PROVINCIA AUTONOMA DI
TRENTO
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Si è tenuto oggi a Economia il convegno organizzato da Transcrime
Nuove strategie d’intervento per prevenire il fenomeno della
criminalità minorile
La ricerca, presentata dal professor Richard E. Tremblay, ha coinvolto più di
35000 bambini in 20 anni di studi
Trento, 19 luglio 2005 – “Tutte le società moderne sono colpite da un male
dilagante, che investe qualsiasi strato sociale ed economico in tutto il mondo. È il
costante aumento di episodi di criminalità minorile e di reati violenti ad essere
motivo di allarme per molti Paesi, che vedono di giorno in giorno salire il tasso di
violenza nelle loro città.” Con questa riflessione il professor Savona, direttore di
Transcrime, centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale, ha
aperto la conferenza “Intervenire sui bambini di oggi per ridurre il disagio negli
adolescenti di domani”, che si è tenuta questa mattina, a partire dalle 10, nella
sala conferenze della Facoltà di Economia. Relatore d’eccezione lo studioso
Richard E. Tremblay, uno dei massimi esperti al mondo di psicologia dello
sviluppo. La conferenza è stata organizzata da Transcrime con la partecipazione
dell’Università degli Studi di Trento e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di
Milano, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento.
Dedicata agli interventi per prevenire il disagio giovanile, la relazione del professor
Tremblay ha preso il via con la presentazione dei risultati delle sue ricerche, che
nell’arco di 20 anni hanno coinvolto più di 35.000 bambini, cui ha fatto seguito la
visione di un filmato inedito sul comportamento aggressivo nell’età infantile che
sarà messo in onda il prossimo ottobre sulle reti Rai.
Principio ispiratore della tesi, sostenuta dallo psicologo canadese, è stato
l’assunto di Aristotele che nel 500 a.C. affermava: “Chi considera le cose sin dalla
loro origine e crescita avrà una visione più chiara”. L’aspetto innovativo del suo
studio sta nell’aver compreso che i disturbi comportamentali nell’adolescenza
possono aver origine nell'infanzia. La prevenzione del comportamento violento
deve quindi concentrarsi nei primi anni di vita: è questa la conclusione cui sono
giunte le numerose indagini statistiche, avviate negli ultimi anni dallo staff di
ricercatori dell’Università di Montreal del professor Tremblay. I dati ottenuti
riconoscono una costante di fondo che rivela come tutti i giovani raggiungano il
picco dell’aggressività fisica nella prima infanzia, e in particolare nell’anno di
inserimento a scuola, e come questo comporti un maggior rischio di disturbi
Per maggiori informazioni: Alessia Negriolli - Ufficio Stampa
Università degli Studi di Trento - Via Belenzani, 12 – 38100 Trento, Italy
Tel. +39 0461/881136, Fax +39 0461/881247 - e-mail: [email protected]
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comportamentali nelle età successive. Molteplici i fattori scatenanti: l’aggressione
può essere intesa come risposta alle frustrazioni personali, come simulazione dei
comportamenti altrui, dell’ambiente familiare, dei messaggi che provengono dai
mass-media e dalla società o come pretesto per il raggiungimento di un obiettivo.
Il rischio di sviluppare comportamenti aggressivi cresce di 9 volte se il bambino è
nato da una gravidanza della madre in età precoce, se è vissuto in un ambiente
con un basso livello di istruzione e un basso profilo sociale, culturale ed
economico. Questi bambini possono diventare adulti con seri problemi di carattere
sociale ed economico, scarse possibilità di successo nel mondo del lavoro e un
alto rischio di essere soggetti a depressioni nervose.
Quali trattamenti preventivi devono essere attivati, nella prima infanzia, per evitare
questo tipo di degenerazione sociale negli anni a venire? Tremblay propone tre
soluzioni: programmi di formazione rivolti ai genitori dei soggetti a rischio,
sostegno costante da parte degli operatori sociali e il supporto del personale
scolastico per l’apprendimento delle regole etiche e civili e lo sviluppo di capacità
pro-sociali.
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Segreteria organizzativa
Centro interuniversitario Transcrime
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