CAP 4 MANUALE – CAP 2 PAPERA Successo della teoria dell'evoluzione: ◦ Influenza sulla psicologia generale (comportamentismo → oggettività) e sulla psicologia sociale (McDougall) Darwin come primo psicologo sociale (capacità e necessità dell'uomo di adattarsi al suo ambiente fisico e sociale). Presto critiche e controversie ◦ Punto di vista ideologico: principi evoluzionistici → determinismo, immobilismo sociale di fronte a esigenze di rinnovamento (→ comportamentismo). ◦ Punto di vista teorico: Spencer, diffusione negli studi sociali e messa al bando (ineluttabilità, inevitabilità e giustificazione di aggressioni → nazismo) Hinde: diffusione teoria ev. in ambito psicologia. Scuola inglese di etologia, Tinberger, Hinde, Bowlby (attaccamento: svil sociale, cognitivo, affettivo). Scuola tedesca di etologia: Lorenz; sociobiologia: Wilson. Differenza: ◦ Lorenz/Wilson: interpretazione radici evoluzionistiche del comportamento in termini deterministici, controllo dei fattori genetici sulla condotta ◦ Scuola inglese: propensioni a base innata, continua interazione organismo/ambiente. I - Quattro quesiti di Timberger Il capostipite della scuola inglese di etologia sostiene che i fenomeni possono essere esaminati in maniera esaustiva se è possibile rintracciare per essi quattro cause. La comprensione di un fenomeno non può essere completa se non si considera insieme tutte queste domande e sen on si tiene presente che gli esiti comportamentali, strutturali o relazionali sono il risultato dell'intersezione tra filogenesi, ontogenesi, cause immediate e cause ultime. ◦ Cause prossime, causalità immediata: cosa ha provocato o scatenato quel particolare fenomeno nell'immediato? ◦ Cause nell'ontogenesi: cosa è accaduto nella vita di quel particolare individuo che possa dar conto di ciò che è successo adesso? ◦ Cause ultime, funzione biologica: in che maniera quel comportamento ha contribuito a sopravvivenza, riproduzione e successo riproduttivo agli albori della specie? ◦ Cause nella filogenesi, da rintracciare nello sviluppo della specie: quel comportamento è condiviso anche da specie imparentate con la nostra? Nella nostra specie di particolare importanza si è rivelata la speculazione sulla funzione biologica di comportamenti ed emozioni; essa riesce infatti a da conto di fenomeni che risultano inspiegabili e incomprensibili a una analisi in termini di pura ontogenesi, poiché non sembrano riconducibili a esperienze specifiche → le paure irrazionali dell'infanzia sono il risultato di adattamenti: sopravvivono coloro che avevano paura di buio ed estranei. La teoria di Bowlby riesce a rispondere a quesiti che si collocano su tutti e quattro i velli proposti da Tinberger e acquista spessore, in particolare, per il suo ricorrere, nell'interpretare comportamenti e espressione di emozioni, a spiegazioni in termini di cause ultime. Lo sviluppo della personalità è esito dell'intreccio da cause ultime, immediata, filogenesi ed ontogenesi, ed in particolare del declinarsi della filogenesi nell'ontogenesi. Utilizzare un approccio evoluzionistico significa porre l'enfasi su risposte relative alle cause ultime dei comportamenti (la loro adattività) e su quelle relative alla loro filogenesi. II - Evoluzione e selezione naturale Darwin: Origine delle specie (1859); gli uomini condividono la loro origine con le altre forme di vita, tramite processi evolutivi; le varie forme di vita sono il prodotto dell'evoluzione, ovvero di un graduale processo di cambiamento durato milioni di anni, avvenuto attraverso un meccanismo di selezione. Selezione naturale: sopravvivono coloro le cui caratteristiche fisiche e comportamentali sono le più adatta nell'ambiente di adattamento evoluzionistico. Vengono mantenute e trasmesse quelle caratteristiche meglio contribuiscono a sopravvivenza, riproduzione e successo riproduttivo. Le differenze tra le specie, nelle capacità cognitive, sono considerate di tipo quantitativo, più che qualitativo: si può dunque rintracciare una continuità tra specie animali in quanto a facoltà mentali. La specie umana è costituita da primati umani, che condividono con le scimmie antropomorfe il 98% di patrimonio genetico. Interesse da parte dell'etologia nell'individuare il contributo che certi comportamenti hanno dato a sopravvivenza, riproduzione e successo riproduttivo degli uomini: tali comportamenti si sono evoluti filogeneticamente per selezione naturale. Differenze tra scuola inglese e tedesca su 4 punti: ◦ concetto di selezione naturale; ◦ modelli esplicativi delle motivazioni sottostanti i comportamenti; ◦ ruolo di istinto e basi innate nella messa in atto dei comportamenti; ◦ modo di intendere il rapporto tra individuo e società. 