0.1 Introduzione Questo capitolo tratta argomenti che dovrebbero fare parte del patrimonio di conoscenze di base e che dovrebbero essere date per acquisite quando si inizia un corso universitario di Matematica. L’esperienza didattica di questi anni dimostra però il contrario; anzi molti studenti dimostrano di comprendere argomenti avanzati e strumenti sofisticati ma trovano difficoltà quando la loro applicazione prevede l’utilizzo di strumenti che teoricamente dovrebbero avere acquisito nei cicli scolastici precedenti. Non è possibile recuperare in modo esaustivo le conoscenze che vanno dalla teoria degli insiemi alla Trigonometria, dal calcolo letterale ai logaritmi; quello che si cercherà di fare è descrivere quegli aspetti che risultano maggiormente utili nello sviluppo del corso. È importante che lo studente possa esercitarsi ed acquisire una indispensabile dimestichezza sui singoli temi; oltre agli esercizi che sono riportati nel testo lo studente è invitato a fare riferimento ai testi indicati nella bibliografia. 0.2 Insiemi Un insieme è una collezione di elementi. Un insieme, indicato con una lettera maiuscola dell’alfabeto, viene rappresentato racchiudendo gli elementi che lo compongono tra due parentesi “graffe”. Gli elementi di un insieme possono essere indicati in modo estensivo o attraverso l’indicazione della proprietà che li caratterizza. A 0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9 indica l’insieme delle 10 cifre decimali. B x; x pari indica l’insieme dei numeri che sono pari. Per indicare che un elemento appartiene ad insieme si usa il simbolo “ ”, mentre si utilizza il simbolo “ ”per indicare il contrario. Facendo riferimento ai due insiemi introdotti si ha ad esempio 6 A e 37 B . La cardinalità1 di un insieme A è espressa dal numero degli elementi (diversi) che lo compongono. L’insieme A ha cardinalità uguale a 10, mentre card B . L’insieme vuoto, che non contiene alcun elemento, viene indicato 2 con il simbolo Pillole. Oltre ai simboli introdotti ce ne sono altri che potranno essere utilizzati: contenuto (ad esempio la scrittura A B indica che ogni elemento di A è anche elemento di B ; in questo caso si dice che l’insieme A è un sottoinsieme dell’insieme B ); contenuto in senso stretto (ad esempio la scrittura A B indica che ogni elemento di A è anche elemento di B e B contiene almeno un elemento che non appartiene all’insieme A , in questo caso si dice che l’insieme A è un sottoinsieme proprio dell’insieme; contenente (ad esempio la scrittura A B indica che l’insieme A contiene l’insieme B , ovvero che ogni elemento di B è anche elemento di A ); contenente in senso stretto (ad esempio la scrittura A B indica che l’insieme A contiene l’insieme B in senso stretto, ovvero che ogni elemento di B è anche elemento di A e l’insieme A contiene almeno un elemento che non appartiene all’insieme B ); U insieme universale per ogni esiste non esiste ; (oppure :) tale che implica, segue che deriva, discende da se e solo se (in inglese iff, if and only if) 0.3 Operazione tra insiemi Tra gli insiemi possono essere definite alcune operazioni. Le principali sono: 1. unione, 2. intersezione, 3. differenza, differenza simmetrica 4. prodotto cartesiano. 1 La definizione formale fa riferimento agli insiemi idempotenti, ma per gli scopi di questo capitolo la spiegazione data può essere sufficiente. 2 Il simbolo è costituito da un cerchio sbarrato obliquamente e non va confuso con la lettera greca . 1 L’unione di due insiemi A e B , indicata con il simbolo , è data da un terzo insieme C che contiene gli elementi che appartengono ad almeno uno dei due insiemi A e B : A B C x; x A e / o x B. Ad esempio se A x R; x dispari e B x R; x pari la loro unione è data dall’insieme dei numeri interi Z A B . Si consideri nuovamente come insieme A l’insieme delle cifre decimali e sia l’insieme unione è rappresentato da B 2,4,6,8,10,12,14,16,18,20, A B C 0,1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,12,14,16,18,20; si noti che gli elementi 2, 4, 6, 8, appartenenti sia ad A sia a B, sono riportati nell’insieme unione una sola volta. L’intersezione di due insiemi A e B , indicata con il simbolo , è data da un terzo insieme C che contiene gli elementi che appartengono sia all’insieme A sia all’insieme B : A B C x; x A e x B. Si consideri nuovamente come insieme A l’insieme delle cifre decimali B 2,4,6,8,10,12,14,16,18,20, l’insieme intersezione è rappresentato da A B C 2,4,6,8 . Due insiemi A e B si dicono disgiunti se non hanno elementi in comune, ovvero se la e sia ancora loro intersezione è costituita dall’insieme vuoto . La differenza tra due insiemi A e B , indicata con “ \ ” oppure con “-“, genera un terzo insieme C che contiene gli elementi dell’insieme A che non appartengono a B : A \ B x; x A e x B. La differenza simmetrica tra due insiemi A e B , indicata con “ ” genera un terzo insieme C che contiene gli elementi che appartengono o all’insieme A o all’insieme B ma non ad entrambi: AB x; x A B e x A B. Il complementare dell’insieme A , rispetto all’insieme (universale) U , di cui A è un sottoinsieme, è dato dall’insieme A C X A X A . ' Il prodotto cartesiano tra due insiemi A e B , indicato con il simbolo “ ”, è l’insieme costituito dalle coppie ordinate di elementi di cui il primo appartiene ad A ed il secondo a B ; viene espresso da: A B (a, b); a A e b B. Se A B allora il prodotto cartesiano viene scritto come A 2 . È possibile rappresentare graficamente gli insiemi e le operazioni tra insiemi attraverso i diagrammi di Venn. A B Fig. 1. Insieme Unione A B 2 A B Fig. 2. Insieme Intersezione A B A B Fig. 3. Insieme Differenza A / B A B A B Fig. 4. Insieme Differenza Simmetrica A B A B A B 0.4 Gli insiemi numerici L’insieme dei numeri naturali 3è definito dagli assiomi di Peano ed è costituito dal numero 1, dal numero 2 che si ottiene aggiungendo 1 ad 1, dal numero 3 che si ottiene aggiungendo 1 al numero 2 e così via: 1, 2, 3,. È possibile introdurre le operazioni elementari di somma e prodotto (e anche la relazione d’ordine di ). L’insieme dei numeri interi (o relativi) consente di definire l’operazione di somma, prodotto e differenza per qualunque coppia di numeri naturali: Z 0, 1, 2, 3,. Risulta Z N . L’insieme dei numeri razionali è costituito da elementi che sono il risultato della divisione di due numeri interi: r Q q; q , r Z , s Z , s 0 . È possibile introdurre le operazioni elementari di somma, differenza, s prodotto e divisione. Risulta Q Z N . Se si moltiplicano tra loro due numeri razionali si ottiene un numero razionale, ma non è vero il viceversa: se il prodotto di due numeri è un numero razionale non è detto che i fattori siano numeri razionali.4 3 Le testimonianze storiche dell’utilizzo dei numeri naturali risalgono al 2000 a.C. 3 L’unione dei numeri razionali ed irrazionali viene denominato insieme dei numeri reali e viene indicato con R . Risulta R Q Z N . L’insieme R è continuo.5 Dato il numero reale x , si definisce l’operatore valore assoluto di x , indicato con x , nel seguente modo: x se x 0 x 0 se x 0 x se x 0 Il valore assoluto gode di alcune proprietà tra le quali: x x x x y x y x y dove anche y è un numero reale x y x y Tra i sottoinsiemi di R è importante definire gli intervalli. La scrittura a, b indica l’intervallo chiuso e limitato (ovvero a, b ) di estremi a e b ed è costituito dall’insieme dei numeri reali che sono compresi tra a e b , estremi inclusi, ovvero a, b x R; a x b ; La scrittura a, b indica l’intervallo aperto di estremi a e b ed è costituito dall’insieme dei numeri reali che sono compresi in senso stretto tra a e b , ovvero a, b x R; a x b 6; La scrittura a, b indica l’intervallo superiormente aperto di estremi a e b ed è costituito dall’insieme dei numeri reali che sono compresi tra a ( ) e b , a compreso; ovvero a, b x R; a x b . Se b si ha la semiretta di origine a 7. La scrittura a, b indica l’intervallo inferiormente aperto di estremi a e b ed è costituito dall’insieme dei numeri reali che sono compresi tra a e b ( ) , b compreso; ovvero a, b x R; a x b . Se a si ha la semiretta di origine b 8. 2 2 Se si moltiplicano tra loro due numeri reali si ottiene un numero reale, ma non è sempre vero il viceversa: se il prodotto di due numeri è un numero reale non è detto che i fattori siano numeri reali. Si pensi al caso x x 1. Il numero x non può essere reale in quanto il quadrato di un numero reale non può essere negativo. Si deve dunque introdurre un insieme C , più ampio di R , chiamato insieme dei numeri complessi. Si definisce unità immaginaria, indicata con i , l’elemento il cui quadrato è uguale a 1 , ovvero i 1 ; si definiscono numeri immaginari i numeri del tipo b i dove b è un numero reale. Vengono denominati complessi i numeri del tipo: 2 z a b i dove a, b R . Un numero complesso è individuato dalla coppia di numeri reali (a, b) .9 Il numero complesso z a b i viene denominato complesso coniugato di z . Si pensi al caso x x 2 . Se x fosse un numero razionale allora potrebbe essere espresso come il rapporto di due numeri interi primi tra loro (ovvero senza divisori comuni) x r / s . Risulta quindi x x r 2 / s2 2 da cui r 2 2s 2 ; ne segue che r 2 è pari e così anche r risulta pari e può essere espresso come r 2t . Sostituendo si ha: (2t ) 2 4t 2 2 s 2 ovvero 2t 2 s 2 ; ne segue che anche s 2 è pari per cui s risulta pari come r . Ciò contraddice l’ipotesi che s ed r siano primi tra loro. Il numero x non è un numero razionale! Il numero x viene denominato irrazionale. 