Ruolo dei ministri nella chiesa
Analizziamo il ministero di apostolo
1. APOSTOLO,= Mandato.
Si Suddividono in due categorie:
A. 'Apostoli del fondamento (Efesi 2:20)(Marco 3:14 Giov.13:18 Atti 1:21,22)' Costoro sono
quelli che furono chiamati direttamente da Gesù durante il Suo ministero terreno.
B. Apostoli dell’Edificio, Un ordine diverso, un ministero per la chiesa (Rom.1:1/ 1Cor.9:2/,
2Cor. 12:11/12/ Rom. 11:13/ Gal.1:17-19/ 2Cor.8:23/ Fil.2:25) Gli apostoli erano operai pionieri
e soprattutto che confermavano le Chiese stabilite con la dottrina e l'ordine (Atti 8:14,15,
Apostolo è il ministero fondamentale della Chiesa neotestamentaria. Non a caso l'unico libro
storico del Nuovo Testamento è intitolato "Atti degli Apostoli". Agli apostoli, infatti, è legato lo
sviluppo della chiesa primitiva: sono la chiave che dà unità alle vicende narrate, quelli intorno
ai quali si genera movimento e vita, i catalizzatori degli altri ministeri.
I Dodici e gli altri
I "Dodici" occupano una posizione unica ed irripetibile, come testimoni oculari della vita di
Cristo, garanti della fedeltà al Suo insegnamento e proclamatori del messaggio che avevano
visto incarnato e praticato da Lui. La Chiesa che verrà dopo dovrà misurare ogni rivelazione e
ogni insegnamento con la "pietra di paragone" del messaggio trasmesso dai Dodici, così come ci
è provvidenzialmente conservato nel Nuovo Testamento.
Ma dopo di loro e a fianco a loro, Dio ha dato alla Chiesa, dopo l'Ascensione, altri apostoli
(Efesini 4:11-15, 1° Corinzi 12:28), dei quali Paolo è il capostipite e il campione. Con il suo
ministero e la sua rivendicazione all'apostolato, egli dimostra storicamente e convalida
teologicamente la continuazione del ministero apostolico nella Chiesa.
Con lui il ministero apostolico viene confermato come una necessità non solo fondamentale,
ma anche permanente, perché la vita e il governo di Dio trovino piena espressione nella
Chiesa "...fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di
Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura perfetta di Cristo..." (Efesini 4:13).
Come abbiamo fatto senza di loro? La risposta è che, in realtà, non sono mai stati assenti
dalla Chiesa. Ogni generazione di credenti ha avuto i suoi apostoli. Sono stati, a volte,
chiamati con altri nomi (vescovi, teologi, dottori, missionari, pastori, riformatori, ecc.); ma
erano in mezzo al popolo dei credenti per dare forma alla volontà di Dio per la loro
generazione.
Oggi, comunque, va crescendo tra i cristiani l'esigenza di recuperare in modo definito e visibile
anche la figura e il ruolo dell'apostolo. È più facile costruire bene la casa quando sono
chiaramente individuati i mestieri e le funzioni. Costruiamo meglio se lo facciamo secondo il
modello divino, quando cioè i metodi e gli strumenti sono quelli indicati dalla Parola di Dio.
Chi sceglie gli apostoli? La permanenza di un autentico ministero apostolico nella Chiesa non
può essere né biblicamente fondata né di fatto garantita, come vorrebbe la tradizione cattolicoromana, col metodo della "successione apostolica". Piuttosto è il Cristo risorto ed asceso alla
destra del Padre che in ogni generazione suscita nella Chiesa i Suoi ministri. È Lui che li
abilita, con la Sua scelta e la Sua chiamata al ministero. Sono doni che Egli continua a fare
agli uomini (Efesini 4:8).
Il ministero degli apostoli, dunque, trova la sua origine nella libera e sovrana scelta di Dio (2°
Corinzi 1:1), il quale decide di chiamare loro, e non altri, a svolgere questo lavoro. Non c'è
nessuna scuola per apostoli!
Il loro carattere sarà profondamente segnato dalla chiamata rivolta ad essi dal loro Signore.
Questa chiamata è accompagnata da una profonda esperienza della grazia e della misericordia
di Dio: non solo la grazia della salvezza, ma grazia per il ministero:
E, nel crogiuolo di quest'intimo incontro con Gesù Risorto, ha luogo la rivelazione o le
rivelazioni che saranno poi tutt'uno con la personalità dell'apostolo. La grazia, la necessità di
essere rotto dentro, la paternità e il cuore di Dio, la natura della figliolanza e la sottomissione,
la natura e la missione della Chiesa, lo zelo per la Sua Casa da restaurare... Queste rivelazioni
divengono l'incarico che brucia nella vita dell'apostolo. Questo diventa il suo mandato.
L'apostolo è un servo che ha ricevuto "non da parte di uomini né per mezzo di un uomo, ma per
mezzo di Gesù Cristo e di Dio padre" (Galati 1:1) un incarico da portare a termine. Questo è il
contenuto della sua predicazione e la materia della delega in base alla quale deve agire.
L'autorità (exousia) conferitagli è in stretto rapporto al mandato che deve portare a
compimento e di cui deve rendere conto a Dio.
Questo mandato ha di solito dei confini di spazio e di tempo. Nell'arco della sua vita, egli deve
fare in un certo territorio e/o con certe persone la sua parte del lavoro necessario per
introdurre il futuro della Chiesa.
Come possiamo riconoscerli
1. L'apostolo è un uomo sicuro. Ha risolto il problema della sua identità essenzialmente nella
chiamata, nella grazia e nel proposito di Dio per la sua vita. Egli è consapevole del deposito
che Dio gli ha affidato.
"Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di saggezza (gr.
autodisciplina)... Soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio. Egli ci ha salvati
e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma a motivo del suo
progetto di salvezza e della grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù... So in chi ho creduto, e
sono convinto che egli ha il potere di custodire il mio deposito... custodisci il buon deposito per
mezzo dello Spirito Santo che abita in noi". "Dio, che m'aveva prescelto fin dal seno di mia
madre e m'ha chiamato mediante la sua grazia... " (2° Timoteo 1:7-9,12,14, Galati 1:15).
2. La sicurezza, comunque, non produce in lui indipendenza, né invadenza ed aggressività.
L'apostolo, infatti, è un uomo di relazioni. A tre anni da Damasco, Paolo va a stare quindici
giorni con Pietro (Galati 1:18). E dopo 14 anni di ministero intenso, ritorna ancora dagli
apostoli più ragguardevoli Giacomo, Cefa e Giovanni – per esporre loro i contenuti della sua
predicazione e per ricevere la conferma e l'approvazione che lo rassicurino di non aver corso
invano (Galati 2:2).
Tale interdipendenza è indice di un certo elemento di insicurezza, vitale per il Corpo di Cristo
perché consente alla ricchezza e al deposito dell'uno di travasarsi nella vita e nel ministero
dell'altro. L'apostolo ha imparato a sedersi ai piedi dei suoi fratelli per ricevere il contributo
del loro ministero; ed ha anche l'umiltà di ricevere da loro la correzione e il rimprovero,
quando è necessario (Galati 2:11-16, 2° Pt. 3:15).
Egli sa dunque avere rapporti "alla pari": non e un uomo appiattito su rapporti "verticali". Il
timore, la paura generatori di chiusura e di isolamento – non controllano le sue amicizie e le
sue reazioni.
3. Liberato dalla paura della sottomissione, egli è un uomo che esprime la paternità e il cuore
di Dio. È attrezzato così per comunicare vita, identità e sicurezza, non solo agli individui
(semplici credenti o ministri), ma ad intere comunità.
La base sulla quale egli interagisce con la chiesa è organica, non formale e ufficiale. Quello che
fa, quello che costruisce, dipende da quello che egli è. Bisogna perciò stare attenti a non
cercare di "farsi" apostoli. Possiamo essere solo noi stessi, quello che Dio ci ha chiamati ad
essere e a fare. Niente di più, niente di meno.
È anche un catalizzatore di uomini, ma soprattutto di ministri. In Romani 16, c'è un elenco di
venti persone che trovarono probabilmente il loro ministero tramite il rapporto con Paolo.
4. L'apostolo è un uomo posseduto dal desiderio dell'unità – cioè, dei giusti rapporti tra i
credenti, ma soprattutto tra i ministri (di cui comprende il ruolo strategico) e tra le chiese
locali. Egli ha compreso che l'essenza della Chiesa è nei rapporti.
5. È un uomo di rivelazione. Paolo parla del "mistero... che ora, per mezzo dello Spirito, è stato
rivelato ai santi apostoli e profeti di Lui... " (Efesini 3:4-5, cfr. anche 1° Corinzi 2:6-10 e Galati
1:12). E al centro della sua rivelazione è la Chiesa.
Egli ha la capacità di discernere la realtà delle situazioni e di smascherare gli spiriti all'opera.
6. Con la rivelazione dei misteri di Dio, l'apostolo ha ricevuto anche la capacità di
amministrarli. È uno stratega, che sa prendere le decisioni particolari alla luce di una
strategia generale e sa vedere i problemi dalla prospettiva delle loro possibili implicazioni per
tutta l'opera di Dio.
7. Egli è stato afferrato dal progetto di Dio e brama ardentemente attuarlo nel tempo e nello
spazio che Dio gli ha ritagliato. Per questo è tenace e insistente. Un tratto caratteristico della
sua personalità è quello di non considerare il suo bene personale (2° Corinzi 4:8-12, Atti
20:24). Anzi, egli sa di essere chiamato a pagare un prezzo elevato in termini di dolore e di
sofferenze (2° Corinzi 4:6, 11:16, 12:10; Filippesi 3:10; Galati 6:17; 1° Timoteo 3:3) per portare
a termine il suo incarico.
8. È un uomo con una profonda consapevolezza della chiamata e del mandato che c'è sulla sua
vita, e che mira a:
•
presentare ogni uomo, e quindi tutto il Corpo, maturo in Cristo;
•
rendere stabile la chiesa, estenderla e proiettarla oltre i confini locali;
•
scoprire e formare servitori per la costruzione della chiesa.
Nel fare queste cose, egli si muove con l'autorità spirituale che nasce dalla chiamata e
dall'incarico ricevuto. Si tratta di autorità spirituale, non di dominio sulle persone o di
autoritarismo.
9. È un uomo di governo e un costruttore.
•
Sa dare e mantenere la rotta, rimanendo nello stesso tempo flessibile.
•
È teso a far funzionare tutta la chiesa come Corpo, facendo fruttare i doni di ogni
membro e mantenendo efficienti le "giunture e articolazioni", cioè i rapporti funzionali tra loro.
•
Ha una mentalità strategica perché è un uomo di visione. È quindi un iniziatore, un
uomo di frontiera.
•
Tuttavia, non si riposa nel solo possesso della visione, ma sente l'esigenza di tracciare,
costruire e percorrere la "strada" che ha visto (e che, magari, il profeta ha indicato). Ne
disegna i confini, sia spirituali che materiali, traducendo in realtà concrete e visibili il progetto
che ha visto nella sfera dell'invisibile. Dà quindi forma e struttura alla Chiesa.
•
Verifica e conferma (e talvolta fa saltare!) le realtà esistenti.
•
Sente continuamente l'esigenza di trovare una giusta sintesi tra le tendenze opposte, di
mantenere in equilibrio le "tensioni dinamiche" del Vangelo. Dà quindi integrazione e
completezza alla chiesa.
Cosa fa un apostolo?
1. Egli lavora insieme ad altri ministri in un rapporto di squadra: non è un lupo solitario o un
cane sciolto. Non vediamo mai Paolo viaggiare da solo: è sempre circondato da altri uomini,
alcuni già formati, altri in formazione. Alla fine della sua vita, in 2 Timoteo 4, dà notizie e
disposizioni riguardanti non meno di dieci stretti collaboratori.
La struttura della squadra rimane comunque aperta e flessibile, in relazione agli obiettivi
specifici da raggiungere.
2. In generale, l'apostolo lavora in rapporto stretto con un profeta. "La sapienza di Dio ha
detto: "lo manderà loro dei profeti e degli apostoli..." (Luca 11:49). "Siete stati edificati sul
fondamento degli apostoli e dei profeti..." (Efesini 2:20). Il fondamento di ogni chiesa, e di tutti
gli altri ministeri – quello che dà all'edificio stabilità e solidità sta nel rapporto con questi
due ministeri.
3. Esercita la sua funzione di governo nei confronti degli altri ministeri con un cuore di padre e
di fratello maggiore. Basta leggere la corrispondenza di Paolo con Timoteo per rendersene
conto.
4. Costruisce e coordina i rapporti tra i diversi ministeri. Lavora per la riconciliazione .Ha un
profondo senso del loro bisogno reciproco
5. Individua, sceglie ed ordina gli anziani delle chiese locali ed altri ministri (Atti 14:23, 1°
Timoteo 3:2-13, 5:22, Tito 1:5-9). Il metodo della "elezione democratica" dei ministri da parte
dei credenti non trova giustificazione biblica (la traduzione della Riveduta di Atti 14:23, "fatti
eleggere... degli anziani", non riflette il testo greco, ma fu determinata soprattutto da un
pregiudizio ecclesiologico dei traduttori). Questo metodo si rivela spesso dannoso per la chiesa:
finisce che sono le "pecore" a governare, condizionando i "pastori", che non osano più prendere
posizioni e decisioni impopolari.
6. Costruisce e coordina i rapporti tra le chiese locali. Gli apostoli sono l'"anello di
congiunzione" che può creare l'unità tra le diverse comunità locali, senza che si debba ricorrere
alle strutture formali e burocratiche tipiche delle "denominazioni".
7. Costruisce praticamente la chiesa, seguendo il progetto dato da Dio (Ebrei 8:5). Il profeta
vede questo progetto; l'apostolo, invece, ha ricevuto da Dio la saggezza per realizzarlo nel
concreto, coinvolgendo tutti i ministri e tutta la chiesa.
Egli costruisce così una struttura stabile e duratura, secondo il modello divino, che comprende
un ordine o "gerarchia" di funzioni (1° Corinzi 12:27-28). Queste servono però per portare a
compimento l'obiettivo, non per avere o per regalare uno "status".
8. Nel suo ministero, manifesta prevalentemente uno o più degli altri doni maggiori (profeta,
pastore, evangelista, insegnante). Infatti, mentre il profeta profetizza e l'insegnante insegna,
non esiste un verbo "apostolare"! Possiamo vedere nelle Scritture questa diversità: Paolo è un
insegnante-profeta, Pietro un evangelista-pastore. Ma l'apostolo ha ricevuto da Dio un'unzione
maggiore che gli consente di mettere mano a qualsiasi lavoro (vedi 2° Timoteo 4:2,5), e di
sorvegliare e coordinare il lavoro degli altri ministri.
9. Alcuni apostoli sono prevalentemente residenti, altri itineranti. Questo anche in rapporto
alle diverse esigenze storiche e alle diverse chiamate. Per esempio, vediamo nel N.T. Giacomo
residente fisso a Gerusalemme, Paolo itinerante, e Pietro a periodi alterni fisso ed itinerante
(Atti 9:32; Galati 1:18, 2:9; 1° Corinzi 1:12, 9:5; 1° Pietro 5:1). Similmente, nella storia della
Chiesa, vediamo un Calvino residente tutta una vita a Ginevra, un Wesley, invece, sempre in
movimento.
Un apostolo può dunque presiedere una chiesa locale. Ma non tutti quelli che lo fanno, sono
apostoli!
10. Desidera travasare il "deposito" che ha ricevuto da Dio nel cuore dei ministri e dei credenti
che lo circondano (2° Timoteo 1:13-14, 2:2, 3:14).
11. Gioisce di poter comunicare e ricostruire le cose non comprese prima (Efesini 3:2-7,
Colossesi 1:25-29).
12. Ha la capacità di sopportare croce e vituperio per la gioia gli è posta davanti (1° Corinzi
4:9-13, 2° Corinzi 11:23, 12:12, Colossesi 1:24, ecc.).
13. Sa distinguere l'essenziale dall'accessorio, e gestire il presente nella prospettiva del futuro
ancora da realizzare; ha quindi presente gli obiettivi piuttosto che le attività.
14. Sa delegare responsabilità agli altri (Tito 1:5).
Come lavora col profeta? Ci sono diverse aree di sovrapposizione tra apostolo e profeta.
Diventa ancora più difficile distinguerli quando l'apostolo ha un "taglio" prevalentemente
profetico. Ma il profeta vede spesso le cose più in controluce; la sua visione è spesso più nitida
e chiara. Il profeta è più ispiratore, l'apostolo più costruttore, preso da una visione globale dei
piano di Dio per la Chiesa. Sono due ministeri che si completano e si arricchiscono a vicenda.
Trappole che l'apostolo deve evitare
L'apostolo deve evitare di rimanere intrappolato nei dettagli amministrativi e pastorali, cose
di cui devono occuparsi i diaconi (Atti 6:2-4) e gli anziani. Ci sono, è vero, periodi in cui deve
darsi al pasto rato: Paolo si descrive come "nutrice" (1° Tessalonicesi 2:7), Pietro come un
"anziano" (1° Pietro 5:1); ma solo in situazioni dove gli anziani non siano stati ancora
appropriatamente stabiliti. Allora dovrà dare una "spinta" alla chiesa, fino a quando non sarà
possibile stabilire gli anziani; dopo di che, farà da padre agli anziani, pur conservando sempre
la libertà di accedere alla vita degli altri credenti.
Deve anche evitare di dedicare il suo tempo a persone che devono essere invece lasciate a
cercare Dio; e di sentirsi obbligato a visitare una chiesa o un territorio per il solo motivo che vi
manca da molto tempo. Così, egli sarà libero di compiere il lavoro al quale Dio lo ha chiamato:
quello di essere un "esperto architetto" e "capomastro" della Casa di Dio, quella che "edificata
sul fondamento degli apostoli e dei profeti... si va innalzando per essere un tempio santo nel
Signore... per servire come dimora di Dio per mezzo dello Spirito" (Efesini 2:20-22).
APOSTOLI E PROFETI DI’ OGGI.
Per molti cristiani, parlare del ministero di apostoli e di profeti nella chiesa di oggi sembra un
discorso irreale: come dire che si potrebbe incontrare qualche dinosauro sull'Autostrada del
Sole!
Essi lo considerano un insegnamento strano, esotico, addirittura eretico. "Mai sentito una cosa
del genere!" esclamano. E, purtroppo, questo può essere vero.
Ma, se diciamo di credere nella Bibbia come Parola di Dio, e di attingere da essa tutte le
nostre dottrine e le nostre pratiche, possiamo forse rigettare un insegnamento soltanto perché
ci risulta nuovo? Non rischiamo così di cadere sotto la stessa condanna di coloro ai quali Gesù
disse un giorno: "Avete annullato la parola di Dio a motivo della vostra tradizione" (Matteo
15:6)?
Mettiamo dunque da parte tradizioni e pregiudizi, e facciamo come i Giudei di Berea.
Anch'essi infatti sentivano annunciare da Paolo e Sila un messaggio che suonava nuovo,
strano e in alcuni punti apparentemente blasfemo: che il Messia era venuto, ma che era stato
crocifisso come un delinquente. Non per questo, tuttavia, rifiutarono di ascoltare; anzi,
"esaminarono ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così" (Atti 17:11).
