celebrerai la S. Messa e i Sacramenti secondo il rito della Chiesa latina e della Chiesa bizantina
slava. Hai la possibilità, così facendo, di respirare con due polmoni della chiesa Orientale e
della Chiesa Occidentale. Il tempo ti dirà lo scopo di questa privilegiata vocazione.
Don Giussani ai seminaristi che gli chiedevano quale dovesse essere la prima caratteristica
del prete, rispose senza indugio: Essere uomo. Tu sei prete di Gesù, il Figlio di Dio che si è
fatto uomo, ha valorizzato ogni aspetto dell’uomo, ha sanato ogni ferita dell’uomo fino a farlo
risorgere dai morti.
Non avere paura della condizione umana, in qualunque situazione tu dovessi incontrarla.
Perché «tutto è grazia». (Il curato di campagna di Bernanos)
Buona vita, don Paolo.