Copia di verbale 22 Marzo 2009.txt

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VERBALE INCONTRO DEL 21/06/2009
Dott.ssa S.Caracciolo
IL MODELLO SISTEMICO- RELAZIONALE – IL GENOGRAMMA – IL CICLO VITALE
DELLA FAMIGLIA
L’incontro è iniziato con un lavoro di presentazione personale di ciascuno tramite la
visualizzazione di un immagine legata alla famiglia (l’istinto e la visualizzazione di immagini
danno informazioni su di noi).
L’approccio sistemico-relazionale focalizza l’attenzione sui sistemi di relazione in cui è inserita
la persona, più che sulla persona presa singolarmente; lo sguardo quindi si allarga alla
persona inserita in un sistema di relazioni.
Base di tale approccio: il sintomo della persona è espressione di un idsagio interno alla
famiglia, al sistema in cui è immersa.
L’attenzione si concentra sul sistema-famiglia, il significato del disagio ve ricercato quindi su
tutto il sistema relazionale, non solo sul singolo individuo che è portatore di quel disagio.
L’unità minima di analisi del modello è la famiglia.

Famiglia come Gruppo: è qualcosa di più della somma dei singoli membri, che sono tra
loro interdipendenti ed in cui il cambiamento di una parte interessa tutte le altre. Ha
una storia di relazioni e di parentela.

Famiglia come Sistema: è considerata un sistema aperto, che funziona in relazione al
contesto, si evolve, è suddivisa in sottosistemi, alcuni dei quali sono fissi ed organizzati
gerarchicamente (padre-madre, figlio-figlia ecc)
PM
---FF

Famiglia come Organizzazione: si sottolinea l’articolazione dell’unità familiare, i legami
interni alla famiglia sono generativi, legati cioè al generare ed all’essere generati, e le
relazioni di base sono quella CONIUGALE (basata sulla differenza di genere) e quella DI
FILIAZIONE (basata sulla differenza di generazione).
Tre tipologie di famiglia:
-Famiglia di origine  di provenienza
-Famiglia nucleare  genitori/figli
-Famiglia allargata  parentela (nonni, cugini ecc)
L’approccio sistemico-relazionale lavora su tre generazioni e sostiene sia il sistema che
l’individuo come interdipendenti. Tutti i disagi possono essere ricondotti ai sistemi relazionali,
ovviamente ci sono alcuni casi in cui tale approccio è consigliato e maggiormente risolutivo
(es: bambini ed adolescenti).
Il lavoro di consulenza si svolge con famiglie “problematiche”, ma cos’è una famiglia
“normale”?
Lavorare con le famiglie comporta che il consulente deve avere ben chiaro cosa significhi per
lui il concetto di “famiglia normale”, quindi deve avere chiara l’idea di riferimento.
Famiglia normale
Tale concetto è legato alla soggettività ed al contesto socio-culturale di riferimento, cambia nel
tempo, si modifica con i mutamenti sociali. Oggi è più complesso, ci sono più tipologie di
legami familiari.
Normalità come salute  famiglia che non presenta sintomi psicologici o psichiatrici. Si basa
sul modello medico, che è molto rigido e divide nettamente sani/malati, quindi possiamo
ritenerla una concezione riduttiva.
La famiglia sana è qualcosa di più di una famiglia in cui sono assenti sintomi, nessuna famiglia
è libera da problemi, il buon funzionamento della famiglia si osserva nei momenti
problematici.
Normalità come media statistica  famiglia che corrisponde al modello comune e prevedibile
delle famiglie ordinarie (quelle che si situano nella parte centrale della curva di Gauss).
Normalità come ideale  famiglia che ha un funzionamento ottimale e caratteristiche ideali,
confusione tra normale e ideale
Come professionisti occorre fare attenzione all’idea di ideale, non è corretto lavorare mirando
all’ideale, è anzi assolutamente disfunzionale sia per il sistema che per l’individuo.