Chi è un apostolo?
Se escludiamo l'uso o abuso – in certi ambienti del termine "apostolato" per significare ogni
attività di evangelizzazione o di testimonianza, la parola "apostolo", nella mente di molti, è
associata quasi esclusivamente con i dodici discepoli scelti da Gesù. Ora, è certamente vero
che a questi per primi fu dato il titolo di "apostolo" (Luca 6:13); ed ai Dodici – reintegrato il
numero originale, dopo il tradimento di Giuda Iscariota (Atti 1:20-26) – è stata riservata una
posizione particolare nel piano eterno di Dio. Infatti Gesù disse loro: "Quando il Figlio
dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, anche voi, che mi avete seguito, sarete seduti
su dodici troni a giudicare le dodici tribù d'Israele" (Matteo 19:28). E, nel libro dell'Apocalisse,
sui dodici fondamenti della Gerusalemme celeste, troviamo scritti "i dodici nomi dei dodici
apostoli dell'Agnello" (Apocalisse 21:14).
Tuttavia, leggendo il Nuovo Testamento, e evidente che il titolo di "apostolo" non fu riservato
esclusivamente ai Dodici. L'esempio più lampante è Paolo, che in tutte le sue lettere si
presenta come "apostolo di Gesù Cristo" e insiste che il suo apostolato non è inferiore a quello
di chiunque altro (Galati 1:1; 1° Corinzi 9:2; 2° Corinzi 11:22-29, 12:11-12).
Alcuni, nel tentativo disperato di limitare a 12 il numero degli apostoli, sono arrivati
addirittura a sostenere che gli Undici abbiano sbagliato ad inserire Mattia al posto di Giuda
Iscariota. L'intenzione di Dio, essi dicono, era di riservare a Paolo questo posto vacante!
Inutile dire che di una simile idea non c'è la pur minima traccia nelle Scritture.
Non solo, ma se esaminiamo le Scritture con un minimo di attenzione, è evidente che ci sono
comunque altri, oltre Paolo e i Dodici, che sono definiti "apostoli". Questo titolo, infatti, viene
dato anche a:
•
Barnaba (Atti 14:14);
•
Silvano (Sila) e Timoteo (1° Tessalonicesi 1:1, 2:6)
•
Giacomo, il fratello del Signore (Galati 1:19, 2:9);
•
Andronico e Giunio (Romani 16:7), nominati solo in questo versetto. Il senso del testo
greco dev'essere che "spiccano fra gli apostoli", non che siano "stimati dagli apostoli".
Non solo, ma in 2° Corinzi 11:4-15 e anche in Apocalisse 2:2 troviamo delle polemiche contro i
"falsi apostoli". Questo secondo brano è particolarmente significativo perché, come ha ben
scritto Watchman Nee: "Quando fu composto il libro dell'Apocalisse, Giovanni era l'ultimo
superstite dei Dodici, e anche Paolo era già morto. Ora, se gli apostoli dovevano essere soltanto
dodici, e di questi solo Giovanni era ancora in vita, nessuno sarebbe stato così sciocco da
pretendere di essere un apostolo, e nessuno così sciocco da esserne ingannato. Quale sarebbe
stata, allora, la necessità di 'metterli alta prova ?"[1].
La Bibbia ci presenta dunque una categoria di apostoli che non dovevano soddisfare le
condizioni previste per chi doveva completare il numero dei Dodici, cioè di avere seguito tutto
il ministero terreno di Gesù e di essere testimone oculare della Sua resurrezione (Atti 1:21-22).
Anche Paolo non corrispondeva a questi requisiti. È vero che gli fu concessa una rivelazione
speciale del Cristo risorto; ma egli dice che in questo fu "ultimo di tutti" (1° Corinzi 15:8); e
all'epoca di quella rivelazione, Timoteo – più tardi nominato "apostolo" – non era neppure
credente! Paolo, dunque, fu l'ultimo a vedere Gesù risorto, ma non l'ultimo degli apostoli.
Analizziamo il ministero di profeta
PROFETA = Ispirati predicatori che non necessariamente annunciavano avvenimenti
futuri,ma piuttosto esercitavano, per mezzo della predicazione, quel ministero di edificazione,
esortazione e conforto, annunciando il messaggio di Dio, sotto la potente unzione dello Spirito
Santo. Questo messaggio era estemporaneo trascendentale. Naturalmente questo ministero
non è la continuazione di un messaggio da aggiungersi al canone delle Scritture, ma piuttosto
una esposizione potente delle Scritture stesse (Isaia.8:20) come i messaggi riportati negli Atti
degli Apostoli. I termini: Ispirazione, rivelazione, debbono essere sempre considerati come la
spinta interiore che toglie il velo sulle Verità, della Scrittura che è rivelazione in senso
assoluto.
I profeti nel Nuovo Testamento
Anche il titolo di "profeta" suggerisce a molti l'immagine di un tipo vestito di tunica e sandali,
con i capelli arruffati e la barba lunga, che vive nei deserti e compare all'improvviso, agitando
un bastone e gridando "Ravvedetevi, altrimenti perirete!"
Ma nel Nuovo Testamento, anche se troviamo qualcuno a compiere gesti drammatici (vedi
Agabo in Atti 21:10-11), è evidente che i profeti erano normalmente inseriti nella vita delle
chiese. Oltre ad Agabo – il più noto profeta della Chiesa primitiva (vedi anche Atti 11:28) –
incontriamo diversi altri profeti:
•
Giuda e Sila (Atti 15:32);
•
altri profeti che scesero ad Antiochia con Agabo (Atti 11:27);
•
alcuni dei cinque conduttori della chiesa di Antiochia, definiti "profeti e dottori" (Atti
13:1);
•
i profeti della chiesa di Corinto, dei quali soltanto "due o tre" dovevano parlare, mentre
"gli altri" giudicavano le loro parole (1° Corinzi 14:29)
Tali profeti si collocano a pieno diritto nella linea di quelli dell'Antico Testamento, da Abramo
a Malachia, da Mosè a Giovanni Battista. Il loro ministero si differenzia marcatamente da
quello dei predicatori, chiamati nel Nuovo Testamento "dottori" (termine meglio tradotto con
"maestri" o "insegnanti") oppure "evangelisti". Essi sono i portavoce di Dio, gli "occhi" e gli
"orecchi" del Corpo di Cristo. Anche oggi, la chiesa ha bisogno di profeti!
A cosa servono?
Un brano chiave per comprendere l'insegnamento biblico per quanto riguarda apostoli e
profeti è Efesini 4:8-13: "Salito in alto... ha fatto dei doni agli uomini... Ha dato alcuni come
apostoli, altri come profeti..." Notiamo bene questo: è stato dopo la sua resurrezione e
l'ascensione che Cristo ha dato alla Chiesa questi "doni". Essi sono dunque ben distinti dai
Dodici, nominati apostoli prima della sua glorificazione!
Lo stesso brano ci dà anche la risposta biblica a due domande importantissime:
•
Perché Gesù ha dato apostoli e profeti alla chiesa?
•
Per quanto tempo dovevano continuare ad essere presenti?
Gli apostoli e i profeti – insieme ai ministeri più familiari di evangelisti, pastori e dottori (o
insegnanti) – sono stati dati da Cristo "per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del
ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo... affinché non siamo più come bambini
sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina... ma cresciamo in ogni cosa verso colui
che è il capo, cioè Cristo" (Efesini4:14,15).
Tutti e cinque i ministeri, nella sapienza di Dio, sono dunque necessari perché la Chiesa possa
arrivare alla maturità, e quindi all'unità. Infatti, secondo 1° Corinzi 3:3, la principale causa di
contese e di divisioni tra i cristiani (quelli veri, intendiamo: coloro, cioè, che hanno accettato
personalmente Gesù come loro Signore e Salvatore), non è altro che la "carnalità", cioè
l'immaturità spirituale. Perciò la Scrittura dice esplicitamente che tutti e cinque i ministeri
devono continuare la loro opera nella Chiesa "fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e
della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura
perfetta di Cristo" (Efesini 4:13).
È chiaro che non abbiamo ancora raggiunto questo traguardo! È dunque evidente che, nel
piano di Dio, la Chiesa ha ancora bisogno di apostoli e di profeti! E continuerà ad averne
bisogno per tutta la sua esistenza in questo mondo; perché, da brani come Efesini 5:27 e
Apocalisse 19:7, comprendiamo che non appena il traguardo sarà stato raggiunto, il Signore
verrà per accogliere a sé la sua Sposa, ormai pronta per la celebrazione delle nozze.
Se invece la Chiesa dovesse insistere a voler andare avanti senza il contributo e la direzione di
questi ministeri fondamentali, probabilmente non arriverà mai alla maturità, e il ritorno di
Cristo continuerà ad essere una speranza differita. È per questa ragione che oggi lo Spirito
Santo sta attirando l'attenzione della Chiesa sulla necessità di apostoli e di profeti nel suo
mezzo.
Certamente, bisogna guardarsi dai "falsi apostoli" (2° Corinzi 11:13) e dai "falsi profeti" (come,
d'altronde, dai falsi pastori, Giovanni 10:1,12-13, e dai falsi evangelisti, Galati 1:7-9). "Li
riconoscerete dai loro frutti", ha detto Gesù (Matteo 7:16). Ma l'esistenza del falso non
giustifica un atteggiamento di sospetto o di rifiuto generalizzato. Ci sono in circolazione delle
banconote false, ma non per questo decidiamo di rifiutare la busta paga!
I veri ministri di Dio non cercano di "imporsi", né di costruire un loro "impero" personale, ma
hanno un cuore di servo e la sola ambizione di promuovere e di edificare il Regno di Dio. Cristo
oggi sta suscitando nella Sua chiesa apostoli e profeti (cosa che, d'altronde, ha sempre fatto nel
corso della storia: Giovanni Wesley, per esempio, era indubbiamente un apostolo, e George Fox
un profeta). Ma sta anche stimolando la chiesa a riconoscerli come tali, a chiamarli con il
giusto nome e a dare loro tutto lo spazio e tutto il riconoscimento di cui hanno bisogno per
svolgere efficacemente il loro servizio.
Guardiamoci dai falsi profeti e dalle false profezie
Come comprendere dunque se ci si trova di fronte ad un errore di inesperienza o di
imprecisione di un vero profeta o se ci si trova di fronte ad un falso profeta ?
Cercheremo con un attento studio di fare delle importanti considerazioni alla luce della parola
di Dio
Esame attento e accurato n° 1 Un falso profeta può profetizzare qualcosa che si avvera ed
essere accompagnato da segni, miracoli e prodigi. Infatti leggiamo: Deuteronomio 13:1-5
Quando sorgerà in mezzo a te un profeta o un sognatore che ti annunzia un segno o un
prodigio, e il segno o il prodigio di cui ti avrà parlato si compie, ed egli ti dice: «Andiamo dietro
a dèi stranieri, che tu non hai mai conosciuto, e serviamoli», tu non darai retta alle parole di
quel profeta o di quel sognatore, perché il Signore, il vostro Dio, vi mette alla prova per sapere
se amate il Signore, il vostro Dio, con tutto il vostro cuore e con tutta l'anima vostra. Seguirete
il Signore, il vostro Dio, lo temerete, osserverete i suoi comandamenti, ubbidirete alla sua
voce, lo servirete e vi terrete stretti a lui. Quel profeta o quel sognatore sarà messo a morte,
perché avrà predicato l'apostasia dal Signore Dio vostro che vi ha fatti uscire dal paese
d'Egitto e vi ha liberati dalla casa di schiavitù, per spingerti fuori dalla via per la quale il
Signore, il tuo Dio, ti ha ordinato di camminare. Così toglierai il male di mezzo a te.
Marco 13:21-23 Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo eccolo qui, eccolo là", non lo credete;
perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti e faranno segni e prodigi per sedurre, se fosse
possibile, anche gli eletti. Ma voi, state attenti; io vi ho predetto ogni cosa.
Matteo 24:23-27 Allora, se qualcuno vi dice: "Il Cristo è qui", oppure: "È là", non lo credete;
perché sorgeranno falsi cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da sedurre, se
fosse possibile, anche gli eletti. Ecco, ve l'ho predetto. Se dunque vi dicono: "Eccolo, è nel
deserto", non v'andate; "eccolo, è nelle stanze interne", non lo credete; infatti, come il lampo
esce da levante e si vede fino a ponente, così sarà la venuta del Figlio dell'uomo.
Quindi la Bibbia ci insegna che se si avverano delle profezie non è detto che la persona che ha
profetizzato sia realmente un profeta e non è detto che il messaggio venga veramente da Dio.
Bisogna fare molta attenzione ai falsi profeti perché sono strumenti del diavolo per
allontanare le persone da Dio..
Esame attento e accurato n° 2 – Un falso profeta può profetizzare da parte di Dio
Sembra irreale ma può accadere. Balaam era un indovino, un mago che malediceva le persone
a pagamento, ma leggiamo che profetizzo da parte di Dio:
Numeri 23:4-5 Dio venne incontro a Balaam, e Balaam gli disse: «Io ho preparato i sette altari
e ho offerto un toro e un montone su ciascun altare». Allora il SIGNORE mise delle parole in
bocca a Balaam e gli disse: «Torna da Balac e parla così».
Questo significa che Dio usa chi vuole, come vuole, quando vuole e l’essere usati da Dio non è
una garanzia di essere nella perfetta volontà di Dio. Infatti non tutti quelli che profetizzano
nel nome del Signore saranno salvati:
Matteo 7:21-23 «Non chiunque mi dice: Signore, Signore! entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa
la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: "Signore, Signore, non
abbiamo noi profetizzato in nome tuo e in nome tuo cacciato demoni e fatto in nome tuo molte
opere potenti?" Allora dichiarerò loro: "Io non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me,
malfattori!"
Questo verso ci aiuta anche a considerare che la cosa più importante nella vita di un profeta
non è il suo ministero ma il suo rapporto personale con Dio. Noi dobbiamo conoscere Dio e Dio
deve conoscere noi.
Esame attento e accurato n° 3 – Un vero profeta può fare una falsa profezia :Ebbene anche
questo può succedere :
1Re 13:18 L'altro gli disse: «Anch'io sono profeta come te; e un angelo mi ha parlato per ordine
del SIGNORE, dicendo: "Riportalo con te in casa tua, perché mangi del pane e beva
dell'acqua"». Egli mentiva.
In questo caso il giovane profeta pagò con la propria vita la sua inesperienza. Il problema fu
che il giovane profeta decise di credere ad un profeta più anziano di lui piuttosto che a ciò che
Dio gli aveva detto. E’ da notare che in questo verso il profeta anziano mente comunicando nel
nome del Signore qualcosa che Dio non ha mai detto; in maniera quasi assurda, nei versi
successivi profetizza da parte di Dio:
1Re 13:20-22 Mentre sedevano a tavola, la parola del SIGNORE fu rivolta al profeta che aveva
fatto tornare indietro l'altro; ed egli gridò all'uomo di Dio che era venuto da Giuda: «Così parla
il SIGNORE: "Poiché tu ti sei ribellato all'ordine del SIGNORE, e non hai osservato il
comandamento che il SIGNORE, tuo Dio, t'aveva dato, e sei tornato indietro, e hai mangiato
del pane e bevuto dell'acqua nel luogo del quale egli t'aveva detto: Non vi mangiare del pane e
non vi bere dell'acqua, il tuo cadavere non entrerà nella tomba dei tuoi padri"».
Dobbiamo quindi giudicare le profezie, da chiunque esse vengano e non accettare nulla per oro
colato: 1Corinzi 14:29 Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
Esame attento e accurato n° 4 – Il vero profeta può dare una vera profezia in maniera inesatta
In questo caso il messaggio principale della profezia e la sua efficacia non sono compromessi.
Leggiamo alcuni esempi:
1 Re 14:6-12 Quando Ajia udì il rumore dei passi di lei che entrava per la porta, disse: «Entra
pure, moglie di Geroboamo; perché fingi d'essere un'altra? Io sono incaricato di dirti delle cose
dure. Va' e di' a Geroboamo: Così parla il SIGNORE, Dio d'Israele: Io ti ho innalzato in mezzo
al popolo, ti ho fatto principe del mio popolo Israele. Ho strappato il regno dalle mani della
casa di Davide e l'ho dato a te. Ma tu non sei stato come il mio servo Davide il quale osservò i
miei comandamenti e mi seguì con tutto il suo cuore, facendo soltanto ciò che è giusto ai miei
occhi. Tu hai fatto peggio di tutti quelli che ti hanno preceduto, e sei andato a farti degli altri
dèi e delle immagini fuse per provocarmi a ira e hai gettato me dietro alle tue spalle. Per
questo io faccio piombare la sventura sulla casa di Geroboamo, e sterminerò la casa di
Geroboamo fino all'ultimo uomo, tanto chi è schiavo come chi è libero in Israele, e spazzerò la
casa di Geroboamo, come si spazza lo sterco finché sia tutto sparito. Quelli di Geroboamo che
moriranno in città, saranno divorati dai cani; e quelli che moriranno nei campi, saranno
divorati dagli uccelli del cielo; poiché il SIGNORE ha parlato. Quanto a te, alzati, va' a casa
tua; non appena avrai messo piede in città, il bambino morrà.
Il verso 12 dice “non appena avrai messo piede in città, il bambino morrà” ma ciò avvenne non
appena la donna mise piede in casa sua. Anche se ci fu un piccolo errore di inesattezza (fatto
da un profeta con molta esperienza) il contenuto del messaggio e la sua efficacia non ne furono
intaccati.
Nel nuovo testamento leggiamo:
Atti 21:11 Venuto da noi, egli prese la cintura di Paolo, si legò mani e piedi, e disse: «Questo
dice lo Spirito Santo: Così legheranno i Giudei a Gerusalemme l'uomo a cui appartiene questa
cintura e lo consegneranno nelle mani dei gentili».
Atti 21:33 Allora il tribuno si avvicinò, prese Paolo, e ordinò che fosse legato con due catene;
poi domandò chi fosse e che cosa avesse fatto. Agabo profetizzo che Paolo sarebbe stato legato
dai giudei ed invece fu legato dai romani. Il centro del messaggio era sicuramente il fatto che
Paolo sarebbe stato legato cioè sarebbe stato fatto prigioniero. Non credo assolutamente che
Paolo pensò che Agabo fosse un falso profeta.
Esame attento e accurato n° 5 – Il vero profeta può profetizzare accompagnato da segni
miracoli e prodigi ancora oggi. Il ministero profetico è di importanza fondamentale per la
giusta crescita della chiesa
Efesini 4:11-16 È lui che ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come
evangelisti, altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi in vista dell'opera del
ministero e dell'edificazione del corpo di Cristo, fino a che tutti giungiamo all'unità della fede e
della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all'altezza della statura
perfetta di Cristo; affinché non siamo più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni
vento di dottrina per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti seduttrici dell'errore;
ma, seguendo la verità nell'amore, cresciamo in ogni cosa verso colui che è il capo, cioè Cristo.
Da lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito da tutte le giunture,
trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di ogni singola parte, per edificare sé stesso
nell'amore.
La chiesa ancora oggi non è arrivata all’unità della fede né alla statura perfetta di Cristo.
Ancora oggi più che mai abbiamo bisogno di apostoli, profeti, evangelisti, pastori e dottori.
