Veglia di Pentecoste Come io vi ho amato

annuncio pubblicitario
Diocesi Piacenza-Bobbio
Servizio Documentazione
Basilica Cattedrale
Servizio Diocesano per la Pastorale Giovanile
XXII Giornata Mondiale della Gioventù
“Veglia di Pentecoste”
“Come io vi ho amato”
26 Maggio 2007
Letture: Esodo 19, 3-8; 16-10; Sal 103; Giovanni 14, 15-16; 23-26.
Il presente documento è stato consegnato a tutti i presenti (eccetto nota).
Mons. Luciano Monari,
Vescovo, Diocesi Piacenza-Bobbio - Vice presidente CEI
«[15]Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. [16]Io pregherò il Padre ed egli vi
darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre (…) Se uno mi ama,
osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora presso di lui. [24]Chi non mi ama non osserva le mie parole; la parola che voi
ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. [25]Queste cose vi ho detto
quando ero ancora tra voi. [26]Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv
14, 15-16; 23-26).
Ho paura di amare.
Chi ama diventa fragile, può facilmente essere offeso, umiliato, tradito; in qualche modo si
consegna alla libertà degli altri e si prepara a soffrire. Se rinuncio ad amare e mi faccio una pelle
di ippopotamo, sono più sicuro; gli altri faranno fatica a ferirmi, non riusciranno a raggiungere il
mio cuore, sarò invulnerabile.
Chi ama, dona, ci mette del suo.
E non sa se avrà un ritorno. Nello scambio tutto è più sicuro: ci metto del mio, ma ricevo in
cambio quello che scelgo, che mi attira: la top shirt che va oggi, una miracolosa crema per i
brufoli, le scarpe a punta. Facciamo un contratto: ti do, mi dai, siamo pari, ciascuno va contento
per la sua strada. Ma se amo, il ritorno è incerto: se tu sei distratto e non ti accorgi del mio amore,
se sei egoista e ti appropri del mio dono, se sei cattivo e godi nell'offendermi, ci rimetto. Odio
piangere, odio l'angoscia di sentirmi trascurato quando nessuno si accorge dei miei sentimenti,
quando nessuno si prende cura di me.
«L'amore, dice san Paolo, copre tutto, crede tutto, spera tutto, sopporta tutto» (1 Cor 13, 7).
Fa paura quel “tutto”. Copre tutto; anche le umiliazioni ricevute? Crede tutto; e se viene
ingannato? Spera tutto; e quando rimane deluso? Sopporta tutto: ma è giusto?
1
Ho paura di amare;
temo di mettermi per una strada che non ha ritorno, di perdermi in un'avventura intricata, che è
più grande di me. Ma nello stesso tempo non riesco a rinunciare del tutto. Mi torna sempre su dal
cuore il pensiero che qui, nell'amore, ci sia un segreto e che a questo segreto sia legata
indissolubilmente la mia felicità. Mi accompagnano le parole di Auguste Valensin 1: "Se anche alla
fine della mia vita mi rendessi conto che non c'è nulla e che mi sono ingannato credendo all'amore
infinito, non per questo mi pentirei di avergli creduto. Perché sarebbe l'amore infinito ad avere il
torto di non esistere e non io ad aver sbagliato nel credergli". Dev'essere così: chissà, forse, se
riuscissi, se trovassi la persona giusta, se... se...
« [16] Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per
sempre»
Sembra che Gesù mi capisca bene: sa che ho assoluto bisogno di un Consolatore e non per qualche
momento, ma per sempre: un Consolatore che vinca in radice e per sempre la mia paura di rimanere
solo. Quando vedo che gli altri vanno per strade diverse, mi sento disorientato, mi viene paura.
Sono tanti e diversi e contraddittori i messaggi: "Saranno famosi... cogliete l'attimo ragazzi!
Rendete straordinaria la vostra vita!... Tutto ciò che esiste nell'universo è frutto del caso e della
necessità... Due cose muovono gli uomini: il sesso e il potere; ma alla lunga, quello che rimane è il
potere...". II denominatore comune dei messaggi più “in” sembrano essere cinismo e narcisismo:
non c'è niente che vale davvero, l'unica persona degna del mio amore sono io. Non mi piacciono
questi messaggi, ma non riesco a non chiedermi: E se fossi io a sbagliare? Se l'amore fosse solo una
chimera, uno specchietto per le allodole? Chissà che tutti i ragionamenti elevati sul senso della vita,
sui valori per cui vale la pena sacrificarsi, non si riducano a chiacchiere vuote?
« [16] Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Difensore perché rimanga con voi per
sempre»
Ho bisogno anche di questo: di uno che mi difenda da me e dalle mie paure; dall'ambiente e dalle
sue pressioni; dalle abitudini che addormentano e dall'avidità che si riproduce sempre uguale,
insaziabile. Che mi protegga dalla paura della morte e dalla seduzione della vita, dal peso del
presente e dall'incertezza del futuro. «[37] In tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di
colui che ci ha amati. [38]Io sono infatti persuaso che né morte né vita, (…) [39]né potenze, né altezza
né profondità, né alcun altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, mio
Signore» (Rm 8, 37-39).
