Jerome Bruner, The Culture of Education, Harvard

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Clara SILVA: Educazione Interculturale: modelli e percorsi,
Edizioni Del Cerro, 2002; pp. 204
Recensione di Juliana Raffaghelli - Marzo 2007
Abstract
This work treats one of the most crucial themes in contemporary pedagogy, attempting to investigate the
causes -specifically, the phenomenon of contemporary migrations- and reconstructing the phases of its
positioning both into the european and italian context. The issue is treated by one hand, within the theoretic
approaches to the problem, from a reflection on key concepts about interculturality, and examinating disciplines
as cultural anthropology, sociology, philosophy, and biology. By the other hand, the issue is considered on its
practical approach, from the analisys of normatives and models to the educational intervention, and dwelling
upon the objects and places of the intercultural praxis.
The research of an epistemological paradigm becomes visible across the text, being the scope of the same, to
generate a radical critic of statements underlying the knowledge that is transmitted from culture to all levels.
Such a paradigm, placed within an hermeneutic-deconstructionist perspective, in the final part of the book
conduces the author to open the vision to fresh and significant researching tracks.
For its clarity, this book could be considered an efficient working tool, directed both to scholars and to a
widespread public.
Il volume tratta uno dei temi cruciali della pedagogia contemporanea, indagando le cause del suo nascere -in
specie il fenomeno delle migrazioni contemporanee- e ricostruendo le tappe del suo affermarsi nel contesto
europeo e in quello italiano. La tematica viene affrontata sia sul piano teorico, a partire da una riflessione sui
concetti chiave dell'interculturalità, interrogando discipline come l'antropologia culturale, la sociologia, la
filosofia e la biologia, sia su quello pratico, analizzando i modelli e le normative di riferimento per l'azione
educativa e soffermandosi sugli oggetti e sui luoghi della prassi interculturale. Il testo è attraversato dalla
ricerca di un paradigma epistemico volto a operare una critica radicale dei presupposti etnocentrici che
contrassegnano i saperi trasmessi dalla cultura a tutti i livelli. Tale paradigma, individuato nella prospettiva
ermeneutico-decostruzionista, nella parte finale del libro guida l'Autrice a prospettare inedite e significative
piste di approfondimento, Per la chiarezza espositiva e la sitematicità della trattazione questo lavoro si
configura come un agile strumento rivolto sia agli studenti universitari sia ad un pubblico più vasto di coloro che
operano in contesti multiculturali.
Recensione
“Se è vero che da sempre gli uomini hanno intrattenuto scambi di vario genere
(economici, sociali, culturali)è altrettanto vero che le relazioni tra i popoli non sono state
finora adeguatamente affrontate fuori dalle logiche politico-economiche e di dominio dei
singoli paesi. Logiche che nell'età moderna, oltre a generare un forte squilibrio economico
tra i paesi del Nord e quelli del Sud del mondo, hanno perpetuato una rappresentazione
per più versi fuorviante e riduttiva dei cosiddetti paesi del Terzo Mondo e dei loro
abitanti. Di pari passo si è andata consolidando un'immagine dell'uomo occidentale come
misura dell'umanità e dell'Occidente come modello universale di civilità e di sviluppo.
Immagine che le stesse scienze sociali (antropologia, etnografia, sociologia) nate tra
Sette e Ottocento hanno contribuito a definire ea diffondere fino ai giorni nostri”(Silva,
2002:13) Con questa ampia citazione dell'autrice potremmo aprire ciò che rappresenta il
nodo critico nel contributo che il suo volume realizza alle scienze dell'educazione e
particolarmente, all'educazione interculturale come ambito di problematizzazione. In
effetti, la Silva propone un percorso molto chiaro che inizia dalla disamina attenta del
fenomeno delle migrazioni internazionali, i motivi mondiali che spingono le persone a
spostarsi da un paese all'altro, da un continente all'altro, ed i modelli di
accoglienza/politiche migratorie, dei paesi ospitanti di immigrati; aggancia in modo
efficace tale rappresentazione della problematica interculturale sociale al contributo che
1
la pedagogia e l'educazione possono fare, prendo spunto da tale situazione a sua volta,
per discutere lo status quo delle scienze dell'educazione fra le scienze sociali, ed a un
ridimensionamento che a partire dei diversi interventi educativi pratici sul fenomeno
dell'interculturalità, può avvenire nel seno della pedagogia stessa.