1. Concetto di selezione naturale Selezione naturale Il costrutto “selezione naturale” fa riferimento a forze che operano al fine di mantenere, nel patrimonio genetico degli individuo, la tendenza a mettere in atto comportamenti che contribuiscono non solo alla loro sopravvivenza, ma anche alla loro riproduzione e al loro successo riproduttivo. ◦ Lorenz interpreta questo concetto in termini di selezione di gruppo. La selezione naturale avrebbe operato determinando il successo di tutti quei comportamenti che si fossero rivelati utili al gruppo e quindi alla specie di cui il gruppo è parte (pettirosso). ◦ Hinde aderisce ai principi esplicativi di Hamilton: la selezione naturale è interpretata nel senso di selezione individuale. Si selezionano quei comportamenti che contribuiscono alla massima propagazione del gene dell'individuo, sia che essa avvenga in maniera diretta, sia che essa avvenga attraverso consanguinei. In questo modo viene introdotto il concetto di selezione parentale, a spiegare la tendenza a favorire in primo luogo i figli e coloro con cui si è accomunati da vincoli di parentela. (natalità/mortalità, 49). Il successo riproduttivo, poiché avviene anche grazie all'idoneità dei consanguinei, viene chiamato inclusive fitness. La selezione naturale, più che favorire e massimizzare l'inclusive fitness dell'individuo, favorisce e massimizza quella dei suoi geni (50). Comportamento altruistico Il concetto di selezione naturale entra in crisi dal momento in cui umani ed animali compiono azioni a vantaggio di altri e a volte a proprio detrimento. ◦ Scuola tedesca. Coloro che che mettono in atto comportamenti altruistici, malgrado i danni che possono ricevere, operano sulla spinta di pressioni selettive che hanno favorito e fatto evolvere tutti i comportamenti che assicurano la sopravvivenza e la riproduzione dei membri della specie → selezione di gruppo. ◦ Scuola inglese. Maynard Smith: se il comportamento altruistico fosse a vantaggio solo di altri, e non di chi mette in atto, potrebbe favorire coloro che imbrogliano, con danno a chi produce il comportamento altruistico e pochi vantaggi a specie; aumenterebbero coloro che imbrogliano per selezione naturale -> estinzione comportamento altruistico. In base all'interpretazione della selezione naturale come selezione individuale, per la scuola inglese di etologia i comportamenti altruistici permangono nei nostri geni a causa della selezione parentale; la selezione naturale potrebbe aver favorito l'evoluzione di un comportamento svantaggioso per chi lo produce, se a beneficiarne sono gli individui che hanno un vincolo di parentale, e condividono dunque il patrimonio genetici con chi esibisce quel dato comportamento. Altruismo reciproco Ma non tutti i comportamenti altruistici sono interpretabili in termini di propensioni ad assicurare a se stessi, tramite la propria discendenza, il massimo successo riproduttivo. A volte infatti i comportamenti altruistici sono diretti a perfetti sconosciuti. Trivers: altruismo reciproco. E' la base delle alleanze; A aiuta B contro C, perché spera di essere in seguito aiutato da B. La possibilità' di essere contraccambiati spinge verso la produzione di comportamenti cooperativi. Il danno causato dal comportamento altruistico è compensato dalla possibilità di ottenere vantaggi in seguito dall'alleanza. La reciprocità funziona meglio all'interno di gruppi piccoli e isolati: chi fa un favore può vedere spesso colui cui lo indirizza (pipistrelli). Questa strategia si è selezionata perché gli individui si incontravano spesso e facevano parte dello stesso gruppo per tutta la vita. Per Axelrod, il comportamento altruistico verso estranei trova una giustificazione nella messa in opera di propensioni che si sono evolute in contesti in cui gli