A&D : Syndicat autonome
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18 Novembre 2012
Prof. Mario Monti
Presidente del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Roma
Signor Presidente del Consiglio,
Come noi, Lei avrà sicuramente percepito il sentimento generale di preoccupazione e di sgomento dei
cittadini italiani a fronte della crisi economica in atto per la quale si chiedono enormi sacrifici, in
particolare alle fasce più vulnerabili della popolazione, senza peraltro lasciare intravedere una soluzione
accettabile e vivibile a corto termine. Siamo tuttavia convinti che, ridotta ai suoi termini essenziali,
questa crisi si fonda su pochi supporti fondamentali che devono essere rimossi e corretti senza ulteriori
ritardi.
Il primo fra tutti è quello che pone al centro della riflessione e dell’azione di governo l’economia con le sue
presunte esigenze e non più il cittadino, il popolo sovrano, il suo vivere, le sue aspirazioni, il suo
benessere materiale, morale e spirituale. Il secondo, dal quale ne derivano molti altri, è costituito
dall’accettazione e dal favoreggiamento del gigantismo economico, ivi compreso quello industriale e della
distribuzione, pronto a sacrificare l’esistenza di una società civile intelligente, viva, operosa ed
accogliente, non esitando a schiacciare e a sopprimere l’iniziativa individuale, le piccole e micro imprese,
quelle di carattere famigliare, che costituiscono lo spirito vitale di una società attiva e creativa, a
dimensione umana come è, per sua natura, quella italiana e anche europea.
Nell’attuale marasma di dimensione mondiale, l’impressione del cittadino italiano, in particolare e di quello
europeo, in generale, Signor Presidente, è che l’Italia e l’Europa stiano andando alla deriva, vittime troppo
facili dei capi-fila mondiali della speculazione economica e finanziaria. Coloro che ci governano, non vanno
o non sanno andare al cuore del problema. Non affrontano l’attuale crisi con il dovuto spirito critico e
l’indispensabile creatività al servizio della sopravvivenza della civiltà europea, tessuta con lungimiranza da
generazioni che hanno messo a rischio il loro presente per garantire diritti sociali ai loro discendenti, ma
subiscono la crisi da sudditi di un sistema a noi estraneo.
La Sua persona non è in questione, Signor Presidente. Intelligenza, classe, carisma, credibilità, eleganza,
sul piano personale : Lei potrebbe essere un Presidente del Consiglio ideale per l’Italia. Quel che è in
questione è l’assenza di certi punti fermi, dei riferimenti sociali, giuridici e legali indispensabili a chi
governa, perché l’attività di governo non può prescindere dal contesto di leggi e regolamenti che ne
inquadrano qualsiasi azione, non può trascurare il quadro giuridico-legale dello stato di diritto, non può
ignorare che al di là della delega conferita dal suffràgio universale la legittimità delle decisioni prese
deriva dall’avere posto al centro il benessere di ciascun cittadino. L’imperdonabile gaffe del Ministro
Fornero sugli esodati, rimasti senza lavoro e senza pensione dopo anni di regolare e fedele servizio,
costituisce un esempio illuminante della mancata presa in conto di questi principi fondamentali. Chi
governa deve sapere che qualsiasi azione, qualsiasi decisione deve tener conto e assicurare, in ogni
momento, il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e il corretto funzionamento delle istituzioni.
Desideriamo insistere sul fatto che non è la Sua persona che fa problema. Sul piano personale abbiamo
una grande stima per Lei. Ma, Lei, non può governare il nostro Paese senza i punti di riferimento
fondamentali in ambito sociale e legale. Lei, come Presidente del Consiglio, non puo agire da economista
puro, con gli occhi fissi, unicamente, sulla macro-economia, ammetendo come legittima la speculazione
economica e finanziaria che molto male calza, anzi risulta incompatibile con l’obiettivo del benessere della
persona umana e con lo sviluppo delle potenzialità, delle strutture e delle risorse umane dei territori.