Tutti e cinque questi ministeri ci sono stati dati per il perfezionamento dei santi, in vista
dell’opera del ministero e per l’edificazione del corpo di Cristo. Se rifiutiamo qualcuno di questi
ministeri non ci perfezioneremo mai, non raggiungeremo mai la statura di Cristo. Il solo
ministero pastorale non è di per se sufficiente al perfezionamento dei santi ma abbiamo
bisogno di tornare a credere nel principio biblico di corpo di Cristo. Paolo scriveva:
1Corinzi 12:27-31 Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua. E
Dio ha posto nella chiesa in primo luogo degli apostoli, in secondo luogo dei profeti, in terzo
luogo dei dottori, poi miracoli, poi doni di guarigioni, assistenze, doni di governo, diversità di
lingue. Sono forse tutti apostoli? Sono forse tutti profeti? Sono forse tutti dottori? Fanno tutti
dei miracoli? Tutti hanno forse i doni di guarigioni? Parlano tutti in altre lingue? Interpretano
tutti? Voi, però, desiderate ardentemente i carismi maggiori!
In definitiva non possiamo isolarci credendo di potere fare tutto da soli, abbiamo bisogno gli
uni degli altri ed in particolare abbiamo bisogno dei ministeri e dei doni dello Spirito che Dio
ha dato agli altri per il semplice motivo che essi sono diversi dai nostri.
Quindi ricapitolando la Bibbia ci testimonia che possiamo avere i seguenti casi:
1) Un falso profeta che fa una falsa profezia
2) Un falso profeta che fa una vera profezia
3) Un vero profeta che fa una falsa profezia
4) Un vero profeta che fa una vera profezia inesatta
5) Un vero profeta che fa una vera profezia
Analisi : - Come fare dunque a comprendere se una persona è un falso profeta oppure no ?
Innanzitutto dobbiamo comprendere che Dio ci chiama a giudicare le profezie (diakrinô=
determinare, dare un giudizio, discriminare) ma non ci chiama mai a giudicare i profeti. Dai
falsi profeti bisogna “guardarsi” (prosechô= essere attenti, prestare attenzione) ed inoltre la
Bibbia ci esorta a “provare” (dokimazô= esaminare, verificare, scrutare, riconoscere come
genuino dopo un esame, approvare) gli spiriti per sapere se vengono da Dio:
Matteo 7:15-20 «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma
dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o
fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un
albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che
non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti.
1Giovanni 4:1 Carissimi, non crediate a ogni spirito, ma provate gli spiriti per sapere se sono
da Dio; perché molti falsi profeti sono sorti nel mondo.
Per giudicare le profezie, il Signore ha provveduto il dono del discernimento degli spiriti che
ha appunto il compito di discernere sulle manifestazioni spirituali individuandone la fonte:
umana, divina o diabolica. Se questo dono non è presente nella comunità bisogna richiederlo
con urgenza.
La profezia deve inoltre essere sempre conforme alla parola di Dio anche se quest’ultima
condizione è necessaria ma non sufficiente a discernere una profezia infatti può
tranquillamente accadere che una profezia sia completamente conforme alla parola di Dio
senza tuttavia provenire da Dio.
I falsi profeti invece sono contraddistinti da una caratteristica determinante: sono vestiti da
pecore ma dentro sono lupi rapaci:
Matteo 7:15-20 «Guardatevi dai falsi profeti i quali vengono verso di voi in vesti da pecore, ma
dentro sono lupi rapaci. Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o
fichi dai rovi? Così, ogni albero buono fa frutti buoni, ma l'albero cattivo fa frutti cattivi. Un
albero buono non può fare frutti cattivi, né un albero cattivo far frutti buoni. Ogni albero che
non fa buon frutto è tagliato e gettato nel fuoco. Li riconoscerete dunque dai loro frutti.
Questo significa che anche se un falso profeta manifesterà una apparente umiltà e santità, in
realtà, egli avrà una vita piena delle opere della carne.
Un vero profeta, come d’altronde ogni vero ministro di Dio, dovrà necessariamente
manifestare e vivre una vita ripiena dei frutti dello Spirito Santo:
Galati 5:19-21 Ora le opere della carne sono manifeste, e sono: fornicazione, impurità,
dissolutezza, idolatria, stregoneria, inimicizie, discordia, gelosia, ire, contese, divisioni, sètte,
invidie, ubriachezze, orge e altre simili cose; circa le quali, come vi ho già detto, vi preavviso:
chi fa tali cose non erediterà il regno di Dio
Galati 5:22-25 Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mansuetudine, autocontrollo; contro queste cose non c'è legge. Quelli che sono di
Cristo hanno crocifisso la carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se viviamo dello Spirito,
camminiamo anche guidati dallo Spirito.
Oltre a questo, ogni spirito che non viene da Dio tende a non riconoscere Gesù:
1Giovanni 4:2-3 Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce
pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio; e ogni spirito che non riconosce
pubblicamente Gesù, non è da Dio, ma è lo spirito dell'anticristo. Voi avete sentito che deve
venire; e ora è già nel mondo.
Il termine tradotto con “non riconosce pubblicamente” è homologeô che significa non solo
riconoscere ma anche “lodare” e “celebrare”.
Questo significa che un falso profeta tenderà non solo a non riconoscere pubblicamente Gesù
Cristo e la sua opera su questa terra ma non lo loderà e non lo celebrerà col tutto il cuore. In
definitiva darà gloria a se stesso e non a Dio.
Quindi se nella vita di una persona non vediamo una testimonianza conforme alla parola di
Dio anzi addirittura vediamo una testimonianza che manifesta le opere della carne ed una
tendenza a dare gloria a se stesso invece che a Dio allora dobbiamo avere seri dubbi sulla sua
chiamata ministeriale. Dobbiamo inoltre giudicare i frutti del suo ministero. Se in seguito alle
profezie, alle predicazione profetiche e/o alla ministrazione ci accorgiamo che ciò ha portato un
frutto gradito a Dio allora possiamo essere certi di essere di fronte ad un vero profeta mentre
se accade l’esatto contrario stiamo con molta probabilità avendo a che fare con un falso profeta
I falsi profeti sono anche quelli che parlano in nome di altri dei o di altri spiriti ed anche quelli
che hanno la presunzione di dire in nome del Signore qualcosa che Egli non ha mai detto :
Deuteronomio 18:20-22 Ma il profeta che avrà la presunzione di dire in mio nome qualcosa che
io non gli ho comandato di dire o che parlerà in nome di altri dèi, quel profeta sarà messo a
morte». Se tu dici in cuor tuo: «Come riconosceremo la parola che il SIGNORE non ha detta?»
Quando il profeta parlerà in nome del SIGNORE e la cosa non succede e non si avvera, quella
sarà una parola che il SIGNORE non ha detta; il profeta l'ha detta per presunzione; tu non lo
temere.
Molti prendono spunto da quest’ultimo passo (Dt 18:20-22) per dire che quando una profezia
non si avvera ci troviamo di fronte ad un falso profeta ma non è sempre così. Dobbiamo
considerare che nella Bibbia ci sono profezie da parte di Dio che poi Dio ha perdonato e non si
sono avverate. Ad esempio Giona profetizzo la distruzione della città che poi non avvenne :
Giona 3:4 Giona cominciò a inoltrarsi nella città per una giornata di cammino e proclamava:
«Ancora quaranta giorni, e Ninive sarà distrutta!»
Ezechia doveva morire ma non morì :
2Re 20:1 In quel tempo Ezechia si ammalò di una malattia che doveva condurlo alla morte. Il
profeta Isaia, figlio di Amots, andò da lui, e gli disse: «Così parla il SIGNORE: Dà i tuoi ordini
alla tua casa; perché tu morirai; non guarirai».
Infatti grazie alla sua preghiera le cose cambiarono:
2Re 20:2-5 Allora Ezechia voltò la faccia verso il muro e pregò il Signore, dicendo: «Signore
ricordati, ti prego, che ho camminato davanti a te con fedeltà e con cuore integro, e che ho fatto
ciò che è bene ai tuoi occhi». Ezechia scoppiò in un gran pianto. Isaia non era ancora giunto al
centro della città, quando la parola del Signore gli fu rivolta in questi termini: «Torna indietro,
e di' a Ezechia, principe del mio popolo: "Così parla il Signore, Dio di Davide tuo padre: Ho
udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io ti guarisco; fra tre giorni salirai alla
casa del SIGNORE.
Questo significa che spesso dietro alle profezie non adempiute possono esserci altre
spiegazioni a noi nascoste. E’ importante notare come il verso 18 parla di “presunzione di
parlare” quindi ci troviamo comunque di fronte alla manifestazione delle opere della carne che
come già detto sono un metro di misura molto efficace. Molti infatti profetizzavano per proprio
tornaconto personale o per interesse o addirittura rubavano le parole gli uni agli altri :
Geremia 23:30 Perciò, ecco», dice il SIGNORE, «io vengo contro i profeti che rubano gli uni agli
altri le mie parole.
Oltre a questo dobbiamo anche constatare che molti ritengono che un vero profeta non sbagli
mai una profezia. C’è infatti nella nostra nazione questa strana concezione del ministero
profetico: è l’unico ministero che non sbaglia mai.
In Italia è permesso sbagliare a tutti i ministeri; abbiamo pastori che possono sbagliare la loro
pastura, dottori che possono sbagliare i loro insegnamenti, evangelisti che possono sbagliare
nelle predicazioni, perfino gli apostoli possono sbagliare ma i profeti no! Questa è ovviamente
una falsa concezione perché come tutti i ministeri anche il profeta può sbagliare soprattutto
quando è all’inizio del ministero ed è ancora inesperto. Per questo motivo la bibbia ci insegna a
giudicare sempre le profezie da chiunque esse vengano:
1Corinzi 14:29 Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino;
1Corinzi 2:14-15 Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono
pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente. L'uomo
spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato da nessuno
Se quindi ci troviamo di fronte ad una profezia non adempiuta dobbiamo agire con molta
cautela e saggezza perché potremmo trovarci di fronte ad un falso profeta oppure di fronte ad
un errore di imprecisione; potrebbe essere che Dio, a causa di una preghiera, ha cambiato la
sua volontà oppure potrebbe essere un errore di inesperienza. E’ perciò importante pregare e
digiunare molto affinché sia sempre ma soprattutto in questi casi lo Spirito Santo a guidare i
nostri passi e le nostre decisioni.
L’approvazione
Chi vive nel ministero profetico è necessariamente soggetto a più giudizi e critiche di
qualunque altro ministero ma dobbiamo ricordarci sempre ciò che disse il Signore:
Luca 6:26 Guai a voi quando tutti gli uomini diranno bene di voi, perché i padri loro facevano
lo stesso con i falsi profeti.
Se ci sono troppi applausi, troppi complimenti, se tutte le persone dicono bene di noi allora
dobbiamo seriamente preoccuparci perché potremo essere proprio dei falsi profeti.
Dio è grande e misericordioso nel concederci ancora oggi di avere in mezzo a noi persone
profetiche che hanno il coraggio e la fede di rispondere alla chiamata di Dio, servitori che sono
di grande edificazione e benedizione per la chiesa e sono inoltre strategici nell’opera del
Signore. Dobbiamo perciò essere pronti e preparati ad accoglierli nelle nostre chiese aprendo
le porte a quelli che vengono da altre comunità (anche se non sono della nostra stessa
denominazione) preparandoci a discepolato correttamente e nella maniera giusta coloro che
Dio sta suscitando in mezzo alle nostre assemblee
Conclusioni finali
È importante, infatti, dare loro questo riconoscimento. Gesù disse: "Chi riceve un profeta come
profeta (e non come pastore, né tanto meno come un agitatore che disturba la pace e la
tranquillità!) riceverà premio di profeta" (Matteo 10:41) Dio ci chiede di dare ascolto a quello
che lo Spirito Santo sta dicendo alle chiese, e di riconoscere ed accogliere gli uomini unti dallo
Spirito per queste funzioni, perché sono indispensabili alla crescita, alla maturazione e
all'unità della chiesa del Signore.
Analizziamo il ministero di pastore o vescovo o anziano
PASTORE = E' il ministero locale di coloro che sono stati qualificati da Dio per avere cura
spirituale della l'Assemblea locale. I diversi nomi usati come sinonimi delle Scrittura per
delineare il ministero pastorale ci danno una visione esatta delle sue mansioni:
a."Anziano (presbuteroi) = Maturità b. Vescovo (episcopo)= Autorità c. Pastore (Cura)
PASTORI TRATTI DALLA PAROLA DI’ DIO
In riferimento al titolo dello studio, è difficile dover dare consigli agli uomini, in genere ogni
persona crede in sé stessa e pensa di poter fare a meno dei suggerimenti da qualunque parte
essi vengano. Molto più difficile è dare consigli ad un ministro dell'Evangelo, ma Dio può dare
consigli per la Sua Parola ed ogni ministro dovrebbe riceverli in umiltà e nessuno dovrebbe
rigettare l'insegnamento.
Essa rimane sempre; Una Chiamata da parte del Signore,per i generati dallo Spirito
Santo;Efesini 4:11
Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli altri, come evangelisti; gli
altri, come pastori e dottori, 12per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero, per
la edificazione del corpo di Cristo, 1Cor.12:28
E Dio ha costituito nella Chiesa primieramente degli apostoli; in secondo luogo dei profeti; in
terzo luogo dei dottori; poi, i miracoli; poi i doni di guarigione, le assistenze, i doni di governo,
la diversità delle lingue.
I ministri o anziani o vescovi hanno ricevuto da Dio la missione di chiamare i peccatori a
ravvedimento (Atti 20:21), di predicare il Vangelo (Marco 16:15), di far conoscere la salvezza (1
Corinzi 15:1)., di predicare il perdono dei peccati (2 Corinzi 5:19).
Il ministero si esplica non soltanto annunziando tutta la Parola di Dio, ma nel presentare
propria vita cristiana ad esempio, come testimonianza fedele alla pratica di vita, per poter
curare il gregge del Signore del quale lo Spirito Santo ci ha costituiti guardiani (Atti 20:28).
ISTRUZIONI PER GLI ANZIANI O VESCOVI
1. Prendere guardia a noi stessi. (1 Timoteo 6:21,22) « O Timoteo, custodisci il mo deposito,
evita le profane vacuità, discorsi inutili o profani e le dispute di una falsa scienza, della quale
alcuni menavano vanto ed hanno così deviato dalla fede».
2. Prendere guardia al gregge. (Giovanni 10:11) Il Buon Pastore mette la sua vita per le
pecore. (Matteo 25:32) «Come il buon Pastore separa le pecore dai capretti», bisogna fare
attenzione ai capretti, ai lupi (Atti 20:29), i quali non risparmierebbero il gregge.
3. Vigilare Iddio esige vigilanza specialmente dai ministri.
La migliore vigilanza del ministro per il gregge è la preghiera, intercessione continua;
ricordiamoci di Mosè, quante volte è intervenuto presso Iddio per il popolo disubbidiente e
Iddio ha risposto alle sue intercessioni (Atti 20:31). «Perciò vegliate, ricordatevi che per lo
spazio di tre anni, giorno e notte non sono restato di ammonire ciascuno con lacrime». (2
Timoteo 4:5).
4. Autorità divina.
È necessario distinguere l'autorità che viene da Dio e quella che viene dalla natura umana. La
divina autorità è atta ad insegnare, arguire, riprendere ecc. La natura umana, ci può
trasportare ad uscire dal consiglio di Dio e di conseguenza a signoreggiare usando e abusando
della posizione di distinzione fra i ministri e i fedeli. Paolo fa richiamo all'autorità divina
scrivendo a Tito e a Timoteo, (Tito 2:15; i Timoteo 5:20).
5. Cibare il gregge.
L'anziano deve sentire il dovere di provvedere ad amministrare il cibo spirituale al gregge,
pregando il Signore per poter ricevere prima lui quello che deve dare agli altri. Quello che
riceviamo possiamo dare, per ministrare quello che non può essere nostro ma di Dio(1 Pietro
5:2) «Che voi pasciate la greggia di Dio che è fra voi, avendone la cura non sforzatamente, ma
volontariamente». Il popolo dovrebbe ricevere come pane di Dio e non di un uomo ogni
predicazione, per non dover ottenere come risultato quanto capitò nella chiesa di
Corinto,(1Corinzi 13
6.Valore del gregge. Ricordiamoci ogni volta che saliamo sul pulpito.
Coloro che sono davanti a noi sono il popolo di Dio riscattato dal prezioso sangue di Cristo
versato sulla croce. (Efesi 5:25): «Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei ed
avendola purgata col lavacro dell'acqua l'ha santificata per la Parola». (1 Timoteo 3:15): «E
seppure tardo, che tu sappia come si conviene conversare nella casa di Dio, che è la Chiesa
dell'Iddio vivente, colonna e sostegno della verità».
7. Qualità e doveri del ministro (1 Timoteo 3:1-3).
In questi versetti sono racchiuse e distinte qualità e doveri essenziali per poter assolvere l'alto
ufficio a cui il ministro è chiamato:
a) Servire senza biasimo. Non acclamato da tutti ma, riguardato con rispetto dal popolo di Dio,
quale esempio per i credenti e di buona testimonianza alle genti (Filippesi 2:15).
b) Attivo nel bene. Facendo bene a quei di dentro e a quei di fuori. Ai credenti anche quando
non si viene compresi e apprezzati. quando si taglia dirittamente la Parola di Dio, l'amore
modo che essi si ricredano. A quei di fuori, affinché con le nostre buone azioni possiamo far
tacere i diffamatori delle verità evangeliche (1 Pietro 2:15-20).
8. Il ministro e la sua vita privata.
a)Responsabilità per scegliersi la moglie per la sua vita.(una moglie)
Dichiarazione divina:«non é bene che l'uomo sia solo, Io gli farò un aiuto convenevole» (Genesi
2:18).
b) Guidato dal Signore (Proverbi 18:22): «chi ha trovato moglie. . » (2 Corinzi 6:14): «Non vi
accoppiate con gli infedeli.)..
c)I vantaggi dell'essere sposato. Poter insieme pregare per i problemi degli altri.
immedesimandosi nel dolore e nella sofferenza degli altri. Consigliandosi insieme per
prodigarsi al bene e alla prosperità spirituale dei credenti. (Ecclesiaste 4:9.10).
9 La moglie del ministro.
a)Non è invadente nel lavoro spirituale del marito.
(1 Corinzi 11:3): «Voglio che sappiate che il capo...
b)La responsabilità che assume. Essere di aiuto al marito. Fallimento della moglie di Giobbe
(2:9); fallimento di Eva e purtroppo anche di Adamo (Genesi 2:12): fallimento della moglie di
Lot (Luca 17:32). intuizione. sensibilità della moglie di Manoa, padre di Sansone (Giudici
13:22.23).
10 I doveri del ministero.
1 Accompagnarlo nelle visite.
2 Visitare da sola in certi casi particolari.
3 Moglie e madre cristiana, che prende cura non soltanto del marito ma anche dei
figliuoli, insegnandoli nelle vie della fede (2 Timoteo 1:5).
Il) La cura dell’anima
1.L'impurità .