estranei erano membri di una famiglia estesa o possibili alleati di domani, individui quindi in grado di contraccambiare. L'altruismo quindi andava comunque a vantaggio dell'inclusive fitness di chi lo metteva in atto. Selezione parentale Nella specie umana la tendenza a formare legami affettivi molto stretti con i figli e a prendersene cura finché non diventano autonomi è frutto della selezione individuale (fringuelli, uccelli: ambiente pericoloso). Si preferisce generare tanti figli quanti si è in grado di allevare, mentre quando la mortalità infantile era alta se ne generavano tanti. Complesso coadattato A riprova di come il comportamento di cura sia esito di pressioni selettive individuali e non di gruppo e sia ancorato nella filogenesi, Hinde fa notare che molti aspetti della relazione madrefiglio possono essere visti come parte di un pattern adattivo, che presuppone la presenza della madre ed un contatto con essa, da parte del piccolo, più o meno costante. Il comportamento materno e quello del bambino possono essere spiegati in termini di un costrutto che viene detto complesso co-adattato, sia per ciò che riguarda ciascuno separatamente, sia per ciò che attiene la relazione dell'uno con l'altro; costrutto questo che dà conto anche delle differenze uomo-donna e della maggiore inclinazione da parte delle madri, rispetto ai padri, a prendersi cura dei figli. Le caratteristiche anatomiche, fisiologiche e comportamentali dei membri di una specie formano un complesso coadattato → ogni cambiamento in una caratteristica provoca effetti sulle altre; adattatività di ogni elemento è correlata all'adattatività delle altre. Nel momento in cui una delle tre caratteristiche si sia rivelata la più adeguata a promuovere sopravvivenza e successo riproduttivo, le altre sono mutate secondo un'analoga logica di vantaggio biologico (postura eretta, 52). Coadattamento uomo-donna La selezione parentale prevede che siano le donne a subire più costi dei maschi dell'investimento genitoriale e questo da ricondurre a diversità anatomiche e fisiologiche dei due sessi. Tali diversità danno conto anche di differenze nelle strategie riproduttive, comportamento sociale, motivazioni, sentimenti. ◦ Ogni maschio può fecondare un numero elevato di femmine; le femmine no. Perdere un figlio implica dunque un costo più elevato per una femina che per un maschio. Non a caso, la possibilità di avere successo riproduttivo dipende, per una donna, dall'investimento in termini di cura e protezione nei riguardi dei pochi figli che è in grado di generare. ◦ A questo corrispondono caratteristiche anatomiche diverse, per gli organi sessuali, ma anche per statura e dimensioni del corpo, che devono permettere agli uomini di affrontare con successo lotta e competizione con i conspecifici dello stesso sesso: la possibilità di un maschio di lasciare più progenie è limitata dalla competizione con altri maschi. ◦ Vi sono anche differenze comportamentali: maggiore aggressività e assertività nei maschi Monogamia, poligamia In base a questo dato ed ad altri dati (correlazione tra struttura del corpo e organizzazione societale di tipo poligamico) → pratica della poligamia da parte dei maschi. Ma a seconda delle opportunità, in base alle strategie condizionali, si è selezionata anche una predisposizione in entrambe i sessi a formare legami monogamici. Infatti, per le caratteristiche anatomiche e fisiologiche, l'investimento femminile nella cura e nell'allevamento dei figli non era sufficiente per farli sopravvivere e crescere in condizioni ottimali. Il successo riproduttivo femminile era dunque assicurato non solo dal prendersi cura dei figli ma anche dalla presenza di un maschio, che li proteggesse. Questo era più sicuro se egli si impegnava a offrire risorse e protezione ai suoi piccoli. Dalle stesse caratteristiche anatomiche e fisiologiche deriva la tendenza all'infedeltà maschile (accoppiamento con più femmine → più figli). Per le femmine si può rilevare la tendenza a prendersi cura dei propri piccoli più di quanto non facciano i maschi e la spinta a mantenere relazioni i coppia il più possibile stabili. Scelta del partner ◦ Strategie riproduttive femmine: ▪ protezione, risorse; ▪ legami eterosessuali stabili; ▪ ostacolare promiscuità maschi; ▪ tendenza ad infedeltà: ricerca di uomini alti, anziani, affidabili; esibiscono di più i sentimenti → garantire a un uomo la fedeltà della donna → legarsi, figli suoi ◦ strategie riproduttive maschi: ▪ alto potenziale riproduttivo; ▪ copulare con quante piu' femmine; ▪ mantenere anche legami stabili, figli sicuri ▪ interesse a controllare fedeltà femmine Ricerca di donne giovani, belle; promiscuità. Infedeltà maschile e femmine ◦ Infedeltà maschile: strategia riproduttiva funzionale a massima propagazione del proprio patrimonio genetico. Tendenza a sbandierare relazioni plurime (indice di virilità). Gelosia legata a possibilità che la compagna abbia legami sessuali → allevare figli di altri ◦ Infedeltà femminile. Maschi, scimmie, harem (Hrdy) → incertezza di paternità. Le femmine cercano di accoppiarsi in modo promiscuo per rendere i maschi incerti della paternità → no infanticidio. Tendenza a nascondere relazioni parallele. Gelosia legata a poss. che il partnere ha altro legame affettivo → trasferimento di risorse e protezione MANCA Coadattamento madre-bambino (PAPERA) 2. Modelli esplicativi delle motivazioni sottostanti i comportamenti Aggressività e motivazioni dei comportamenti ◦ In Lorenz, il comportamento aggressivo è considerato come una risposta adattiva; nell'ambiente di adattamento evoluzionistico, le risorse erano infatti scarse e molto probabili erano invece gli attacchi; sopravvivevano i più forti ed aggressivi. L'aggressività era dunque il comportamento più adeguato alla lotta per l'esistenza. L'aggressività è da ricondurre ad un istinto a base innata, ontogeneticamente immutabile e destinato a determinare il comportamento aggressivo per tutto l'arco vitale; viene dunque ipotizzato un rapporto deterministico tra istinto aggressivo e comportamento aggressivo. A spiegare lo scoppiare di comportamenti aggressivi, viene invocato un modello energetico della motivazione, simile a quello di Freud. Si formerebbe, nell'individuo, in specifiche zone del suo sistema nervoso centrale, un accumulo di energia pronta a scaricarsi appena possibile, anche se il suo defluire è solitamente attivato da stimoli chiave specifici, che innescano meccanismi innati di rilascio. La motivazione a mettere in atto il comportamento o a esprimere delle emozioni sarebbe quindi da ricondurre a una pressione interna, da parte di un'energia nervosa che deve defluire all'esterno. ◦ Critiche a Lorenz. Differenza tra aggressività intraspecifica (comportamenti ritualizzati → gerarchie dominanza/sottomissione) e interspecifica (uccisioni). Selezione di gruppo. ◦ Nella scuola inglese di etologia, si accetta che la predisposizione all'aggressività è frutto della selezione naturale, ma tale selezione viene vista come individuale, non di gruppo. A scatenare comportamenti aggressivi, viene invocato un modello motivazionale di tipo cibernetico. Le propensioni a base innata, in generale, si attualizzano in comportamenti in seguito all'attivazione di sistemi di controllo orientati al raggiungimento di specifici scopi. Vengono ipotizzati dei sistemi di controllo corretti secondo lo scopo, che una volta attivati rilevano la congruenza tra lo stato ottimale del sistema e quella reale, esito dell'interazione dell'individuo con l'ambiente. Se viene registrata una discrepanza tra le condizioni interne e quelle esterne, vengono messi in atto quei comportamenti che possono riportare le due condizioni in equilibrio. I sistemi comportamentali sono, in altri termini, la variabile interveniente che permette l'inizio di una sequenza comportamentale e la fa finire (macachi di Harlow). MANCA 72-88 papera 3. Ruolo di istinto e basi innate nella messa in atto dei comportamenti Dicotomia innato/acquisito Nei suoi lavori, Hinde sottolinea che non è sostenibile il concetto di istinto così come l'interpreta Lorenz a spiegare comportamento umano ed animale. Invece di parlare di trame istintive preformate innati e distinte dall'apprendimento per tutto l'arco vitale, mostra come i fenomeni siano comportamento frutto non va di una continua ricondotto ad interazione un istinto tra organismo destinato a ed ambiente. rimanere Il immutabile nell'ontogenesi, ma a propensioni innate che interagiscono continuamente con l'ambiente, ovvero predisposizioni che solo le esperienze ambientali e l'apprendimento possono tramutare in effettive reazioni e comportamenti. Gli istinti, infatti, in funzione dell'ambiente possono non dar luogo affatto a comportamenti. Gli individui dunque possono organizzare il proprio comportamento secondo sequenze flessibili e usare strategie condizionali che rappresentano le modalità attraverso cui, in un ambiente specifico, può essere raggiunto un determinato scopo che si sia seleizonato per la sua capacità di assicurare la sopravvivenza (Ainsworth, 62-63). 