GRECIA ANTICA:
LE POLEIS
Attività produttive e commercio.
La loro economia era fondata sull’agricoltura e sull’allevamento. Il suolo non
offriva un’abbondanza di prodotti agli abitanti della Grecia: olivi, viti, fichi
crescevano sulle colline; frumento e orzo nelle brevi pianure; sulle balze sassose
pascolavano in solitudine greggi di pecore e capre. Il territorio sfruttabile
produceva anche agrumi e cotone, mentre il territorio rimanente era appunto
utilizzato per la pastorizia o rimaneva addirittura improduttivo. Il pastore, il
marinaio, il vignaiolo e l’olivicoltore trascinavano poveramente una dura esistenza.
Anche le risorse del sottosuolo erano scarse: i marmi del monte Pentèlico e dell’isola
di Paro, il ferro della Laconia, il piombo argentifero delle miniere del Laurion, in
Attica, la pietra pomice delle isole dell’Egeo.
All’interno della società, re, nobili e guerrieri, proprietari delle terre migliori,
esercitavano il dominio su agricoltori, artigiani e pastori. Così la povertà in Grecia è
a casa sua: un rimedio contro di essa è sempre stato, fin dai tempi antichissimi, il
duro lavoro degli uomini.
In Grecia con la capitale (Atene) si commerciava moltissimo. Era in una posizione
strategica per quanto riguarda lo stanziamento sul Mediterraneo e Infatti ad essa
arrivavano diverse vie marittime:
- Stretto di Eubea = Mar Egeo;
- Mar di Marmara = Mar Nero;
- Cicladi e Sparadi = Regioni Asia Minore;
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- Corinto = Peloponneso e le altre coste, perché il territorio non era favorevole alle
comunicazioni per via della montuosità.
A causa appunto, della montuosità estesa del territorio greco, le pianure erano
limitate e i fiumi non navigabili.
Il commercio era favorito dalla conformazione delle coste: particolarmente
frastagliate con miriadi di insenature. Si creavano quindi sicuri porti naturali e
l’unica attività concessa era il commercio.
Contribuiva alla continua e grave scarsità di viveri anche la scarsità o mancanza di
vie di comunicazione tra una regione e l’altra. Le strade, in una penisola
frastagliata, montuosa e rocciosa come la Grecia, erano scomode; i mezzi di
trasporto erano rozzi carri di legno, sostituiti, non appena la strada s’inerpicava, dal
dorso dei muli.
Perciò né gli uomini potevano viaggiare facilmente, né poteva essere regolare e
intenso lo scambio delle merci. Inoltre le strade erano infestate dai banditi, che
spiavano l’arrivo dei viandanti lungo le strettoie degli istmi o sugli scoscesi cornicioni
delle vie costiere, per assalirli in assoluta solitudine, quando chiedere aiuto era
inutile e la fuga impossibile.
Altra cosa era invece viaggiare o trasportare merci per mare. Per dei pescatori,
come era la maggior parte dei Greci, non era difficile raggiungere, navigando
lungo la costa, le regioni vicine. Dovunque approdassero, erano certi di trovare
qualche baia tranquilla, nella quale ancorare le loro imbarcazioni al riparo dai
venti e dalle onde.
Non solo, da una regione all’altra della Grecia il mare consentiva una agevole
navigazione. D’inverno l’Egeo era sconvolto dalle tempeste, ma nel resto dell’anno
era spezzato dai venti del Nord, che favorivano il traffico tra Oriente e Occidente e
spingevano velocemente chi navigava a vela in direzione dell’Asia Minore, di Creta
o dell’Egitto.
Perciò un altro rimedio alla povertà i Greci lo trovarono nel commercio marittimo,
oppure, nei casi di estrema povertà, nella emigrazione per mare verso terre più
fertili e più ospitali. Solonicco era un porto militare e commerciale, l’unico dopo
Atene.
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Colonizzazione
La colonizzazione interessò vaste zone del Mediterraneo a partire dall’ottavo al
settimo secolo A.C.
I greci avevano bisogno di terre coltivabili nuove,a causa dell’incremento
demografico,poiché in Grecia erano povere e adibite al latifondo.
Inoltre volevano ricercare materie prime ed esportare le proprie merci.
Quando gli esponenti politici vinti dovevano lasciare il territorio greco per l’esilio,
sceglievano loro la propria residenza all’estero o venivano costretti ad espatriare.
La prima colonia in Italia fu Cuma, città dell’attuale Campania,fondata alla fine
dell’ottavo secolo.
I greci si espansero sia verso occidente (Francia, Sicilia), che verso l’oriente (coste
della Tracia).
La convivenza con gli indigeni fu pacifica. Nelle città conquistate si mantenevano il
dialetto, le tradizioni e i costumi,cioè erano particolarmente indipendenti anche se
mantenevano un profondo legame con la città colonizzatrice (madre-patri). Le
principali città in Italia colonizzate dai greci furono:
Cume,Velia,Taranto,Sibari,Crotone,Siracusa,Gela,Agrigento.
In Spagna invece Sagunto e in Francia, Marsiglia.
Quando si esaurirono i movimenti migratori nella regione dell'Egeo, la Grecia
continentale, le isole le coste dell'Asia Minore erano tutte occupate da popolazioni
che, sebbene divise in unità territoriali politicamente indipendenti, riconoscevano di
avere una comune identità culturale, basata sulla lingua, sulla religione e sulle
comune tradizioni.esse adottarono anche la comune denominazione di “Elleni” poi
sostituita con Greci.
