1 SPIRITUALITA' E MISSIONE, SFIDA DELLA "REDEMPTORIS MISSIO" (J. Esquerda Bifet) 1. Chiamata alla santità Una lettura accurata e responsabile dell'enciclica missionaria mette in evidenza che la missione della Chiesa non sarà ben capita se non è a partire da un atteggiamento di fede e di fedeltà generosa: "La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi" (n.11). - Chiamata alla responsabilità e cooperazione missionaria. - Chiamata al rinnovamento ecclesiale per la missione. - Chiamata alla santità e spiritualità missionaria: "La rinnovata spinta verso la missione ad missionari santi" (n.90). gentes esige Questa chiamata viene fatta nel contesto della prima evangelizzazione (primo annunzio), in modo di invitare tutte le comunità cristiane a rinnovarsi per poter rispondere a questa urgenza evangelica. I temi sulla missione si possono distribuire principalmente in tre grandi livelli: Livello teologico: ché è la missione? (RMi I-III). Livello operativo: A) come svolgere l'attività missionaria? (RMi IV-V). B) gli operai della missione (RMi VI). C) animazione della comunità cristiana per farla diventare missionaria (RMi VII). Livello spirituale: come vivere la missione da parte dei singoli apostoli e di tutta la comunità (RMi VIII). 2. Spiritualità specificamente missionaria La chiamata alla responsabilità, cooperazione, rinnovamento e santità missionaria, resterà senza risposta adeguata se non si approfondisce l'atteggiamento di spiritualità missionaria. Senza le "attitudini interiori" (come diceva Paolo VI nell' Evangelii nuntiandi), non sarebbe possibile ne la nuova evangelizzazione ne la risposta generosa alla missione senza frontiere. "La fede si rafforza donandola! La nuova evangelizzazione dei popoli cristiani troverà ispirazione e sostegno nell'impegno per la missione universale" (n.2). 2 L'enciclica "Redemptoris Missio" indica le linee principali di questa spiritualità: "piena docilità allo Spirito" (n.87), "comunione intima con Cristo" (n.88), "amare la Chiesa e gli uomini come li ha amati Gesù" (n.89), "carità apostolica" come "quella del Cristo Buon Pastore" (n.89), "nuovo ardore di santità" (n.91), essere "contemplativo" per diventare segno "credibile" (n.91). Questa spiritualità riguarda in modo speciale "quanti Dio ha chiamato ad essere missionari" (n.87). La novità della spiritualità missionaria descritta dall'enciclica, a mio avviso, consiste nel tono evangelico di rapporto con Cristo e di sequela di Cristo per diventare disponbili alla missione "ad gentes". Questo tono evangelico è evidente nelle dimensioni o linee della spiritualità che emergono dal documento papale. 3. Dimensioni della spiritualità missionaria Nell'enciclica "Redemptoris Missio" la spiritualità missionaria viene presentata in dimensione pneumatologica, cristologica, ecclesiologica, pastorale e contemplativa. Queste dimensioni appaiono in un contesto trinitario, salvifico, antropologico e sociologico. La dimensiones trinitaria appare in tutta la stesura dell'enciclica (RMi 1, 23, 32, 44, 47, 92). La spiritualità missionaria ha dimensione pneumatologica. Poiché "spiritualità" significa una "vita secondo lo Spirito", la fedeltà allo Spirito Santo è atteggiamento fondamentale della spiritualità missionaria. "Tale spiritualità si esprime, innanzitutto, nel vivere in piena docilità allo Spirito; essa impegna a lasciarsi plasmare interiormente dallo Spirito, per diventare sempre più conformi a Cristo... La docilità allo Spirito impegna poi ad accogliere i doni della fortezza e del discernimento, che sono tratti essenziali della stessa spiritualità... Oggi occorre pregare, perché Dio ci doni la franchezza di proclamare il Vangelo; occorre scrutare le vie misteriose dello Spirito e lasciarsi da lui condurre in tutta la verità (cf. Gv. 16,13)" (n.87)."La venuta dello Spirito Santo fa di essi (gli Apostoli) dei testimoni e dei profeti (cf. At 1,8; 2,17.18), infondendo in loro una tranquilla audacia che li spinge a trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù e la speranza che li anima. Lo Spirito Santo dà loro la capacità di testimoniare Gesù con 'franchezza'" (n.24). Se mancasse questa fedeltà allo Spirito, la missione non sarebbe capita nel senso della fede, ma soltanto nella prospettiva delle ipotesi umane discutibili. Il capitolo III dell'enciclica offre i dati fondamentali per capire e seguire il vero senso della missione sotto la guida dello Spirito: "La presenza e l'attività dello Spirito non toccano solo gli individui, ma la società e la storia, i popoli, le culture, le religioni. Lo spirito, infatti, sta all'origine dei nobili ideali e delle iniziative di bene dell'umanità in cammino... E' anche lo Spirito che sparge i 'semi del Verbo', presenti nei riti e nelle culture, e li prepara a maturare in Cristo" (n.28). 