rilevanza dei risultati differenziali

RILEVANZA DEI RISULTATI DIFFERENZIALI
I risultati differenziali di bilancio n evidenza le cause che sono alla base del deficit finanziario dello
Stato e danno modo di individuare quali siano le misure di risanamento più opportune.
Ad esempio, se il primo risultato differenziale (risparmio pubblico) è costantemente negativo, vuol
dire che lo Stato, contraendo prestiti per colmare il deficit, sottrae risparmio agli investimenti e lo
destina ai consumi correnti; si rendono necessarie, allora, sostanziali misure di risanamento(tagli
alle spese, aumento delle entrate tributarie ed extratributarie) per impedire che il disavanzo si
aggravi e possa provocare squilibri nell’economia nazionale.
Se invece il primo risultato differenziale è in pareggio mentre il secondo (saldo netto da
finanziare) è in deficit, è evidente che la spesa corrente è interamente coperta dalle entrate correnti
e che il disavanzo è dovuto alle spese in conto capitale; si giustifica allora l’emissione di prestiti
pubblici, in quanto il risparmio raccolto non viene destinato ad alimentare i consumi ma a finanziare
spese di investimento.
Se il secondo risultato differenziale evidenzia un notevole deficit, mentre il terzo risultato
(indebitamento netto) non è particolarmente negativo, vuol dire che il disavanzo non deriva da un
dissesto dell’Amministrazione statale ma è dovuto soprattutto al peso dei finanziamenti concessi
dallo Stato ad altri soggetti; ai fini del risanamento del bilancio, allora, può essere opportuno
separare più nettamente la finanza statale da quella degli enti locali e limitare gli interventi a
sostegno di aziende pubbliche e private.
LA PROGRAMMAZIONE DEL FABBISOGNO E DEL RICORSO AL MERCATO
L’espansione della spesa pubblica è un fenomeno costante in tutti i Paesi sviluppati. Poiché la
pressione tributaria non può essere aumentata oltre certi limiti, il ricorso ai prestiti pubblici è
inevitabile e, anche negli Stati ad indirizzo neoliberista, non ha più carattere straordinario, ma
ricorrente.
Per evitare che ne derivino conseguenze gravemente negative per gli equilibri del mercato o che il
deficit vada fuori controllo è indispensabile porre dei limiti alla possibilità di espandere la spesa
pubblica e di finanziarla con l’accensione di prestiti. Il limite entro il quale è consentita la creazione
di disavanzi viene determinato mediante la programmazione del fabbisogno e del ricorso al
mercato.
Il fabbisogno (o saldo netto da finanziare) indica in quale misura la spesa per i consumi e gli
investimenti pubblici programmati (spese correnti e in conto capitale) non è coperta dalle entrate di
bilancio (tributarie, extratributarie e patrimoniali) e deve essere finanziata mediante prestiti.
Il ricorso al mercato, a sua volta, rappresenta l’entità complessiva del disavanzo e, quindi,
l’ammontare dei prestiti da contrarre sul mercato del risparmio. La cifra corrispondente al ricorso al
mercato è più elevata di quella corrispondente al fabbisogno perché, oltre alle spese correnti e in
conto capitale, considera anche quelle per il rimborso dei prestiti pubblici precedentemente contratti
e giunti a scadenza.
L’ammontare massimo di questi due risultati differenziali deve essere programmato ed indicato
nella legge finanziaria ed anzi ne costituisce uno dei contenuti fondamentali, sulla scorta del quale
adeguare le previsioni di spesa.