vescovo - Chiesa Cattolica Italiana

In un decennio il Vescovo ha affrontato molti temi: da quelli interni della Chiesa ai rapporti con la
società
Dieci anni con i Piacentini
Ampio l’arco di tempo: dalla prima omelia del 1995 alla recente catechesi a Colonia
Come sottolinea lo stesso Fausto Fiorentini, che ha appena terminato la compilazione di
un’antologia sugli interventi pastorali del nostro Vescovo, la produzione di mons. Monari é
veramente notevole: spazia dalla ricerca biblica alla morale e alla direzione spirituale. Il libro, che
mutua il titolo dal motto del Vescovo, “Non mi vergogno del Vangelo”, si limita però alla pastorale
e c’é un motivo: vuole essere uno strumento di servizio per l’intera diocesi, dai sacerdoti ai vari
operatori. Come detto le tematiche prese in considerazione sono un centinaio, ma se consideriamo
anche i rimandi, come si può vedere dall’indice analitico, diventano più di duecento.
La disposizione é rigorosamente per ordine alfabetico ad esclusione del brano iniziale: “Riflessioni
sulla mia vita”. E questo è un particolare che merita di essere sottolineato: il libro non ha
introduzioni, ma nelle prime pagine é lo stesso Vescovo che presenta se stesso attraverso un brano
di particolare intensità: il 28 aprile 2005, nel seminario arcivescovile di Saronno, ha tenuto una
relazione ai preti della diocesi di Milano d’età compresa tra i 60 e i 65 anni. Quella che poteva
essere un’analisi distaccata dei problemi legati ad una specifica stagione dell’uomo e del prete in
particolare, é stata di fatto un interessante esame del cammino del vescovo Luciano, quasi un
“autoritratto spirituale” ed é per questo che Fiorentini l’ha posta in apertura del suo libro.
Mons. Monari
parla di se stesso
Leggiamo nel lungo intervento a proposito dell’età matura: “Come vivere questi ultimi anni?
Anzitutto continuando a lavorare, per quello che è possibile. Il lavoro, il servizio, è il modo
concreto per dare alla nostra vita la forma del dono ed è giusto che continuiamo fino a che ci è
possibile, con realismo (quindi senza voler strafare e senza voler rimanere ai posti di lavoro dove
potevamo stare nell’età giovanile o adulta) e con desiderio di servizio. Il discernimento, oggi, ci è
più facile; prendiamo le distanze più facilmente dalle nostre opinioni, sappiamo sorridere delle
nostre impuntature. Possiamo diventare, in questo modo, strumenti preziosi di comunione;
possiamo contribuire a costruire nel presbiterio un ambiente spirituale più sereno e positivo.
“La seconda dimensione che mi piace sottolineare è quella del rapporto coi giovani. L’immagine è
quella della staffetta: si corre una frazione del percorso, poi si consegna il testimone nelle mani di
chi viene dopo di noi. Bisogna correre con tutto il fiato che abbiamo; ma bisogna anche aprire la
mano e lasciare il testimone perché altri possano correre dopo di noi, dopo che il nostro fiato si è
esaurito. Guardini diceva: senza risentimento verso i giovani che hanno ancora tutta la vita davanti a
loro; senza risentimento verso la vita che non ci ha dato tutto quello che avremmo desiderato e,
chissà, forse anche quello che avremmo meritato; senza risentimento verso il mondo che è nuovo e
prepara spettacoli nuovi ai quali non potremo prendere parte”.
Se non é riuscito Fiorentini a fare la sintesi dell’attività pastorale di mons. Monari, pur avendo a
disposizione quasi seicento pagine (formato 17 x 24), certamente non ci riusciremo noi con poche
manciate di righe. Ci limitiamo a qualche citazione ricordando che il nostro Vescovo é intervenuto,
come Pastore della Chiesa locale piacentina-bobbiese, su argomenti molto vari. Alcuni sono
tipicamente relativi al governo della diocesi. Ad esempio quello sulle barriere architettoniche.
Barriere
architettoniche
e disabili
Il documento del 29 agosto 1999 era rivolto ai parroci: “Carissimi, l'Eucaristia è il centro della vita
della comunità cristiana, che da essa riceve la forza necessaria per crescere verso il suo Signore. Per
questo è necessario rendere l'accesso alla Celebrazione eucaristica il più facile possibile; nessuno
deve rimanere escluso per ostacoli rimovibili. In particolare, l'accoglienza delle persone disabili, e
tra queste i bambini, richiede a tutte le comunità un impegno costante, generoso e premuroso, per
offrire a tutti la reale possibilità di prendere parte ai momenti significativi della comunità
parrocchiale. Tra gli ostacoli concreti per il loro accesso all'Eucaristia vanno considerate le barriere
architettoniche”.