Normalità come processo  le precedenti situazioni erano statiche, qua invece si considera
famiglia normale quella che ha un buon funzionamento nei processi evolutivi, quindi
l’attenzione è posta ai processi dinamici e non alla staticità.
Si considerano le capacità e risorse della famiglia, le modalità attuate per affrontare le crisi, lo
stile di adattamento ai bisogni dei membri, l’ adattamento al contesto.
Il concetto di crisi è insito nella normalità, questa è la base da cui partire; occorre che il
counselor abbia sempre presente il modello interiorizzato di famiglia normale.
L’evoluzione del ciclo vitale della famiglia passa da eventi “critici” eventi importanti che
modificano i ruoli interni e la struttura familiare (nascite, morti, entrate, uscite ecc).
Eventi normativi (prevedibili): previsti e scelti (nascita), non scelti (morte)
Eventi paranormativi (non prevedibili): scelti (separazioni), non scelti (eventi
fortuna /sfortuna ecc)
traumatici,
Gli eventi critici possono indurre crisi: è importante il significato che la famiglia dà all’evento e
le modalità che mette in atto per affrontare tale evento.
La crisi non è necessariamente negativa, è un momento importante per scegliere ed evolvere.
IL GENOGRAMMA
Il genogramma è una specifica “versione” dell’albero genealogico; può essere definito come la
rappresentazione grafica della struttura di una famiglia accompagnata dalle verbalizzazioni che
colui che compila il genogramma fa rispetto alle relazioni tra i soggetti rappresentati, alla
comunicazione tra essi, alle somiglianze o differenze, ai miti o ai rituali che caratterizzano
parti del sistema rappresentato (o il sistema intero).
Alla semplice descrizione dei legami di parentela si aggiunge, dunque, l’analisi degli elementi
relazionali, emotivi e affettivi.
In base alla teoria di riferimento di chi utilizza questo strumento, in base dunque
all’epistemologia in cui si inserisce questa tecnica, il genogramma può focalizzarsi su alcuni
elementi piuttosto che su altri; tra i rami dell'albero pare celarsi il segreto o la spiegazione di
un comportamento.
Il genogramma dà informazioni sulla famiglia e sui suoi membri per almeno 3 generazioni.
Già dalla prima forma grafica della famiglia possiamo farci domande ed idee, sviluppare delle
ipotesi che vanno poi verificate.
Nel grafico possiamo inserire diverse informazioni, nomi dei membri della famiglia, età ecc.
Il genogramma viene disegnato o dalla famiglia o dal consulente in presenza della famiglia e
serve a fissare graficamente eventi ed informazioni importanti; possiamo effettuare
osservazioni sul sistema familiare e relazionale, sulle ridondanze ecc, che ci permettono di
risalire alle regole del sistema stesso.
CICLO VITALE DELLA FAMIGLIA
Riguarda il percorso della famiglia  unione, nascita dei figli, adolescenza dei figli, distacco,
vecchiaia.
 Costituzione della coppia
 Famiglia con bambini
 Famiglia con figli adolescenti
 Famiglia con figli età di mezzo
 Famiglia nell’età anziana
-
Abbiamo visionato due brani tratti da film, riguardanti coppie e genitori/figli che
discutevano In fase di osservazione occorre porsi delle domande: a che livello è questa coppia? Nella
relazione che spazio c’è per la comunicazione? È una relazione che sta vivendo una fase di
cambiamento o è in fase di stallo? Ci sono stereotipi nei ruoli?
L’occhio del consulente deve puntarsi sulla relazione, es: una coppia che sta affrontando un
momento di crisi non obbligatoriamente sta vivendo un momento patologico.
Il primo evento critico della coppia è il matrimonio, un passaggio che porta un cambiamento
dei ruoli.
RELAZIONE CONIUGALE
La formazione della coppia segue due fase:
-Innamoramento: rispecchiamento, illusione, fusionalità corporea ed emotiva ecc;
-Amore: disillusione che permette di riappropriarsi si parti di sé, vedere l’altro per quello che
è;
COPPIA: insieme di due individui separati e diversi caratterizzati da condivisioni comuni
(io,io,noi). Separazione di individualità ed è solo apparentemente diadica perché comprende
anche l’incontro delle due famiglie di origine con le loro rappresentazioni.
