Solidarietà - COMUNE di TORTORICI

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Don Enzo CARUSO
- SOLIDARIETÀ Senso, implicazioni, sfide
1. L’AUTORE DEL LIBRO
1.1.
Il Servizio di Animazione Comunitaria
Un Gruppo internazionale che opera da 50 anni nella Chiesa e nel mondo con l’impegno di
promuovere un “Movimento per un Mondo Migliore”, cioè:
 Diffondere i valori cristiani del Regno di Dio e che coincidono con i valori universali a cui
aspira la coscienza collettiva dell’umanità (pace, fraternità universale, giustizia, promozione
umana)
 Promuovere il rinnovamento e la riforma dei modelli storici della Chiesa, delle istituzioni
mondiali e della società, ecc., perché siano più efficaci nel promuovere e realizzare questi valori
e compiere la propria ragion d’essere.
 Animare la Chiesa e il mondo in ogni modo possibile e promuovere processi collettivi di
coscientizzazione circa i valori di cui sopra.
 Fare in modo che Chiesa e mondo si sentano e vivano in stato di rinnovamento permanente in
vista di un mondo migliore.
In questo senso la parola “Movimento” non si riferisce a una realtà associativa ma al dinamismo
storico che, come una corrente di un fiume, scorre lentamente e dentro il quale tutte le realtà
storiche si muovono e alla quale possono o assecondarsi o resistere. (Pensiamo, per es.
all’esplosione della coscienza dei popoli e all’aspirazione alla pace universale del secondo
dopoguerra).
1.2.
Padre Riccardo Lombardi sj
Padre gesuita che nel periodo tra le due guerre, ad appena trent’anni, galvanizzò le masse con una
predicazione che oltrepassò i confini religiosi e sfociò nella storia politica e sociale del XX secolo.
L’oggetto della sua predicazione era la necessità di lasciare alle spalle le logiche fratricide che
insanguinarono il mondo e assecondare/promuovere il movimento storico verso l’unità e la pace. In
questi valori Lombardi individuava un disegno di Dio e proclamava che la Chiesa aveva il compito
di leggerne e interpretane i segni per assumere un ruolo di promozione e di animazione.
1.3. Senso del libro
 Non è un lavoro scientifico. Non ha le pretesa di sostituirsi alle competenze degli esperti di
economica e di politica.
 Non è un lavoro sulla situazione socio-economica mondiale.
 Non è una recensione di esperienze in atto circa la solidarietà.
 E’ un lavoro che mira a: 1) costruire un quadro sintetico di insieme sul problema della
solidarietà (analisi della situazione); 2) individuare le sfide che l’attuale situazione mondiale
pone alla Chiesa, al Servizio di Animazione Comunitaria e alla stessa società circa la solidarietà.
Si tratta di individuare i nodi o punti critici in cui si gioca il futuro della Chiesa e del mondo;
nodi che se non vengono sciolti possono comprometterne la vitalità e lo stesso futuro. 3)
Delineare linee di azione che possono aprire percorsi futuribili da trasformare in programmi
concreti.
2. L’ATTUALITÀ DEL TEMA
Ecco solo alcuni elementi, a modo di indicazione, che giustificano l’attualità del tema e l’urgenza di
affrontarlo.
2.1.
Una situazione giunta oltre i limiti
2.2.
Il paradosso della disinformazione nell’era delle comunicazioni globali
2.3.
Nella cultura del capitalismo liberista vige la regola del “non possiamo
farci niente”.
 Il XXI secolo, dopo le visioni ottimistiche del secolo precedente, secondo le quali la scienza, la
tecnica e la ragione umana avrebbero generato un mondo nuovo e libero da ogni sofferenza,
raccoglie la pesante eredità di un’era piena di contraddizioni.
 I punti nodali della situazione mondiale non risolti o perfino ignorati nel XX secolo hanno
generato un tale scenario di squilibri da aver portato il mondo sull’orlo della distruzione.
 Il XXI sarà il secolo in cui si deciderà il futuro dell’umanità o in termini di morte o di vita. E’
un secolo “nodale”.
 Basta pensare, a modo di esempio, al problema ecologico, che non è più da intendersi solo un
problema di buona educazione e di rispetto verso la natura ma un problema di dimensioni
planetarie… una vera bomba a orologeria innescata dall’uomo. Questi da oltre un secolo e
mezzo sta inesorabilmente sovvertendo il naturale equilibrio della terra col rischio di scatenare
scenari apocalittici mai immaginati prima. Il riscaldamento globale, lo scioglimento dei
ghiacciai, le inondazioni, i cambiamenti violenti del clima sono, solo in parte, fenomeni
naturali. Accanto ad essi vi è l’azione dell’uomo, con effetti devastanti. L’inquinamento
atmosferico dovuto alle emissioni di gas non è un fenomeno naturale. La terra ha raggiunto il
limite entro il quale riesce a ricomporre da sola questo delicato equilibrio.