3 La dimensione cristologica della spiritualità missionaria si concretizza nel rapporto personale con Cristo per condividere il suo stesso modo di vivere: "Nota essenziale della spiritualità missionaria è la comunione intima con Cristo: non si può comprendere e vivere la missione, se non riferendosi a Cristo come l'inviato ad evangelizzare... 'Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù'... (Fil 2,5-8)". L'esperienza dell'incontro con Cristo diventa missione: "trasmettere agli altri la loro esperienza di Gesù'" (n.24). "Proprio perché 'inviato', il missionario sperimenta la presenza confortatrice di Cristo, che lo accompagna in ogni momento della sua vita -'Non aver paura..., perché io sono con te' (At 18,9-10) - e lo aspetta nel cuore di ogni uomo" (n.88). L'esperienza paolina è un paradigma ripetuto frequentemente nell'enciclica. Questa dimensione cristologica fa capire il vero senso della missione come annuncio della salvezza in Cristo (cfr. cap. I): "La missione è un problema di fede, è l'indice esatto della nostra fede in Cristo e nel suo amore per noi... La missione, oltre che dal mandato formale del Signore, deriva dall'esigenza profonda della vita di Dio in noi" (n.11). La dimensione ecclesiologica della spiritualità missionaria è una conseguenza dell'amore a Cristo. Si ama la Chiesa (e tutta l'umanità) con lo stesso amore con cui Cristo l'ha amata: "Chi ha spirito missionario sente l'ardore di Cristo per le anime ed ama la Chiesa, come Cristo... Come Cristo egli deve amare la Chiesa: 'Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei' (Ef 5,25). Questo amore, spinto fino a dare la vita, è per lui un punto di riferimento. Solo un amore profondo per la Chiesa può sostenere lo zelo del missionario... Per ogni missionario 'la fedeltà a Cristo non può essere separata dalla fedeltà alla sua Chiesa' (PO 14)" (n.89). Soltanto da questo "senso" e amore di Chiesa scaturirà una autentica teologia sul Regno (cap. II) e sul rapporto tra Chiesa e Regno: "Il Regno di Dio non è un concetto, una dottrina, un programma soggetto a libera elaborazione, ma è innanzitutto una persona che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine di Dio invisibile" (n.18). "La Chiesa non è fine in se stessa, ma fervidamente sollecita di essere tutta di Cristo, in Cristo e per Cristo, e tutta degli uomini, fra gli uomini e per gli uomini" (n.19). "La Chiesa, infine, serve il Regno... Noi dobbiamo chiederlo, accoglierlo, farlo crescere in noi; ma dobbiamo anche cooperare perché sia accolto e cresca tra gli uomini" (n.20). La dimensione pastorale della spiritualità missionaria mette in evidenza la fecondità apostolica della carità. La santificazione dell'apostolo è in stretto rapporto con l'esercizio dei ministeri (PO 13). La nota più caratteristica della spiritualità apostolica è la "carità" che ha come modello il Buon Pastore: "La spiritualità missionaria si caratterizza, altresì, per la carità apostolica, quella del Cristo... buon Pastore che conosce le sue pecore, le ricerca ed offre la sua vita per loro (cf. Gv 10)... Il missionario è l'uomo della carità... egli deve testimoniare la carità verso tutti, spendendo la vita per il 4 prossimo. Il missionario è il 'fratello universale', porta in sé lo spirito della Chiesa, la sua apertura ed interesse per tutti i popoli e per tutti gli uomini, specie i più piccoli e poveri... è segno dell'amore di Dio nel mondo" (n.89). La dimensione pastorale della spiritualità farà scoprire le necessità pastorali più urgenti, gli immensi orizzonti della missione ad gentes (cap. IV) e le vie della missione (cap. V), per suscitare la disponibilità missionaria da parte dei