PER IL BUON FUNZIONAMENTO DELLA COPPIA SONO NECESSARI:
-definizione di sé rispetto all’altro ed alla propria famiglia di origine
-costruzione dell’identità di coppia
-progettualità
-dimensione etica (impegno reciproco)
-dimensione affettiva
-negoziazione
RELAZIONE FILIALE
Occorre trovare un buon equilibrio tra famiglia di origine e la propria coppia, tra essere figli
ed essere coniugi.
FAMIGLIA CON BAMBINI
L’evento critico è la nascita del figlio, la relazione coniugale si modifica, si modificano equilibri
e ruoli.
Passaggio da diade a triade, modificazione degli spazi fisici e mentali.
Si sale di una generazione, prendersi cura della generazione successiva.
Costruzione dell’alleanza genitoriale e della coppia genitoriale.
Ristrutturazione della relazione con la famiglia di origine.
FAMIGLIA CON ADOLESCENTI
Evento critico: adolescenza dei figli.
Riorganizzazione coniugale, reinvestimento nella relazione di coppia.
Rinegoziazione della relazione genitori-figli per consentire la reciproca separazione.
Atteggiamento di protezione flessibile (dipendenza/autonomia)
Tolleranza del disordine e dell’ambivalenza.
Accettazione del processo di invecchiamento della generazione dei propri genitori
FAMIGLIA NELL’ETA’ DI MEZZO
Evento critico: uscita di casa, transizione allo status di adulto del figlio
Famiglia trampolino di lancio, preparazione dell’uscita dei figli da casa.
Deve favorire la responsabilizzazione adulta da parte dei figli,la differenziazione.
FAMIGLIA NELL’ETA’ ANZIANA
Eventi critici: nido vuoto, pensionamento, diventare nonni, malattia, morte.
Impegno di solidarietà di coppia, far fronte alla malattia, rinegoziazione del rapporto con i figli
in base al loro status di adulti, mantenere un atteggiamento di intimità a distanza, farsi
accudire.
L’attenzione al ciclo vitale è importante per collocare e comprendere gli eventi della famiglia
che viene in consulenza; aver acquisito conoscenze specifiche permette al counselor di
avviare correttamente la relazione di sostegno.
Dott. M.Tulli
SALUTOGENESI, PATOGENESI E EMPOWERMENT
Cos’è la salute?
Essa riguarda l’equilibrio psico-fisico e relazionale.
Per Gadamer la salute “…non è un sentirsi ma un esserci …. Essere nel mondo, essere occupati
attivamente e goiosamente dai compiti della vita…”
Quindi stare in un luogo ed essere consapevoli e presenti pienamente con il proprio vissuto.
Fin dal 1948, l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) dichiarava che la salute era
qualcosa di più dell'assenza di malattia: la definiva, infatti, come “uno stato di completo
benessere fisico, mentale e sociale”, implicando così che il benessere o malessere
dell'individuo risiede anche nella qualità delle sue relazioni con l'ambiente. La salute diventa
la capacità di affrontare e risolvere problemi in maniera soddisfacente e flessibile all'interno
del contesto familiare e sociale.
Si fa strada il modello bio-psico-sociale, improntato sul raccordo tra le risorse della persona e
quelle dell’ambiente.
Quindi la persona è vista dentro il contesto/ambiente e la salute diventa un bene collettivo.
Cos’è la salutogenesi?
Il termine salutogenesi è formato dalla parola latina salus, salutis = salute,e dalla parola greca
genesi = origine, inizio, derivazione. La salutogenesi si occupa quindi delle “cause” della
salute. Essa fonda in tal modo un nuovo paradigma, un nuovo modello nella direzione della
ricerca medica che fino ad allora si era basata sulla patogenesi  indagine delle cause della
malattia.
La saluto genesi si basa sulla responsabilità della persona.