Signor Presidente, in campo economico, è necessario e urgente cambiare indirizzo. Non possiamo
continuare a far gestire l’economia mondiale, ma anzitutto quella italiana e europea, dagli speculatori, dai
capi-fila dell’economia virtuale e della speculazione, sprovvisti del più elementare senso di responsabilità
morale, che mirano solo al profitto e all’accumulazione di ricchezze nelle loro mani. Signor Presidente,
l’azione di governo è ben altra cosa e dovrebbe, imprescindibilmente, mirare a proteggere i cittadini e la
società nel suo insieme da siffatti abusi. I cittadini assistono esterrefatti e impotenti a fronte del sistema
messo in atto, secondo il quale i debiti contratti dallo Stato non restano fissi ma possono lievitare in
maniera esponenziale e, anzitutto, a fronte della classe politica, italiana e europea, che, quasi
all’unanimità, accetta siffatti soprusi. I cittadini si chiedono quale sia la legittimità di queste speculazioni
che, secondo il più elementare buon senso, possono essere tollerate tutt’al più nell’ambito della sfera
privata ma, men che mai, coinvolgere un’azione di governo che porta il peso di responsabilità che vanno
ben al di là della sfera privata.
Il problema dell’interesse generale deve essere posto di tutta urgenza. Poiché siamo ormai nell’era
dell’interdipendenza globale, l’azione di governo deve porsi come obiettivo il benessere degli abitanti della
Terra in generale, e del cittadino dell’Italia e dell’Europa in particolare. Non è necessario cercare la
crescita a qualsiasi prezzo, ma una vera, tangibile, crescita e una equa distribuzione della ricchezza a
prescindere dal suo livello. Al fine di evitare gli errori che ci hanno portato nel vicolo ciecco della tripla
crisi, economica, ecologica e sociale globale, nel quale ci troviamo, dobbiamo anche porci il problema
dell’affidabilità degli indici di ricchezza e di benessere, attualmente d’uso corrente. Il PIL quando non è
distorto dalle cifre dell’economia virtuale a fronte della quale non c’è produzione di beni o servizi,
contabilizza allo stesso modo gli scambi utili e le distruzioni. Il PIL acceca cittadini e governanti.
Dobbiamo riflettere per dotarci di nuovi indicatori che ci aiutino a governare in funzione della persona
umana e non dell’economia e dei suoi diktat.
Un gruppo di studiosi e di intellettuali francesi ha pubblicato nel 2011 “La richesse autrement” un numero
“hors-serie” della rivista “Alternatives Economiques” che rimette in questione l’attuale sistema economicofinanziario mondiale. Per mezzo posta, ci permettiamo di inviargliene un esemplare che Le
raccomandiamo di vagliare attentamente e di distribuire ai suoi collaboratori, i quali, non dubitiamo,
sapranno comprendere, condividere ed infine aderire a un nuovo modo di concepire il Mondo, l’Italia e
l’Europa e quel che fa il benessere dei nostri Paesi e dei cittadini europei.
L’Italia e l’Europa hanno bisogno di uomini come Lei, per questo la esortiamo a lasciar stare le Banche, le
loro esigenze e le loro speculazioni che sono incompatibili con la presa in conto di un vero benessere della
persona umana ma anche delle potenzialità, delle strutture, delle risorse del territorio, della forma mentis
e della vocazione dell’Italia e dell’Europa.
La esortiamo, Signor Presidente, a tornare in Italia e in Europa, lasciando le Banche al loro destino, non
già per continuare sulla linea del rigore suicida, imposto dall’economia surreale e dalla speculazione senza
freni e senza regole eque e giuste, ma per costruire un nuovo modello economico a dimensione umana
che ponga al centro della riflessione e dell’azione la persona umana e il suo benessere.
Voglia gradire, Signor Presidente, l’espressione della nostra più alta stima,
Anna Maria Campogrande
Allegato: “La Richesse autrement”