La Magna Grecia rappresentava uno dei capisaldi della civiltà greca e la sua
effettiva fisionomia culturale è stata concepita dopo faticose ricerche storiche.
“Magna Grecia” è l'antica denominazione dei territori dell' ltalia meridionale
colonizzati dai greci a partire dagli ultimi decenni dell'VIII secolo a.C. il significato
del termine Magna Grecia nell'antichità sembra potersi riferire sia alla maggiore
estensione territoriale di quest'area del mondo greco rispetto alla ben più povera
madre patria. Sotto il profilo geografico il termine indicava il settore meridionale
della penisola italiana.
SULLA CARTINA POSSIAMO NOTARE LA GRECIA E
LA MAGNA GRECIA
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Attività economiche
l Greci erano portatori di un grande bagaglio culturale, di abilità commerciale e di
una ricca tradizione di culti.
Di capitale importanza fu lo sviluppo artistico caratterizzato da fenomeni spesso
marcatamente indipendenti.
Nella polis vi erano case e botteghe di artigiani ed una piazza(agorà) dove si
tenevano il mercato e le assemblee del popolo.
Il territorio circostante era adibito all'agricoltura e al commercio.
Agorà di Atene
Piazza pubblica o piazza del mercato, presente in tutte le città dell’antica Grecia.
Originariamente deputata ad accogliere la assemblee popolari, l’agorà divenne,
nel tempo, il luogo degli scambi commerciali. Ampia, spaziosa, facilmente
accessibile, essa costituiva il centro politico, commerciale, religioso e sociale della
città; era normalmente circondata da templi ed edifici amministrativi, che spesso si
affacciavano sulla piazza con dei colonnati (stoai). L’esempio più illustre è l’agorà
di Atene, situata a nord-ovest dell’acropoli.
PRESSO QUESTE ROVINE
SORGEVA UN TEMPO
L’AGORA’ DI ATENE,
UBICATA A NORD-OVEST
DELL’ACROPOLI
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LE MONETE
Nella Grecia antica fino al VII secolo a.C. gli scambi commerciali erano basati
unicamente sul baratto, cioè sullo scambio di merci o servizi con altri prodotti,
senza il tramite della moneta.
Ciò è constatabile anche nelle opere di Omero: dove la misura del valore di una
merce è data essenzialmente dal suo corrispettivo in buoi, animale prezioso, in
quanto tra le vittime più gradite di una sacrificio
Attorno al VII secolo, dunque, alcuni popoli dell’Asia Minore, introdussero le prime
monete che da lì giunsero fino ai greci; dati archeologici indicano infatti che le più
antiche provengono dalle città greco-orientali, in particolare da Efeso.
Erano semplicemente piccole sbarre di ferro, metallo di scarso valore e l’unico
abbastanza diffuso, del peso di circa 400g.
Alcuni secoli dopo furono introdotte anche monete in oro, argento e leghe preziose,
coniate grazie alla scoperta di ricchi giacimenti in Tracia, ad Atene e sulle isole di
Taso.
Ciononostante raggiunsero una grande diffusione solamente le leghe d’argento,
data la grande difficoltà di falsificarle con altri materiali.
Il pagamento in moneta sostituì in breve tempo lo scambio di merci, abolendo il
secolare concetto che ricchezza corrispondeva a proprietà terriera: la moneta
divenne la misura universale del valore, tutto fu equiparato ad essa.
Trasportare i propri beni diventò più semplice anche per viaggiatori e mercanti
La ricchezza non fu più espressa da un lungo elenco di beni, come nelle già citatate
opere di Omero, ma in termini monetari.
La moneta, sorta per facilitare gli scambi commerciali anche con i ricchi regni
orientali, diede luogo inoltre a una vera e propria rivoluzione nel modo di pensare
greco: sollecitò infatti in maniera fortissima la creazione di un pensiero astratto del
quale si avvalse anche la filosofia.
Si svilupparono rapidamente servizi come le banche, tra le quali spiccavano i
templi, luoghi sacri e inviolabili; essi prestavano denaro con interesse, finanziando le
spese pubbliche della città: ad Atene, ad esempio, il tesoro della città era custodito
presso il tempio di Atena.
Nacque la categoria dei banchieri privati, che investivano i propri guadagni in
proprietà terriere o simili, favorendo l’incremento del sistema commerciale.
All’inizio ogni Polis aveva la propria moneta, ma ben presto la più importante
divenne quella ateniese, la Dracma, composto d’argento molto puro.
Vi erano anche monete che corrispondevano a più dracme: la più comune era la
tetradracme, equivalente a quattro dracme, mentre la più preziosa era il Talento,
che aveva il valore di seimila dracme.
Le monete ateniesi raffiguravano da una parte il volto della dea Atena, protettrice
della città, con l’elmo e una corona di foglie di olivo, e dall’altra una civetta, che
rappresentava l’animale simbolo di Atene.
Altre città avevano immagini diverse, come le monete di Corinto, che portavano
l’effigie di Pegaso, il cavallo alato, o quelle di Taranto, che rappresentavano un
uomo sul dorso di un delfino.
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Le fonti:
Ghiozzi-Ruata-Piazza: “Tuttostoria”
Petrini Editore, anno 1997
Riccardo Neri: “Nuovo Progetto Storia”
La nuova Italia Editrice, anno 1997
Cantarella-Guidorizzi: “Storia antica e medievale”
Einaudi Scuola, anno 2002
[email protected]
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