Cade un pilastro dell`alimentazione: il pane bianco è sotto accusa

COMUNICATO STAMPA
Annuncio degli esperti al XV Congresso internazionale DALM dal 24/10 a Venezia
PREVENZIONE DELL’ATEROSCLEROSI, L’OBIETTIVO
E’ RIDURRE L’INFIAMMAZIONE DELLE ARTERIE
Nella dieta attenti ai farinacei e ai grassi “trans”, si a pasta, legumi e pesce.
Le proprietà della molecola Apo A-I Milano. Diagnosi precoci con i bio-marker integrati
Milano, 21 ottobre 2004 – È la dieta anti-infiammatoria la prima arma per vincere
l’aterosclerosi e prevenire le malattie cardiovascolari. Non più sotto accusa solo il
colesterolo, oggi il nemico principale delle arterie è l’infiammazione delle pareti,
fenomeno favorito da particolari tipi di cibo. L’annuncio viene dai massimi esperti
mondiali riuniti in occasione del XV Congresso internazionale DALM (Drugs
Affecting Lipid Metabolism) che si apre domenica 24 ottobre a Venezia sotto la
presidenza del prof. Rodolfo Paoletti, presidente della Fondazione Giovanni
Lorenzini e preside della facoltà di Farmacia dell’Università di Milano. “Si discute
ormai sempre più spesso di infiammazione come processo determinante nella
formazione delle placche – spiega il prof. Paoletti –. A seguito dell’azione di vari
fattori di rischio, e al loro stratificarsi nel corso del tempo, nell’organismo può
generarsi una situazione in cui il fegato libera alcune proteine ad azione
infiammatoria che vanno a danneggiare cuore, vasi, polmoni e altri organi”. I cibi
che determinano infiammazione, verificabile nel sangue con un aumento della
proteina C reattiva (PCR), sono i farinacei che rilasciano rapidamente lo zucchero
nel sangue dopo la digestione (ad “alto indice glicemico”) come le patate bollite,
alcuni tipi di pane bianco, di riso. E la pasta? “Assolta purché italiana, preparata
con farina di semola di grano duro e cotta al dente – spiega il dr. Andrea Poli,
segretario scientifico della Fondazione Italiana per il Cuore –. Altrettanto bene
vanno i legumi, la frutta, la verdura e il pesce, specie quello grasso, come gli
sgombri”. Confermato anche l’effetto protettivo dell’alcool: secondo gli esperti un
consumo moderato di vino, birra e liquori sembra garantire un effetto
antinfiammatorio e ‘pulisci arterie’.
Tra i problemi emergenti all’attenzione degli esperti, l’aumento in Europa e in America
della sindrome metabolica, diffusa ormai nel 20% della popolazione occidentale e
caratterizzata dalla presenza di almeno 3 fattori di rischio tra iperglicemia,
ipertrigliceridemia, elevato giro vita, alta pressione, basse HDL (il colesterolo ‘buono’).
“Il paziente con sindrome metabolica tende ad avere gli indicatori di infiammazione
come la PCR più elevati dei soggetti sani”, spiega il prof. Alberico Catapano, ordinario
di Farmacologia della Facoltà di Farmacia dell’Università di Milano – E’ ormai ben
noto che la correzione dello stile alimentare e l’aumento dell’attività fisica riduce il
rischio cardiovascolare nei pazienti con la Sindrome Metabolica, e può condurre alla
scomparsa dei fattori di rischio che la caratterizzano in un’ampia percentuale di casi.
Considerando che la sindrome metabolica è la principale anticamera del diabete, che il
rischio d’infarto in pazienti con questa patologia è da 2 a 4 volte maggiore rispetto a chi
non ne è affetto, e che il 50-70% dei diabetici muore per complicanze cardiovascolari, la
diagnosi precoce della stessa ed il suo trattamento costituiscono probabilmente un
efficace strumento di prevenzione delle malattie cardiovascolari”.
Quando però cambiare menù o stile di vita non basta, si deve intervenire con i farmaci.
Accanto alle statine, che agiscono diminuendo la concentrazione di LDL o colesterolo
‘cattivo’ nel plasma (prevalente ‘effetto plasmatico’), ci sono ormai nuove molecole che
determinano un incremento delle HDL (HDL therapy), e che soprattutto
possiederebbero un ‘effetto diretto di parete’, risultando più efficaci nella ripulitura
delle arterie. “Il più efficace di questi nuovi farmaci – spiega il prof. Paoletti – è l’Apo
A-I Milano, molecola scoperta in Italia dal prof. Cesare Sirtori, che mima l’azione delle
lipoproteine HDL, con il risultato di indurre un miglioramento dello stato ‘di pulizia’
delle arterie in poche settimane. Vi sono poi i nuovi bloccanti dell’assorbimento del
colesterolo che potenziano notevolmente l’effetto delle statine e i cosiddetti inibitori
della CETP, che aumentano i valori del colesterolo ‘buono’ HDL anche del 70-80%”.
Ma un'altra importante novità dal congresso riguarda la diagnosi precoce: le fasi iniziali
dell’aterosclerosi possono essere studiate attraverso la nuova scienza dei marker biointegrati, che associa tecniche di titolazione chimica e di ‘imaging’ cioè immagini
ottenute con sistemi sia di tipo invasivo che non invasivo. Ciò permette di seguire in
tempi molto più brevi l’insorgere e lo svilupparsi delle formazioni ateromatosiche.
“Obiettivo del DALM - sottolinea Paoletti a questo proposito - è anche convincere le
autorità governative americane ed europee a modificare le modalità di approvazione di
molti farmaci inserendo i marker bio-integrati come nuovi parametri per autorizzare un
farmaco cardiovascolare. Questi marker infatti presentano l’enorme vantaggio di essere
rilevabili qualche mese dopo la loro comparsa invece che attendere anni prima di avere
un altro tipo di segnale di pericolo d’infarto”.
Il DALM, appuntamento a cadenza triennale, è organizzato dalla Fondazione Lorenzini
che ha sedi in Italia a Milano e negli USA a Houston (Texas) e dal 1970 promuove a
livello internazionale la diffusione delle conoscenze biomediche.
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