5 Dato un qualunque numero reale positivo 0 , esistono due numeri reali a e b tali che b a . 4 6 Se a 0 e b l’intervallo aperto contiene i numeri reali positivi e viene indicato con R . Se a e b 0 l’intervallo aperto contiene i numeri reali negativi e viene indicato con R . 7 Se a 0 e b la semiretta di origine 0 contiene i numeri reali non negativi (ovvero R 0 ) e viene indicato con R. 88 Se a e b 0 la semiretta di origine 0 contiene i numeri reali non positivi (ovvero R 0 ) e viene indicato con R . 9 Le coppie (a,0) individuano i numeri reali. 4 Nell’insieme C possono essere introdotte le operazioni algebriche di somma, differenza, prodotto e divisione tra due numeri complessi z a b i , v c d i . Somma: z v (a b i ) (c d i ) (a c) (b d ) i . Differenza: z v (a b i) (c d i) (a c) (b d ) i Prodotto: z v (a b i) (c d i) ac ad i cb i b d i ac ad i cb i bd 2 (ac bd ) (ad cb) i . z a b i a b i c d i ac ad i cb i b d i 2 ac ad i cb i b d v cdi cdi cdi c2 d 2 c2 d 2 ac bd bc ad 2 i c d 2 c2 d 2 Divisione10: Si definisce modulo del numero complesso z a b i il numero reale non negativo espresso da: z a2 b2 . 0.5 Relazioni. Corrispondenze e Funzioni. In questo paragrafo vengono introdotte sinteticamente (verranno poi approfondite nel Capitolo 2) le definizioni formali di relazione, corrispondenza e funzione. Siano X e Y due insiemi non vuoti. Si definisce relazione tra X e Y un qualunque sottoinsieme R del loro prodotto cartesiano: R X Y ( x, y) : x X , y Y (0.1) Se la coppia (x, y) appartiene alla relazione R , allora y è una immagine di x tramite R e x è una controimmagine di y. La definizione è così generale che può capitare che un elemento di X possa non avere alcuna immagine, come averne una o più di una; analogamente, un elemento di Y può non avere alcuna controimmagine, come averne una o più di una. n Esempio 2.1 – Siano X = {1,2,3} e Y = {1,2,3,4} due insiemi. Il prodotto cartesiano dei due insiemi sarà formato da C3,1 C 4,1 3 4 12 coppie: X Y = (1,1); (1,2); (1,3); (1,4); (2,1); (2,2); (2,3); (2,4); (3,1); (3,2); (3,3); (3,4) Sia data la relazione tra X e Y definita da R = {(2,1);(2,3);(3,4)} che è riportata graficamente nella figura 6. X Y 1 1 2 3 2 3 4 Fig. 5. Rappresentazione grafica della Relazione tra X e Y 10 Si noti che z z a 2 b 2 . 5 Si possono fare alcune osservazioni; l’elemento 1 di X non compare come primo elemento delle coppie di R , quindi 1 non ha nessuna immagine in Y; inoltre l’elemento 2 di Y non compare come secondo elemento delle coppie di R , quindi non ha alcuna controimmagine in X. Si noti infine che l’elemento 2 di X ha due immagini in Y. N Gli elementi che formano le coppie di R si dicono associati o in relazione fra loro. L’insieme costituito dai primi elementi delle coppie che definiscono R viene denominato dominio della relazione e viene indicato con D R . Risulta11: D R X . L’insieme costituito dai secondi elementi delle coppie che definiscono R viene denominato codominio della relazione e viene indicato con il simbolo C R . Risulta: C R Y . Nell’Esempio 2.1, D R 2,3 X e C R 1,3,4 Y . Una relazione R tra due insiemi non vuoti X e Y è una funzione e viene indicata con f se soddisfa le seguenti proprietà: • ogni x di X ha almeno un’immagine in Y, cioè x X y Y tale che ( x, y ) R ; • ogni x di X ha al più un’immagine in Y, ovvero se x X tale che ( x, y1 ) R e ( x, y2 ) R , allora y1 = y2. In sostanza la definizione di funzione comporta che comunque si prenda un elemento x X (e si ricordi che vanno considerati tutti) a esso viene associato un solo12 y Y . Una funzione f può essere indicata con la scrittura: f:XY la quale simbolicamente rappresenta il fatto che la funzione prende elementi di X e li porta in Y. Una funzione è comunemente indicata nel modo seguente: y = f(x) che segnala il fatto che y è l’immagine di x attraverso f. La variabile x viene denominata variabile indipendente e assume valori nel dominio X della funzione; y viene denominata variabile dipendente e i valori che assume formano il codominio della funzione. I due insiemi X e Y sono generici, ma in questo capitolo verranno considerati come sottoinsiemi propri o impropri dell’insieme dei numeri reali: X, Y 3 IR; verranno considerate, cioè, le funzioni reali di una variabile reale. Nella figura 7 è riportata la funzione F = {(1,1);(2,1);(3,4)} X Y 1 1 2 3 2 3 4 Fig. 6. Rappresentazione grafica della Funzione tra X e Y 11 Se DR X la funzione viene chiamata corrispondenza e viene indicata con C. 12 Attenzione a non fraintendere. La definizione non afferma che a ogni x viene associato sempre lo stesso y , bensì che a un x viene associato un solo y! 6 Si osservi che nelle coppie che definiscono la funzione, vengono considerati tutti gli elementi di X. Nell’esempio considerato gli elementi 2e 3 di Y non compaiono come secondo elemento delle coppie di F , quindi non hanno alcuna controimmagine in X. Si noti infine che l’elemento 1 di Y ha due controimmagini in X. 0. 6 Sistemi di coordinate. La trasformazione delle strutture geometriche13 in strutture analitiche avviene attraverso l’introduzione dei sistemi di coordinate. Il sistema delle coordinate ascisse. Si consideri una retta e su di essa un punto chiamato origine convenzionalmente indicato con la lettera O . Il punto O divide la retta in due semirette. Si sceglie come positivo uno dei due versi rispetto ai quali ci si può muovere partendo da O ; viene chiamata semiretta positiva quella che ha origine in O e contiene i punti che si muovono nel verso positivo prescelto. Tradizionalmente viene assunto come positivo il verso seguito dai punti che partendo da O si muovono verso destra (cfr Fig.5). u Fig. 4. Insieme Differenza Simmetrica A B A B A B O Fig. 7. Coordinate ascisse. Viene infine scelta una unità di misura, u , per calcolare le distanze tra i punti sulla retta. Scelti questi 3 elementi (origine, verso positivo, unità di misura) si dice che è stato definito un sistema di coordinate ascisse e la retta viene denominata asse. Ad ogni punto sulla retta è possibile associare un numero reale che rappresenta la sua distanza da O (se il punto appartiene alla semiretta positiva x è positivo se il punto appartiene alla semiretta negativa x risulta negativo, se infine il punto coincide con l’origine O il numero reale x risulta uguale a 0); viceversa ad ogni numero reale x viene associato un punto sulla retta la cui distanza dall’origine O è pari a x volte l’unità di misura u . Il punto sulla semiretta positiva che dista 1 unità di misura dall’origine si dice che ha ascissa 1, il punto sulla semiretta negativa che ha una distanza dall’origine pari a 2 volte l’unità di misura ha ascissa 2 e così via. -2 -1 0 +1 +2 +3 x La distanza geometrica14 tra due punti P e R appartenenti alla retta e aventi ascisse rispettivamente uguali a x P e x R è espressa da x P x R , mentre la distanza relativa tra gli stessi punti è espressa da x P x R ; la distanza geometrica è data da un numero reale non negativo mentre quella relativa può assumere anche valori negativi. Il punto medio del segmento di estremi P e R ha ascissa x M xP xR . Si supponga ad esempio che x P 1 e 2 x R 3 , la distanza geometrica tra P e R è pari a +2 mentre quella relativa è pari a 2 ; il punto medio ha ascissa x M 2 . Si supponga che x P 1 e x R 3 ,; in questo caso sia la distanza geometrica tra P e R che quella relativa sono pari a +4; il punto medio ha ascissa x M 1 . Sull’asse delle x è possibile introdurre il concetto di intorno di un punto P di ascissa x P . Sia un numero reale e positivo, si definisce intorno circolare del punto P di raggio l’insieme dei punti che hanno da P una distanza minore o uguale a , ovvero I ( P, ) x R; x xP , 13 ricordando le proprietà del valore assoluto si può scrivere Si assumono familiari i concetti geometrici di punto, retta e piano. 14 Esistono numerose definizioni di distanze. In generale dati due numeri reali x e y la loro distanza è indicata con d ( x, y ) e gode delle 3 proprietà: 1. d ( x, y) 0, in particolare d ( x, y) 0 x y 2. d ( x, y) d ( y, x) 3. d ( x, y) d ( x, t ) d (t , y) t reale. 