 A quanto detto bisogna denunciare anche il paradosso che sta caratterizzando il mondo
dell’informazione. Nell’era cosiddetta delle “comunicazioni globali” l’uomo non ha mai avuto
maggiore possibilità di accedere alle informazioni necessarie per organizzare la convivenza
sociale. Allo stesso tempo le maggiori agenzie di informazione mondiale sono controllate da chi
gestisce il potere economico. La notizia diventa come un qualunque bene di consumo
confezionato secondo le esigenze di chi lo deve piazzare, vendere e ricavarne un profitto e allo
stesso tempo controllare le masse. Ciò pone il singolo individuo di fronte all’impotenza effettiva
di accedere alle informazioni nella loro oggettività e di dedurne le dovute conseguenze per il
bene comune.
 La scuola non riesce a camminare realmente a passo con le esigenze dell’uomo di questo tempo
e stenta a sviluppare un programma sistematico di informazione e di educazione alla conoscenza
della situazione mondiale.
 L’accesso all’informazione e il dovere di diffonderla non è una questione secondaria. E’ un fatto
di giustizia e riguarda il diritto/dovere di conseguire una conoscenza sempre più piena della
verità per poter, in conseguenza, realizzare il bene dell’uomo e della famiglia umana. E’, quindi,
una questione morale di capitale importanza. Quando l’occultamento o la manipolazione della
verità è funzionale al profitto o ad altri interessi di parte, si compie un atto di ingiustizia su chi
ne subisce le conseguenze.
 All’interno del pensiero che giustifica il liberismo economico vi è un certo fatalismo che
conduce ad accettare gli squilibri come “fatto inevitabile” al sistema e per cui bisogna farsene
una ragione. E’ un prezzo che qualcuno dovrà pagare per un sistema che è ritenuto l’unico
possibile perché è l’unico che può di fatto produrre ricchezze e dare l’opportunità a molti altri di
uscire da una condizione di povertà.
 Questa idea conduce alla diffusione, nella coscienza comune degli individui di una
convinzione: nessuno può far nulla per coloro che pagano il prezzo dello sviluppo; ognuno è
troppo impegnato a difendere il suo e non si può correre il rischio di perdere tutto solo per aver
pensato agli altri. E’ la società dell’egoismo e dell’aggressività, della lotta per la sopravvivenza
e della legge del più forte.
2.4.
La percezione della solidarietà come valore è vaga e insufficiente nella
società di oggi
 In un tale contesto socio-culturale l’individuazione di correttivi alla follia del sistema è
lasciata interamente all’iniziativa privata e agli organismi internazionali non governativi. E’
in questo ambito che scatta la percezione di una “cultura della solidarietà”.
 L’uso del termine nel linguaggio comune. Al sistema fa bene che ci siano individui e gruppi
che si occupano di solidarietà perché è un onere in meno per le spese di gestione, a patto che
questi si occupino di fare “beneficenza” e non di mettere in discussione i principi dello stesso
sistema. Pertanto, nella mentalità comune, quando si parla di solidarietà si intende “elemosina”,
“beneficenza”, “tendere una mano”, “farsi prossimo nel bisogno altrui”, ma, in genere, è un
meccanismo mentale che scatta solo di fronte alla constatazione dell’emergenza (vedi tsunami
nell’oceano indiano). Non vi è una vera cultura della solidarietà. Possiamo dire che l’attuale
società, fondata sul libero mercato, esprime una cultura egoista e aggressiva ma che, di fronte a
tragedie di proporzioni mondiali, sa aprirsi a spazi di generosità.
3. LA SITUAZIONE MONDIALE
3.1.