L'autrice, nel trattare un tema che in Italia possiede già un decennio di saggi ed attività
accademica al momento di stesura del presente volume, risulta originale nel realizzare i
passaggi fra problematica delle immigrazioni, modelli di sviluppo e luogo dell'educazione
all'interno di essi, poiché in tale modo ripropone la discussione sulle scienze
dell'educazione e della formazione, pensa al prossimo passaggio epistemologico che
attende allo sviluppo di una disciplina. Un tale posizionamento, come detto prima, risulta
obbligato, poiché la tematica vede uno sviluppo negli ultimi anni che esclude la possibilità
di un serio contributo accademico che non vada aldilà della classificazione di esperienze e
prassi, che, in un modo o l'altro, la scuola, e i diversi ambiti educativi e di formazione
degli adulti hanno dovuto affrontare forzatamente -non per ciò in modo meno originale o
proficuo, ma sempre, ribadiamo, pragmatico- dinnanzi al crescente fenomeno delle
migrazioni e dell'internazionalizzazione dell'educazione.
La Silva propone l'educazione come ambito privilegiato per la generazione delle menti
che spingeranno un nuovo modello di sviluppo “...Anche il modello di sviluppo economico
che sa alla base della cosiddetta globalizzazione si pone in contraddizione con certe
istanze di progresso pluralistico e multiforme (...)Su un piano culturale più ampio, di
tratta di decostruire quella logica che pone (automaticamente, pregiudizialmente) la
cultura occidentale al primo posto, facendola metro di misura in tutti i tipi di rapporti e
dunque nelle relazioni interculturale. Logica che, tra l'altro, ha contagiato attraverso il
colonialismo anche chi non appartiene per nascita all'Occidente.” -pp62-. Per l'autrice non
si tratta di sostenere una posizione di tipo meramente relativistico che alla fine vada ad
impoverire il dialogo erigendo steccati tra le culture. “C'è probabilmente una terza via
rispetto al relativismo “puro” da una parte e all'universalismo cieco alle differenze
dall'altra, via che non rifiuta determinate acquisizioni culturali dell'Occidente (certi valori
su cui si fondano le carte dei diritti umani, ad esempio) ma anche cerca di decentrare il
proprio punto di osservazione...”.
La costruzione di una nuova epistemologia delle scienze non etnocentrica è cruciale, e in
questo la costruzione di una nuova matrice proposta dalle scienze dell'educazione
dinnanzi all'intercultura diventa una leva strategica. Certo per operare una tale
riconfigurazione ci vuole un'iter di sperimentazione e di analisi in chiave di teorizzazione
che a monte richiede una comunità scientifica coinvolta in un considerevole sforzo.
In effetti, gli ultimi vent'anni hanno dimostrato il susseguirsi di una serie di passaggi
(dalla pedagogia compensatoria al modello multiculturalista e differenzialista fino alle più
recenti prospettive pluraliste), che il volume mette in ordine per tentare un approccio
originale all'intercultura, come specifica area del pensiero e della pratica pedagogica. Nei
primi approcci, che l'autrice tratta nel secondo capitolo dell'opera (L'intercultura come
problema educativo: dalla teoria alla prassi), vengono rappresentati i campi di intervento
che hanno acconsentito una crescente articolazione della pedagogia interculturale, di cui i
principali la didattica della lingua seconda (L2) 1 e della didattica interculturale nella
scuola attraverso il rinnovamento dei curricula e dei programmi. Da tali interventi, il
passaggio necessario nel momento attuale di una riflessione sul proprio statuto
epistemologico e sulle proprie correlazioni in sede psico-antropologica culturale. Dice
Silva, “...Su questo versante prettamente teorico, la pedagogia interculturale è oggi
particolarmente impegnata nel tentativo di definire la mappa concettuale che giustifica il
suo proporsi come componente relativamente autonoma della pedagogia generale,
1
L'acquisizione e l'uso della lingua seconda si differenziano sostanzialmente dall'apprendimento di una
lingua straniera in quanto nel primo caso il soggetto o i soggetti sono esposti continuamente all'influenza della
lingua maggioritaria (per loro seconda) nell'ambiente quotidiano, e chi vive in un determinato paese segue un
percorso naturale e spontaneo di adattamento, spesso non guidato, in un contesto che con un termine tecnico
diventato di dominio comune si dice di esposizione naturale. (cfr. D.Izzo, R.Albarea, 2002:164)
2
attraverso un dialogo serrato con i saperi a essa più vicini, in particolare con
l'antropologia culturale, la sociologia, la psicologi, ma anche la linguistica -con la quale
approfondisce la questione dell'insegnamento e dell'apprendimento dell'italiano come
lingua seconda...” -pp 15Cultura, identità, appartenenza, dialogo sono tra i principali concetti che innervano il
discorso dell'intercultura, mostrando per quest'ultimo l'assoluta necessità di una
collavorazione e confronto organico con determinate aree dell'indagine filosofica. La
plurisignificatività che contrassegna questi concetti, se da una parte ne esprime e attesta
la ricchezza, dall'altra li espone al rischio di impieghi variamente ambigui e ideologici.