7 I ( P, ) x R; x P x x P . Sia B un sottoinsieme della retta reale e sia x P l’ascissa di un punto P B , si dice che P è un punto interno di B se esiste un intorno completo di P interamente contenuto in B , ovvero se è possibile trovare un numero reale e positivo in corrispondenza al quale I ( P, ) x R; x x P B . Si dice che P è un punto esterno all’insieme B se il punto P è interno 15 all’insieme complementare di B . Infine P è un punto di frontiera dell’insieme B se non è né interno né esterno all’insieme B . Sia B un sottoinsieme della retta reale e sia x P l’ascissa di un punto P della retta reale, si dice che P è un punto di accumulazione per l’insieme B se e solo se in ogni intorno di P si trovano punti dell’insieme B che sono diversi dal punto P 16. I punti dell’insieme B che non sono di accumulazione vengono denominati punti isolati. L’insieme dei numeri naturali N è costituito da punti isolati e in N esiste un unico punto di accumulazione . Nell’insieme dei numeri reali ogni numero reale è di accumulazione per R . Il sistema delle coordinate cartesiane nel piano. Si considerino nel piano due rette non parallele che si intersecano in un punto O. Su ciascuna retta si introduca un sistema di coordinate ascisse avente come origine il punto O. Se le rette sono perpendicolari si ottiene un sistema di riferimento cartesiano ortogonale (e monometrico se le unità di misura sui due assi sono uguali); le due rette vengono denominate assi. Ad ogni punto del piano P può essere associata una coppia ordinata di punti P1 , P2 il primo dei quali è la proiezione di P sul primo asse mentre il secondo punto P2 rappresenta la proiezione di P sul secondo asse. Alla coppia P1 , P2 può essere associata una coppia di numeri reali x P , y P che rappresentano, rispettivamente, la distanza relativa di P1 e di P2 dall’origine O. In sintesi al punto P del piano corrisponde la coppia di numeri reali x P , y P ; la coppia definisce le coordinate di P e i suoi elementi vengono denominati rispettivamente ascissa ed ordinata di P . I due assi del sistema di riferimento cartesiano vengono chiamati, rispettivamente, asse delle ascisse ed asse delle ordinate ed etichettati rispettivamente con le lettere x ed y . Il procedimento può essere invertito; ovvero ad ogni coppia di numeri reali x P , y P è associato un unico punto nel piano P del quale l’ascissa è x p e l’ordinata è y p . Si osservi che i punti sull’asse x hanno ordinata nulla mentre i punti sull’asse y hanno ascissa nulla. Il punto O ha coordinate 0, 0 . y u2 P P2 yP O xP P1 u1 x Fig. 8. Coordinate cartesiane ortogonali I due assi dividono il piano in quattro quadranti che vengono solitamente indicati con i numeri romani a partire da quello di Nord-ovest e seguendo il verso antiorario. Nella Fig. 9 sono stati indicati i segni assunti dalle coordinate dei punti interni ai diversi quadranti. 15 La definizione data fa riferimento ad un intorno completo (o chiuso), se deve risultare x x P allora l’intorno si dice sinistro; infine l’intorno si dice destro se deve risultare x x P . 16 Si osservi che il punto P non appartiene necessariamente all’insieme B. Si osservi anche che per introdurre il concetto di punto di accumulazione per un insieme quest’ultimo deve avere necessariamente cardinalità . 8 y II , I , x O III , IV , Fig. 9. I quattro quadranti nel sistema di Coordinate Cartesiane Ortogonali La distanza geometrica tra due punti P e R del piano, nel quale è stato introdotto un sistema di riferimento cartesiano ortogonale e monometrico, può essere espressa in funzione delle coordinate dei due punti. Si supponga che i due punti, P e R , abbiano coordinate x P , y P e x R , y R e sia Q il punto di coordinate x R , y P . Il triangolo P Q R è rettangolo. Il cateto P Q ha la stessa misura del segmento P1 Q1 sull’asse x , la cui misura (geometrica) è espressa da x Q x P ovvero da x R x P ; analogamente il cateto Q R ha la stessa misura (geometrica) del segmento Q2 R2 sull’asse y, la cui misura (geometrica) è espressa da y R y Q ovvero da y R y P . La misura (geometrica) dell’ipotenusa P R può essere calcolata utilizzando il Teorema di Pitagora ottenendo: PR xR xP 2 y R y P 2 . La situazione è rappresentata nella Fig. 10. R2 yR R P2 Q2 P yP P1 Q R1 Q1 x P xR Fig. 10. Distanza tra due punti. Il punto medio M del segmento PR è il punto equidistante dagli estremi del segmento. Le coordinate xM , yM di M possono essere calcolate in funzione delle coordinate xP , y P e xR , y R dei punti P e R nel seguente modo: 9 xM xP xR 2 yM yP yR 2 Nel piano è possibile introdurre il concetto di intorno di un punto P di coordinate ( x P , y P ) . Sia reale e positivo, si definisce intorno circolare del punto P di raggio coordinate ( x R , y R ) che hanno da P una distanza minore un numero l’insieme dei punti o uguale a , R di ovvero 2 2 I ( P, ) R; ( x R x P ) ( y R y P ) , 0. 7 L’equazione della retta Si considerino 2 punti A e B (non coincidenti) nel piano euclideo. L’insieme dei punti P, allineati con A e B, costituisce un ente geometrico denominato retta. Se nel piano introduciamo un sistema di coordinate cartesiane ortogonali, è possibile associare all’ente geometrico retta un ente algebrico chiamato equazione della retta. Si indichino con x A , y A , xB , y B e x, y le coordinate cartesiane rispettivamente di A, B e P; affinchè il punto P sia allineato con A e B occorre che i due triangoli ACB e ARP (si veda la Figura 11) siano simili, i lati corrispondenti risultano quindi proporzionali, ovvero: RP CB AR AC Si ha (si veda sempre la Figura 11): RP A2 P2 OP2 OA2 y y A AR A1 P1 OP1 OA1 x x A CB A2 B2 OB2 OA2 y B y A AC A1 B1 OB1 OA1 xB x A y B B2 P P2 A2 A R O A1 P1 C B1 x Fig. 11. La retta Sostituendo nella relazione geometrica ai lati le rispettive espressioni algebriche si ottiene: y y A yB y A x x A xB x A (0.2) ax by c 0 (0.3) Che rappresenta l’equazione della retta individuata dai due punti A x A , y A e B xB , y B . La (0.2) può essere scritta in forma non frazionaria nel seguente modo: 10 dove si è posto: a yB y A b ( x B x A ) c y A xB y B x A L’equazione (0.3) viene denominata equazione implicita (o generale) della retta. La (0.3) è soddisfatta solamente dalle coordinate dei punti P che appartengono alla retta. Si supponga, ad esempio, che i due punti A e B abbiano coordinate rispettivamente 2, 3 e 4, 7 ; i coefficienti “a”, “b”, “c” assumono i valori: a yB y A 7 3 4 b ( x B x A ) (4 2) 2 c y A x B y B x A 3 4 7 2 2 L’equazione della retta r assume l’espressione: 4x 2 y 2 0 c e rappresenta una retta parallela all’asse delle ascisse17. b c Se b 0 e a 0 l’equazione diventa x e rappresenta una retta parallela all’asse delle ordinate18. a Se c 0 l’equazione diventa ax by 0 e rappresenta una retta passante per l’origine degli assi19. La distanza geometrica d di un punto S ( x S , y S ) da una retta r di equazione ax by c 0 è espressa da: Se a 0 e b 0 l’equazione diventa y d axS byS c a2 b2 Si consideri il punto S (1, 3) ; la sua distanza dalla retta r di equazione 4x 2 y 2 0 è pari a: d ax S by S c a2 b2 4 (1) 2 3 2 4 2 22 12 20 6 5 0.8 Le (sezioni) coniche Su questo tema si possono scrivere libri interi ma il questo paragrafo verranno riportati solo i risultati principali e si rinvia, per ogni opportuno approfondimento, ai testi citati in Bibliografia. Le curve che verranno presentate sono chiamate coniche in quanto possono essere ottenute come sezione di un cono nello spazio a 3 dimensioni con un piano. Nella figura che segue sono rappresentate le diverse situazioni che si possono presentare. La circonferenza. Sia C un punto del piano ed r 0 un numero reale. Si chiama circonferenza di centro C e raggio r il luogo geometrico dei punti P che hanno distanza da C pari a r; ovvero PC r . L’ente algebrico corrispondente all’ente geometrico circonferenza si ottiene inserendo nel piano un sistema di coordinate cartesiane ortogonali. Siano ( xC , yC ) le coordinate del centro della circonferenza e si indichino con x, y le coordinate del generico punto P sulla circonferenza. La definizione geometrica data di circonferenza si traduce in: PC x xC 2 y yC 2 r Elevando al quadrato entrambi i membri e sviluppando i quadrati si ottiene l’equazione: x 2 y 2 2xC x 2 yC y xC2 yC2 r 2 0 Ovvero: x 2 y 2 x y 0 17 È infatti costituita da punti che hanno la stessa ordinata. Si noti che se che dunque ha equazione y 0 . (0.4) c 0 la retta coincide con l’asse delle ascisse È infatti costituita da punti che hanno la stessa ascissa. Si noti che se c 0 la retta coincide con l’asse delle ordinate che dunque ha equazione x 0 . 19 Le coordinate (0,0) dell’origine O soddisfano infatti l’equazione omogenea. 