Qual è la differenza essenziale fra questi due concetti, quello di patogenesi e quello di
salutogenesi?
Prendiamo il caso di un’infezione: la ratio patogenetica è basata sul modello del contagio. Mi
chiedo: «Cosa, e come, mi ha contagiato? Di che virus, o batterio, si tratta? Che antibiotico
posso usare?»
Partendo dal punto di vista salutogenetico invece mi chiederò: «Perché proprio io ho
contratto ora questa infezione, mentre le persone che mi stanno intorno sono rimaste
immuni?» La domanda sul perché una persona venga contagiata, mentre un’al-tra no, è un
campo di ricerca della salutogenesi.
Si individuano 3 livelli della salute/malattia:
-oggettivo: malattia organica
-soggettivo: esperienza di attribuzione di senso e significato
-relazionale: malattia inserita nel contesto
La psicologia della salute lavora per far modificare lo stile di vita dell’individuo, la psicologia di
comunità affronta al promozione della qualità della vita dentro la comunità.
Il concetto di
-Prevenzione
-Prevenzione
-Prevenzione
cronica
prevenzione viene descritto con tre livelli:
primaria: prima che il danno sia compiuto
secondaria: assistenza alle persone nella crisi
terziaria: migliorare la qualità della vita dopo la malattia o durante la fase
PROMOZIONE
La psicologia di comunità si occupa di promozione oltre che di prevenzione.
Una delle strategie più efficaci in direzione della promozione è l’EMPOWERMENT dei clienti
(singoli gruppi, organizzazioni e comunità).
Si tratta di rendere individuo, famiglie e comunità in grado di prendere controllo sulla propria
vita e sul proprio ambiente, acquisendo un ruolo attivo sull’ambiente stesso e sulla propria
esistenza.
Precondizione di ogni tipo di empowerment è la conoscenza (su di noi, sul nostro ambiente e
sulla comunità).
L’empowerment pone attenzione sulle potenzialità e sulle risorse della persona, rendendo la
persona protagonista ed agendo sulle qualità positive.
-PRODOTTO: esito di un processo evolutivo di apprendimento dell’hopefulness (fiducia in
sé e capacità di sperare).
-PROCESSO: percorso attraverso cui il soggetto disempowered
l’hopefulness.
può recuperare
Le persone si sentono più responsabili quando sono in grado di stabilire una relazione tra
un’azione e un’intenzionalità e quando percepiscono di possedere le competenze per
sostenerla.
La condizione di helplessness si ha quando le persone ritengono che le cause della loro
impotenza sono interne, stabili e globali: a differenza di quelle esterne, instabili e locali, più
facilmente suscettibili di elaborazione e controllo, esse sono alla base della bassa autostima.
Importanza della propria self-efficacy (credenze relative alla capacità individuale di
mobilitare le proprie risorse cognitive e azioni al fine di soddisfare le aspettative situazionali).
È alla base sella propria sicurezza circa la possibilità di produrre una certa prestazione utile
al raggiungimento del risultato atteso.
Passaggio da uno stato di impotenza appresa ad uno di speranza appresa attraverso lo
sviluppo di competenze di partecipazione; il concetto di partecipazione ad oggi è limitato,
sarebbe importante riuscire a creare “rete” nella comunità.
L’empowerment deve intervenire sul singolo, sul gruppo e sulla comunità puntando sui
concetti di responsabilizzazione, potenziamento e partecipazione.
REQUISITI DELL’EMPOWERMENT
Acquisizione di abilità, conoscenze e potere sufficiente da influenzare la propria vita
attraverso:
Lo sviluppo di un potente senso di sé (sense of self), che promuove il coinvolgimento sociale
attivo
La capacità di fare un’analisi critica dei sistemi sociali e politici che definiscono il proprio
ambiente.
L’abilità di sviluppare strategie di azione e di coltivare risorse per raggiungere i propri scopi
La capacità di agire in modo efficace in collaborazione con altri per definire e raggiungere
scopi collettivi.
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