Il pensiero e l'attenzione del ministro debbono essere rivolti sempre verso il cielo per ricevere
purezza. estraniandosi dai richiami in contrasto con la purezza. che sono della natura
umana:elevandosi così al disopra della carnalità verso le più alte sfere del cielo. Quando la
continenza sta per venire meno. meglio sposarsi che ardere". (2 Timoteo 2:22: Colossesi 3:2).
2. temperanza e controllo
a)Le bevande alcoliche. La sobrietà e la continenza dovrebbero essere la virtù dei santi e in
speciale modo dei ministri (Proverbi 20:1). Arroganza vi è nel vino, insolenza nel liquore, chi
ne va brillo non mostra saggezza.
b) I cibi (Proverbi 23:2>.
«Mettiti un coltello in gola se sei ingordo». Parchi nel mangiare, possibilmente senza mai
rifiutare ciò che viene offerto in casa altrui.
c) Il parlare (Giacomo 1:19).
Pronti nell'ascoltare, tardi al parlare. Purtroppo ognuno di noi è sollecito ad aprire la bocca
anche quando il silenzio sarebbe più opportuno.
CONTATTI CON I CREDENTI
1 Visitare orfani e vedove.
2 Visitare le famiglie per confortare ed edificare.
3 Visitare i nuovi membri di chiesa o i neofiti per rallegrarli con l'insegnamento.
4 Visitare gli ammalati: per consolare, per pregare, per preparare le anime all'incontro con
Dio.
5 Visitare coloro che si stanno sviando dalla verità e trascurano le adunanze, per guadagnarli
a Dio.
COMPORTAMENTO DEL PASTORE NELLE VISITE
1 Limite nelle visite.
2 Non abusare della generosità dell'ospitante.
3
4
5
6
Non degenerare nei contatti sociali.
Non eccedere nell'intimità con i membri di chiesa.
Non essere troppo espansivo con il sesso opposto.
Attenzione a non generare chiacchiere, critiche, calunnie fra i credenti.
Analizziamo il ministero di dottore o insegnante
Il dottore è colui che insegna la Parola di Dio; egli è in grado di spiegarla accuratamente
perché il Signore gli ha comunicato il dono d’insegnamento.
Paolo, oltre che apostolo, era pure dottore; questo lo ha detto lui stesso a Timoteo, quando gli
scrisse: "In vista del quale (del Vangelo) io sono stato costituito banditore e apostolo e dottore"
(2 Tim. 1:11). Leggendo le epistole di Paolo, ci si rende conto di quello che lui insegnava da per
tutto, in ogni chiesa; chi è dottore deve insegnare pure lui le cose che insegnava Paolo. Paolo,
dottore dei Gentili, scrisse ai santi di Colossesi: "Ammaestrando ciascun uomo in ogni
sapienza, affinché presentiamo ogni uomo perfetto in Cristo" (Col. 1:28), e noi da queste parole
deduciamo che il dottore ammaestra i santi, secondo la sapienza che gli è stata data, al fine di
presentarli perfetti in Cristo. Non è forse vero che pure il ministero di dottore è dato da Cristo,
per il perfezionamento dei santi?
Paolo dimorò in Corinto "un anno e sei mesi, insegnando fra loro la parola di Dio" (Atti 18:11);
ad Efeso, per lo spazio di tre anni, lo stesso apostolo non cessò d’ammonire ciascuno dei santi
con lacrime, e quando egli parlò agli anziani della chiesa di Efeso, disse loro: "Voi
sapete...come io non mi son tratto indietro dall’annunziarvi tutto il consiglio di Dio" (Atti
20:18,20).
Questo è quello che fa un dottore, dove Dio gli apre una porta per la
Parola; si trattiene in quel luogo per insegnare ai fedeli tutto il
consiglio di Dio.
L’insegnamento che un dottore rivolge ai santi è elementare, quando è rivolto ai bambini in
Cristo appena nati, e perfetto, quando è rivolto a credenti maturi; in ambedue i casi,
comunque, l’insegnamento è sano ed utile. Oltre a Paolo, vi furono altri, ai suoi giorni, che
furono costituiti da Dio dottori, e di alcuni di loro sono menzionati i nomi, infatti Luca scrisse:
"Or nella chiesa d’Antiochia v’erano dei profeti e dei dottori: Barnaba, Simeone chiamato
Niger, Lucio di Cirene, Manaen, fratello di latte di Erode il tetrarca, e Saulo (Atti 13:1). Oggi,
il termine dottore è usato impropriamente molte volte nei confronti di alcuni che non hanno
affatto questo ministero.
La Scrittura, per dottore non intende un uomo che ha studiato delle
lingue straniere in qualche scuola, o un uomo che insegna il greco,
l’ebraico e l’aramaico; certo, forse per quelli di fuori un tale uomo è
un dottore, ma per quelli di dentro il dottore è colui che insegna la
parola di Dio.
Paolo era ebreo e conosceva bene il greco, e quando si trovò in Grecia non si mise ad insegnare
l’ebraico, la sua lingua natia, ai credenti greci, ma la parola di Dio.
Perché dico questo? Perché oggi alcuni credenti pensano che il dottore è chi conosce bene la
lingua greca e quella ebraica, e le insegna; io non dico che la conoscenza del greco antico e
dell’ebraico sia inutile oggi, ma dico pure che conoscere la lingua greca e la lingua ebraica non
significa essere un dottore della parola. I traduttori delle Sacre Scritture, per esempio, hanno
dovuto per forza di cose studiare bene il greco antico e l’ebraico, perché essi hanno dovuto
tradurre in italiano dei manoscritti scritti in ebraico ed in greco (noi rendiamo grazie a Dio per
ciò che essi hanno fatto per permetterci di leggere la parola di Dio nella nostra lingua), ma sia
ben chiaro che se un traduttore degli Scritti sacri, conosce il greco e l’ebraico, ma non è in
grado di spiegare ai credenti le varie dottrine della Parola di Dio, egli non è un dottore. Anche
il fatto che un credente abbia conseguito una laurea o più lauree (non importa se la laurea in
economia e commercio, o in giurisprudenza, o in lettere, o in medicina) e che in virtù dei suoi
studi sia capace di tenere un discorso attorno a Dio, non significa che egli è un dottore delle
sacre scritture. Egli può essere capace di parlare con eccellenza di parola, ma se non è atto ad
insegnare la parola di Dio, non è un dottore; egli ha il titolo di dottore che conferisce
l’università, ma non ha il ministero di dottore che conferisce il Signore.
Ora voglio parlarvi dei falsi dottori che esistono in seno al popolo di Dio e lo faccio,
ricordandovi ciò che l’apostolo Pietro ha scritto nella sua seconda epistola a proposito di
costoro. Pietro dice: "Ma sorsero anche falsi profeti fra il popolo, come ci saranno anche fra voi
falsi dottori che introdurranno di soppiatto eresie di perdizione, e, rinnegando il Signore che li
ha riscattati, si trarranno addosso subita rovina. Audaci, arroganti, non hanno orrore di dire
male delle dignità; mentre gli angeli, benché maggiori di loro per forza e potenza, non portano
contro ad esse, dinanzi al Signore, alcun giudizio maldicente. Ma costoro, come bruti senza
ragione, nati alla vita animale per essere presi e distrutti, dicendo male di quel che ignorano,
periranno per la loro propria corruzione, ricevendo il salario della loro iniquità. Essi trovano il
loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno; sono macchie e vergogne, godendo dei loro
inganni mentre partecipano ai vostri conviti; hanno occhi pieni d’adulterio e che non possono
smetter di peccare; adescano le anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia; sono
figliuoli di maledizione. Lasciata la diritta strada, si sono smarriti, seguendo la via di Balaam,
figliuolo di Beor, che amò il salario d’iniquità, ma fu ripreso per la sua prevaricazione;
un’asina muta, parlando con voce umana, represse la follia del profeta. Costoro sono fonti
senz’acqua, e nuvole sospinte dal turbine; a loro è riserbata la caligine delle tenebre. Perché,
con discorsi pomposi e vacui, adescano con le concupiscenze carnali e le lascivie quelli che si
erano già un poco allontanati da coloro che vivono nell’errore, promettendo loro la libertà,
mentre essi stessi sono schiavi della corruzione; giacché uno diventa schiavo di ciò che l’ha
vinto. Poiché, se dopo essere fuggiti dalle contaminazioni del mondo mediante la conoscenza
del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in quelle e vincere, la
loro condizione ultima diventa peggiore della prima. Perché meglio sarebbe stato per loro non
aver conosciuta la via della giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltar le spalle al santo
comandamento ch’era loro stato dato. È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio:
Il cane è tornato al suo vomito, e: La troia lavata è tornata a voltolarsi nel fango" (2 Pietro.
2:1-22).Anticamente sorsero in mezzo al popolo d’Israele anche dei falsi profeti, i quali
profetizzavano di loro senno, seguendo il loro proprio spirito; questo è quello che insegna la
Scrittura. Ora, Pietro disse che come sorsero dei falsi profeti fra il popolo, così ci sarebbero
stati in mezzo a noi dei falsi dottori; sì, proprio fra noi, perché egli dice: "Ci saranno anche fra
voi falsi dottori" (2 Pietro . 2:1), perciò ponete molta attenzione alle parole di Pietro, al fine di
poter riconoscere questi impostori quando vengono da voi.
Questi falsi dottori sono astuti come le volpi, e riescono con la loro furbizia a introdurre nella
chiesa delle strane e perverse dottrine; "Dicono menzogne... covano uova di basilisco,...chi
mangia delle loro uova muore" (Is. 59:4,5), dice il profeta Isaia, e difatti coloro che accettano le
loro eresie di perdizione si sviano dalla verità. Costoro hanno rinnegato il Signore che li ha
riscattati, ciò significa che ci fu un giorno nel quale essi avevano creduto nel Signore ma poi lo
hanno abbandonato. Questi operai fraudolenti prendono piacere nel fare discorsi su cose di cui
non si deve parlare; sono gente sensuale, e alcuni, attratti dalla loro sensualità, si mettono al
loro seguito e imitano le loro vie, e per cagione loro, la via della verità viene bestemmiata da
quelli di fuori. Ma perché gli increduli si mettono a bestemmiare la via della verità?
Perché questi seduttori che dicono con la bocca di essere nella verità, e sulla via della
giustizia, si comportano peggio degli increduli che non conoscono il Signore! I falsi dottori
amano il danaro,
I falsi dottori parlano in una maniera simile, infatti parlano di voler aiutare i poveri, di voler
diffondere la parola del Signore ed esortano le persone a dare loro del danaro per queste buone
cause, ma poi si viene a sapere che vivono in case che sono delle regge, che posseggono delle
macchine fuori serie, che vestono solo abiti firmati, che indossano orologi d’oro, e che fanno
una vita scandalosa. Costoro sono dei ladri come lo era Giuda, ma non rimarranno impuniti,
perché Dio, a suo tempo, gli renderà secondo le loro opere.
Dio non tenne per innocenti gli angeli che lasciarono la loro dignità primiera e commisero
fornicazione con le figliuole degli uomini, ma li inabissò nelle tenebre che sono nelle profondità
della terra, dove sono tutt’ora custoditi in catene, per il giudizio del gran giorno.
Dio non tenne per innocente neppure il mondo degli empi ai giorni di Noè, infatti lo punì,
facendo venire il diluvio delle acque su di esso, e sterminando sia gli uomini che le bestie che
erano sulla faccia della terra, secondo che è scritto: "E tutti gli esseri che erano sulla faccia
della terra furono sterminati; dall’uomo fino al bestiame, ai rettili e agli uccelli del cielo" (Gen.
7:23); di mezzo alle acque, Dio salvò Noè con sette altri, secondo che è scritto: "Non scampò che
Noè con quelli ch’erano con lui nell’arca" (Gen. 7:23), ed anche: "Poche anime, cioè otto, furono
salvate tra mezzo all’acqua" (1 Pietro . 3:20).
Dio non tenne per innocenti neppure Sodoma e Gomorra e le città circonvicine, le quali
vivevano nell’orgoglio, nell’abbondanza del pane e nell’ozio indolente; ma non sostenevano la
mano dell’afflitto e del povero. Esse si erano abbandonate alla fornicazione ed erano andate
dietro a vizi contro natura, e Dio fece piovere su di esse fuoco e zolfo, riducendole in cenere,
affinché servissero d’esempio a quelli che in avvenire vivrebbero empiamente, ma anche in
questo caso, Dio manifestò la sua giustizia, non facendo perire nel castigo di quelle città il
giusto Lot che abitava in mezzo a quella gente perversa e si tormentava del continuo la sua
anima giusta a motivo delle loro opere malvagie.
Queste storie ci insegnano che Dio ama la giustizia e sa come trarre i pii dalla tentazione, ma
anche che Egli fa ricadere sul capo degli empi tutta la loro malvagità. Sappiate che Dio
giudicherà gli ingiusti, quelli che camminano secondo i desideri della carne, e quelli che
sprezzano le autorità; e i falsi dottori sono tra questi, perché sono ripieni d’ogni ingiustizia,
camminano secondo le concupiscenze carnali, e sprezzano le autorità.
Questi impostori sprezzano ed oltraggiano le autorità che sono ordinate da Dio, quali sovrani,
governatori, ministri di governo, magistrati e giudici dei tribunali; essi non onorano chi noi
dobbiamo onorare. È scritto nella legge: "Non maledirai il principe del tuo popolo" (Es. 22:28),
e Salomone dice: "Non maledire il re, neppure col pensiero" (Ecc. 10:20), ma costoro non
prestano nessuna attenzione a questi comandamenti perché sono arroganti. Gesù Cristo ci ha
lasciato l’esempio anche in questo, ma questi falsi dottori non vogliono seguire l’esempio di
Cristo, perché sono arroganti, audaci e soprannominano il diavolo con i più svariati e ridicoli
nomi per ingiuriarlo.
Il profeta Zaccaria ha scritto: "E mi fece vedere il sommo sacerdote Giosuè, che stava in piè
davanti all’angelo dell’Eterno, e Satana che gli stava alla destra per accusarlo. E l’Angelo
’Eterno disse a satana: ‘Ti sgridi l’Eterno, o Satana! ti sgridi l’Eterno che ha scelto
Gerusalemme!..." (Zac. 3:1,2); ciò significa che pure Dio quando sgridò satana gli rivolse le
medesime parole che l’arcangelo Michele gli rivolse quando si trovò a contendere con lui,
perciò fratelli, state attenti a non farvi trascinare nell’errore da questi scellerati. Questi
uomini riprovati quanto alla fede, "dicono male di tutte le cose che non sanno; e in quelle che
sanno per natura, come le bestie senza ragione, si corrompono" (Giuda 10), infatti alcuni di
loro sono pure sodomiti. "Siccome non si sono curati di ritenere la conoscenza di Dio, Iddio li
ha abbandonati ad una mente reproba, perché facessero le cose che sono sconvenienti" (Rom.
1:28); essi, mentre sono ancora in questo mondo, già ricevono "in loro stessi la consegna
mercede del proprio traviamento" (Rom. 1:27), ma anche nel mondo avvenire non rimarranno
impuniti perché Dio farà loro trovare il salario della condotta che essi hanno tenuto sulla
terra.
Un’altra opera della carne nella quale essi prendono piacere è la gozzoviglia, infatti
banchettano senza ritegno in pieno giorno, ubriacandosi con i loro vini vecchi e le loro bevande
forti. Anche nelle agapi si abbandonano alla gozzoviglia, ed è per questo che Giuda dice che
"costoro sono delle macchie nelle vostre agapi" (Giuda 12). Ma sapete che altro fanno nelle
agapi? Godono dei loro inganni perpetrati a danno dei semplici. Costoro, come profani buffoni
da mensa, si dilettano nell’intrattenere il loro uditorio con le loro facezie scurrili; sono uomini
che hanno gli occhi pieni di adulterio che non possono smettere di peccare e questa è la
testimonianza che Dio rende di costoro: "Sono come tanti stalloni ben pasciuti ed ardenti;
ognun d’essi nitrisce dietro la moglie del prossimo" (Ger. 5:8).
Questi falsi dottori adescano quelle anime che non sono stabili nella verità; sono definiti da
Pietro, "figliuoli di maledizione" (2 Pietro. 2:14) perché essi prendono piacere nel maledire il
loro prossimo; essi, in quel giorno, saranno tra quelli a cui il Signore dirà: "Andate via da me,
maledetti, nel fuoco eterno, preparato pel diavolo e per i suoi angeli!" (Matt. 25:41).
Essi erano sulla diritta strada, ma l’hanno abbandonata e per amore di disonesto guadagno si
sono gettati nei traviamenti di Balaam; sono delle fonti senz’acqua, e nuvole senz’acqua
portate qua e là da ogni vento di dottrina che soffia. Ditemi: ‘Ma a che serve una fonte
senz’acqua a chi è assetato?’ Costoro sono vuoti della sapienza divina, ma pieni della sapienza
diabolica; sono vuoti della sana dottrina, ma pieni di favole e di false dottrine, perciò non sono
di nessuna edificazione a quei credenti che camminano secondo lo Spirito e discernono la voce
del Signore; ma nonostante ciò riescono ad avere presa sulle folle, ci sanno fare, lo dobbiamo
riconoscere, ma d’altronde anche Pietro ha detto che "con discorsi pomposi e vacui, adescano
con le concupiscenze carnali e le lascivie quelli che si erano già un poco allontanati da coloro
che vivono nell’errore" (2 Pietro. 2:18), quindi non c’è da meravigliarsi del ‘loro successo’.
. La loro condizione ultima è diventata peggiore della prima; per questo Giuda li definisce degli
"alberi d’autunno senza frutti, due volte morti, sradicati" (Giuda 12). Fratelli, guardatevi dai
falsi dottori.
Conclusione
Dopo avere detto ciò; prima di terminare, voglio dirvi che Cristo ha fatto agli uomini questi
doni di ministero, per il perfezionamento dei santi, e affinché la chiesa di Dio sia edificata e
non ci sia nessuna divisione in essa. Dio, per mezzo dei suoi ministri, vuole farci arrivare ad
una unione perfetta nella fede in Cristo Gesù, ad una completa conoscenza del Figliuolo di Dio,
all’altezza della statura perfetta di Cristo, per farci smettere di essere dei bambini che
vengono scaraventati e portati qua e là dai venti di strane dottrine che soffiano attorno a noi
in questa generazione storta e perversa. Esistono uomini fraudolenti che sono esercitati a
praticare quelle che sono chiamate "le arti seduttrici dell’errore" (Ef. 4:14), e Dio per scamparci
dai denti di costoro che si travestono da ministri di giustizia, ma che in realtà sono dei
ministri di Satana, ha costituito nella chiesa, gli apostoli, i profeti, gli evangelisti, i pastori e i
dottori, desiderando che ciascun di noi, camminando nella verità e nella carità, cresca in
sapienza, in conoscenza, e nella grazia.
Che dire della presenza di falsi apostoli, di falsi profeti e di falsi dottori in mezzo al popolo di
Dio?