18 11 Dove si è posto: 2 xC xC2 yC2 r 2 2 yC L’equazione della circonferenza che ha centro C nell’origine O(0,0) degli assi assume la forma: x2 y2 r 2 Si consideri, come centro della circonferenza, il punto C (1, 3) e, come raggio della circonferenza, r 5 . L’equazione della circonferenza assume la forma: x 2 y 2 2 x 6 y 15 0 ed il suo grafico è riportato nella Figura 12. y 2.5 -5 -2.5 0 0 -2.5 2.5 5 x C -5 -7.5 -10 Fig. 12. Circonferenza L’ellisse. Si considerino due punti (denominati fuochi) F1 ed F2 nel piano la cui distanza sia pari a d 2c (positivo); sia a un numero reale positivo tale che a c 0 . Si chiama ellisse il luogo geometrico dei punti P per i quali risulta: PF1 PF2 2a Per trovare l’equazione dell’ellisse si introduca un sistema di coordinate cartesiane ortogonali nel piano (si veda la Figura 22) avente come asse delle ascisse la retta passante per F1 ed F2 e come origine il punto medio del segmento (chiamato centro dell’ellisse) avente come estremi i due punti F1 ed F2 ; le coordinate dei due fuochi diventano (c, 0) e (c, 0) . y B P C A F1 O F2 x D Fig. 13. L’ellisse 12 La definizione geometrica si traduce algebricamente nell’equazione: x c2 y 2 x c2 y 2 2a Eliminando i radicali si ottiene: x2 a2 c2 a2 y2 a2 a2 c2 Ponendo b a c 2 2 2 20 si ottiene x2 y2 1 a2 b2 (0.5) Si considerino come fuochi i punti F1 (3,0) ed F2 (3,0) e sia a 5 ; si ha b 2 a 2 c 2 25 9 16 per cui l’equazione dell’ellisse assume l’espressione: x2 y2 1 25 16 La (0.5) rappresenta l’equazione dell’ellisse che interseca gli assi coordinati nei punti A(a, 0) , B (0, b) , C ( a, 0) e D(0, b) . I punti A e C vengono denominati vertici dell’ellisse. Nell’esempio considerato si ha: A(5, 0) , B(0, 4) , C (5, 0) e D(0, 4) Si noti che se a b , ovvero se c 0 i due fuochi coincidono (con il centro dell’ellisse), di conseguenza l’ellisse diventa una circonferenza con il centro nell’origine degli assi e con raggio r a . L’iperbole. Si considerino due punti (denominati fuochi) F1 ed F2 nel piano la cui distanza sia pari a d 2c (positivo); sia a un numero reale positivo tale che c a 0 . Si chiama iperbole il luogo geometrico dei punti P per i quali risulta: PF1 PF2 2a Analogamente a quanto fatto per l’ellisse, si introduca un sistema di coordinate cartesiane ortogonali nel piano (si veda la Figura 23) avente come asse delle ascisse la retta passante per F1 ed F2 e come origine il punto (chiamato centro dell’iperbole) medio del segmento avente come estremi i due punti F1 ed F2 . Le coordinate dei due fuochi diventano (c, 0) e (c, 0) . y P F1 C O A F2 x Fig. 14. L’iperbole Si ha (il procedimento è simile a quello utilizzato in precedenza per l’ellisse): x c2 y 2 x c2 y 2 2a Da cui 20 Si ricordi che a>c per cui a2 c2 0 13 x2 c2 a2 a2 y2 a2 c2 a2 Ponendo b c 2 2 a 2 21 si ottiene x2 y2 1 a2 b2 (0.6) La (0.6) è l’equazione dell’iperbole con i due fuochi sull’asse delle ascisse; l’iperbole interseca solamente l’asse delle ascisse nei due punti A(a, 0) e C ( a, 0) che vengono denominati vertici. Un caso particolare di iperbole è quello dell’iperbole equilatera che si presenta quando a b ; la (0.6) diventa: x2 y2 a2 L’equazione dell’iperbole equilatera assume un’espressione particolarmente significativa se si ruota l’iperbole di 45° in senso antiorario in modo che i fuochi si collochino sulla bisettrice del primo e del terzo quadrante22; in questo caso l’equazione dell’iperbole equilatera diventa: xy k (0.7) Dove la costante positiva k è uguale ad a2 2 23. Il grafico dell’iperbole equilatera con k 4 è riportato nella Figura 24. y 5 F1 4 3 2 1 0 -5 -4 -3 -2 -1 0 1 2 -1 3 4 5 x -2 F2 -3 -4 -5 Fig. 15. L’iperbole equilatera La parabola. Si consideri una retta r (chiamata direttrice) ed un punto F (chiamato fuoco), non appartenente alla retta, la cui distanza dalla retta sia pari a d=2c (c>0). Si chiama parabola il luogo geometrico dei punti P equidistanti dalla direttrice e dal fuoco; indicando con R la proiezione ortogonale di P sulla direttrice (si veda la Figura 25) si ha: PR PF Si introduca un sistema di coordinate cartesiane ortogonali in modo tale che la direttrice risulti parallela all’asse delle ascisse (con equazione y c ) ed inoltre il fuoco appartenga all’asse delle ordinate con coordinate (0, c). L’origine degli assi appartiene alla parabola in quanto risulta equidistante dal fuoco e dalle direttrice. I punto O viene chiamato vertice della parabola. c2 a2 0 22 In questo caso F1 (c, c) e F2 (c, c) . 21 Si ricordi che c>a per cui Se si ruota l’iperbole di 45° in senso antiorario la costante k risulta negativa e i due rami dell’iperbole equilatera si trovano nel secondo e nel quarto quadrante. 23 14 y P F O x R Fig. 16. La parabola con direttrice parallela all’asse x Per determinare l’equazione della parabola si trasformi in termini algebrici la condizione geometrica che definisce la parabola, osservando che le coordinate dei punti P ed R sono rispettivamente ( x, y ) e ( x, c) . Si ha: PF ( x 0) 2 ( y c) 2 ( x x) 2 ( y c) 2 PR Elevando al quadrato e riducendo i termini simili si ottiene: x 2 4cy ovvero y a0 x 2 avendo posto a 0 (0.8) 1 . 4c Se il vertice non coincide con l’origine degli assi (ma la direttrice è sempre parallela all’asse delle ascisse) allora l’equazione della parabola assume l’espressione: (0.9) y a 0 x 2 a1 x a 2 Se si assume che la direttrice sia parallela all’asse delle ordinate (con equazione x c ) e che il fuoco sia sull’asse delle ascisse con coordinate (c, 0) , per cui il vertice della parabola coincide ancora con l’origine degli assi (come mostrato nella Figura 26): y P R O F x Fig. 17. La parabola con direttrice parallela all’asse y allora l’equazione della parabola assume la forma: x a0 y 2 (0.10) 15 avendo posto a 0 1 . 4c Se il vertice non coincide con l’origine degli assi (ma la direttrice è sempre parallela all’asse delle ordinate) allora l’equazione della parabola assume l’espressione: (0.11) x a 0 y 2 a1 y a 2 Ad esempio, la parabola che ha il fuoco nel punto F (0,4) e la direttrice di equazione y 4 , ha equazione: y 1 2 x 16 La parabola che ha il fuoco nel punto F (4,0) e la direttrice di equazione x 4 , ha equazione: x 1 2 y . 16 0.6 Elementi di trigonometria. Si considerino due semirette a e b aventi la stessa origine O. Il piano viene diviso in due parti chiamate angoli. Gli angoli vengono di solito indicati con le lettere greche minuscole. Le due semirette vengono denominate lati degli angoli ed il punto O vertice degli angoli. Scelto un verso positivo di rotazione, ad esempio quello antiorario, e selezionata una delle due semirette come primo lato, l’angolo positivo è quello che viene percorso, partendo dal primo lato, in senso antiorario. b O + a b O - a Fig. 18. Gli Angoli Se si considera una circonferenza di centro O e raggio r (arbitrario ma positivo), le due semirette a e b intersecano la circonferenza in due punti A e B che rappresentano gli estremi di un arco AB che è orientato positivamente o negativamente come l’angolo che lo determina. 16 b B α O a A Fig. 19. Angoli e radianti Per misurare l’ampiezza di un angolo esistono diversi sistemi. Qui vengono richiamati quello sessagesimale (che ha come unità di misura il grado) e quello radiante (che ha come unità di misura il radiante). Il grado (che viene rappresentato dal simbolo “°”)è la 360-esima parte di un angolo giro, definito come l’angolo generato dalla rotazione positiva (ovvero in senso antiorario) di una semiretta a attorno alla sua origine fino a ritornare alla posizione iniziale. Un angolo giro ha una misura, quindi, di 360°. Il radiante è la misura di un angolo al centro di una circonferenza che intercetta sulla circonferenza un arco la cui misura (rettificata) è uguale al raggio r . La misura dell’ampiezza di un angolo , individuato dalle due semirette a e b , secondo il sistema radiante è dato dal rapporto tra la lunghezza dell’arco AB e il raggio r della circonferenza.24 Se si osserva che un angolo giro individua un arco la cui misura è data dalla lunghezza della circonferenza si ottiene la relazione tra la misura di un angolo in gradi o in radianti; infatti: 360° = 2 r rad 2 rad r Un angolo giro dunque ha un’ampiezza la cui misura è pari a 360 gradi o 2 radianti. Nella tabella che segue sono riportate le misure, in gradi e in radianti, di alcuni angoli. Gradi Radianti 30° 45° 60° 90° 1 6 1 4 1 3 1 2 180° 270° 3 2 360° 2 Le funzioni trigonometriche. Si consideri un sistema di riferimento cartesiano ortogonale (e monometrico) e si costruisca una circonferenza di centro l’origine degli assi e raggio arbitrario r ; si consideri un punto P sulla circonferenza di coordinate xP , y P e si indichi con l’angolo individuato dal semiasse positivo delle ascisse e dalla semiretta di origine O passante per il punto P ; come rappresentato nella figura che segue, si indichino con H la proiezione di P sull’asse x , con A il punto di intersezione della circonferenza con il semiasse positivo delle ascisse ed infine con T il punto di intersezione tra la retta tangente in A alla circonferenza e la semiretta di origine O e passante per il punto P . 24 Questa definizione rende dunque ininfluente la scelta del valore numerico del raggio della circonferenza. 