Majlinda Prifti
1E
2/6/2009
Adriana Cavarero, Nonostante Platone,Figure femminili nella filosofia antica,Editori Riuniti,
1999
BLOCCHI TEMATICI.
- Diotima, fra pensiero maschile e voce femminile: Diotima, sacerdotessa e maestra di
verità per Socrate, è l'unica donna che, anche se indirettamente, prende parte al
Simposio. Sarà lei, in veste di donna, a annichilire le donne per la potenza materna
attuando così un matricidio.
-Contrapposizione bipolare tra mera fecondità corporea e fecondità noetica: se la
riproduzione biologica viene imposta per un obbedienza alle leggi naturali,in seguito a una
punizione di Zeus che secondo Aristofane è rappresentato dall'androgino , l'amore
omosessuale viene esaltato in quanto non produce qualcosa di altro e di esterno, ma
qualcosa di autentico e vero che sempre è.
- Fra mortale e l'immortale, fra il mortale e il divino: Quell'amore che fa innamorare
due uomini è proprio dovuto alla volontà del grande demone Amore il quale unisce il
mondo caduco all'eternità iperuranica: il filosofo si deve riconoscere in questa figura. Se
partorire secondo il corpo è un espediente con il quale il mortale partecipa dell'immortalità,
ma si tratta solo di una figura simbolica, partorire secondo l'anima renderà l'uomo creatore
di qualcosa che è immortale e non muta mai perché è sempre lo stesso.
- Mimesi maschile della maternità: Nel Simposio si attua una vera e propria mimesi nei
confronti del sesso femminile. La potenza materna infatti matura invidia nell'impotenza
maschile di poter generare qualcosa di concreto e incredibile come il bambino. Arrivati
perciò a un vero e proprio matricidio, si attua la cosiddetta mimesi: la comunione tra due
filosofo e il giovane bello genera figli più belli e immortali: Si tratta di "partorire nel bello
secondo l'anima" prole che alcuna cieca ciclicità verrà a consumare rendendola eterna.
-Squilibrio naturale della potenza fra i due sessi: Se per alcuni psicanalisti la donna è
un maschio menomato perché mancante del genitale maschile, per Platone la situazione
sembra rovesciarsi: si crea quindi l'"invidia dell'utero" che si rende palese nella mimesi
maschile della maternità. avendo la natura assegnato all'uomo e alla donna diversamente
importanza, allora se la donna crea vita, l'uomo ha la capacità di creare morte:
quest'ultima presunzione, grazie alla quale l'uomo si sente espiata un'ingiustizia, in realtà
non è altro che frutto di un continuo negare la vita e la femminilità per affermare la morte
come misura della vita.
-Il mito che corrisponde alla realtà: Anche nella mitologia greca il tema del matricidio e
della mimesi della gravidanza è ricorrente. Zeus per esempio consuma il delitto nei
confronti delle madri dei suoi figli ben due volte ma quella di Dioniso è la più emblematica:
egli forse per mancanza di madre è sempre circondato solo da volti femminili a volte in
preda anche della "follia divina". Questa follia divina ricongiunge per via femminile
l'elemento umano a quello animale: non a caso la donna rappresenta un continuum che ci
ricorda sempre il nostro passato caratterizzato dall' ἀλογία animale e perchè esse sono
"flusso di vita che sovrasta e scaturisce dalla profondità delle madri".
PAROLR CHIAVE
Mimesi:per Platone rapporto di imitazione intercorrente tra le idee e le cose sensibili. In
questo caso l'uomo cerca non tanto di imitare quanto di svalutare e fare propria l'idea del
parto, che si sintetizza nella maieutica, che biologicamente appartiene alla sfera
femminile.
ἀεί εἶναι: è la massima aspirazione dell'uomo che, benché partecipi all'immortalità grazie
alla procreazione, colpevolizza la donna di questa mancanza in quanto quest'ultima
genera solo cose labili e non autentiche.
Fecondità noetica: la capacità di generare idee belle, immutabili, che sempre sono, che
appartiene solo all'uomo o a una maestra di vita come Diotima che donna non può essere
considerata.
Matricidio: atto compiuto metaforicamente nei confronti di una donna, in questo caso, da
una donna che afferma la superiorità del parto ottenuto da un rapporto intellettuale
piuttosto che carnale.
RIASSUNTO
Socrate, maestro di Platone, introduce uno dei discorsi più alti della filosofia platonica,
proponendo però le parole non sue ma di una sacerdotessa straniera di nome Diotima.
Essa una delle poche donne che appartiene alla sfera del sapere e alla παρρησία,
descrive Amore come il grande demone caratterizzato dalla medietà fra il mortale e
l'immortale: egli figura di carattere antitetico è in continua lotta con se stesso,infatti più si
arricchisce e più sente la gravida sensazione del vuoto e della mancanza. Ma è allo
stesso tempo attratto dall'idea del bello, quel bello che oltrepassa il sensibile per arrivare
alla dimensione "più alta" . Il filosofo è colui che ama il bello e che instaura un rapporto
pedagogico con chi, maschio, è predisposto ad accogliere questo insegnamento
privilegiando il rapporto omosessuale intellettuale e svalutando quello eterosessuale
carnale. Ma il grande reato che la Cavarero denuncia consiste proprio nello svalutare la
capacità materne e al tempo stesso nell' appropriarsene consumando così per mano di
una donna un matricidio unico e al tempo stesso sintomatico per la filosofia platonica. Così
non solo nel patrimonio intellettuale ma anche in quello letterario il padre degli dei rende
proprio, con un atto di violenza contro la donna, un carattere di diseguaglianza, che crea
nell'uomo l'"invidia dell'utero". Dioniso è il frutto dell'invidia di un padre che si appropria di
una vita, procurando necessariamente la morte: il dio "porta tracce vistose di un reticolo
simbolico fondato sulla nascita, il quale indica la potenza materna come luogo necessario
di un legame all'origine ( le Menadi ritornano all'animalità) spinte alle sue profondità preumane, che valorizza il significato della vita e non della morte come metro di tutto".
COMMENTO
<<Ciò che è costretto in vita è femmina perché ciascun vivente singolare viene da madre e
di conseguenza ogni donna contiene nel suo presente il continuo del suo passato e del
suo futuro: quel continuum materno che è il luogo dell'umana generazione secondo il
rituale della vita che mai nasce e mai muore ma infinitamente si dispiega in nascite e morti
di esistenti singolari>>
La Cavarero come una vera filosofa, valutando la storia della filosofia occidentale,
nonostante Platone giudica pregiudizi ingiustizie fatte nei confronti di chi per possibilità
naturali è in grado di riprodurre e per questa sua colpa/singolarità sottoposto a continue
torture fisiche e morali. Platone, aristocratico ateniese, forse involontariamente commette
questo ingiustizia, ma, benché trovasse nell'iperuranio l'immortalità e l'autenticità delle
idee grazie alla "fecondità noetica" ebbe l'intuito infallibile di riconoscere, seppure
parzialmente, il grande potere del parto, questa volta fatto dall'uomo, che fa esistere
qualcosa di proprio e non altro da sé. Ma,nella Caverna, metaforicamente questo grande
utero, come lo schiavo non deve aver paura disuperare i limiti della sua conoscenza
riscoprendo lo splendore della luce, così non deve temere di ritornare poi in quel posto
oscuro in cui è nascosto il suo essere, non sapendo di essere( per espiazione di un
ingiustizia).