Fratelli, è necessario che essi ci siano, perché è scritto: "Bisogna che ci siano fra voi anche
delle sette, affinché quelli che sono approvati, siano manifesti fra voi" (1 Cor. 11:19); lo so,
queste parole di Paolo ai santi di Corinto, sono forti, ma bisogna riconoscere che in seno alla
chiesa di Dio, nel corso dei secoli, sono sorti molti falsi profeti e molti falsi dottori che hanno
introdotto di nascosto delle dottrine perverse ed hanno trascinato dietro a loro quelli che
hanno prestato loro fede; ma è anche vero che molti credenti non si sono lasciati sedurre da
questi ciancia tori, e sono rimasti saldi nella fede nel Signore Gesù Cristo e nella sana dottrina
insegnataci dal nostro Signore e dagli apostoli, ed hanno combattuto strenuamente per la fede.
Sì, ci sono stati uomini di Dio che in mezzo alla buona guerra non si sono tirati indietro, ma
con le armi di Dio hanno guerreggiato fino alla fine della loro vita; ed è proprio in seguito alle
dure lotte e ai tanti sacrifici di questi uomini coraggiosi che Dio ha suscitato nel corso del
tempo, che l’Evangelo è giunto fino a noi; ed è in seguito all’opera fedele di molti traduttori,
che le Sacre Scritture ci sono pervenute integre. Il diavolo ha suscitato i suoi scellerati
ministri che hanno contorto le Scritture a loro perdizione ed a perdizione di molte anime, ma il
puro Vangelo ci è giunto lo stesso e per mezzo di esso siamo stati salvati dai nostri peccati.
Noi che abbiamo creduto nel nome del Figliuolo di Dio rendiamo grazie a Dio perché Egli ci ha
fatto pervenire alla conoscenza della verità e perché Egli con voi ci mantiene fermi in Cristo. A
Dio sia la gloria, ora e in sempiterno. Amen.
Evangelismo deriva dalla parola
Notizie
Evangelo
che vuol dire
Buone
1.
Buone notizie del messaggio di Salvezza per mezzo di Cristo, che ha pagato, a Dio, il
prezzo del nostro riscatto.
2.
I peccatori possono essere riconciliati con Dio e salvati dal peccato.
3.
Predicare o diffondere il Vangelo.
B.
Il ministero dell'Evangelismo è uno dei cinque doni che Gesù Cristo ha dato alla Sua
Chiesa. « Ed è lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri come profeti; gli altri come
evangelisti; gli altri come pastori e dottori 3. (Efesini 4:11)
1.
Apostoli, che sotto la guida di Cristo fondarono la Chiesa; profeti, che dichiararono il
volere di Dio per guidare la Chiesa; evangelisti, che sparsero il Vangelo dappertutto per
addurle all'ubbidienza della fede 3; pastori e dottori per cibare e guidare il gregge di Dio.
C.
Il metodo di Dio per salvare uomini è di usare uomini salvati per salvare uomini
perduti.
1.
Non c'è mandato più alto di quello che Gesù diede ai suoi discepoli:
« Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura. 3 (Marco 16:15)
Analizziamo il ministero di evangelista
EVANGELISTA= Lo Speciale ministero che include non soltanto l’annuncio della Buona
Novella, ma anche la conferma delle opere divine che seguono i servitori fedeli . L'Evangelista
colui che va in zone nuove, annuncia la Parola e lascia che altri, organizzino la nuova
comunità (Atti 8:5,14-17) L'evangelista è lo specialista nell'annuncia della Buona Novella il
pioniere missionario. (Il termine missionario non esiste come termino ( biblico).
Il Ministero dell'Evangelista.
A. E' un Dono.
1 Un dono spirituale è una certa capacità di compiere un lavoro spirituale dato al credente
dallo Spirito Santo.
a)E' qualcosa aggiunta all'abilità che il credente avrebbe potuto possedere prima della
salvezza, come: una bella voce, un fisico forte o attraente, un buon senso.
b)Il credente non sceglie i doni spirituali - « Distribuendo i suoi doni a ciascuno in particolare
come Egli vuole. 3 (1 Corinzi 12:11)
B. Nessuno ha il diritto di scegliere il ministero di evangelista o di pastore o di dottore, come
sceglierebbe la professione di avvocato o medico.
1. Nessuno può entrare nel ministero di propria scelta o volontà ed avere successo.
2.L'unica maniera per aver successo nel ministero cristiano è quando lo Spirito Santo dà il
dono ministeriale. Solo questo lo rende un ministro del Signor Gesù. E nulla può impedire il
raggiungimento del successo se non la sua disobbedienza alla chiamata celeste
Le Qualità di un Evangelista.
A. Amare Dio intensamente, sconoscerlo intimamente
1 Chiara visione della Santità di Dio e della peccaminosità dell'uomo, chiara concezione e
realizzazione dèlla potenza della Croce di Cristo.
a)Predicare il Vangelo è più di un semplice compito umano; solo se lo Spirito di Dio ci riempie
e parla attraverso noi con lingua di fuoco possiamo sperare di spezzare i cuori induriti dal
peccato e dalla malvagità.
b) Una generale ma chiara conoscenza delle grandi dottrine della Bibbia.
B. Una passione profonda per le anime perdute.
1.Una visione chiara di un mondo che perisce.
a) Cosa è una visione? Un bisogno conosciuto e la capacità di venire incontro a quel bisogno.
Esempi:Mosè (Ebrei 11:24,25) Neemia (Neemia 1:4-11), Paolo (Romani 9:3)
2.Chiara visione del peccato e delle sue conseguenze.
3.Chiara visione della grazia infinita di Dio che può salvare tutti quelli che vanno a Lui.
C. Capacità di guidare.
1.L'evangelista deve avere anche la capacità di guidare gruppi di credenti e dirigerli nei vari
compiti.
a)Non costringendoli con la forza e con gridi, ma con la dignità e l'equilibrio che un vero leader
mostra sempre e che tutti riconoscono e seguono. Un esempio Biblico Atti 6:5; 8:.5 a 40; 21:8
Questo Filippo non è da confondersi con l'omonimo Apostolo. Era uno dei sette diaconi eletti
nel capitolo 6 degli Atti. Sarà chiamato l'evangelista per i Suoi mini viaggi missionari
LA MATURITA' DELL'EVANGELISTA
a.
lì suo carattere personale: ripieno di Spirito Santo e saggezza (Atti 6:3
b.
La sua testimonianza pubblica: buona ed onorevole (Atti 6:5)
c.
Ebbe una famiglia fedele e dedicata al Signore (Atti 21:8) dopo venti anni lo troviamo in
Cesarea ed era sposato. Luca dice che a quel tempo aveva quattro figlie che profetizzavano.
Questo fu l'apogeo de ministero di Filippo. Egli era stato uno strumento nella mani di Dio per
la conversione di moltitudini, ma ora si ritira dall'onore pubblico perché deve amministrare la
propria famiglia.
I MOVIMENTI DELL'EVANGELISTA
I suoi movimenti furono tutti sotto il controllo dello Spirito Santo, Guardiamo come egli si fece
guidare dallo Spirito Santo:
a. Approfittò delle circostanze, (Atti 8:4,30,40).
La persecuzione, la lettura di Isaia da parte dell'Eunuco, il ritrovarsi in Azot. I cambiamenti
di programma da parte della Chiesa, in caso di persecuzione sono determinati dalla volontà di
Dio, che si manifesta nei singoli casi. Tuttavia anche se a voi chiesa cambia i suoi piani
d'azione, non dimentica la sua missione, che e' quella di predicare l'Evangelo.
b. Ubbidì all'ordine dell’ 'Angelo, (Atti 8:26). 'Non e' detto qui se per visione, sogno o diretta e'
comunque un ordine che proviene da Dio. Questo ordine sarebbe potuto anche sembrare
strano a Filippo. I nuovi convertiti di Samaria lo amavano e apprezzavano il suo ministero; in
qualche modo essi avevano ancora bisogno di Lui ed inoltre vi era ancora gente da
evangelizzare.
Eppure l'ordine di Dio a Filippo fu di lasciare quel posto e dirigersi altrove. L'Angelo non
spiegò a Filippo il perché dovesse recarsi in quel luogo. Gli disse soltanto che quello era il
primo passo da fare. Il vero testimone di Dio deve essere pronto ad ubbidire al Signore quando
Egli manifesta il Suo volere, senza chiedere nulla.
c. Ascoltò la voce dello Spirito Santo, (Atti 8:29). Pochi avrebbero potuto come Filippo spiegare
all’ 'Eunuco il passo di Isaia relativo al Servitore Sofferente. Fu lo Spirito Santo a mettere
nel suo cuore le parole. Filippo fu poi rapito. Il greco HARPZO, qui usato, significa portar via
improvvisamente afferrare. Ciò ci parla di una unione profonda di Filippo col Signore.
IL MINISTERIO DELL'EVANGELISTA
a. Si fece Araldo dell’ 'Evangelo, (Atti 8:5.). Un araldo" colui che rende noto il volere di un Re,
ma anche che ha poteri speciali dati a Lui dal suo Re. Filippo annunciava liberazione e
liberava gli oppressi dal gioco del diavolo.
b. Predicò I 'Evangelo in semplicità, (Atti 8:6). Si rendeva comprensibile alle folle. Non
conosciamo il suo grado di cultura, ma doveva essere elevato se pensiamo a come evangelizzo
l'Eunuco.
C Era un predicatore positivo (Atti 8:12). Predicava la Buona Novella. Quale eccitazione
doveva animare le folle che si raccoglievano attorno a Filippo, mentre egli predicava la
salvezza. Tra le urla dei demoni che lasciavano i posseduti e le grida di gioia degli zoppi e dei
paralitici che potevano di nuovo correre e saltare, sarebbe stato difficile per chiunque
restarsene quieto ed indifferente. C'erano però anche dei periodi di calma nei quali, secondo
quanto leggiamo, essi "prestavano attenzione" alla Parola di Dio. Il risultato di questa
"campagna evangelista"; fu assai più che una semplice passeggera eccitazione, ma una nuova
libera, traboccante e duratura gioia fece vibrare i cuori di tutti i suoi abitanti.
IL METODO DELL'EVANGELISTA
a.Umiltà, "discese in Samaria
(Atti 8: 5). Questo suo "scendere" fu più che in senso
geografico, fu uno "Scendere-" psicologico ed un atto di coraggio da parte di Filippo. I giudei
consideravano i samaritani dei mezzi pagani (2 Re17:24,25) e non avevano contatti con loro.
Ma il loro cuore era ben disposto all'Evangelo ed e' interessante notare come mentre a
Gerusalemme si chiudevano le porte in Samaria si aprivano.
b. Zelo, "Corse verso il carro" (Atti 8:30). Come commentò qualcuno: "E' andato bene che
Filippo corresse,' altrimenti avrebbe perso il passo su cui fondare il suo messaggio!".
c. Tatto nell 'approccio. (Atti 8:30,31). Filippo non cominciò subito ad evangelizzare l'Eunuco,
ne' gli chiese se era salvato. Per prima cosa egli doveva attirare l'attenzione di quell’uomo.
Uno dei migliori modi per fare ciò e' quello di rivolgere una domanda.
Con quella domanda Filippo mostrò il suo interesse per ciò che l'eunuco stava facendo. La
testimonianza personale e' fondata su un contatto personale. Si incomincia a fare qualche
progresso in essa, soltanto quando si diventa sinceramente più interessati ad altri che a se
stessi. Si consideri, ad esempio.
l'interesse sincero di Giuseppe per il coppiere ed il
panettiere in prigione o anche la compassione che la piccola serva ebrea manifestò per
Naman il lebbroso.
d. Metodicità, "passando evangelizzò tutte le città" (Atti 8:40).
IL MESSAGGIO DELL'EVANGELISTA
a Egli predicava la Parola di Dio (Atti 8:4). E' interessante notare come qui gli evangelisti
non siano gli apostoli. Ciò conferma che l'annunzio dell'Evangelo non e monopolio di pochi. ma
e il dovere ed il privilegio di tutti. Ci parla quindi di applicazione da parte di Filippo alla
meditazione della Parola di Dio anche se era un semplice diacono.
b. Il centro del suo messaggio era Cristo, quale Messia e Figlio di Dio, (Atti 8:5). E' importante
notare che Filippo predicò il "Cristo", cioè il Messia. Infatti i samaritani attendevano anch'essi
il Messia , e l'evangelista guidato da Dio, presenta loro chi questo Messia fosse.
c. Egli "annunziava la Buona Novella - relativa al regno di Dio", (Atti 8:12).
d. Esaltava il nome che è al disopra d'ogni altro nome" (Atti 8:12). Anche qui è interessante
notare come l'evangelista, guidato dallo Spirito di Dio, accentri l'attenzione del messaggio
sull'argomento a loro necessario. Se prima aveva predicato loro il Cristo per introdurli al
messaggio della salvezza, ora presenta loro Gesù', Dio che salva per farli entrare nella piena
comprensione di questo messaggio. Gesù', il Cristo, è il tema del nostro grande messaggio
pienamente sufficiente.
Dal profilo che abbiamo delineato di Filippo l'evangelista sembra quasi assente elemento
importante, forse il più importante per un evangelista: l'amore per i perduti. E' possibile che
Filippo ne fosse privo? Ciò è soltanto un'apparenza perché ogni azione di Filippo è permeata
dall'amore per Dio e per i perduti. Il sentimento di Cristo verso i perduti era: La Compassione
per le anime che perivano,Qual è il tuo sentimento verso le anime che periscono?
Analizziamo il ministero di diacono
DIACONO = Diakonos ‘significa servitore ,ministro,schiavo o servo..
Un servitore che
starebbe ad individuare colui che amministra dei beni materiali o s'interessa dei poveri e dei
bisognosi (Atti 6:1-4) Chi è d'ausilio agli anziani per quando che concerne il lato esecutivo e
materiale (1Tim.3:10,13;
I diaconi e il loro ruolo nella chiesa
Prima di addentrarci nello studio leggiamo attentamente il testo di Atti 6:1-71, di 1 Timoteo
3:8-132 e di Romani 16:1-23.
Chi sono i diaconi? I diaconi sono fratelli o sorelle preposti a mansioni principalmente
pratiche. La praticità di questo ministero non è da considerarsi separato dalla spiritualità,
poiché come loro funzione i diaconi sopperiscono a bisogni importantissimi della comunità,
come si vede chiaramente nei racconti che il N. T. fa della situazione della chiesa primitiva.
Senza i diaconi sugli anziani graverebbero ministeri ulteriori, il cui svolgimento andrebbe a
scapito di altri ministeri primari quali il dottorato o il pasto rato.
Vi è una distinzione da fare tra il sacerdozio universale dei credenti e il diaconato in senso
stretto. Ogni credente è un ministro, un servo (diacono) in senso generale, ma il diaconato
propriamente detto è un ministero precisamente delineato ed è espletato dai credenti che
hanno qualità e maturità spirituali precisamente sancite dalla Scrittura (vedi il brano già
citato di 1 Timoteo . 3:8-13).
Il servizio diaconato è dunque così importante e mirato che va riconosciuto dalla chiesa.
Requisiti distintivi dei diaconi
1. Devono essere dignitosi e degni di rispetto
2. non devono essere doppi nel parlare
3. Non devono essere dediti a troppo vino né essere soggetti ad altre forme di schiavitù da vizio
4. Non devono essere avidi di guadagni illeciti
5. devono custodire la fede in una coscienza pura, ossia devono conoscere e praticare la verità
6. devono aver già svolto altri servizi nella chiesa (devono essere provati)
7. devono essere irreprensibili nel senso che contro di loro non deve essere possibile provare
nessuna accusa, e quindi devono essere persone che conducono una vita santa.
A riguardo di questo punto è bene rammentare che una condotta compromettente da parte di
chi occupa un qualunque posto di responsabilità in seno ad una chiesa locale è altamente
dannosa all'opera del Signore e alla vita della chiesa stessa, in quanto essa viene
immediatamente notata e pregiudica l'onore della comunità stessa, poiché chi vede dall'
esterno comportamenti riprovevoli li attribuisce non alla singola persona in quanto tale, ma
all' appartenente alla chiesa ,quasi come se comportamenti di tale specie fossero attribuibili
alla scarsa moralità della chiesa stessa. Non bisogna essere occasione d'inciampo per altri
credenti né offendere il nome di Dio con il nostro comportamento.
1. devono essere uomini di buona testimonianza da parte di non credenti
2. devono essere pieni di Spirito Santo
3. devono essere pieni di saggezza
Altre caratteristiche di tipo famigliare che i diaconi dovrebbero avere:
1. Non devono essere divorziati né risposati (Non si applica alle persone risposate perché
vedove)
2. Devono avere un buon governo sulla propria famiglia.
Inoltre per le diaconesse vi sono altre caratteristiche da tener presenti:
1. Devono essere dignitose (come i diaconi)
2. Non devono essere maldicenti
3. Devono essere fedeli in ogni cosa, sia quindi nella propria famiglia che nella propria chiesa
Il compito dei diaconi è principalmente volto a servizi di tipo pratico nella chiesa, questo non
vuol dire che i diaconi non possano avere anche servizi di coordinamento del lavoro di altri
credenti che come diaconi in senso più largo, hanno anch'essi la responsabilità in seno alla
chiesa di svolgere il proprio servizio e di impegnarsi praticamente nella chiesa locale.
E' probabile che proprio a questa realtà fa riferimento il brano di Atti 64 nel quale vediamo
che vengono eletti solo sette diaconi per un compito molto impegnativo
I diaconi non vengono stabiliti in base alle necessità della chiesa o agli uffici da coprire, ma
vengono riconosciuti dalla chiesa in base alle qualità manifestate.
I doni dei diaconi (Romani 12:7-8)5
Qui in questo brano la parola Ministero è Diaconia. Il diacono deve avere doni di misericordia
verso il prossimo, opere pietose, se guardiamo a 1 Corinzi 12:286 devono anche compiere opere
di assistenza, nel senso che i doni dei diaconi lo rendono anche capace di assistere.
Ai diaconi, avendo un compito eminentemente di tipo pratico, non è richiesto di avere il dono
di insegnamento.
L' opera dei diaconi:
I diaconi collaborano con gli anziani per il buon andamento della comunità, ed in comunione e
sottomissione agli anziani possono svolgere compiti:
1. amministrativi (gestione delle offerte e delle spese)
2. assistenziali (visite ecc.)
3. pratici (pulizie della sala, custodia, cucina ecc.)
4. organizzativi (Agapi, convegni, cerimonie, gite ecc.)
5. Distribuzione letteratura
6. gestione biblioteca
7. musica e canto
8. ospitalità
compiti spirituali dei diaconi :I diaconi devono essere di esempio nella frequenza delle
riunioni, nella perseveranza, devono essere assidui nella preghiera, distinguersi per
testimonianza, impegnati nello sviluppo della chiesa.
I compiti appena citati riguardano, a giusta ragione, tutti i credenti di una chiesa locale. I
diaconi devono però svolgere tali servizi essendo di esempio, di riferimento e di coordinamento
per la fratellanza.
Come in tutte le attività di chiesa, il coordinamento delle attività di altri credenti non deve
essere occasione di gestione autonoma e impropriamente autoritaria delle attività e di coloro
che vi sono impegnati, ma deve essere sempre improntata alla sottomissione agli anziani e
svolta in armonia con la fratellanza e con l'impostazione della chiesa.
L' elezione dei diaconi
Non vi sono nella Bibbia indicazioni precisissime su come una chiesa locale debba procedere
per il riconoscimento dei diaconi, sappiamo per certo che la chiesa deve riconoscere un diacono
nella persona del credente impegnato nel servizio e che manifesta i doni e le caratteristiche
legati al diaconato.