17 y T P H O x A Fig. 20. Le funzioni trigonometriche Si definisce funzione seno dell’angolo , e si scrive y sin il rapporto tra la misura (relativa) del segmento HP (ovvero l’ordinata di P ) e il raggio r della circonferenza: sin HP y P r r Dalla definizione data si può ricavare: y P r sin Si definisce funzione coseno dell’angolo , e si scrive y cos il rapporto tra la misura (relativa) del segmento OH (ovvero l’ascissa di P ) e il raggio r della circonferenza: OH x P r r Dalla definizione data si può ricavare: cos x P r cos Dalle espressioni precedenti è possibile ricavare la celebrata identità Pitagorica: (sin ) 2 (cos ) 2 1 Infatti y P x P r 2 y P xP (sin ) (cos ) 2 1 r r 2 r r Si definisce funzione tangente dell’angolo , e si scrive y tan il rapporto tra la misura (relativa) del segmento AT (ovvero l’ordinata di T ) e il raggio r della circonferenza: 2 2 tan 2 2 2 2 AT yT r r Dalla similitudine dei due triangoli rettangoli HPO e ATO 25 è possibile ricavare la seguente relazione tra le 3 funzioni trigonometriche: sin tan cos Si ottiene così un modo alternativo per calcolare il valore della funzione trigonometrica tangente: I due triangoli (non degeneri) sono simili in quanto oltre ad essere entrambi rettangolari hanno l’angolo in HP AT comune. Ne segue che il rapporto tra i lati corrispondenti sono uguali, in particolare si ha da cui OH OA sin a HP / r AT che porta alla relazione tan . OH / r r cos 25 18 yP y sin tan r P cos x P xP r Di seguito sono riportati i valori delle funzioni trigonometriche in corrispondenza ad alcuni angoli. Gradi 0° 30° 45° 60° 90° 180° 270° 360° Radianti 0 2 1 1 1 1 3 sin 0 cos 1 tan 0 6 1 2 4 3 2 2 2 2 3 2 3 3 2 3 2 1 2 1 3 2 +1 0 -1 0 0 -1 0 1 0 0 Nella Fig. 21 sono riportati i grafici delle funzioni trigonometriche y sin x e y cos x 26in corrispondenza agli angoli che variano tra 0 e 2 . y y cos x 1 0 1 2 3 4 5 6 x y sin x -1 Fig. 21. Grafico di y sin x e y cos x con 0 x 2 La funzione y sin x e la funzione y cos x ripropongono gli stessi valori ottenuti nell’intervallo 0, 2 qualora si aggiungano al valore dell’angolo x multipli interi di 2 . Si dice che le due funzioni sono periodiche di periodo 2 : cos( x k 2 ) cos x sin( x k 2 ) sin x k Z y x Fig. 22. Grafico di y sin x e y cos x qualunque sia x Come si può osservare dal grafico in Figura 22 (e come è possibile dimostrare formalmente) le due funzioni hanno lo stesso tipo di andamento, sono solo tra loro sfasate di 26 , ovvero: 2 L’angolo è stato indicato con la lettera x per mantenere la convenzione sulle etichette degli assi. 19 sin x cos( x 2 cos x sin( x ) 2 ) Vengono di seguito riportate alcune formule che risultano utili soprattutto nelle operazioni tra numeri complessi. Formule di addizione e sottrazione. sin sin cos cos sin sin sin cos cos sin cos cos cos sin sin cos cos cos sin sin Formule di prostaferesi. sin sin 2 sin cos 2 2 sin sin 2 cos sin 2 2 cos cos 2 cos cos 2 2 cos cos 2 sin sin 2 2 Formule di Werner 1 sin sin cos cos 2 1 sin cos sin sin 2 1 cos sin sin sin 2 1 cos cos cos cos 2 Per quanto riguarda la funzione y tan il suo grafico, in corrispondenza degli angoli che variano tra 0 e 2 , è riportato in Fig. 23 y y tan x 2 1 0 1 2 3 4 5 6 x -1 -2 Fig. 23. Grafico di y tan x con 0 x 2 3 stanno ad indicare che per quei valori la 2 2 funzione tangente non esiste. È importante osservare che la funzione y tan assume valori non negativi Le due rette verticali in corrispondenza dei valori e 20 quando l’angolo 2 è acuto (ovvero 0 2 ) e valori non positivi quando l’angolo è ottuso (ovvero ). La funzione y tan ripropone gli stessi valori ottenuti nell’intervallo 0, qualora si aggiungano al valore dell’angolo multipli interi di , ovvero la funzione y tan è periodica di periodo : tan( k ) tan k Z y 2 1 -7 -6 -5 -4 -3 -2 -1 1 2 3 4 5 6 7 8 x -1 -2 Fig. 24. Grafico di y tan x qualunque sia x 0.7 Coordinate polari e numeri complessi. Sia P un punto nel piano e sia x P , y P la coppia di coordinate di P rispetto ad un sistema di riferimento cartesiano ortogonale la cui origine O non coincide con P . La posizione del punto P può essere individuata anche dal segmento OP e dall’angolo (la cui ampiezza è misurata solitamente in radianti) formato dal semiasse positivo delle ascisse e dalla semiretta di origine O e passante per P . La lunghezza di OP , indicata con , viene detta distanza polare mentre l’angolo viene chiamato argomento27. La coppia , rappresenta la coppia di coordinate polari del punto P . Ad esempio il punto P di coordinate cartesiane 1, 1 ha coordinate polari 2 , . 4 y P2 yP 1 P 2 4 x P 1 P1 O x Fig. 25. Coordinate polari 27 L’argomento associato al numero P non è unico; infatti anche la coppia , k 2 , qualunque sia il numero intero k individua il punto P . Per recuperare l’unicità della coppia di coordinate polari si considera solo il valore dell’argomento compreso tra 0 e 2 . 21 Tra le coordinate cartesiane ortogonali e quelle polari di un punto P del piano sussistono le seguenti relazioni: y sin x cos Dove la distanza polare è espressa da: xP 2 y P 2 Un’applicazione delle coordinate polari fa riferimento ai numeri complessi. Un numero complesso z può essere scritto in forma algebrica come z a b i e può essere rappresentato geometricamente dal punto P di coordinate cartesiane (a, b) , ovvero dal punto che ha come ascissa la parte reale a del numero complesso e come ordinata il coefficiente reale b dell’unità immaginaria; in base alle relazioni tra le coordinate cartesiane e quelle polari il numero z può essere scritto nella forma: z a b i cos sin i (cos sin i) Si consideri un secondo numero complesso v c d i la cui rappresentazione in coordinate polari sia: v c d i cos sin i (cos sin i ) Il prodotto tra z e v è dato da: z v (cos sin i ) (cos sin i ) cos cos sin sin i sin cos cos sin cos( ) i sin( ) Nel caso v z l’espressione precedente assume la forma: z 2 2 cos 2 i sin 2 Ripetendo il procedimento fino al prodotto del numero complesso z per se stesso n volte, si giunge alla nota formula di De Moivre: z n n cos n i sin n Utilizzando la formula di Eulero: e ix cos x i sin x la formula di De Moivre può essere scritta nel seguente modo:28 z n n e in 0.8 Equazioni . Una equazione è una uguaglianza tra due funzioni in una (o più) variabile eventualmente verificata per particolari valori attribuiti alla variabile (i) che compare: f ( x) g ( x) Equazioni algebriche di grado 1. Un’equazione (algebrica29) di grado 1 si ha quando le due funzioni sono rappresentate da polinomi di grado 1: a1 x b1 a 2 x b2 Riducendo i termini simili e portando tutti i termini a primo membro, si ottiene l’equazione di primo grado in forma normale: ax b 0 30 Risolvere un’equazione di grado 1, scritta in forma normale, equivale a trovare i valori da assegnare ad x in modo che il primo membro si annulli. Essendo il coefficiente di x diverso da 0, basta dividere entrambi i membri per a: x b a Si consideri ad esempio l’equazione 3x 5 0 Portando il termine noto a secondo membro e dividendo entrambi i membri per -3 si ottiene il valore di x che risolve l’equazione: 28 Questa formula è estremamente utile nella soluzione delle equazioni differenziali e nelle applicazioni di queste ultime ai modelli di ciclo economico. 29 Per le equazioni non algebriche si vedano i testi indicati in bibliografia. 30 Si assume a 0 per mantenere il grado 1 dell’equazione. 22 x 5 5 3 3 Equazioni algebriche di grado 2. Un’equazione (algebrica) di grado 2 si ha quando le due funzioni sono costituite da polinomi di grado 2: a1 x 2 b1 x c1 a 2 x 2 b2 x c2 L’equazione di secondo grado è in forma normale se è scritta nel seguente modo: ax 2 bx c 0 Le soluzioni dell’equazione31 si trovano utilizzando la seguente formula: b b 2 4ac 2a La natura delle due soluzioni dipende dal segno della quantità: b 2 4ac denominata discriminante dell’equazione di secondo grado. Se 0 le due soluzioni sono reali e diverse: x1 , x 2 R , x1 x 2 . Se 0 le due soluzioni sono reali e coincidenti: x1 , x 2 R , x1 x 2 . Se 0 le due soluzioni sono non reali ma complesse coniugate: x1 , x 2 R , x1 x 2 . Ad esempio l’equazione di secondo grado: x1, 2 x 2 5x 6 0 ha il discriminante (5) 4 1 6 25 24 1 0 e le soluzioni (reali e diverse) sono: 2 x1 2 e x2 3 L’equazione di secondo grado: x 2 8 x 16 0 ha il discriminante (8) 4 1 16 64 64 0 e le soluzioni (reali e coincidenti) sono: 2 x1 x2 4 . L’equazione di secondo grado: x2 1 0 ha il discriminante 0 4 1 1 4 0 e le 2 soluzioni (complesse coniugate) sono: x1 1 i e x2 1 i . 2 Sommando e moltiplicando le due soluzioni di un’equazione di secondo grado si ottiene: x1 x 2 b b 2 4ac b b 2 4ac b 2a 2a a b b 2 4ac b b 2 4ac b 2 (b 2 4ac) c 2a 2a a 4a 2 che esprime il legame tra i coefficienti dell’equazione di secondo grado e le due soluzioni. Si può utilizzare il legame individuato per costruire un’equazione di secondo grado le cui soluzioni sono x1 2 e x2 3 ; esse hanno per somma 5 e per prodotto 6. I coefficienti a , b , c dell’equazioni di secondo grado si determinano dalle due relazioni: x1 x 2 b c e 6 a a Se si pone a 1 si trova b 5 e c 6 . Quindi l’equazione di secondo grado che ha come soluzioni x1 2 e x2 3 , è: 5 x 2 5x 6 0 , 31 Il segno del polinomio algebrico di grado 2. Ovvero le radici del polinomio di secondo grado p 2 ( x) ax 2 bx c . 