Alcuni elementi della situazione mondiale:
3.1.1. Elementi (dati statistici).
a. Il Nord comprende circa un miliardo di persone (22% dell’umanità) ed è la parte
più ricca. Il Sud comprende 4 miliardi e mezzo (78%) ed è la parte più povera. Ora,
l’85% delle ricchezze dell’intero pianeta è in mano al 15% della popolazione mondiale,
tutta concentrata nell’emisfero Nord e precisamente nel Nord America e in Europa. Il
rimanente 85% della popolazione mondiale deve sopravvivere dividendosi il 15% delle
ricchezze rimaste. E’ la cosiddetta faglia geologica, come la chiamò Robert McNamara,
uomo di punta dell’amministrazione Kennedy e poi presidente della Banca Mondiale.
b. Questo squilibrio non è solo tra Nord e Sud del mondo. Anche nel mondo cosiddetto
sviluppato si ripropone lo stesso problema. Negli USA ben 40 milioni di cittadini
vivono al di sotto della soglia della povertà. Ciò significa che:
c. molti non hanno denaro sufficiente per garantirsi una alimentazione sana e regolare.
d. Quelli che non hanno il problema alimentare hanno quello sanitario, nel senso che non
hanno diritto all’assistenza sanitaria perché non possono pagare le compagnie
assicurative (il sistema sanitario negli USA è privato, almeno per la popolazione in età
lavorativa; il Medicare, cioè il sistema sanitario nazionale, copre solo una parte dei
bisogni e solo ai pensionati e invalidi)
3.1.2. Limiti e contraddizioni dell’attuale sistema economico dopo il 1989
Dopo la caduta del comunismo (1989) il capitalismo si è affermato come l’unico sistema
economico a livello mondiale. I suoi fautori lo ritengono l’unico possibile e la
globalizzazione è usata come bandiera per la diffusione in ogni cultura e nazione dei suoi
principi. I tratti salienti:
a. Primato dell’individuo, delle sue aspirazioni, dei suoi bisogni, dei suoi diritti.
L’individuo viene prima di ogni altra cosa e costituisce il centro attorno al quale ruota
tutta la società. Qualunque cosa sfiori il suo quieto vivere e le sue aspirazioni viene vista
come una minaccia. Il senso dell’alterità e dell’insieme è ridotto al minimo o azzerato.
b. Primato del profitto. E’ un dogma naturale e indiscutibile. Il profitto è ciò che muove
la macchina economica mondiale, scuote il torpore dell’individuo e risveglia il suo
spirito primordiale di competizione e quindi di affermazione. L’uomo, la società, la
cultura, tutto è sottoposto e funzionale a questa logica. La realizzazione del profitto a sua
volta è funzionale a ulteriori profitti. Ciò significa che:
 il sistema non è interessato a soddisfare bisogni primari per lo sviluppo umano, ma solo quei
bisogni o desideri il cui soddisfacimento massimizzi il profitto;
 il sistema non è interessato a massimizzare la produzione: oggi, a differenza di un passato
anche recente, si può massimizzare il profitto anche riducendo la produzione;
 il sistema non è interessato al lavoro se non come puro fattore della produzione, di cui
occorre massimizzare la produttività e minimizzare i costi: creare occasioni nuove di lavoro,
migliorare la qualità umana del lavoro, sono cose estranee; elementi di disturbo del sistema;
 il sistema non è interessato a che cosa venga prodotto col capitale investito, ma solo al
profitto che ci si può attendere dall'investimento: armi o droga, medicine o scuole, sono scelte
che lasciano l'investitore perfettamente indifferente;
 il sistema non è interessato al problema ecologico: ogni impianto disinquinante alla
produzione, ogni risparmio di risorse non rinnovabili, ogni fonte energetica più costosa e meno
inquinante sono solo aumento del costo e quindi riduzione del profitto.
c. L’omologazione delle culture ad una sola cultura dominante. E’ il principio del
mondialismo, in forza del quale le diversità culturali vengono viste come una
complicazione del sistema perché ne impedisce la fluidità e pertanto vanno eliminate
come un problema. Al loro posto si sostituiscono i valori tipici della mentalità
consumistica la quale creerebbe più facilmente un senso di appartenenza mondiale. In tal
modo all’essere delle varie culture si sostituisce l’avere della cultura capitalista.
d. Un mutamento antropologico. Le conseguenze antropologhe di questa visione sono
devastanti perché finiscono per spostare l’asse della gerarchia dei valori dall’uomo al
profitto e a trasformare l’uomo in un semplice meccanismo interno del sistema il cui
obiettivo e, appunto, il profitto.
In altre parole, l’attuale sistema economico sta generando una situazione tale di squilibri a
livello mondiale da far rischiare l’esplosione di una catastrofe planetaria. Già si intravede il
possibile scenario delle guerre future combattute non più per il petrolio ma per l’accesso elle
riserve di acqua potabile, di cui già molte multinazionali americane ed europee (soprattutto
francesi) si sono già impadronite. Questo scenario svela l’attuale tendenza di involuzione e
di imbarbarimento a cui sta andando incontro il mondo a causa degli squilibri prodotti
dall’attuale sistema economico.