Non è scontato affatto che i diaconi, pur avendo doni e caratteristiche notevoli, possano o
debbano un giorno diventare anziani di chiesa, può certamente avvenire, ma l'anzianato non
deve essere considerato come uno sviluppo o una maturazione del diaconato, si tratta di due
ruoli distinti fra di loro ed entrambi utili alla vita e allo sviluppo del corpo.
La ricompensa dei diaconi (1 Timoteo 3:7,13)
1. Ai diaconi, come ricompensa, la Parola di Dio assegna una particolare franchezza nella fede,
una particolare fermezza nelle convinzioni, ed un premio nell' eternità per i servitori fedeli.
1 In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli
ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana.
2 I dodici, convocata la moltitudine dei discepoli, dissero: «Non è conveniente che noi lasciamo
la Parola di Dio per servire alle mense. Pertanto, fratelli, cercate di trovare fra di voi sette
uomini, dei
3 Dei quali si abbia buona testimonianza, pieni di Spirito e di sapienza. affideremo questo
incarico.
4 Quanto a noi, continueremo a dedicarci alla preghiera e al ministero della Parola».
5 Questa proposta piacque a tutta la moltitudine; ed elessero Stefano, uomo pieno di fede e di
Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmena e Nicola, proselito di Antiochia.
6 Li presentarono agli apostoli, i quali, dopo aver pregato, imposero loro
diaconi).
le mani. (solo
7 La Parola di Dio si diffondeva, e il numero dei discepoli si moltiplicava grandemente in
Gerusalemme; e anche un gran numero di sacerdoti ubbidiva alla fede.
8 Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel parlare, non propensi a
troppo vino, non avidi di illeciti guadagni;
9 uomini che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.
10 Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono irreprensibili.
11 Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti, sobrie, fedeli in ogni cosa.
12 I diaconi siano mariti di una sola moglie, e governino bene i loro figli e le loro famiglie.
13 Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi, si acquistano un grado onorabile e
una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.
Analizziamo il discepolato
Discepolo =Chi studia sotto la guida e alla scuola altrui.
Il discepolato
Vi siete mai domandati il perché della Chiesa o quale sia stato il proposito di Dio nel
costituirla, o perché Dio l'abbia lasciata nel mondo? Gesù prima di salire al Padre ha
affrontato direttamente tali questioni. "Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli
battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine
dell'età presente". Matteo 28:19-20
I discepoli avrebbero dovuto dunque prima aspettare in Gerusalemme la venuta dello Spirito
Santo ("Trovandosi con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere
l'attuazione della promessa del Padre, 'la quale , egli disse, 'avete udita da me. Perché
Giovanni battezzò sì con acqua, ma voi sarete battezzati in Spirito Santo fra non molti giorni'".
Atti 1:4-5), poi ricevere "potenza", infine divenire Suoi testimoni in Gerusalemme, nella
Giudea, in Samaria e fino ai confini della terra. "Ma riceverete potenza quando lo Spirito
Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme, e in tutta la Giudea e Samaria, e
fino all'estremità della terra". Atti 1:8
Nel testo originale l'"andate", di Matteo 28:19 viene espresso con il gerundio e non con un
imperativo, esattamente come nel verso 20, "battezzando" e insegnando".
Per capire esattamente ciò che Gesù volesse esprimere dovremmo dunque leggere: "dopo che
avrete ricevuto potenza dallo Spirito Santo, mentre state andando in Giudea, Samaria e verso
tutti i confini della terra, fate discepoli battezzandoli e insegnando loro ciò che io vi ho
insegnato". È da intendersi perciò che tutti coloro che diventavano seguaci di Gesù venissero
identificati come discepoli. "E, dopo aver evangelizzato quella città e fatto molti discepoli, se ne
tornarono a Listra, a Iconio e ad Antiochia, fortificando gli animi dei discepoli ed esortandoli a
perseverare nella fede, dicendo loro che dobbiamo entrare nel regno di Dio attraverso molte
tribolazioni". Atti 14:21-22
Paolo e Barnaba hanno portato a compimento fedelmente ciò che Gesù ha detto in Matteo
28:19-20: hanno fatto discepoli (evangelizzato) e insegnato (hanno fortificato, edificato) e ogni
persona che credeva, si faceva battezzare e istruire ed entrava a far parte della Chiesa di
Cristo. La Chiesa esiste dunque per realizzare qualcosa di fondamentale: fare discepoli.
Questa è la chiamata della Chiesa di Cristo. Essa viene poi strutturata e diviene
congregazione per facilitare il compito dell'edificazione: battezzare, insegnare, fortificare,
incoraggiare, ecc.
Il discepolo
Etimologia della parola: il termine discepolo, sia in greco che in ebraico, deriva dal verbo
"apprendere" e ha la sua radice nella parola "disciplina", significa quindi "apprendere con
disciplina", "farsi disciplinare da qualcuno".
Gesù ha istruito gli apostoli come discepolato, usando tre verbi: battezzare, insegnare, far
osservare. I frutti originati da chi venga battezzato, istruito e da chi osservi tutto ciò che Gesù
ha detto sono il seguire, l'imparare e l'imitare. Discepolo è dunque colui che apprende con
disciplina a seguire e imitare Gesù.
LE RELAZIONI DEL DISCEPOLO CON DIO COME PADRE
La caratteristica più importante del discepolo è che abbia un buon rapporto con Dio come
Padre, un rapporto intimo come quello di un bambino con il suo papà, non vedendo perciò Dio
come padrone o come Colui che mette paura, ma come un genitore che ama e istruisce ai suoi
figli."E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete
ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: 'Abbà! (papà, paparino) Padre!'"
Romani 8:15
CON GESÙ COME MAESTRO PERSONALE E SIGNORE
"Ma voi non vi fate chiamare 'Rabbi ; perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti
fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro,
quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il
Cristo…" Matteo 23:8-10
"…perché, se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che
Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato…" Romani 10:9
CON LO SPIRITO SANTO COME GUIDA
È lo Spirito che ci trasforma a immagine di Gesù. "E noi tutti, a viso scoperto, contemplando
come in uno specchio la gloria del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di
gloria in gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito". II Corinzi 3:18
È Lui che produce in noi il volere e l'operare secondo la Sua volontà. È lo Spirito che ci rivela
la paternità di Dio facendoci esclamare Abba = papà
È Lui che ci guida alla verità."...lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché
non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi". Giovanni
14:17
"…quando però sarà venuto lui, lo Spirito della verità, egli vi guiderà in tutta la verità, perché
non parlerà di suo, ma dirà tutto quello che avrà udito, e vi annuncerà le cose a venire".
Giovanni 16:13
CON GLI ALTRI DISCEPOLI COME FRATELLI
"Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche
voi amatevi gli uni gli altri". Giovanni 13:34
"Se uno dice: 'Io amo Dio', ma odia suo fratello, è bugiardo; perché chi non ama suo fratello che
ha visto, non può amare Dio che non ha visto". I Giovanni 4:20
Chi non ama il fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questa affermazione
implica in sé il perdono e la correzione fraterna. "'Poiché dove due o tre sono riuniti nel mio
nome, lì sono io in mezzo a loro. Allora Pietro si avvicinò e gli disse: 'Signore, quante volte
perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?' E Gesù a lui: 'Non ti dico fino
a sette volte, ma fino a settanta volte sette ". Matteo 18:20-22"
Se tuo fratello ha peccato contro di te, va' e convincilo fra te e lui solo.
Se ti ascolta, avrai guadagnato tuo fratello; ma, se non ti ascolta, prendi con te ancora una o
due persone, affinché ogni parola sia confermata per bocca di due o tre testimoni. Se rifiuta
d'ascoltarli, dillo alla chiesa; e, se rifiuta d'ascoltare anche la chiesa, sia per te come il pagano
e il pubblicano. Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate
nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo. E in verità vi dico
anche: se due di voi sulla terra si accordano a domandare una cosa qualsiasi, quella sarà loro
concessa dal Padre mio che è nei cieli". Matteo 18:15-19
CON LE COSE, LE RICCHEZZE E I PROPRI BENI COME UN AMMINISTRATORE SOBRIO
Gesù ci chiama a fare attenzione e ad avere un rapporto equilibrato con le ricchezze per non
attaccarci ad esse. "Nessun domestico può servire due padroni; perché o odierà l'uno e amerà
l'altro, o avrà riguardo per l'uno e disprezzo per l'altro. Voi non potete servire Dio e
Mammona". Luca 16:13
"Gesù rispose: 'In verità vi dico che non vi è nessuno che abbia lasciato casa, o fratelli, o
sorelle, o madre, o padre, o figli, o campi, per amor mio e per amor del vangelo, il quale ora, in
questo tempo, non ne riceva cento volte tanto: case, fratelli, sorelle, madri, figli, campi,
insieme a persecuzioni e, nel secolo a venire, la vita eterna". Marco 10:29-30
Amministrare cristianamente ciò che si possiede non significa non avere nulla, ma gestire
tutto ciò che si ha in modo sobrio, senza anteporre i propri beni a Dio, mantenendo un
atteggiamento di distacco da essi.
TRE FONTI DA CUI IL DISCEPOLO TRAE L'INSEGNAMENTO
Informazione:
Dati dottrinali, elementi teorici.
Dati trasmessi pedagogicamente.
Esempi:
- la Sua esistenza prima di Abramo.
- l'indissolubilità del matrimonio stipulato davanti a Dio.
- Tutti i cibi sono puri.
- Il peccato contro lo Spirito Santo non viene perdonato.
Formazione:
valori morali e comportamentali.
Avere una gerarchia di valori che determini il modo di mettersi in relazione con gli altri.
- il sabato è fatto per l'uomo non l'uomo per il sabato.
- C'è più gioia nel dare che nel ricevere.
- Il vino nuovo si mette in otri nuovi. L'albero si conosce dai frutti
- Dare a Dio quello che è di Dio e a Cesare quello che è di Cesare.
Rivelazione:
La rivelazione ci porta a conoscere perfettamente Dio.
- conoscere la speranza alla quale siamo stati chiamati.
- conoscere la gloriosa eredità che ci è riservata tra i santi.
- conoscere la grandezza della Sua potenza.
"…affinché il Dio del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di
sapienza e di rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli occhi del
vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha chiamati, qual è la ricchezza della gloria
della sua eredità che vi riserva tra i santi, e qual è verso di noi, che crediamo, l'immensità
della sua potenza". Efesini 1:17-19
CONOSCERE
Questo termine, dall'ebraico "jadah", non si riferisce solo all'attività propria dell'intelligenza,
ma a un'intima esperienza d'amore con l'oggetto conosciuto.
Tale verbo viene usato per designare i rapporti sessuali tra una coppia. La vita eterna consiste
nel conoscere il Padre e il Suo inviato Gesù Cristo. ("Questa è la vita eterna: che conoscano te,
il solo vero Dio, e colui che tu hai mandato, Gesù Cristo". Giovanni 17:3)
CONOSCERE I SEGRETI DIVINI
Le esperienze rivelate debbono essere un elemento comune nella vita del credente. Le fonti di
insegnamento ci forniscono i dati necessari per effettuare le nostre scelte. Per esempio, quando
andiamo al ristorante consultiamo il menù per sapere che tipo di pietanze possiamo scegliere e
nel menù troviamo le informazioni necessarie. La nostra scelta verrà tratta dalla formazione
che abbiamo ricevuto nel menù e la rivelazione starà nel gustare il cibo.
LE CARATTERISTICHE DEL DISCEPOLO
1. UN DISCEPOLO NON È MAI AL DI’ SOPRA DEL SUO MAESTRO
"Un discepolo non è superiore al maestro, né un servo superiore al suo signore". Matteo 10:24
2. È SUFFICIENTE PER IL DISCEPOLO ESSERE COME IL SUO MAESTRO
"Basti al discepolo essere come il suo maestro e al servo essere come il suo signore. Se hanno
chiamato Belzebù il padrone, quanto più chiameranno così quelli di casa sua!". Matteo 10:25
3. VIENE ISTRUITO DAL MAESTRO
"Quando ebbe finito di dare le sue istruzioni ai suoi dodici discepoli, Gesù se ne andò di là per
insegnare e predicare nelle loro città". Matteo 11:1
4. FA PARTE DELLA FAMIGLIA DI’ GESÙ
"E, stendendo la mano verso i suoi discepoli, disse: Ecco mia madre e i miei fratelli!". Matteo
12:49
5. È PESCATORE DI’ UOMINI
"E disse loro: 'Venite dietro a me e vi farò pescatori di uomini. Matteo 4:19
6. SI SIEDE A MENSA CON GESÙ
(nella cultura ebraica il sedersi a tavola con qualcuno è segno di comunione) "Quando fu sera,
si mise a tavola con i dodici discepoli". Matteo 26:20
7. È MITE E UMILE DI’ CUORE
"Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e
voi troverete riposo alle anime vostre…" Matteo 11:29
8. È POVERO IN SPIRITO
"Gesù, vedendo le folle, salì sul monte e si mise a sedere. I suoi discepoli si accostarono a lui,
ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo: 'Beati i poveri in spirito, perché di loro è il
regno dei cieli ". Matteo 5:1-3
9. È PACIFICO, PURO DI’ CUORE E MISERICORDIOSO
"Beati quelli che sono afflitti, perché saranno consolati. Beati i mansueti, perché erediteranno
la terra. Beati quelli che sono affamati e assetati di giustizia, perché saranno saziati. Beati i
misericordiosi, perché a loro misericordia sarà fatta. Beati i puri di cuore, perché vedranno
Dio". Matteo 5:4-8 Ossia il discorso sulla montagna era rivolto proprio ai discepoli ("I suoi
discepoli si accostarono a lui, ed egli, aperta la bocca, insegnava loro dicendo…" Matteo 5:1-2)
10. È PERSEGUITATO
"Beati voi, quando vi insulteranno e vi perseguiteranno e, mentendo, diranno contro di voi
ogni sorta di male per causa mia". Matteo 5:11
LE ATTIVITÀ DI’ UN DISCEPOLO
1. SI DEVE AVVICINARE A UN MAESTRO
"Allora uno scriba, avvicinatosi, gli disse: 'Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai.. Gesù gli
disse: 'Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non
ha dove posare il capo". Matteo 8:19-20
2. SEGUE IL MAESTRO
"Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono". Matteo 8:23
3. FA' CIÒ CHE IL MAESTRO COMANDA
"Voi siete miei amici, se fate le cose che io vi comando". Giovanni 15:14
"I discepoli andarono e fecero come Gesù aveva loro ordinato…" Matteo 21:6 "Io vi do un nuovo
comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche voi amatevi gli uni
gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli
altri". Giovanni 13:34-35
4. FA ALTRI DISCEPOLI
"Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio
e dello Spirito Santo…" Matteo 28:19
5. ANTEPONE GESÙ ALLA PROPRIA FAMIGLIA
"'Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino
la sua propria vita, non può essere mio discepolo'". Luca 14:26
6. RINUNCIA AI SUOI BENI A CAUSA DI’ GESÙ
"E chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi a causa
del mio nome, ne riceverà cento volte tanto, ed erediterà la vita eterna". Matteo 19:29
7. CREDE IN GESÙ E NELLE SUE PAROLE
"Gesù fece questo primo dei suoi segni miracolosi in Cana di Galilea, e manifestò la sua gloria,
e i suoi discepoli cedettero in lui". Giovanni 2:11
"Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo;
e cedettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta". Giovanni 2:22
8. CREDE NELLA SCRITTURA
"Quando dunque fu risorto dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che egli aveva detto questo;
e cedettero alla Scrittura e alla parola che Gesù aveva detta". Giovanni 2:22
9. RIMANE FEDELE ALLA PAROLA
"Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: 'Se perseverate nella mia parola,
siete veramente miei discepoli…'" Giovanni 8:31
10. AMA
"Io vi do un nuovo comandamento: che vi amiate gli uni gli altri. Come io vi ho amati, anche
voi amatevi gli uni gli altri. Da questo conosceranno tutti che siete miei discepoli, se avete
amore gli uni per gli altri". Giovanni 13:34-35
11. ANNUNCIA LA BUONA NOVELLA CON SEGNI, PRODIGI E MIRACOLI
"E disse loro: 'Andate per tutto il mondo, predicate il vangelo a ogni creatura. Chi avrà creduto
e sarà stato battezzato sarà salvato; ma chi non avrà creduto sarà condannato. Questi sono i
segni che accompagneranno coloro che avranno creduto: nel nome mio scacceranno i demoni;
parleranno in lingue nuove; prenderanno in mano dei serpenti; anche se berranno qualche
veleno, non ne avranno alcun male; imporranno le mani agli ammalati ed essi guariranno. Il
Signore Gesù dunque, dopo aver loro parlato, fu elevato in cielo e sedette alla destra di Dio. E
quelli se ne andarono a predicare dappertutto e il Signore operava con loro confermando la
Parola con i segni che l'accompagnavano". Marco 16:15-20
12. PRENDE LA SUA CROCE E SEGUE GESÙ
"E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo". Luca
14:27
LE PREFERENZE DI’ GESU’ PER I DISCEPOLI
1. AD ESSI SPIEGA TUTTO IN PRIVATO
"Non parlava loro senza parabola; ma in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa". Marco
4:34
2. NAVIGA SULLA STESSA BARCA
"E, subito, salito sulla barca con i suoi discepoli, andò dalle parti di Dalmanuta". Marco 8:10
3. LI ISTRUISCE IN MODO PARTICOLARE, RIVELANDO LORO IL PIANO DI’
DIO
"Infatti egli istruiva i suoi discepoli, dicendo loro: 'Il Figlio dell'uomo sta per essere dato nelle
mani degli uomini ed essi l'uccideranno; ma tre giorni dopo essere stato ucciso, resusciterà".
Marco 9:31
4. INSEGNAVA LORO A PREGARE
"Gesù era stato in disparte a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse:
'Signore, insegnaci a pregare come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli". Luca 11:1
5. DAVA PRECEDENZA AI DISCEPOLI
"Nel frattempo la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli uni gli altri. Allora
Gesù cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: "Guardatevi dal lievito dei farisei, che è
ipocrisia. Ma non c'è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà
conosciuto. Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel che
avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti". Luca 12:1-3
6. CON ESSI CELEBRÒ LA PASQUA
"…dove entrerà, dite al padrone di casa: 'Il Maestro dice: Dov'è la stanza in cui mangerò la
Pasqua con i miei discepoli?'" Marco 14:14
7. AVEVA INTIMITÀ
"Poi mise dell'acqua in una bacinella, e cominciò a lavare i piedi ai discepoli, e ad asciugarli
con l'asciugatoio del quale era cinto". Giovanni 13:5
8. AD ESSI APPARVE PER PRIMO
"Questa era già la terza volta che Gesù si manifestava ai suoi discepoli, dopo esser risuscitato
dai morti". Giovanni 21:14
CINQUE CONDIZIONI PER ESSERE UN DISCEPOLO
1. AVERE UN SOLO MAESTRO
"Ma voi non vi fate chiamare 'Rabbi perché uno solo è il vostro Maestro, e voi siete tutti
fratelli". Matteo 23:8 "Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il
Cristo…" Matteo 23:10
"Non avere altri dèi oltre a me". Esodo 20:3
"Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, il Signore, il tuo Dio, sono un Dio
geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli
che mi odiano…" Esodo 20:5
2. PRENDERE UNA DECISIONE IMMEDIATA E DEFINITIVA, CHE NON AMMETTE
INDUGI O RITARDI
"Allora uno scriba, avvicinatosi, gli disse: 'Maestro, io ti seguirò dovunque tu andrai'. Gesù gli
disse: 'Le volpi hanno delle tane e gli uccelli del cielo hanno dei nidi, ma il Figlio dell'uomo non
ha dove posare il capo. Un altro dei discepoli gli disse: 'Signore, permettimi di andare prima a
seppellire mio padre.. Ma Gesù gli disse: ' Seguimi , e lascia che i morti seppelliscano i loro
morti . Gesù salì sulla barca e i suoi discepoli lo seguirono".