23 Il polinomio di secondo grado ax 2 bx c può essere scomposto in fattori lineari 32utilizzando le espressioni trovate per le radici del polinomio. Si ha: ax 2 bx c a x x1 x x 2 Questo risultato è importante per stabilire il segno del polinomio di secondo grado al variare di x sulla retta dei numeri reali. Caso 1 ( x1 , x 2 R , x1 x 2 ) Le due radici sono reali e distinte (si supponga, ad esempio, 0 x1 x2 ) e possono, quindi, essere rappresentate sulla retta reale: 0 x1 x2 Per ogni valore della variabile x a sinistra della più piccola delle radici, x x1 , si ha x x1 0 e x x 2 0 per cui x x1 x x 2 0 . Il segno del trinomio di secondo grado è dunque uguale al segno del coefficiente a 2 del termine x . Per ogni valore della variabile x compresa all’interno dell’intervallo delle radici, x1 x x 2 , si ha x x1 0 e x x 2 0 per cui x x1 x x 2 0 . Il segno del trinomio di secondo grado è dunque uguale all’opposto 2 del segno del coefficiente a del termine x . Per ogni valore della variabile x a destra della più grande tra le due radici del polinomio, x x 2 , si ha x x1 0 e x x 2 0 per cui x x1 x x 2 0 . Il segno del trinomio di secondo grado è dunque 2 uguale al segno del coefficiente a del termine x . Riportando sul grafico le considerazioni fatte si ha: p2 ( x1 ) 0 sign( p2 ( x)) sign a x1 p2 ( x2 ) 0 sign( p2 ( x)) sign a x2 sign( p2 ( x)) sign a Caso 2 ( x1 , x2 R , x1 x2 ) Le due radici sono reali e coincidenti; la situazione può essere rappresentate sulla retta reale: x1 x2 Per ogni valore della variabile x a sinistra della radice doppia x1 x2 , si ha x x1 0 e quindi anche x x 2 0 per cui x x1 x x 2 0 . Il segno del trinomio di secondo grado è dunque uguale al segno del 2 coefficiente a del termine x . Poiché x1 x2 non esistono valori della variabile x compresi, in senso stretto, tra gli estremi dell’intervallo delle radici (ovvero l’insieme dei punti x per i quali x1 x x 2 coincide con l’insieme vuoto). Per ogni valore della variabile x a destra della radice doppia x1 x2 , si ha x x1 0 e quindi anche x x 2 0 per cui x x1 x x 2 0 . Il segno del trinomio di secondo grado è dunque uguale al segno del 2 coefficiente a del termine x . Riportando sul grafico le considerazioni fatte si ha: p2 ( x1 ) p2 ( x2 ) 0 32 Si consiglia lo studente di riguardare, nei testi citati in bibliografia, il metodo di scomposizione dei polinomi con la Regola di Ruffini. 24 sign( p2 ( x)) sign a x1 x2 sign( p2 ( x)) sign a Caso 3 ( x1 , x2 R , x1 x2 ) Le due radici sono complesse e coniugate e non sono rappresentabili sulla retta reale. Non essendoci sulla retta reale nessun intervallo delle radici allora ogni valore reale di x è esterno all’intervallo delle radici per cui il segno di ax 2 bx c a x x1 x x 2 è sempre uguale al segno del coefficiente a del termine x . 2 sign( p2 ( x)) sign a In sintesi si può enunciare il seguente risultato: Segno del trinomio di secondo grado 2 “Il polinomio di secondo grado p 2 ( x) ax bx c assume valori che hanno lo stesso segno del coefficiente a del termine x 2 , all’esterno dell’intervallo delle radici. Il polinomio assume valori che hanno segno opposto 2 rispetto al coefficiente a del termine x , all’interno dell’intervallo delle radici”. 0.9 Disequazioni. Una disequazione è una disuguaglianza tra due funzioni in una (o più) variabile eventualmente verificata per particolari valori attribuiti alla variabile (i) che compare: f ( x) g ( x) Disequazioni algebriche di grado 1. Una disequazione (algebrica33) di grado 1 si ha quando le due funzioni sono rappresentate da due polinomi di grado 1: a1 x b1 a 2 x b2 La disequazione di primo grado 34è in forma normale se è scritta nel seguente modo: ax b 0 Risolvere una disequazione di grado 1, scritta in forma normale, equivale a trovare i valori da assegnare ad x in modo che la relazione tra il primo membro e il secondo membro sia verificata. Si consideri ad esempio la seguente disequazione (rispetto alla quale presenteremo i diversi risultati e proprietà, l’estensione agli altri tipi di disequazione è banale): ax b 0 L’espressione precedente può essere scritta isolando il termine che contiene la variabile x : ax b Se il coefficiente a è positivo allora i valori della variabile x che risolvono la disequazione si ottengono dividendo entrambi i membri per a : x b a L’insieme A che contiene le soluzioni della disequazione può essere scritto nel seguente modo: b A x R; x a 33 34 Per le disequazioni non algebriche si vedano i testi indicati in bibliografia. Si assume a 0 per mantenere il grado 1 della disequazione algebrica. 25 Geometricamente A equivale alla semiretta avente come origine il punto sulla retta di ascissa b ed orientata a positivamente: A B b a La parte tratteggiata indica l’insieme dei valori che non risolvono la disequazione (ovvero l’insieme B R A) Se il coefficiente a è negativo la disequazione iniziale può essere scritta come : b ax ovvero ax b espressione nella quale a 0 35 Dividendo entrambi i membri della disequazione per a , che è positivo, si ottiene: x b a In questo caso l’insieme A che contiene le soluzioni della disequazione può essere scritto nel seguente modo: b A x R; x a Geometricamente A equivale alla semiretta avente come origine il punto sulla retta di ascissa b e orientata nel a verso negativo: A B b a Disequazioni algebriche di grado 2. Una disequazione (algebrica) di grado 2 si ha quando le due funzioni sono rappresentate da due polinomi di grado 2: a1 x 2 b1 x c1 a 2 x 2 b2 x c 2 La disequazione di secondo grado 36è in forma normale se è scritta nel seguente modo: ax 2 bx c 0 Per risolvere una disequazione di grado 2, scritta in forma normale, si può fare riferimento al Teorema sul segno di un polinomio di secondo grado. Si consideri ad esempio la disequazione: ax 2 bx c 0 I valori della variabile x che risolvono la disequazione sono costituiti dai valori in corrispondenza ai quali il 2 polinomio assume valori positivi. Se il coefficiente a del termine x è positivo l’insieme soluzione è costituito In tale modo ci si riconduce al caso precedente. L’espressione ax b è stata ottenuta da ax b , moltiplicando entrambi i membri per 1 e cambiando, oltre ai segni dei termini che compaiono a primo e secondo membro, anche il verso della disequazione (Secondo Principio di equivalenza). 36 Si assume a 0 per mantenere il grado 2 della disequazione algebrica. 35 26 2 dall’insieme dei valori esterni all’intervallo delle radici; se il coefficiente a del termine x è negativo l’insieme soluzione è costituito dall’insieme dei valori interni all’intervallo delle radici. Disequazioni algebriche fratte. Una disequazione ad una incognita x si dice fratta se x compare sia a numeratore sia a denominatore di almeno una frazione. La disequazione fratta si dice ridotta alla forma normale se risulta scritta nel seguente modo: f ( x) 0 g ( x) Si consideri in particolare la disequazione fratta: f ( x) 0 g ( x) Risolverla significa trovare i valori di x in corrispondenza ai quali la funzione a numeratore assume valori dello stesso segno della funzione a denominatore. Per risolvere la disequazione è necessario individuare completamente la variazione dei segni dei valori assunti dal numeratore e dal numeratore e successivamente determinare la variazione dei segni della frazione. Ad esempio si debba risolvere la seguente disequazione fratta: x 2 7 x 10 0 2x 6 Passo 1 2 Si studi il segno del numeratore f ( x) x 7 x 10 37. Le radici del polinomio sono reali e diverse ed uguali a x1 2 e x2 5 . In base al segno del trinomio di secondo grado (essendo a 1 0 ) si ottiene: ______ ++++++++++++++++++ 0 0 0+ + + + + + + + + + + + 5 2 Passo 2 Si determini come varia il segno del denominatore g ( x) 2 x 6 . Trattandosi di un polinomio di grado 1 si ottiene: ______________________ 0 0 +++++++++++++++++ 3 Passo 3 Si determini il segno della frazione f ( x) nei diversi intervalli in cui la retta viene suddivisa dai valori critici g ( x) trovati 2, 3, 5 : C’è l’abitudine di individuare il segno del numeratore (o del denominatore) risolvendo la disequazione x 7 x 10 0 (ovvero nel caso del denominatore 2 x 4 0) . In realtà si tratta di disequazioni fittizie in quanto non si debbono individuare solamente i valori di x in corrispondenza ai quali il numeratore (o il denominatore) assume valori positivi ma anche quelli nei quali il numeratore (o il denominatore) assume valori negativi. Il verso della disequazione è dunque arbitrario e non vincolante. 37 2 27 ______ + + + + + + + + + + + + + + + + +0 0+ + + + + + + + + + + + f (x) 0 5 2 _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _0 0 +++++++++++++++++ g (x) 3 0 ____________________ f ( x)_ g ( x) 0 2 5 0 0 0 3 0+ + + + + + + + + + + + ……… 0 + _............................. f ( x). g ( x) __ 0 ++ 2 3 5 Fig. 26. Soluzione di una disequazione fratta La soluzione della disequazione iniziale è dunque rappresentata dai valori di x compresi tra 2 e 3 e dai valori di x più grandi di 5. Usando la notazione degli insiemi la soluzione è data dall’insieme: A x R; 2 x 3 x R; x 5. Sistemi di disequazioni. Un sistema di disequazioni è un insieme di N ( N 2) disequazioni (contenenti le stesse incognite) delle quali si vogliono determinare tutte le eventuali soluzioni comuni. Se l’insieme delle soluzioni della disequazione iesima ( i 1, 2, , N ) è indicato da S i allora l’insieme soluzione del sistema è ottenuto dalla intersezione di tutti gli insiemi S i con i 1, 2, , N . Si consideri ad esempio il seguente sistema di disequazioni algebriche: x 2 7 x 10 0 2 x 6 0 L’insieme soluzione S1 della prima disequazione del sistema è costituito dai valori reali di x in corrispondenza ai quali il trinomio di secondo grado è positivo; essendo positivo il coefficiente a della potenza x 2 si può concludere, in base al Teorema sul segno del trinomio di secondo grado, che la soluzione è costituita dai valori esterni all’intervallo delle radici che si ricorda sono x1 2 e x 2 5 . Risulta S1 x R; x 2 x R; x 5 . L’insieme S 2 della seconda disequazione del sistema si ottiene portando il termine noto a secondo membro e dividendo entrambi i membri della disequazione per il coefficiente di x (il verso della disequazione non cambia perchè il coefficiente di x è positivo). Risulta S 2 x R; x 3 . L’insieme soluzione del sistema è dato da S1 S 2 S x R; x 5 . Gli insiemi S1 , S 2 e S sono rappresentati graficamente mediante una linea continua: 28 S1 S1 Disequazione 1 0 5 2 S2 Disequazione 2 3 0 S S1 S 2 Sistema 0 2 3 5 Fig. 27. Soluzione di un sistema di disequazioni L’insieme S delle soluzioni del sistema, dato dall’intersezione di S1 ed S 2 , è costituito dai valori di x in corrispondenza ai quali si ha un tratto continuo 38per entrambe le disequazioni. Risulta: S x R; x 5 . Disequazioni irrazionali:39 Si consideri la seguente disequazione: 9 x 2 6 x 8 3x 5 40 Per determinare le sue soluzioni reali occorre prima di tutto che il calcolo della radice (avendo indice pari41) generi un numero reale; la condizione che deve essere rispettata è che il radicando sia non negativo, ovvero: 9x 2 6x 8 0 Il termine che contiene la radice ha il segno positivo,42 ovvero il primo membro della disequazione è non negativo. Occorre quindi che anche il secondo membro della disequazione risulti non negativo, ovvero: 3x 5 0 A questo punto è possibile elevare al quadrato entrambi i membri ottenendo la disequazione algebrica: 9 x 2 6 x 8 9 x 2 30 x 25 ovvero 9 x 2 6 x 8 (3x 5) 2 Che assume la forma normale: 38 La simbologia adottata per rappresentare la soluzione di una disequazione non va confuso con la simbologia utilizzata per risolvere le disequazioni fratte. In quel caso, infatti, il verso della disequazione (ad esempio >0) utilizzato per studiare il segno del numeratore (o del denominatore) era assolutamente arbitrario e serviva per determinare i valori di x in corrispondenza ai quali il numeratore (denominatore) era positivo e, per complementarietà, dove era negativo. In quel caso abbiamo usato i simboli “+” e “-“ e non il tratto continuo (che significa la disequazione è risolta) e quello tratteggiato (che significa la disequazione non è risolta). 39 La variabile x compare sotto il segno di radice; in questo caso la disequazione viene denominata irrazionale. 40 La disequazione considerata è del tipo f ( x) g ( x) . Esistono altre strutture di disequazioni; ad esempio f ( x) g ( x) , ma abbiamo scelto la prima in quanto risulta la più complicata da risolvere. Se l’indice della radice è dispari basta elevare entrambi i membri della disequazione alla potenza n-esima per ritrovare una disequazione non irrazionale. 42 Va precisato che nella disequazione il radicale è già il risultato dell’estrazione della radice quadrata ed in particolare è il valore con il segno positivo. Se si considera, ad esempio, il numero 25 l’estrazione di radice quadrata genera due valori -5 e +5, ma se scriviamo 25 intendiamo il risultato +5 così come se scriviamo 25 intendiamo il valore -5. 41 29 36x 33 0 I valori di x che risolvono la disequazione irrazionale di partenza si ottengono risolvendo il sistema di disequazioni: 9 x 2 6 x 8 0 Condizione di realtà Condizione di positività del sec ondo membro 3x 5 0 36 x 33 0 Disequazione finale S1 S1 Disequazione 1 2 3 0 4 3 S2 Disequazione 2 5 3 0 S3 Disequazione 3 11 12 0 S S1 S 2 S 3 Sistema 11 2 3 12 0 4 3 0.11 Percentuali Il simbolo “%” si legge “per 100”; compare quando si calcola il rapporto tra due quantità e consente di confrontare tra loro valori dimensionalmente diversi. In una classe di 30 studenti il numero di studenti femmine è pari a 18, il rapporto tra il numero di femmine e il numero complessivo di studenti di quella classe porta a: 18 6 60 0,60 60% 30 10 100 ovvero la percentuale di femmine in quella classe è pari al 60% del totale (conseguentemente quella dei maschi è del 40%). Nella Facoltà di Economia il numero degli studenti iscritti è pari a 2800 e il numero di studentesse è 1680; in termini percentuali il numero degli studenti femmine è ancora pari al 60% 1680 . Le due popolazioni 2800 pur avendo ordini di grandezza diversi esibiscono lo stesso valore percentuale di femmine e si può quindi concludere che le due popolazioni sono simili in termini di composizione per genere (trascurando altri parametri come l’età,…). Un problema di costi e di ricavi. 30 Si consideri un’impresa per la quale i costi sostenuti per la manodopera nell’anno 1 e nell’anno 2 sono stati rispettivamente uguali a 1,25 milioni di € e 1,50 milioni di €; i ricavi sono passati da 20 milioni di € a 23 milioni di €. In termini assoluti i costi della manodopera sono aumentati di 250.000 € mentre i ricavi di 3 milioni di €; in base a questi valori si può osservare che i ricavi crescono di più, in termini assoluti, rispetto al costo della manodopera ma il confronto non può spingersi oltre. Il costo della manodopera è cresciuto percentualmente secondo il valore var iazione 250.000 0,20 20% . valore iniziale 1.250.000 Analogamente i ricavi sono aumentati percentualmente secondo il valore Variazione 3.000.000 0,15 15% . Valore iniziale 20.000.000 I ricavi sono cresciuti percentualmente di meno rispetto al costo della manodopera e questo dato consente di acquisire informazioni più significative. L’incidenza percentuale dei costi di manodopera sui ricavi nei 2 anni è stata pari a: 1.250 0,0625 6,25% 20 1.500 0,0652 6,52% anno 2: 23 anno 1: L’incidenza dei costi sui ricavi è aumentata, come era logico aspettarsi visto che i costi sono aumentati percentualmente di più dei ricavi. Il peso degli azionisti in una SpA Si consideri una SpA nella quale ci sono 5 azionisti che detengono rispettivamente 112, 200, 224, 300 e 350 azioni per complessive 1186 emesse. Ci si chiede qual è il peso relativo dei singoli azionisti, ovvero ci si chiede qual è il valore percentuale del pacchetto di azioni detenuto da ciascun azionista sul totale delle azioni emesse. Calcolando il rapporto tra il numero di azioni detenute da ciascun azionista e il numero complessivo di azioni si ottiene la risposta al problema posto. Si ottiene: azionista 1: azionista 2: azionista 3: azionista 4: azionista 5: 112 0,0944 9,44% 1186 200 0,1686 16,86% 1186 224 0,1888 18,88% 1186 300 0,2530 25,30% 1186 350 0,2951 29,52% 1186 La somma delle percentuali è uguale a 100% che corrisponde al numero complessivo, 1186, delle azioni possedute dagli azionisti. Come si calcola il valore delle grandezze noti i valori percentuali. In alcuni problemi si conosce il valore di una quantità e la percentuale dell’altra quantità rispetto alla prima. Ad esempio i ricavi per un’impresa sono stati di 30 milioni di € e la percentuale dei costi totali sostenuti sui ricavi totali è del 85%, determinare il valore dei costi totali. In questo caso si ha: CT 85% e RT 30mil RT per cui CT 85%RT 85%30mil 25,5mil . Si consideri il problema simmetrico. I costi totali ammontano a 25,5 milioni di € e rappresentano l’85% dei ricavi, determinare il valore dei ricavi totali che debbono essere realizzati. Si ha 31 CT 85% e CT 25,5mil RT Da cui CT 25,5 RT 30mil 85% 85% Il margine di contribuzione (MdC) ed il Mark up (Mu) In un’impresa che produce un certo bene il pareggio si determina quando i costi totali (dati dalla somma dei costi variabili e dei costi fissi) uguagliano i ricavi totali: RT CT ovvero RT CV C F I ricavi si ottengono moltiplicando il prezzo unitario per il numero Qd di pezzi venduti; i costi variabili si ottengono dal prodotto del costo variabile unitario (ad esempio il costo delle materie prime necessarie a produrre una unità del bene) per il numero di pezzi prodotti Qo . Si supponga (si pensi ad esempio al caso di una pizzeria) che i pezzi prodotti siano uguali ai pezzi venduti Qd Qo Q , la relazione precedente diventa: pu Q CVu Q C F Da cui pu Q CVu Q ( pu CVu )Q C F Il livello delle vendite (=livello della produzione) nel punto di pareggio tra costi e ricavi è esprimibile come: CF Q p u CVu Il denominatore della frazione viene denominato Margine di contribuzione unitario e viene indicato con (MdC) u . Per quanto riguarda i ricavi nel punto di pareggio si ottiene: pu Q pu CF CF CF pu CVu pu CVu (MdC )% pu Dove il simbolo (MdC) % viene denominato margine di contribuzione percentuale ed è definito come rapporto tra il margine di contribuzione unitario (la differenza tra il prezzo unitario e il costo variabile unitario) e il prezzo unitario. Risulta: pu CVu CV ( MdC)% 1 u pu pu Si definisce Mark up (Mu) il rapporto tra il margine di contribuzzione unitario (la differenza tra il prezzo unitario e il costo variabile unitario) e il costo variabile unitario, ovvero: Mu p u C vu C vu Se viene acquistato un bene a 100€ e il bene viene rivenduto a 150€, il margine di contribuzione percentuale è: ( MdC )% 150 100 0, 3 33, 3 % 150 Mentre il mark up è: Mu 150 100 0,5 50 % 100 È importante definire il legame tra i due valori percentuali. I passaggi che seguono non necessitano di particolari commenti: pu CVu ( MdC )% pu CVu pu CVu pu CVu CV Mu Mu u Mu (1 ( MdC )% ) pu pu CVu Da cui si ottiengono le due espressioni seguenti: 32 ( MdC)% 1 ( MdC)% Mu ( MdC )% Mu Mu 1 Nell’esempio si è calcolato MdC 33, 3 % allora il mark up risulta uguale a Mu 33, 3 % 50% 66, 6 % Inversamente dal valore noto del Mark up, Mu 50% , si ricava il Margine di Contribuzione percentuale che risulta uguale a MdC 50% 33, 3 % .43 50% 1 Il caso degli sconti progressivi Esistono situazioni nelle quali ci si trova di fronte ad una politica commerciale che prevede l’applicazione