Occorre, seguendo il discorso della Silva, che la riflessione sull'intercultura, sempre
guidata da una forte consapevolezza pedagogica, si avventuri, senza mai smarrire la
propria specificità, entro i saperi con essa confinanti, per avvalersi dei loro contributi.
Insomma, l'educazione interculturale non può ridursi alla mera gestione dell'emergenza
connessa alla presenza nella scuola dei figli degli immigrati. Essa impone a tale
educazione di occuparsi dell'etnocentrismo presente nell'orizzonte in cui la nuova
disciplina è situata, onde smascherare le rappresentazioni pregiudiziali e stereotipate
dell'alterità e criticare i modelli insoddisfacenti che ispirano la riflessione e la pratica
riguardanti i rapporti Occidente-resto del mondo. La Silva, in quest'analisi, si rifà
ampiamente alle teorizzazioni di E. Morin, soprattutto nel suo metodo del pensiero
complesso e dell'educazione all'era planetaria2. La tesi sostenuta nel volume è che,
collocata in seno alla pedagogia contemporanea -divenuta sempre più attenta ai bisogni
formativi emergenti dal sociale- l'approccio dell'intercultura può davvero guidare il
processo psico-educativo del soggetto, dell'individuo ormai planetario -con particolare
attenzione alla specificità del singolo sempre insidiata dal pericolo dell'omologazione-.
Nel capitolo III, la Silva ricostruisce, almeno per ciò che lei chiama exempla, alcune
iniziative a carattere interculturale assunte in diversi paesi europei, mettendo in luce le
modalità attraverso le quali tali paesi hanno affrontato la questione del pluralismo
culturale nelle scuole, indicando i modelli cui ci si è più frequentemente ispirati e
illustrando le normative di riferimento poste in essere. La proposta è molto efficace e
completa nel suo tentativo di illustrare lo status quaestionis delle metodologie e tecniche
di approccio educativo nelle diverse realtà europee ed extraeuropee, il che rende
perfettamente l'idea delle dimensioni globali del fenomeno, completando i passaggi del
primo e secondo capitolo.
Con un'attenzione particolare verso la realtà italiana, il capitolo IV mette in luce sia varie
questioni relative alla formazione del personale docente, sia gli ambiti principali della
didattica interculturale quale si realizza non solo nell'educazione scolastica, ma anche
nell'educazione extrascolastica, con particolare riferimento alla formazione degli adulti.
L'attenzione per un modello di pedagogia interculturale che trova alcuni dei propri principi
fondazionali e metodologici nella prospettiva ermeneutico-decostruttiva costituisce la
trattazione del breve capitolo V. Chiudendo dunque l'indagine presentata in questo
volume, in ques'ultimo capitolo vengono riproposte certe ragioni e modi della coesistenza
di un'anima teorica e di un'anima pratica entro il dibattito sull'intercultura. Nelle parole
dell'autrice, “...(L')incontro del pedagogico con le istanze del pensiero critico ed
ermeneutico-decostruttivo3 ...che attraverso la sua minuziosa attività di smontaggio delle
2
Morin, E.(2001), La Testa Ben Fatta, I Sette saperi necessari all'educazione del futuro. (Ed. Originale
1999), Milano, Raffaello Cortina.
