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SINTESI DELL’INTERVENTO
DEL PROF. STEFANO CASCINU
Le nanotecnologie rappresentano potenzialmente strumenti molto efficaci per il
trattamento del cancro. Una cellula ha un diametro che va dai 10.000 ai 20.000
nanometri. Quindi una particella delle dimensioni di circa 100 nanometri è in grado di
entrare nella cellula e di interagire con il DNA e con le proteine. Oggi abbiamo a
disposizione una nuova chemioterapia che utilizza le nanoparticelle. Le nanotecnologie
consentono di ottenere formulazioni di alcuni farmaci chemioterapici meno tossiche
(perché non vengono utilizzati solventi chimici) e più efficaci. In particolare, nab
paclitaxel (che appartiene alla famiglia dei taxani) viene fatto transitare nel sangue
attraverso nanoparticelle di albumina, che rappresenta un veicolo naturale (in queste
dimensioni il farmaco è 100 volte più piccolo di un globulo rosso). In questo modo è
possibile raggiungere le cellule neoplastiche in maniera più selettiva, perché il farmaco
viene trasportato all’interno di un “drone” (l’albumina in nanoparticelle) per poi essere
rilasciato nel tumore. È la prima volta che si parla di chemioterapia target.
Perché il farmaco riesca a raggiungere le cellule tumorali, vengono sfruttate tutte le
potenzialità dell’albumina. Due sono i vantaggi fondamentali: il farmaco raggiunge le
cellule neoplastiche in concentrazioni maggiori perché, essendo contenuto nelle
nanoparticelle di albumina, attraversa i vasi più facilmente; inoltre alcuni tumori
secernono proteine particolari che attirano l’albumina, che mira alle cellule neoplastiche
liberando il farmaco. In questo modo vengono attaccate solo le cellule malate, senza
danneggiare quelle sane. Il farmaco è quindi più selettivo e meno tossico. La sfida della
sostenibilità che il nostro sistema sanitario è destinato ad affrontare nei prossimi anni si
vince attraverso terapie che abbiano un ottimo rapporto costo/beneficio. La parola
d’ordine è appropriatezza.
La formulazione di nab paclitaxel legato all’albumina in nano particelle è indicata nel
tumore della mammella metastatico. Recenti studi hanno evidenziato risultati clinici
rilevanti di questa formulazione (associata a gemcitabina) nel tumore del pancreas,
solitamente refrattario alla terapia. L’albumina si lega a una proteina presente nelle
cellule tumorali pancreatiche, SPARC (Secreted Protein Acidic Rich in Cysteine),
consentendo a maggiori quantità di principio attivo di penetrare nel tumore.
I principi della nanotecnologia si applicano anche nella diagnostica. Potremmo
sviluppare traccianti radioattivi legati ad altre sostanze che mirino a punti specifici del
tumore. L’obiettivo è raggiungere una definizione diagnostica decisamente superiore a
quella ottenibile con i normali mezzi di contrasto.
IL PROF. STEFANO CASCINU È PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE
ITALIANA DI ONCOLOGIA MEDICA (AIOM)