OMELIA SAN FRANCESCO 2013 “Ti rendo lode, Padre, Signore del

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OMELIA SAN FRANCESCO 2013
“Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della
terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e
ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25).
Com’è bello che la Liturgia della Chiesa ha voluto
inserire la Festa di san Francesco in questo inno di
gioia pronunciato da Gesù e che ha visto il
Poverello d’Assisi tra questi piccoli ai quali il Padre
ha rivelato i misteri del Regno! Com’è bello
risentire questo inno di gioia che prorompe dal
cuore di Cristo e che investe san Francesco!
Certamente Francesco costituisce per Gesù una
grande gioia, egli è proprio tra quei piccoli ai quali
il Padre ha rivelato i segreti nascosti che né i
sapienti di questo mondo, né i dotti hanno potuto
penetrare. Ma chiediamoci: perché il Padre ha
nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le ha
rivelate ai piccoli? Perché le ha rivelate al piccolo
Francesco, a questo poverello che dopo 800 anni
noi continuiamo a seguire e ad ammirare con
rinnovato stupore? Lui, “semplice ed ignorante”,
come amava autodefinirsi? La risposta la troviamo
se ci mettiamo davanti alla vita di lui… se
guardiamo con attenzione il suo rapporto col
Signore e, in particolare, il suo rapporto col Signore
che gli parlava. Qual è la relazione tra il Francesco
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d’Assisi e la Parola di Dio? il suo accostamento è
anzitutto di totale abbandono. Il cuore di Francesco
è totalmente spalancato al Signore che gli parla. Ha
la piena consapevolezza che nella Parola è Dio
stesso che gli si fa vicino. Da ciò nasce un dialogo
profondo, continuo, costruttivo. Un dialogo che fa
scaturire dal cuore di Francesco un immenso
stupore, vedendo che l’Altissimo Iddio si inchina
davanti alla sua piccola creatura: “Chi sei tu,
Altissimo Signore Iddio, e chi sono io tuo vilissimo
vermiciattolo?”. E’ proprio questa sconfinata
ammirazione che preserva il cuore di Francesco da
ogni tentazione di sentirsi sapiente e dotto, ma
piuttosto lo conserva nella profonda umiltà e
nell’intima gioia. Si è messo all’ascolto
Francesco… ascoltare per agire! Non si è barricato
in San Damiano… ma ha varcato la soglia
divenendo il giullare di Dio! Umiltà e semplicità i
capisaldi della sua azione… i segni della passione,
gloria e premio a Lui riservati!
La riparazione del tempio, della Chiesa che va in
rovina, fu uno dei primi modi con cui gli si svela la
sua vocazione. Dice la Leggenda maggiore di san
Bonaventura: “Un giorno era uscito nella
campagna per meditare. Trovandosi a passare
vicino alla chiesa di san Damiano, che minacciava
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rovina, vecchia com'era, spinto dall'impulso delle
spirito Santo, vi entra per pregare. Pregando
inginocchiato davanti all'immagine del Crocifisso,
si senti invadere da una grande consolazione
spirituale e, mentre fissava gli occhi pieni di
lacrime nella croce del Signore, udì con gli
orecchi del corpo una voce scendere verso di lui
dalla croce e dirgli per tre volte: Francesco, va e
ripara la mia chiesa che, come vedi, è tutta in
rovina!”. La sua prima obbedienza è di accingersi
alla riparazione materiale benché, continua il
biografo “la parola divina si riferisse
principalmente a quella Chiesa che Cristo
acquistò col suo sangue, come lo Spirito Santo gli
avrebbe fatto capire e come egli stesso rivelerà in
seguito ai frati”. Nella sua vita, Francesco ha posto
al centro Dio… la sua parola, le sue creature che
“di Dio portano significazione”… si è dissetato
alla fonte… e nei secoli è lui stesso che disseta! Lo
vedo così il poverello di Assisi… come un
serbatoio… un grande serbatoio… di acqua
zampillante! La spiritualità di Francesco, capace di
dissetare la sete di uomini e donne di ogni tempo e
cultura, pur essendo, come I'acqua che egli ha
cantato “come molto utile ed umile e preziosa et
casta”… è una dottrina semplicissima, chiaro
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riflesso del Vangelo. Francesco il poverello, il
semplice, l’umile… ma cos’è tutto questo che
diciamo di lui? Questi termini, attenti, non indicano
debolezza remissiva!!! Con la forza della sua
conversione, con la tenacia del suo temperamento,
Francesco diventa per il suo tempo e per i nostri
giorni, il muro di sostegno e di difesa della vita
evangelica, che si radica… si innesta sulla santa
povertà! Chi pensa a san Francesco d'Assisi, per
piacere, lo pensi come muro di sostegno… uomo
forte! Perché umiltà non è arrendevolezza e
semplicità non è debolezza. Francesco è un
gigante!!! La scelta della santa povertà! Non per
niente il più antico scritto su san Francesco (1227,
ad un anno dalla morte) porta il titolo di “Sacrum
commercium sancti Francisci cum domina
paupertate”. Tommaso da Celano riporta che fu
durante la Messa del 24 febbraio 1209 che
Francesco ascoltò nella cappella della Porziuncola
“quelle parole che Gesù nel vangelo disse ai suoi
discepoli, quando li inviò a predicare, che cioè essi
non portassero con se ne ore ne argento, ne borsa,
ne pane, ne bastone lungo il cammino, ne scarpe e
neppure due tuniche. Egli allora, continua il
biografo, fu pieno di indicibile gioia ed esclamò:
“E' proprio quello che bramo realizzare con tutte
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le mie forze”. Ed infine, è bene ricordare a me e a
voi, la grande devozione Eucaristica di san
Francesco. “Dell'altissimo Figlio di Dio nient'altro
vedo corporalmente in questo mondo se non il suo
santissimo corpo e sangue”, afferma nel suo
testamento. “E voglio che questi santissimi misteri
si aggiungesse nel testamento e sopra tutte le altre
cose siano onorati, venerati e collocati in luoghi
preziosi”. San Bonaventura nel prologo della sua
“Leggenda maggiore” scrive: “Come la stella del
mattino, che appare in mezzo alle nubi, con i raggi
fulgentissimi della sua vita e della sua dottrina
(Francesco) attrasse verso la luce coloro che
giacevano nelle tenebre della morte; come
l'arcobaleno, che brilla tra le nubi luminose,
portando in se stesso il segno del patto con il
Signore, annunciò agli uomini il vangelo della
pace e della salvezza”. Il Signore conceda a noi da
questa sera, di attingere alla sorgente spirituale di
Francesco di Assisi, perché come lui, in ogni
circostanza, possiamo essere giullari della gioia del
Vangelo.
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