Matteo 8:19-23
3. SUPERARE GLI OSTACOLI DELLA VITA QUOTIDIANA
Avere Dio al di sopra della propria famiglia e della propria vita. "'Se uno viene a me e non odia
suo padre, sua madre, e la moglie, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può
essere mio discepolo". Luca 14:26 Essere capaci, se richiesto, di rinunciare al proprio lavoro.
"Gesù disse loro: 'Seguitemi, e io farò di voi dei pescatori di uomini'. Essi, lasciate subito le
reti, lo seguirono." Marco 1:17-18Rinunciare alle cose materiali, mettendole a disposizione di
Gesù. "Gesù era a Betania, in casa di Simone il lebbroso; mentre egli era a tavola entrò una
donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato, di nardo puro, di gran valore;
rotto l'alabastro, gli versò l'olio sul capo. Alcuni, indignatisi, dicevano tra di loro: 'Perché si è
fatto questo spreco d'olio? Si poteva vendere quest'olio per più di trecento denari, e darli ai
poveri . Ed erano irritati contro di lei. Ma Gesù disse: 'Lasciatela stare! Perché le date noia?
Ha fatto un'azione buona verso di me. Poiché i poveri li avete sempre con voi; quando volete,
potete far loro del bene; ma me non mi avete per sempre ". Marco 14:3-7 Rinunciare agli onori
nella Chiesa o tra la gente. "Allora, sedutosi, chiamò i dodici e disse loro: 'Se qualcuno vuol
essere il primo, sarà l'ultimo di tutti e il servitore di tutti'". Marco 9:35
4. PERSEVERARE NELLA PAROLA DEL MAESTRO
"Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: Se perseverate nella mia parola,
siete veramente miei discepoli…" Giovanni 8:31
5. CALCOLARE PRIMA IL COSTO DELLA SUA SCELTA PER ESSERE COSCIENTE
DELLE RINUNCE CHE DOVRÀ AFFRONTARE
"Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per
vedere se ha abbastanza per poterla finire? Perché non succeda che, quando ne abbia posto le
fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui,
dicendo: "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare". Oppure, qual è il
re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con
diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? Se no, mentre quello
è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace. Così dunque ognuno di
voi, che non rinunzia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo". Luca 14:28-33
LA COMPASSIONE
I. Cosa è la Compassione?
A.Un sentimento che ci fa soffrire il dolore per i mali altrui come se fossero i nostri assieme ad
un desiderio ardente di alleviarle.
1.Nove volte si legge nel Nuovo Testamento che Gesù fu mosso a compassione.
A) Solo qualche esempio: La moltitudine (Matteo 9:36; 14:14; 15:31); per Gerusalemme
(Matteo 23:37): la vedova di Nain (Luca 7:13); il lebbroso (Marco 1:40,41)
2.La Compassione di Cristo per le anime. (Compassione - amore in azione)
a)Egli venne a cercare e trovare ciò che era perduto (Luca 19:10)
b)La Sua compassione fu stimolata di più a causa del peccato.
c)Una povera schiava di Satana Lo indusse a lasciare il cielo.
d)C'erano altre strade, più lunghe ma meno pericolose, ma la Sua compassione Lo costrinse a
passare per la Samaria.
(Dottrina della Chiesa)
La Chiesa di Gesù Cristo è l’insieme di coloro che odono la voce amorevole del signore Gesù
Cristo e la seguono:Il Termine chiesa(EKKLESIA)è tradotto letteralmente”una assemblea di
chiamati fuori e designava nel greco classico un:Assemblea o adunanza di liberi
cittadini,convocati da un banditore per discutere argomenti riguardanti la collettività. Nel
N.T. il termine EKKLESIA è usato:
a. Nel Senso Legale- Una Adunanza civile (Atti 19:39)
b. Nel Senso Universale- L’intero corpo dei credenti di tutti i tempi ed è chiamato il “Corpo di
Cristo”. Questo senso è usato anche col termine”Chiesa Invisibile”costituita da quanti sono
stati redenti dal prezioso sangue di Cristo (Ef.1:22; 1:23; 3:10; 5:23-25; 2Cor.11:2; Ef. 5:25-27;
Ebrei 12:23;
c. Nel Senso Locale – Chiesa o Assemblea locale,costituita da un gruppo di credenti,di un
determinato luogo,che celebrano insieme il culto a Dio.(Atti 5:11; 11:2) .Quindi la Chiesa è
l’organismo che agisce per mezzo dello Spirito Santo che muove l’elemento umano con i suoi
doni.
La Chiesa come organismo comprende tutti i credenti rigenerati,di tutto il mondo nel periodo
compreso fra la prima e la seconda venuta di Cristo,mentre come organizzazione include i
credenti di un luogo riuniti in assemblea allo scopo di servire Cristo.“La Chiesa del N.T. è quel
corpo di Cristo,composto di quanti gli sono fedeli e ogni particolare comunità di tale popolo è
una vera chiesa visibile”.
I Nomi della Chiesa:
- a. Fratelli (Atti 1:16)
–Famiglia
b. Discepoli /Atti 0:1)
–Scuola
c. Quelli della via (Atti 9:2) –Via
d. Cristiani (Atti 11:26)
- Comunità
e. Santi
(Rom.1:7 )
-Separati
f. Eletti
(1Pietro 1:2)
-Scelti
La Manifestazione della Chiesa:
La chiesa del Signore pur essendo formata al momento che Gesù produsse la nuova nascita nel
cuore dei discepoli ed essi vennero a formare il nucleo della chiesa (Giov.20:22);Luca 24:49;
Atti 1:4-5),si manifestò il giorno della pentecoste nella sua maturità quando lo Spirito Santo
scese su loro e divennero ambasciatori della Buona Novella.
Il Fondamento della Chiesa:
È Gesù Cristo stesso (Atti 4:11 ; Ef.2:20) Egli l’ha acquistata con il Suo proprio sangue (Atti
20:28; Ef. 5:25) Egli è il Capo della Chiesa (Ef. 1:22-23)ed è la speranza della Chiesa(Tito
2:13).
I Simboli della Chiesa:
a. Corpo;(Efesi 1:23;Col.1:18 ci parla di Armonia
b. Sposa; (2Cor.11:2; Rom.7:4) ci parla di Amore e Fedeltà.
c. Tempio;(1Cor.3:16-17) ci parla di Insegnamento e Adorazione
d .Colonna e sostegno della Verità (1Tim.3:15) ci parla di Annuncio e Testimonianza
LA Natura Della CHIESA
1.Chiesa militante (sulla terra: visibile)
2.Chiesa trionfante (in cielo: invisibile)
Essere membro della chiesa visibile non assicura essere membro della chiesa invisibile. Ad
una comunità visibile di cristiani autentici e' premunito qualunque che non v'appartiene
(1Giov. 2:19).
Le Caratteristiche Della Chiesa
A Unità non organizzative,né uniformità di usi,ne unanimità dì pensieri. Tutti uno in Cristo.
V'è un unico Padre,una fede,un battesimo.
L' unità non è unicità di metodo,di governo, adorazione,di servizio.
B. Santità ,separazione e consacrazione a Dio che si manifesta con i frutti ed i doni dello
Spirito.
C. Universalità - Possibilità di appartenenza a tutti o applicabilità del messaggio a tutte le
razze.
D. Apostolicità -Perpetua aderenza all'insegnamento apostolico del Nuovo Testamento (Atti
2:42) Questa è unione a Cristo.
LE TENDENZE MODERNE VERSO L'UNITA DELLA CHIESA:
La chiesa di Gesù Cristo e' già unità o come abbiamo visto ogni altro tentativo di unità è
soltanto umano e contrastante con le Scritture. Due tendenze moderno molto diffuse sono:
A. IL SINCRETISMO - E! quel movimento che tende a conciliare sul fondamento di una idea
comune a tutti, principi fra loro opposti.
B. IL COLLETTIVISMO - E' quel movimento che tende ad unificare in una unica collettività
tutte le chiese e che si sostituisce ad esse formando una soprastruttura, una super chiesa. La
prima tendenza annullerebbe i principi fondamentali della fede di ogni comunità, la seconda
opprimerebbe con la sua superstruttura tutti i movimenti di ogni comunità. Questo due
tendenze sono il mezzo per l'attuazione dell'ECUMENISMO.
I MINISTERI ED I DONI DELL A CHIESA
In i1Cor.12:4, l'apostolo Paolo spiega come la Trinità sia all’opera nella Chiesa e per la
chiesa
Diversità doni dello SPIRITO SANTO
Diversità di ministeri dal SIGNORE DELLA CHIESA (Gesù Cristo)
Varietà di operazioni dal PADRE.
DONI DELLO SPIRITO
1
2.
3.
4.
5.
. Generico
Per edificare
Per esortazione
Per consolazione
Per la chiesa locale
MINISTERI DEL SIGNORE RISUSCITATO
1.Individuale
2. Per il perfezionamento dei santi
3. Per l’opera del ministero
4.Per l’edificazione del corpo di Cristo
5.Per chiesa universale
TRE ELENCHI DEI MINISTERI E DEI DONI
Efesini 4:11
1Cor.12:28
Rom.12:6-8
Apostoli (a)
Profeti (a)
Evangelisti (a)
Pastori-Dottori(a)
Apostoli (a)
Profeti (a)
Profezia (c)
Dottori (a)
Insegnamenti (a)
Miracoli Guarigione
Assistenze(b) Governo (b)
Lingue ©
Esortazione (b)
Presidenza (b)
Opere pietose (b)
a)- Ministeri maggiori o didattici
b)- Ministeri minori o etici
c)- Doni dello Spirito Santo
Da Questo elenco notiamo che Paolo nello sue epistole, in Efesini 4:11, sottolinea i Ministeri
didattici o di insegnamento, che però non possono mai identificarsi isolatamente appieno. Non
sono mai allo stato puro onde evitare che il ministero divenga un titolo di'identificazione. In
1Cor. 12:28 l'elenco riguarda le operazioni e le attività del corpo, quindi Paolo mescola
ministeri maggiori, minori è doni dello Spirito. In Rom. 12:6-8 sembra che egli metta in
evidenza alcuni ministeri soltanto. La lezione che possiamo dedurre da questi elenchi è:
a)
Che tutti i doni si manifestano in modo ignoto e comune nella Chiesa
b)
Che i ministeri maggiori si identificano con l'individuo
c)
Che i ministeri minori si manifesterebbero più in senso plurale che singolare.
Altre responsabilità nella Chiesa
ESORTATORE = Colui che non può essere considerato con uno spiccato mistero della
Parola, che ha ricevuto da Dio il difficile e delicato compito del contatto personale e
dell'insegnamento individuale dei credenti.
GOVERN0 PRESIDENZA = Uno spiccate ministero per la guida di riunioni, ed anche un
senso di autorità spirituale che garantisce che tutto sia fatto con decoro e con ordine.
OPERE PIE = (Ministero del Dare) Una, chiamata particolare di amore e longanimità per
tutte quelle opere a carattere filantropico come: asili, ospedali,orfanotrofi, case di riposo ecc.
Un ministero di pietà verso la fratellanza e non necessariamente soltanto Verso i credenti.
MEMBRI DELLA CHIESA
Sono tutti coloro che, avendo accettato il Signor Gesù Cristo, come loro personale Salvatore, si
dispongono a seguirlo sul cammino della obbedienza e chiedono di essere battezzati in acqua,'
come testimonianza della lora fede Vivente e personale in Cristo (Atti 2:41)
LA GUARIGIONE DIVINA
Pur non essendo stato mai catalogato fra gli ordinamenti del Signore Gesù e quindi pur non
essendo mai divenuto un rito ufficiale della Chiesa. L'ordino di Cristo rimane di guarire i
malati poiché ' Cristo ha portato sulla croce non soltanto i nostri peccati ma anche le nostre
infermità (Isa. 53:5).
Definizione: per guarigione divina intendiamo l'abilità di Dio non sol tanto a salvare l'anima
dal peccato, ma altresì a guarire il corpo malato. Questo termine è stato coniato dai movimenti
di risveglio. La guarigione divina è parte integrale dell'Evangelo. La liberazione dalle
infermità ci è provveduta con l'opera della redenzione compiuta da Cristo ed e' un privilegio
di tutti i credenti.
1 LA PROMESSA DELLA GUARIGIONE
Esodo 15:26/ Deut. 7:15; Salmo 103:3 107:20 Isaia 53:4,5/ 1Pietro 2:21-25 .In Isaia 53, il
grande capitolo della redenzione il verso 4 si riferisce certamente alle malattie fisiche ed è
confermato da Matteo 8:17. Qui lo Spirito Santo ha dato una applicazione universale alla
potenza guaritrice di Cristo. Isaia 53:4-5;
2.L’0RIGINE DELLÀ MALATTIA; La malattia ha origine col peccato Genesi 2:17; 3:19)
La corruzione prese possesso dell'uomo e divenne mortale e questa corruzione che avviene
nella malattia è parte della definitiva corruzione che conduce alla morte (1 Cor. 15:54)
Quindi la malattia è causata, dal peccato,ma in che senso? Nel senso che Adamo ed Eva
introdussero la corruzione nel mondo con la loro disubbidienza, quindi la malattia non è
sempre la conseguenza diretta del peccato .
3. LE RAGI0NI DELLA MALATTIA NEL CREDENTE;
- Per rivelarci il peccato (Giobbe 29/38 42:1-6)
- Per prevenire il peccato (2 Cor. 12:7)
- Come conseguenza del peccato (Giac. 5:14 Giov.5:14)
4.LA GUARIGI0NE NEL MINISTERI0 DÌ GESU'- Ha un ruolo importante uso diversi
metodi: A. Toccava (Matteo 8:3), B. La Sua virtù agiva direttamente, (Matteo 9:20-22/ Luca
6:19) C. Con la sola. Sua Parola (Matteo 8:8-13).D. Con altri metodi particolari (Giov.9) E. Per
alcuni ma( non tutti) conseguenza di possessione demoniaca, sgridava lo spirito ma1igno
(Marco 5:8)
5. LA GUARIGI0NE DIVINA NELLA CHIESA DELL ERA AP0STOLICA - Nel
libro Atti degli Apostoli notiamo che era parte integrale del ministero. A Gerusalemme (3:1-16)
A Samaria (8:5-8) a Iconio (14:1-5) A Listra (14:8-10) A Efeso (19:11) A Malta (28:7-9)
6. LA REGOLA PER LA GUARIGIONE DIVINA
Predicazione della Parola seguente esercizio della fede (Rom. 10:17)
7. I METODI SCRITTURALI PER LA GUARIGIONE DIVINA
-Il segno delle guarigioni (Marco 16:17-18)
- Il dono delle guarigioni (1 Cor. 12:9, 28, 30)
- Il ministero degli anziani con unzione dell’olio (Giac. 5:14-16)
- Tutti gli altri metodi (Atti 5:15/19:12) sono spontanei e non esercitati da ministri del
Vangelo.
8. LA GUARIGI0NE DIVINA ED IL RIC0RS0 AI MEDICI E ALL’USO DI’
MEDICAMENTI L’'intervento dei medici e l'uso di medicinali non guariscono ma mettano
l'organismo in condizione di reagire naturalmente alle malattie, lenire le sofferenze. Il nostro
scope è quello di edificare la fede quindi il debole dovrebbe essere incoraggiato a credere e
non mortificato.
DIO GUARISCE SEMPRE? Dio risponde SEMPRE.
9. CHE DEVE FARE IL CREDENTE A. Devo porre la sua fiducia nel Signore (2
Cro.16:12) Il peccato di Asa fu quello di ricorrere o porre fiducia nei medici (guaritore) e devo
esaminare se stesso (Giac.5:14 “Se egli ha commesso dei peccati……~
B. Deve chiamare gli anziani della chiesa per ungerlo d'olio
C. Deve attendere perseverare nella fede fino alla risposta di Dio.
D. Dove rimettersi alla volontà sovrana di Dio
LA DISCIPLINA DELLA CHIESA:
Per disciplina della Chiesa si intende l’insieme delle regole,anche non scritte,richieste dalla
morale e dall’etica cristiana.
La riprensione può essere:a. privata, b. davanti a testimoni, c. pubblicamente (Matteo 18:1518).
Se la persona ripresa non si ravvede allora si potranno utilizzare altre forme di disciplina che
vanno dalla riprensione alla disciplina temporaneo,o alla esclusione.
Testi Biblici sulla Disciplina:Matteo 18:15-18, /Atti 5:1-10, 1Cor.5:1-5, /2Cor.2:6-11/
1Tess.5:14/ 2Tess.3:6,11,14,15/ 1Tim.5:20,/Tito 1:13,/Tito 3:10-11,/ Giac.5:19-20, / 2Pietro 3:1617/ 2Giov.10:11/ Giuda 22.
LE RAGIONI DELLA DISCIPLINA
Come è stato appena accennato, la disciplina ha ragione d'essere in quanto la Scrittura
afferma che "Iddio... tratta come figliuoli poiché qual è il figliuolo che il padre non corregga?
Che se siete senza quella disciplina della quale tutti hanno avuto la loro parte, siete dunque
bastardi, e non figliuoli... Ogni disciplina sembra, è vero, per il presente non essere causa
d'allegrezza, ma di tristezza; però rende poi un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono
stati per essa esercitati..." (Ebrei 12:7,8,11).
Il testo citato parla della disciplina esercitata direttamente da Dio sul credente nel tempo e nel
modo che Egli crede più opportuno, richiamando l'individuo all'ordine dello Spirito Santo,
permettendo prove e difficoltà di carattere diverso, sia fisiche che morali e spirituali. Basti a
questo proposito ricordare quanto è scritto in Giobbe 33:14-31.
Quando questo intervento diretto di Dio si manifesta, gli altri non debbono né giudicare né
intervenire, lasciando tutto nelle mani di Colui che è "l'Iddio giusto che prova i cuori e le reni"
(Salmo 7:9). Ogni forma di giudizio umano è un grave arbitrio, un gravissimo segno di
orgoglio, perché è scritto: «Non giudicate di nulla prima del tempo, finché sia venuto il
Signore, il quale metterà in luce le cose occulte delle tenebre, e manifesterà i consigli dei cuori"
(1 Corinzi 4:5).
Esistono, però, nel Nuovo Testamento delle infrazioni per le quali è richiesta l'applicazione
della disciplina comunitaria. Ecco di seguito l'elenco delle principali:
A. Rifiuto di perdono tra fratelli - (Matteo 18:15-18).
B. Immoralità - (1 Corinzi 5:1-12; Efesini 5:3).
Per immoralità si intendono tutti i peccati sessuali, quali: adulterio, fornicazione,
omosessualità e qualunque altra forma di immoralità e di disordini sessuali.