246 Costraints on learning Le propensioni, frutto della selezione naturale, pongono dei limiti a ciò che può essere appreso (Thorpe, fringuelli; enfant sauvage). L'enfasi di Bowbly sui costraints on learning, sulla dialettica natura-cultura e sul peso dell'imprinting consente allo studioso di spiegare perchè una deprivazione prolungata di cure o l'assenza di una figura di attaccamento specifica nel periodo in cui l'organismo è predisposto all'imprinting filiale creino le condizioni che portano all'incapadità di creare legami affettivi anche in età più tardi. Adattività e disadattività ◦ Per la scuola inglese, molte risposte comportamentali ora non hanno più effetto sull'inclusive fitness, ma anzi possono comprometterla; rimangono per inerzia evoluzionistica. ◦ Paura dell'estraneo. Angoscia 6-8 mesi, gattonamento. Comportamento adattivo, selezione naturale → la madre assicura protezione e cura. Adesso non serve piu'. Etica di piccolo gruppo, stereotipi, pregiudizi ◦ Ai primordi della specie, gruppi sociali piccoli, legati da vincoli di amicizia e di sangue; ogni azione compiuta a vantaggio di altri era funzionale al successo riproduttivo (altruismo reciproco, selezione parentale). Favoritismi verso l'ingroud – etica di piccolo gruppo. ◦ Gli individui si riconoscevano come appartenenti all'ingroup sulla base di stereotipi – funzione adattiva di velocizzare apprendimento di appartenza sociale e di identificazione dell'outgroup. Pseudospeciazione culturale ◦ Violenza intergruppi ha alla base un'antica etica di piccolo gruppo, ma è caratterizzata anche da pseudospeciazione cultura: gli umani percepiscono coloro che appartengono ad altri gruppi o culture come membri di un'altra specie animale (Lorenz, aggressività intra/interspecifica). ◦ Guerre e violenze → aggressività, paura degli estranei, altruismo, stereotipi, pseudospeciazione, obbedienza, Individui, relazioni e cultura ◦ Scuola tedesca: rapporto tra individuo e società. Per Lorenz, la società è in continua lotta con l'individuo (Freud). Eibesfeldt: corsetto ortopedico. Impedire che vengano messe in atto spinte istintive → creazione da parte di istituzioni sociali di condizioni contestuali → tensione, valvola di sfogo. ◦ Scuola inglese. Dialettica tra individuo e società, mediata da relazioni interpersonali. Cultura e società dipendono da individui; selezione naturale fa si che individui in ontogenesi (breve termine) cerchino di: ▪ mantenere elementi di cultura/società che contribuiscono a inclusive fitness; ▪ cambino elementi per favorire inclusive fitness. Basi biologiche della società: propensioni a base innata modificano comportamento in interazioni → relazioni → gruppo sociale → società/cultura. ◦ ◦ Questo spiega la doppia morale a regolare infedelità maschile/femminile e l'accettazione di tale norme da parte degli individui. ◦ Codice penale (delitto d'onore, abolizione → donne in grado di badare a se stesse, aborto) Filogenesi dei sistemi sociali ◦ Per Chance, sistemi agonici e sistemi edonici. Propensioni a base innata a dare risposte diverse a eccitazione/scialla. Organizzazioni mentali individuali, che traggono origine da interazione tra ind. e ambiente sociale. ▪ Agonico. Organizzazione rigida, gerarchia. Gerarchie, tensione, minaccia. ▪ Edonico. Flessibilità, rilassatezza, sostegno reciproco, pacificazione; esplorazione → intelligenza. ◦ Entrambe in uomo; modalità edonica filogeneticamente recente; sistema agonico → cervello rettiliano. Quando una cultura umana pone l'accento sulla competitività, si attiva il sistema attenzionale rettiliano; stress → sottomissione psicologica → accentrazione di potere dittatoriale su un leader.