responsabili (cap. VI) e la cooperazione e animazione missionaria di tutta la comunità cristiana (cap. VII)."Occorre un radicale cambiamento di mentalità per diventare missionari, e questo vale sia per le persone sia per le comunità... Solo diventando missionari la comunità cristiana potrà superare divisioni e tensioni interne e ritrovare la sua unità e il suo vigore di fede" (n.49). La dimensione contemplativa si presenta nel contesto di una chiamata pressante alla santità. Dall'incontro con Cristo scaturisce la disponibilità missionaria incondizionata: "La chiamata alla missione deriva di per sé dalla chiamata alla santità... L'universale vocazione alla santità è strettamente collegata all'universale vocazione alla missione... La spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la santità. La rinnovata spinta verso la missione ad gentes esige missionari santi... Occorre suscitare un nuovo 'ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n.90). "Da parte loro, i missionari riflettano sul dovere della santità, che il dono della vocazione richiede da essi, rinnovandosi di giorno in giorno nel loro spirito ed aggiornando anche la loro formazione dottrinale e pastorale" (n.91). La vita contemplativa viene presentata in stretto rapporto con l'attività missionaria: "Il missionario deve essere 'un contemplativo in azione'. Egli trova risposta ai problemi nella luce della parola di Dio e nella preghiera personale e comunitaria. Il contatto con i rappresentanti delle tradizioni spirituali non cristiane, in particolare quelle dell'Asia, mi ha dato conferma che il futuro della missione dipende in gran parte dalla contemplazione. Il missionario, se non è un contemplativo, non può annunziare il Cristo in modo credibile. Egli è un testimone dell'esperienza di Dio e deve poter dire come gli Apostoli: 'Ciò che noi abbiamo contemplato, ossia il Verbo della vita..., noi lo annunciamo a voi' (1Gv 1, 1-3)" (n.91). Soltanto un vero spirito contemplativo farà scoprire le vie per evangelizzare un "nuovo areopago" (n.38). 4. Spiritualità missionaria per tutte le vocazioni La spiritualità missionaria deve essere applicata ad ogni vocazione cristiana: sacerdotale, vita consacrata, laicale. L'enciclica parla frequentemente di un'atteggiamento di gioia e speranza alla luce delle Beatitudini: "Il missionario è l'uomo delle Beatitudini... La caratteristica di ogni vita missionaria autentica è la gioia interiore che viene dalla fede. In un mondo angosciato e oppresso da tanti problemi, che tende al pessimismo, l'annunziatore della 'buona novella' deve essere un uomo che ha 5 trovato in Cristo la vera speranza" (n.91). Se questa spiritualità viene messa in pratica, ci sarà nella Chiesa un grande risveglio della coscienza e della responsabilità missionaria: "Mai come oggi la Chiesa ha l'opportunità di far giungere il Vangelo, con la testimonianza e la parola, a tutti gli uomini ed a tutti i popoli. Vedo albeggiare una nuova epoca missionaria... se tutti i cristiani e, in particolare, i missionari e le giovani Chiese risponderanno con generosità e santità agli appelli e sfide del nostro tempo" (n.92). L'invito dell'enciclica alla cooperazione e alla spiritualità missionaria si può riassumere in un'atteggiamento mariano della Chiesa, che vede in Maria "il modello di quell'amore materno, dal quale devono essere animati tutti quelli che,nella missione apostolica della Chiesa, cooperano alla rigenerazione degli uomini" (n.92). E un invito "alla vigilia del terzo millennio" per "vivere più profondamente il mistero di Cristo, collaborando con gratitudine all'opera della salvezza" (ibidem). La risposta a questa chiamata avverrà quando le comunità ecclesiali sapranno raggrupparsi fraternamente nel Cenacolo con Maria, per ascoltare la parola, pregare, celebrare l'eucaristia, condividere i beni per ricevere le nuove grazie dello Spirito per evangelizzare il mondo d'oggi (n.51). "Come gli Apostoli dopo l'ascensione di Cristo, la Chiesa deve radunarsi nel Cenacolo 'con Maria, la Madre di Gesù' (At 1,14), per implorare lo Spirito ed ottenere forza e coraggio per adempiere il mandato missionario. Anche noi, ben più degli Apostoli, abbiamo bisogno di essere trasformati e guidati dallo Spirito" (n.92).