Un documento
sulle mine antiuomo
Se il documento sulle barriere architettoniche era limitato a Piacenza, altri spaziano invece in
realtà più vaste e spesso analizzano problemi che la maggioranza della gente tende ad ignorare. E’ il
caso delle mine antiuomo; si tratta di un intervento su “Libertà” del 20 maggio 1996. Citiamo le
prime righe: “Gli inglesi le chiamano land mines, mine terrestri, ma in italiano usiamo
un’espressione molto più eloquente: mine antiuomo. A Ginevra, dal 22 aprile al 3 maggio si è
tenuta una Conferenza internazionale con l’intento di prendere in considerazione questo tipo di armi
e di bandirne totalmente la produzione, il commercio, l’uso. Il risultato è stato deludente: si è deciso
che le mine di futura fabbricazione (tra nove anni) dovranno avere abbastanza metallo da essere
rivelate ai sensori e dovranno essere capaci di autodistruggersi. Sul problema c’era stato un
pronunciamento deciso della Croce Rossa Internazionale; la Caritas aveva sollecitato l’impegno dei
mezzi di comunicazione di massa e aveva denunciato il rifiuto dell’Italia di aderire alla totale messa
al bando delle mine. Perché il problema appare così importante? e perché non c’è stata da noi
un’ampia mobilitazione?”
Presbiteri
e presbiterio
I presbiteri e il presbiterio sono certamente tra i “temi forti” dell’episcopato di mons. Monari. Ne ha
parlato in diverse occasioni, anche se vi sono stati momenti privilegiati (ad esempio la Messa
Crismale del Giovedì Santo e i corsi di aggiornamento per il clero) e fare una scelta tra i vari
interventi é veramente difficile. Così leggiamo nella premessa al lungo capitolo dedicato ai
“Preti”. Ci limitiamo ad una breve citazione: “Non siamo i funzionari di una religione della
mediocrità; siamo piuttosto gli strumenti di un fuoco che vuole incendiare il mondo; non abbiamo
da distribuire consolazioni superficiali, ma da suscitare libertà profonde. Tutto questo può operarlo
solo lo Spirito in noi e attraverso di noi. Questo Spirito è forza di giovinezza perenne, di speranza
gioiosa, di fortezza umile. Non abbiamo tanta forza culturale da combattere e imbrigliare la corrente
di superficialità e di individualismo che sembra attraversare il nostro mondo; nemmeno abbiamo in
noi stessi la forza morale di resistere alla seduzione del mondo; ma lo Spirito rende testimonianza
nei nostri cuori e ci dona l’umile certezza del credente. Sappiamo poche cose, ma siamo in grado di
ripetere con convinzione le parole di Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna;
noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 68-69). (...)
Dalla prima omelia
a Colonia alla GMG
L’antologia spazia su temi molto diversi, dai preti ai diaconi, dall’Eucaristia all’uso dei beni nella
Chiesa, dall’omosessualità al celibato; lo stesso vale anche per l’arco di tempo preso in
considerazione: si va dalla prima omelia del 3 settembre 1995 all’ultimo intervento del 17 agosto ai
giovani della GMG a Colonia. Solo poche battute iniziali di un lungo intervento pronunciato
davanti ad una grande assemblea di giovani: “Vengono da lontano i Magi, dall’oriente remoto e
misterioso. Hanno affrontato un viaggio che deve essere stato scomodo e pericoloso, come tutti i
viaggi lunghi dell’antichità. (...) Che cosa li spinge ad affrontare rischi, imprevisti? Cosa cercano?
Sono magi, astrologhi abituati a leggere le stelle e a trovare nelle stelle le risposte. Ma questa volta
hanno letto nel cielo una domanda che li ha resi inquieti, cercatori; ha reso acuto il loro desiderio:
Andiamo! È tempo! C’è qualcosa; qualcuno che ci attira: una stella, una strada, l’orizzonte: “Dov’è
il re dei Giudei che è nato?” Alla fine giungono e che cosa hanno trovato? “ Hanno trovato un
bambino, non un’idea. (...) Hanno trovato un bambino, non una legge. (...) Hanno trovato un
bambino, un uomo, una persona concreta. Possibile che sia proprio lì il segreto che cercano? Il
‘dove’ della verità, della vita? Presso l’uomo? Ma quale uomo? l’uomo greco, equilibrato
fisicamente e psicologicamente; l’uomo potente, che impone il suo volere sugli altri; l’uomo ricco,
che può permettersi tutto quello che vuole (quasi); l’uomo famoso che è ammirato e invidiato;
l’uomo colto, che conosce tante cose. No: un bambino, una speranza di uomo, che ha davanti a sé
ancora tutte le possibilità aperte. Ma dobbiamo precisare ancora: quali di queste possibilità si
realizzeranno? Quale tipo di uomo diventerà? La immagine fondamentale per comprendere è il
crocifisso” (...)
Ovviamente la pastorale di mons. Monari é molto più ampia (molti gli interventi sui rapporti chiesa
e politica e civitas) senza contare che vi é tutta la sua pubblicistica che Fiorentini ricorda in
un’apposita nota bibliografica.