3
Cfr. Capitolo 2, par.4, la Silva definisce le “radici filosofiche dell'intercultura” da un lato, come
decostruzionismo (con base nel pensiero di Nietzsche e più tardi quello di Heidegger, avendo ulteriormente in
Derrida una rilettura critica della tradizione metafisico-occidentale del programma filosofico, operazione detta
decostruzione); e dall'altro lato, nell'ermeneutica (che affonda le sue radici in epoche ben più lontane, ovvero nel
mondo greco, dove con questo termine veniva designata la tecnica dell'interpretazione, ma che non possedeva un
“autonomo spessore veritativo” ed era da considerarsi come una “disciplina soltanto parziale, una pseudoscienza”, che soltanto a partire di Dilthey nel corso del XIX secolo, assume un significato moderno, in un
paradigma più vasto ed articolato, che si dirama in diversi approcci acui vengono ascritti autori molto diversi tra
3
fondamenta, dei luoghi concettuali e delle impalcature del logos occidentale, si presenta
come una proposta rispondente a quelle esigenze di smascheramento, di revisione critica
dei modelli di trasmissione culturale poste da un pensare e un fare intercultura che non
voglia essere ingenuo. Esigenze che contrassegnano quella che potremmo definire la pars
destruens del discorso interculturale, che coincide con quello sguardo critico verso la
cultura occidentale volto, derridianamente parlando, a cogliere gli impensati , la
polivalenza semantica dei propri concetti di fondo, ma anche a rendere pericolanti e
incerte le proprie premesse teoriche...”
Indice
(I) L'intercultura: un'emergenza europea. 1) Le radici di un'emergenza; 2) Il carattere planetario
dell'immigrazione attuale; 2.1) La realtà asiatica; 2.2) Stati Uniti, Canada e Australia; 2.3)
L'Europa: a) La prima fase dell'immigrazione europea, b) La seconda fase, c) La terza fase: verso i
paesi del Sud Europa; 3) Il caso italiano; 4) Un breve bilancio della situazione mondiale; 5) Nel
terzo millennio: la sfida dell'intercultura. (II) L'intercultura come problema educativo: dalla teoria
alla prassi. 1) Oltre la razza, l'etnia, l'appartenenza; 2) I contributi delle scienze; 3) L'apporto
socio-antropologico intorno alle nozioni di cultura, etnia e appartenenza: a) Cultura, b) Etnia, c)
Appartenenza; 4) Approcci filosofici: dal decostruzionismo all'ermeneutica; 5) Le strategie sociopolitico-educative. (III) Modelli in corso. 1) Modelli nazionali e internazinoali; 2) Europa del Centro
e Europa del Sud; 3) Portogallo, Spagna, Italia: a) Il Portogallo, b) La Spagna, c) L'Italia; 4) Il
dibattito italiano. IV) Luoghi, soggetti e strumenti dell'educazione interculturale. 1) La scuola; 2) La
formazione: insegnanti e educatori; 3) L'educazione degli adulti; 4) Associazionismo, entilocali,
agenzie formative del territorio. Conclusioni: Per un paradigma ermeneutico, anche operativo.
Bibliografia.
Autore
Clara Silva, originaria delle isole del Capo Verde, è dottore di ricerca in Teoria e Storia dei
Processi Formativi presso l'Università di Firenze. Assegnista di ricerca presso il Dipartimento
di Scienze dell'Educazione e dei Processi Culturali e Formativi di questa università, si occupa
di teoria e metodologia dell'educazione interculturale ed è consulente del Centro Studi “Bruno
Ciari” di Empoli per progetti sull'intercultura. Ha pubblicato diversi saggi in riviste e libri
collettivi e ha curato il volume Parole per dire, parole per studiare (Edizioni del Cerro, Tirrenia,
2001)
Bibliografia essenziale dell’autrice
-
Silva, C., (1989) Giocare con le parole. Esperienze e proposte per un uso creativo della lingua.
Zanichelli, Bologna
Silva, C. e Campani, G., A cura di, ( 2004 ) Crescere errando. Minori immigrati non accompagnati.
Franco Angeli, Milano.
Silva C.,a cura di, (2001) Parole per dire, parole per studiare, Del Cerro, Pisa
Silva, C.,(2002) Educazione interculturale: modelli e percorsi. Edizioni del Cerro, Pisa.
Silva C., (2004) Dall'incontro alla relazione. Il rapporto tra scuola e famiglie immigrate, Milano,
Unicopli.
Silva, C.(2006) L'educazione interculturale: modelli e percorsi. Edizioni del Cerro, Pisa.
Links
www.irre.toscana.it/italiano_l2/bridges/silvaintercultura
[Articolo completo ricerca in corso della Prof.ssa Silva sull'intercultura come ambito specifico pedagogico]
http://www.analisiqualitativa.com/magma/0304/recensione_02.htm
di loro) la valorizzazione del metacritico e l'attenzione prestata alla storicità dell'oggetto e alle categorie con le
quali i saperi strutturano il loro discorso, è comunque asse di collegamento in entrambi gli approcci filosofici.
4
[Recensione sul libro dell'autrice “Crescere Errando”. Rivista Elettronica di Scienze Sociali ed Umane
“Magma”]
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