C. Insubordinazione - Nel Nuovo Testamento questa infrazione è descritta in 1 Tessalonicesi
5:14 con l'aggettivo "insubordinati". Cioè, coloro che menano una vita disordinata; o come
afferma il termine originale che era in uso nel linguaggio militare: insubordinati sia per
eccitabilità che per invadenza o intromissione o pigrizia.
D. Pratica continua di peccato - (1 Timoteo 5:20): "Quelli che peccano, riprendili in presenza di
tutti, onde anche gli altri abbiano timore". E importante notare qui che il verbo coniugato al
presente: "Quelli che peccano", non indica un atto singolo ma una continua pratica di peccato;
E. Ribellione e seduzione (Tito 1:13). Il contesto tratta di false dottrine (verso 10), tanto è vero
che in seguito è detto:L’uomo settario, una prima e una seconda ammonizione schivalo,
sapendo che un tal è pervertito e pecca condannandosi da sé" (Tito 3:10).
F. Divisioni e sette (Tito 3:10),
G. Idolatria (1 Corinzi 5:11). L'idolatria è come tutti sanno adorazioni gli idoli, ma questi non
sono soltanto quelli di legno, di pietra, gesso o di oro. Idolatria è anche rendere il culto a
persone e cose invece che a Dio. Infatti è scritto che bisogna fare "morire" la "cupidigia la quale
è idolatria» (Colossesi 3:5); infatti l'avarizia, o meglio la cupidigia o passione sfrenata di
possedere, è un tipo di idolatria. Una parafrasi del testo precedente così traduce: "non adorare
le cose della vita perché quella è idolatria". Un'altra notissima versione da' questa definizione
dell'idolatria: "Divinizzazione di se stessi e di altre create, invece di adorare Dio".
H. Oltraggio (1 Corinzi 5:11), non mischiarsi "con alcuno che chiamandosi fratello sia
oltraggiatore".L'oltraggio è l'uso di linguaggio osceno, ingiurioso, insultante, diffamatorio,
maldicente e calunnioso.
I. Ubriachezza (1 Corinzi 5:11). Denota un bevitore accanito, abitualmente sotto i fumi
dell'alcool e in senso più ampio si riferisce ad ogni forma di dipendenza a droghe che creano
forme differenti di ebbrezza eccezioni immaginarie.
L. Truffa e raggiro - Tradotto in 1 Corinzi 5:11 con "rapace». Virtualmente, il termine indica
qualcuno che approfitta della buona fede raggirandoli e truffandoli.
La prima reazione ad una lista così particolareggiata di infrazioni all’etica comunitaria, ma
anche sociale, potrebbe apparire eccessivamente severa. Esistono, però, almeno altri due versi
biblici che debbono far meditare: "Non sapete voi che gli ingiusti non erede ranno il regno di
Dio? Non' v’illudete; né i fornificatori né gl'idolatri, né gli adulteri, né gli effiminati sodomiti,
né i ladri, né gli avari, né gli ubriachi, né gli oltraggiatori rapaci erederanno il regno di Dio” (1
Corinzi 6:9,10). Nell'ultimo capitolo della Bibbia è scritto: "Fuori i cani gli stregoni, i
fornificatori, gli omicidi, gli idolatri e chiunque ama e pratica la menzogna" (Apocalisse 22:15)
costoro non entreranno nella gloria eterna di Dio.
Ne consegue, dice qualcuno, che per amministrare questa specie di disciplina occorrerebbe
addirittura un "Comitato di salute pubblica" in ogni comunità, con il conseguente "regno del
terrore" tra i credenti. Questo purtroppo è accaduto in molte sette religiose legali, le quali
dimenticano ,lo Spirito di Cristo e lo scopo della disciplina nella comunità cristiana che quello
di salvaguardare la buona testimonianza non ignorando mai che la chiesa è la "famiglia di
Dio" e non un tribunale che stabilisce delle pene. Tra fratelli ci si preoccupa amorevolmente di
chi è debole e sviato.
GLI SCOPI DELLA DISCIPLINA
La disciplina nella comunità cristiana ha molteplici scopi che possono essere riassunti come
segue:
1.Onorare Cristo, il Signore della Chiesa «Esorta .. onde onorino la dottrina di Dio, nostro
Salvatore, in ogni cosa» (Tito 2:9-10). Un'altra versione traduce: "Esorta .. affinché in ogni cosa
possano essere un ornamento e dare credito all'insegnamento che viene da Dio, nostro
Salvatore" .
2.Mantenere la purezza - "Non sapete voi che un po' di lievito fa' lievitare tutta la pasta?
Purificatevi dal vecchio lievito, affinché siate nuova pasta come già siete senza lievito. Poiché
anche la nostra pasqua, cioè Cristo,e'stata immolata (1 Corinzi 5:6-7). Un'altra versione
traduce: «Non sapete che basta un po' di lievito per far fermentare tutta la pasta? Purificatevi
pulitevi fondo del vecchio lievito, affinché possiate essere nuova pasta fresca,ancora
incontaminata come già siete, perché Cristo, il nostro Agnello di pasqua è stato immolato»
3. Scoraggiare altri a peccare - <'Quelli che peccano, riprendili in presenza tutti, onde anche
gli altri abbiano timore" (1 Timoteo 5:20). L'altra verità "Quelli che sono colpevoli e persistono
nel peccato sgridali e ammoniscili in presenza di tutti, affinché il resto possa essere avvertito
ed abbia timore e apprensione giovevole»
4. Ristorare il ravveduto - "Basta a quel tale la riprensione inflittagli dalla maggioranza; onde
ora, al contrario, dovreste piuttosto perdonarlo e confortarlo che talora non abbia a rimaner
sommerso da soverchia tristezza. Perciò vi prego di confermargli l'amore vostro" (2 Corinzi 2:68).
"Quel tale" è l'incestuoso di i Corinzi 5:1, il quale conviveva con la matrigna, probabilmente
seconda moglie del padre e questo era vietato sia dalla legge ebraica (Levitico 18:8) che da
quella romana. Quel tale era stato "dato in man di Satana, a perdizione della carne, onde lo
spirito" fosse "salvo nel giorno nel Signore Gesù"' (1 Corinzi 5:5). Questo notissimo passo è
stato ed abusato per sottolineare erroneamente che "dato in mano di Satana>' significava
perduto per sempre. Invece il testo afferma: 'alla perdizione della carne, affinché lo spirito sia
salvo nel giorno del Signore Gesù>'. È evidente che l'apostolo insieme alla Comunità, con
l'autorità di Cristo, applicava la disciplina della esclusione dalla comunione della chiesa,
chiedendo che si manifestassero effetti sulla condizione fisica dell'escluso perché potesse
ravvedersi e tornare umiliato al Signore.
Forse, non è fuori luogo una nota di carattere storico, sembra che questo verso fosse usato
nella formula liturgica che l'inquisitore pronunciava quando si metteva sul rogo un eretico
condannato ad essere arso vivo. Così, quella condanna al rogo appariva impropriamente come
un atto di fraterna carità cristiana che serviva a salvare l'eretico il quale è vero che pagava
con la vita terrena 'la perdizione della carne>', ma era salvato.
Il ristoramento del ravveduto è sostenuto anche dai seguenti testi biblici:"Fratelli
quand’anche uno sia colto in qualche fallo voi che siete spirituali rialzatelo con spirito di
mansuetudine. E bada bene a te stesso, che talora anche tu non sii tentato (Galati 6:1);
«Fratelli miei se qualcuno fra voi si svia dalla verità e uno lo converte, sappia colui che chi
converte un peccatore dall'errore della sua via salverà l'anima di lui dalla morte e coprirà
moltitudine di peccati» (Giacomo 5:19,20). Quest'ultimo testo si riferisce chiaramente a chi si
svia e cade in errore nella sua vita quotidiana o nella sua pratica di fede. Come il fratello si
preoccupa della salute fisica del proprio congiunto, così si deve preoccupare della salute
spirituale del proprio fratello. Ogni credente è «guardiano del fratello>'; facendo ciò salva
un'anima dalla morte e «permetterà il perdono dei molti peccati commessi da colui che si
ravvede>'; questo è il significato attribuito da traduttori insigni alla frase "coprirà moltitudine
di peccati>'.
5. Creare una giusta attitudine di amore e di timore «. . onde anche gli altri abbiano timore»
(1 Timoteo 5:20); "... E bada bene a te stesso> che talora anche tu non sii tentato>' (Galati 6:1);
".. abbiate pietà mista a timore ...>' (Giuda 23). Lo scopo salutare della disciplina è quello di
creare un timore riverenziale verso Dio, e la Sua Parola; una disponibilità a permettere che lo
Spirito Santo possa controllare il credente e condurlo verso una progressiva santificazione.
L'ordine è il comportamento che deve tenere una persona in osservanza alla ragione di DIO
[Ebr. 4:13], camminando secondo la Sua legge [Salmo 119:1] e in obbedienza alla Sua volontà
[1 Pi. 4:2] per mantenere la Grazia di DIO, compiendo la sua salvezza.
Per il cristiano, l'Ordine è quella norma di etica, buon senso, sensibilità, di comportamento di
vita verso gli altri, nei confronti dei luoghi e dei ruoli. L'Ordine si espleta nei confronti di se
stesso e di DIO. [1 Cor. 14:40]
Ordine nella chiesa
1. Ordine nei confronti di se stessi, ossia l'autodisciplina.
• Esso consiste nel curare il proprio corpo, tenerlo pulito, in esercizio, lavorare, mangiare,
dormire, vestire con decoro, sottomettere gli impulsi carnali, [1Tes. 4:4; 5:23] [1Pi. 4:1] [Ro.
13:14] [1 Cor. 6:19]; essere ubbidienti e fedeli al patto fatto con DIO [Ger. 35:14].
Dobbiamo essere degli esempi ovunque ci troviamo, perché è male dare buona testimonianza a
parole, ma non coi fatti. Per questo motivo, a causa nostra, molti bestemmiano il nome
dell'Eterno.
2. Ordine nei confronti della casa del Signore
a. grande rispetto; lo scopo per cui ci si reca nel locale di culto è:
•per offrire il servizio di culto a DIO. [Ebr. 12:28]
• ritrovarsi in comunione fraterna, molto importante. [1Giov. 1:3÷7]
• ascoltare la Parola e metterla in pratica. [Lu. 8:21] [Mr. 4:20]
• interessarsi dei bisognosi ed aiutarli. [Galati 2:10]
• accogliere le persone che per le prime volte entrano nel locale di culto, ossia salutarle e
procurare loro un posto soddisfacente (lontano da distrazioni), fornire loro un innario e una
Bibbia, avvicinarsi al momento della lettura della Parola del Signore indicando loro la
posizione del passo, e quando il Pastore fa un appello esortare queste anime a rispondere
all'appello. [Rom. 15:7] [Rom. 14:1]
• Non ostruire ingressi e passaggi, non posteggiare dove c’è divieto.
• Accogliere fratelli e/o sorelle che per un tempo si sono allontanate dalla fede senza far pesare
la cosa con atteggiamenti di disappunto o di superiorità, ma sia manifesto in voi la
contentezza di rivederli per amore di Gesù Cristo. [2 Tim. 2:24÷26 Non contendete]
• Evitare, per quanto è possibile, di alzarsi durante il culto. Cercare di soddisfare prima del
culto i propri bisogni.
• Partecipare attivamente allo svolgimento del culto, cantando, lodando, pregando e leggendo
versi biblici. [Col. 3:16]
• Fare testimonianze edificanti, servendosi del microfono affinché tutti possano ascoltare e
dare lode e gloria al Signore. [Atti 10:42]
CULTO DELLA CHIESA
Culto privato - Nella Chiesa primitiva era L’AGAPE,o pasto di carità (Atti 2:46/ 1Cor.11:2023)che culminava con la celebrazione della Cena del Signore. Oggi il culto privato si manifesta
come un atto individuale di adorazione a Dio per mezzo della preghiera e della lettura della
Bibbia.
Culto pubblico – Il culto pubblico seconde le Scritture e la pratica della chiesa dell’era
apostolica consiste nei seguenti elementi essenziali:
1. La preghiera (1Cor.14:15-17/ 1Tim.2:1)
a.. Supplicazione (private)
b. Intercessione)
c. Adorazione ) pubblica
d. Ringraziamento)
2. Lettura delle Sacre Scritture: (2 Tess.2:2 / 1Tess.5:27) Col.4:16/ 2Tess.3:14;
3. Manifestazione carismatiche: (1Cor.14:26)
4. Predicazione della Parola di Dio: (Atti 20:7 / 1Cor.14:24-25;
5. Il canto: (Efesini 5:19/ 2Col.3:16)
a. Salmi dell’A.T.
b. Inni scritti da autori cristiani
c. Canti pneumatici (espressione improvvisa ispirata dallo Spirito Santo)
6. Offerta o colletta: (2Cor.8:1-7)
Comportamento al termine del culto:
• Dare il saluto cristiano con la Pace del Signore [come faceva Paolo nelle lettere e come Gesù
ha fatto alla resurrezione]
• Evitare commenti negativi (non discutiamo o peggio, soprattutto in presenza di anime che si
stanno accostando al Signore (non scandalizziamole, o dovremo rendere conto al Signore di
ciò); ma parliamo col Pastore per l’analisi del problema e chiarimenti) [ 1 Tes. 5:13] [1Pi. 2:1,2]
Con quanta facilità, nel nostro mezzo, ci si lascia ancora mordere da malcontento, irritazione,
crisi d'orgoglio, gelosia, etc.; sentimenti che non giovano a chi li esprime nè a chi li deve subire.
3. Ordine in riferimento ai genitori
I genitori devono:
• avere la massima cura per i loro figli, [Ef. 6:1]
• non stare noi né lasciare i figli, ore ed ore davanti al televisore. [Deut. 7:26] Per mezzo della
televisione satana sta ottenendo risultati irraggiungibili con qualsiasi altra invenzione
demoniaca. Consentire ai ragazzi di guardare programmi sconvenienti significa aprire loro la
strada alla disubbidienza. Guardare noi per televisione programmi sconvenienti è commettere
adulterio spirituale con questo idolo tecnico. La sposa di Cristo non deve contaminarsi con tale
malvagia fornicazione. La televisione mette i credenti sulla sedia degli schernitori, mette
davanti ai nostri occhi ciò che è male: il nome di DIO è usato invano, matrimonio e fedeltà
coniugale disprezzati, la fede è oggetto di satira e la santità beffata. Scopo di satana : far
ridere delle cose sacre!
•. controllarli in primo luogo a casa, correggendo il loro modo di esprimersi, spesso non
consono ad una famiglia cristiana
•. disciplinarli nelle pulizie personali,
• insegnare loro la compostezza, sia in casa propria che in pubblico,
•. far sì che i figli vadano a letto per tempo
• invogliarli nello studio e seguirli,
• pregare insieme ai figli in ogni occasione, senza escluderli; soprattutto far fare la preghiera
di ringraziamento prima di andare a letto,
• esortarli con amore, ma fermezza, ad andare ai servizi di culto, perché anche lo spirito si
alimenti, e non solo il corpo e l'anima,
• in riferimento ai genitori di bimbi, evitare durante il culto di dar loro oggetti rumorosi
(disturbano!) o con cui possono sporcare o sporcarsi (ciò costringe ad alzarsi, dando fastidio a
chi vi è vicino)
•. sempre per i genitori di bambini molto piccoli, è consigliabile, nel caso essi piangano, portali
subito in una stanzetta per calmarli. Una volta che si sono calmati rientrare nel locale di
culto.
•. i genitori devono insistere perché i loro figli frequentino le riunioni, [Ebr. 3:12÷14] [Ebr.
10:24,25]
•. non appoggiate le lamentele e siate positivi [1 Tes. 5:15]
•. educare i figli alla moderazione evitando l'uso di oggetti ornamentali quali, collanine,
braccialetti, orecchini, non regalare tali cose né giocattoli diseducativi come le armi. Vi ricordo
che se i figli desiderano tali cose è perché, molto probabilmente, i genitori ne fanno uso.
• stare più tempo con i ragazzi, parlando con loro dei problemi a cui possono andare incontro
e testimoniando della fedeltà del Signore.
4. Ordine nel vestire
•. Il vestire sia modesto e decoroso
•. La donna deve evitare le scollature esagerate, le gonne troppo corte o troppo strette, abiti
con colori strani, vestiti da uomo [Deut. 22:5]; inoltre nelle riunioni deve portare il velo.
•. L'uomo eviti di portare camicie eccessivamente sbottonate, sia ordinato nel vestire e negli
abiti che indossa, eviti, per quanto è possibile e nei limiti delle possibilità economiche, di
portare pantaloncini, jeans o scamosciature. Non indossi alcunché di femminile, ne’ porti un
copricapo di qualsiasi natura alle riunioni.
5.
Ordine nella puntualità
•. La puntualità fa parte della serietà: il credente deve essere nel locale della chiesa prima che
inizi il culto. Così si metterà in comunione con il Signore e pregherà per il culto e per
abbondanti benedizioni.
•. Per essere puntuali è necessario uscire per tempo da casa, così anche in caso di
contrattempi, non si rischia di arrivare in ritardo. Alcuni, infatti, arrivano puntualmente sì,
ma in ritardo!
6. Ordine nell'amministrazione
L'amministratore deve essere trovato fedele [1 Cor. 4:2]: nella parte finanziaria, nei lavori
manuali, nella pulizia dei locali
7. Ordine nel rispettare i ruoli
Desidero tracciare una scala nei ruoli:
a. il primo posto in assoluto va a DIO. A Lui va offerta la nostra vita, la preghiera,
l’adorazione, l’ubbidienza, la lode: Egli è il Signore.
b. Poi il pastore [1Tim. 5:17]; doppio onore in tutto, nella sottomissione ad esso, nella
preghiera rispetto e amore, nel sostenerlo moralmente, fisicamente e spiritualmente. [Ebr.
13:17]
c. Dopo gli anziani come diaconi. Essi hanno la responsabilità,insieme con il pastore, di
assistere i credenti, sovvenendo alle loro necessità, nel vigilare sul popolo di DIO senza
parzialità, ma curando la comunità con amore.
d. al quarto posto i vari responsabili. È infatti corretto che colui che guida un gruppo o svolge
una qualsiasi mansione, sia rispettato.
e. al quinto posto, come ruolo e non come importanza: i credenti. È necessario rispetto, amore
e sottomissione gli uni verso gli altri. Se ciascun credente mette in pratica quanto fin qui
detto, allora egli sarà ordinato nei suoi rapporti con DIO, con coloro che guidano la comunità e
con i fratelli e, nell'amore del Signore, si eviteranno le incomprensioni, i disguidi e le
conseguenti afflizioni.
Il nostro non è un dio di confusione, ma un DIO di pace e d'ordine [1 Cor 13:44], i suoi santi
sono tutti agli ordini suoi [Deut. 33:3]e noi tutti dobbiamo desiderare essere ordinati da Lui.
Solo in questa maniera DIO benedirà la nostra comunità molto di più di quanto non lo sia ora.
Dio ti benedica
Vostro fratello in Cristo Vincenzo Scafidi