di sconti progressivi. Ad esempio si consideri il caso in cui sul prezzo ufficiale, pari a p0 100€ , vengano applicati in sequenza i seguenti sconti: s1 30% , s2 20% , s3 15% . Questo sistema indica che viene prima applicato un sconto del 30% sui 100€, sul prezzo scontato viene applicato un successivo sconto del 20% e sul prezzo così ottenuto viene applicato uno sconto finale del 15%. Dopo il primo sconto il prezzo è diventato 70€ I risultati ottenuti derivano dall’ipotesi fatta di linearità sia sui ricavi che sui costi variabili. Nel caso generale si ha: RT CV CF Si moltiplichino i due membri per RT e si dividano entrambi i membri per RT CV : 43 RT (RT CV ) C F RT CF RT RT ( RT CV ) Da cui RT CF RT CV RT Si definisce margine di contribuzione (MdC) il rapporto tra, la differenza tra i ricavi totali e i costi variabili, e i ricavi totali. Il MdC è un valore percentuale e coincide con l’espressione che compare a denominatore della formula precedente MdC RT CV C 1 V RT RT Per cui nel punto di pareggio si ha: RT CF MdC Nel caso del Mark up si ha: Mu RT C V R T 1 CV CV R CV MdC T RT RT CV CV C Mu Mu V Mu (1 MdC ) RT RT RT CV CV Da cui: Mu MdC 1 MdC Analogamente R CV Mu T CV RT CV RT R MdC MdC T MdC ( Mu 1) CV CV CV RT RT Da cui: MdC Mu Mu 1 33 (=100-30%100); dopo il secondo sconto il prezzo si è ridotto a 56€ (=70-20%70) ed infine, dopo lo sconto finale, il prezzo è diventato 47,6€ (=56-15%56). Formalmente il prezzo finale si ottiene attraverso il seguente calcolo: pF p0 (1 s1 ) (1 s2 ) (1 s3 ) Infatti: pF 100€ (1 30%) (1 20%) (1 15%) 47,6€ La sconto complessivo S T applicato è pari a: ST p0 p F p0 p0 (1 s1 ) (1 s2 ) (1 s3 ) p0 1 (1 s1 ) (1 s2 ) (1 s3 ) Nell’esempio trattato si ha: ST 100€1 (1 30%) (1 20%) (1 15%) 52,4€ Se si vuole esprimere lo sconto complessivo in termini percentuali, s , basta rapportare lo sconto totale al prezzo iniziale ottenendo: s p0 1 (1 s1 ) (1 s 2 ) (1 s3 ) 1 (1 s1 ) (1 s 2 ) (1 s3 ) p0 Nell’esempio si ha: s 1 (1 30%) (1 20%) (1 15%) 52,4% Un problema di IVA Un problema che assilla molti è quello che si riferisce ai calcoli relativi all’IVA. Se si conosce il prezzo Pnetto (ad esempio Pnetto 1500€ ) di un prodotto senza IVA e il valore percentuale di IVA da applicare (ad esempio IVA=20%) è semplice determinare il prezzo del prodotto con IVA: Plordo Pnetto IVA Pnetto Pnetto (1 IVA) Nell’esempio si ottiene: Plordo 1500€(1 20%) 1500€(1,2) 1800€ Ma se si conosce il prezzo “IVAto” (ovvero Plordo ) come si risale al prezzo netto Pnetto , cioè al prezzo senza IVA? In questo caso basta esprimere Pnetto in funzione di Plordo , ottenendo: Pnetto Plordo 1 IVA Nell’esempio trattato si ha: Pnetto 1800 1800 1500 1 20% 1,2 La pendenza. Dire che un tratto di salita dal punto A al punto C, ha pendenza media del 12% significa dire che facendo un “foro” orizzontale lungo 100 (unità di misura: metri, cm,…) fino a raggiungere il punto B, per tornare nel punto C della salita occorre fare un “buco” verticale lungo 12 (unità di misura). Si osservi che il tratto di salita considerato è lungo (in base al teorema di Pitagora) 100 2 12 2 10144 100,72 . C 100,72 12%100 12 A 100 B Dire che un tratto di salita, lungo 250 metri (rappresentato dall’ipotenusa del triangolo ABC), ha una pendenza media del 12% significa che la misura del cateto verticale BC del triangolo ABC è pari al 12%=0,12 della misura del cateto orizzontale AB. In base al teorema di Pitagora si ha: 34 250 x 2 (0,12 x) 2 1,144 x 2 x 1,144 da cui: x 250 1,144 233,74 L’altitudine in quel tratto di strada è dunque cresciuta di 12% 233,74 28,05 metri. In entrambi i casi (la salita è lunga 100,72 unità di misura, oppure lunga 250 metri) il rapporto tra i due cateti (verticale ed orizzontale) è costante e uguale a 0,12= 12% = tan . L’angolo CAB risulta uguale a (6,84)°. C 250 metri 12%x 6,84 A x B Fig. 28. Pendenza. 35 Esercizi proposti 0.1 Dati gli insiemi A={1,2,3} e B={4,5,1} calcolare: a) A B b) A B c) A\ B d) A B 0.2 Dati gli insiemi A={1,3,6} e B={1,4,7,} calcolare: a) A B b) A B c) A\ B d) A B 0.3 Dati gli insiemi A={1,3} e B={1,4} calcolare 0.4 Dati gli insiemi A e B, con A B calcolare A B A B 0.5 Sia X 0,1,2,3,4,5,6,7,8,9 l’insieme universale e si considerino i due insiemi A={1,3,5,7,9} e B={0,2,4,6,8}. Si calcolino il complementare dell’insieme A e dell’insieme B. 0.6 Si rappresentino in un sistema di coordinate cartesiane ortogonali i punti aventi come coordinate le seguenti coppie di numeri: ( 2, 3) , (2, 3) , (2, 3) , ( 2, 3) 0.7 Si calcoli la distanza tra i punti di coordinate ( 2, 3) e ( 2, 3) 0.8 Si determini l’equazione della retta individuata dai 2 punti A(2, 3) e B(2, 3) 0.9 Si determini l’equazione della retta individuata dai 2 punti A(2, 3) e B(2, 3) 0.10 Si determini l’equazione della retta individuata dai 2 punti A(2, 3) e B(2, 3) 0.11 Si determini l’equazione della retta individuata dai 2 punti A(2, 3) e O(0, 0) 0.12 Si determini l’equazione della circonferenza di centro C (0, 3) e raggio r 3 0.13 Si determini l’equazione dell’ellisse che interseca gli assi nei punti A(8, 0) , B(0, 6) , C (8, 0) e D(0, 6) . Si determinino anche le coordinate dei fuochi. 0.14 Si calcoli l’equazione dell’iperbole equilatera che ha i fuochi nei punti F1 (3, 3) e F2 (3, 3) 0.15 Applicando la definizione, si calcoli l’equazione della parabola con il vertice nel punto V (2, 3) e avente come direttrice la retta di equazione y 3 0 0.16 Si calcoli il valore delle seguenti espressioni: cos sin 0 cos sin 2 2 2 cos sin tan 0 tan 4 3 6 0.17 Risolvere le seguenti disequazioni di grado 1: 1 2 x7 x 0 3 1 5 x7 x 0 2 4 x6 x20 0.18 Risolvere le seguenti disequazioni di secondo grado: x2 x2 x2 x2 x20 5x 4 0 40 6x 9 0 36 x2 x 3 0 0.19 Risolvere le seguenti disequazioni fratte: x4 0 x3 x2 0 x5 x2 4 0 x 2 5x 4 0.20 Risolvere i seguenti sistemi di disequazioni: x 2 2 x 2 0 x 7 0 x 2 0 2 x 2x 3 0 x 7 0 0.21 Si determinino le coordinate polari dei punti di coordinate cartesiane: (3,0) , (3,1) , (3,3) , (3,3) 0.22 I costi totali di un’azienda in due anni successivi, sono passati da 50.000€ a 60.000€. Determinare: la variazione percentuale; il numero di € corrispondenti ad un aumento dell’1%. 0.23 Il 40% della produzione di una impresa è diretta ad un mercato estero nel quale l’impresa copre il 25% della domanda. Se volesse coprire il 50 % di quel mercato quale percentuale della sua produzione dovrebbe esportare su quel mercato? 0.24 In un certo Paese (dove non ci sono detrazioni possibili) il livello di tassazione sui redditi prevede che fino a 10.000um l’aliquota di tassazione sia pari al 10%. Oltre 10.000um fino a 50.000um l’aliquota è del 20%. Oltre 50.000um fino a 250.000um l’aliquota è del 30%. Infine oltre 250.000um l’aliquota diventa del 40%. Determinare quante tasse paga un cittadino che ha un reddito di 300.000um. Determinare il valore unico di quell’aliquota (media) che applicata al reddito equivale alla tassazione per scaglioni di reddito. 0.25 Determinare il valore (in percentuale) del margine di contribuzione per un bene acquistato a 250€ e rivenduto a 350€. Qual è il corrispondente valore di mark up (in percentuale)? 0.26 Un gruppo di ciclisti ha raggiunto dopo una lunga salita un passo di montagna la cui quota (rispetto al livello del mare) è di 2680m. La prima discesa rettilinea che scende a valle è lunga 1000m e la pendenza media è del 15%. Qual è la quota (rispetto al livello del mare) del punto che si trova alla fine della discesa? 37 Test di autovalutazione T.0.1 Esiste il valore tan 2 ? T.0.2 Un polinomio algebrico di grado 2 in una variabile può assumere solo valori negativi in corrispondenza ad un qualunque valore reale assegnato alla variabile? 1 T.0.3 Calcolare il valore della seguente espressione: 5 2 2 *2 3 5 : 20 . T.0.4 Determinare l’espressione dell’equazione di secondo grado che ha come soluzioni x1 3 5i e x1 3 5i . T.0.5 Risolvere la seguente disequazione fratta x( x 1) 1 2 x 1 x x2 T.0.6 Risolvere il seguente sistema di disequazioni: 2x 3 x 0 2 x 1 0 x 2 T.0.7 Risolvere la disequazione irrazionale 4 x 2 13x 3 2 x 5 T.0.8 Determinare le coordinate polari del punto di coordinate ( 2, 5) T.0.9 Determinare lo sconto complessivo corrispondente ad uno sconto progressivo espresso da (30%, 20%, 10%) T.0.10 I costi sostenuti da una impresa, in 3 anni consecutivi, sono stati 140.000€, 160.000€ e 200.000€. I ricavi corrispondenti sono stati 200.000€, 220.000€ e 260.000€. Determinare la percentuale di variazione, anno per anno e rispetto al primo anno, dei costi e dei ricavi. Determinare i valori percentuali di incidenza dei costi sui ricavi nei 3 anni. Risposte alle domande del test di autovalutazione. T.0.1 NO. La retta tangente in A non è intercata dalla retta per O e per P, anch’essa verticale. T.0.2 SI. Se il coefficiente di x 2 è negativo e le due radici del polinomio di secondo grado sono complesse coniugate allora i valori assunti dal polinomio sono sempre negativi. T.0.3 T.0.4 1 25 x 2 6 x 34 0 T.0.5 T.0.6 A x R; 2 x 1 x R; 2 x 2 A x R;2 x 1 x R; x 3 T.0.7 A x R; x 1 22 x R; x 4 7 T.0.8 29 e 1,19 rad T.0.9 49,6% T.0.10 Costi: 14,29%, 25%. Ricavi: 11,00%, 17,12% Costi/ricavi: 70,00%, 72,07%, 14,29%, 11,00%, 42,86% 30% 76,92% 38