« [34] Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri» (Gv 13, 34)
Qui sembra che l'amore diventi addirittura un comando. No, non è possibile: l'amore vero deve
zampillare spontaneo dal cuore, deve cantare libero, deve saltare per la gioia di vivere. II dovere è
un'altra cosa: è imposizione, pesantezza, dipendenza; necessario, forse, ma triste. Eppure per
Gesù l'amore è un comandamento, anzi l'unico comandamento come se tutti i doveri potessero
essere ricondotti all'unico dovere dell'amore. “Ama et fac quod vis" scriveva sant'Agostino
commentando la prima lettera di Giovanni: “Ama, e fa quello che vuoi”. Se parli, parla per amore;
se taci, taci per amore: se preghi, prega per amore; se lotti, lotta per amore. Quello che fai per
amore è ben fatto: «L'amore non fa nessun male al prossimo» (Rm 13, 10). Dall'amore autentico,
ordinato, non può venire che bene. Esamina dunque l'origine dei tuoi pensieri, dei tuoi desideri,
delle tue decisioni: se trovi l'amore, se è l'amore che ti spinge; puoi avere paura: «[14 Noi sappiamo
che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli» (1 Gv 3, 14).
1
Auguste Valensin (1879-1953). Discepolo intimo e penetrante del filosofo Maurice Blondel, la cui opera si sarebbe S rivelata profondamente
ispiratrice degli uomini di Fourvière, Valensin insegna filosofia alla Facoltà cattolica di Lyon dal 1920 al 1935, trasmettendo ai giovani gesuiti il
pensiero filosofico innovatore e carico di conseguenze per la teologia, del suo maestro.
2
Ma come fa Gesù a comandare l'amore?
Non è una contraddizione in termini? «Io vi ho amato perché anche voi vi amiate gli uni gli altri»
(Gv 13, 34). C'è qualcosa, dunque, prima del comandamento; qualcosa che precede e motiva la mia
presa di posizione a favore degli altri: c'è l'amore con cui Gesù mi ha amato e ha dato la sua vita per
me. Sono amato e gioisco di esserlo, mi stupisco e lo stupore genera in me gratitudine; a sua volta la
gratitudine produce il dono e mette in moto una reazione a catena: dono > gratitudine > dono; e così
via all'infinito fino a che ci sono cuori che si lasciano svegliare dall'amore. È un dovere l’amore, ma
nasce dalla gioia. Ho ricevuto, qualche giorno fa, una lettera: “La mia storia è quella di una persona
che solo da qualche anno ha scoperto la bellezza e la forza della fede e che da allora cerca di vivere
e portare l'amore di Dio niella sua quotidianità. Il Signore ha cambiato la mia vita e così anche il
mio lavoro in banca non è più incentrato su calcoli, numeri e interessi ma le mie priorità sono ora i
fratelli da amare e servire. Ora è una gioia alzarmi al mattino per recarmi in ufficio come è
meraviglioso aspettare la domenica per partecipare alla Messa e incontrare i miei bambini di
catechismo... e così mi trovo a constatare che, cose che prima erano solo faticosi doveri, ora sono la
mia grande fonte di energia”.
Forse il segreto sta qui:
non solo nell'amore che sono chiamato a donare, ma nell'amore che sono chiamato a riconoscere e
ad accettare. Se riesco a vedere nel sole il mondo che mi sorride, nell'azzurro del cielo l'infinito dei
miei desideri, nella freschezza dell'acqua la gioia tranquilla dell'umiltà... o è solo poesia? Ma si
può capire il mondo senza poesia?
«Benedici il Signore, anima mia,
«Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di
un manto… Quanto sono grandi, Signore, le tue opere! Tutto hai fatto con saggezza, la terra è
piena delle tue creature… Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché
esisto. A lui sia gradito il mio canto, la mia gioia è nel Signore» (Sal 104).
Saranno vere le parole del Salmo?
Sono abbastanza solide da fondare il mio amore? 0 la insensibilità della natura, la durezza della
vita, un giorno o l'altro, le cancellerà?
Forse sono costretto a cercare ancora,
fino a giungere a quelle semplicissime parole: «Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha
dato la sua vita per noi. Quindi anche noi dobbiamo donare la vita per i fratelli» (1 Gv 3, 16).
Nel crocifisso c'è l'ultima, definitiva, parola dell'amore. Una parola misteriosa, nella quale la
durezza della morte e il mistero d'iniquità del peccato non sono nascoste o negate.
AI contrario, sono prese terribilmente sul serio, ma sono trasformate nella forma più grande
dell'amore. Qui tutto è assunto e tutto è trasformato; qui l'amore si fa vittorioso, e per sempre.
«[34]Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così
amatevi anche voi gli uni gli altri. [35]Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avrete
amore gli uni per gli altri» (Gv 13, 34-35).
† Mons. Luciano Monari,
Vescovo di Piacenza-Bobbio
3
Scarica