3.1.3. L’inganno delle interpretazioni (PIL e Organi Mondiali)
a. Il PIL (prodotto interno lordo), usato per misurare la ricchezza di una nazione, è un
metro “falso”, perché non indica il benessere reale medio degli individui di una nazione.
Esso indica la ricchezza di qualunque tipo, (compresi istruzione, strade, polizia ed
esercito e ogni genere di servizi) prodotti in un anno ed espressi in dollari, diviso per il
numero degli abitanti di un Paese. E dunque l'indicatore globale della ricchezza di un
Paese, disponibile teoricamente per abitante. Come questa ricchezza venga adoperata e
distribuita è un'altra questione.
b. Le organizzazioni mondiali (parliamo qui del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e
la Banca Mondiale), creati per essere strumento dello sviluppo globale, di fatto sono
organismi costretti a seguire le logiche del cosiddetto libero mercato, finendo, così, per
privilegiare che detiene la gestione del potere economico mondiale in quanto i capitali
che dovrebbero servire a investimenti e allo sviluppo sono in mano ai grandi padroni
della finanza internazionale.
3.1.4. La solidarietà in atto oggi (vedi testo)
4. LA SOLIDARIETÀ
4.1.
Definizione di solidarietà e sue dimensioni
a. Radici del termine.
 Dal vocabolario latino della giurisprudenza, all’interno del quale “soliditas” indica e
qualifica il codice legislativo come un tutto organico, compatto, intero; rimanda cioè ad una
logica coerente, all’unità di un tutto che è solido per l’interdipendenza delle sue parti.
 Il termine “solidale”, derivato dal latino “solidus”, appare le prime volte solo nel XVII
secolo; La parola “solidarietà” troverà la sua forma più compiuta proprio all’interno della
terminologia giuridica, nel secolo XIX. In questo ambito indica la situazione di chi, creditore o
debitore, può (o deve) sostituirsi ad altri nell’assolvimento di una obbligazione. Essere obbligati
“in solido” significa appunto essere stretti ad altre persone da un legame così forte da poterne
prendere il posto.
 In filosofia il termine appare nella metà del XIX secolo, a partire dall’uso frequente che ne fa
Auguste Comte (1798-1857). Nel 1840 Pierre Leroux utilizza il termine nel suo libro “De
l’Humanité” e lo propone come un termine sostitutivo a quello di “carità cristiana”. Ciò indica:
 che il significato della parola “solidarietà” si sia sviluppato contemporaneamente
in ambiente cristiano e in contesto extra-cristiano,
 e che ciò sia avvenuto come reazione all’incapacità della carità cristiana ad
articolare dei rapporti che rendessero efficace e effettiva la ricercata
interdipendenza fra le persone.
 Filosoficamente la solidarietà nasce dalla considerazione del valore dell’altro: è l’etica della
responsabilità, la cultura del “tu”. Essa corrisponde all’uscita da sé. E se questo non avviene, la
solidarietà diventa una ideologia.
b. Elementi per una definizione di “solidarietà”.
 L’evento della relazione umana pone in essere un legame che - prima di ogni
differenziazione - unisce originariamente tutti gli uomini e le donne, membri dell’umanità
passata, presente e futura, in un unico “corpo sociale”.
 E’ un vincolo di tipo antropologico, radicato nella struttura fondamentale dell’essere umano,
che gli compete costitutivamente ed originariamente, ed è esteso alla sua intera vicenda storica.
 E’ un legame in forza del quale non vi è soltanto inter-relazione tra soggetti distinti, ma una
vera e propria co-appartenenza, per cui ogni membro di questo “intero”, di questa “unità”, è
insieme soggetto e destinatario del bene che in esso si manifesta come possibile e promettente.
 La solidarietà interpreta e manifesta tale vincolo, non soltanto come dato di cui prendere
coscienza, ma, soprattutto, come possibilità di essere responsabilmente scelto e
consapevolmente voluto in vista del bene comune.
 Proprio dentro a questo evento è cristianamente possibile cogliere il rimando ultimo, pieno
ed eccedente, alla «fonte» singolare e perennemente nuova della solidarietà: quella vissuta e
realizzata in Gesù di Nazareth, centro e culmine della rivelazione di Dio e dell'essere umano
nella storia, testimoniata dalle Scritture; origine, fonte e paradigma di ogni autentica solidarietà
(cfr. Eros Monti, pag. 482).
Questa è la definizione proposta da Eros Monti, a conclusione dell’accurata, approfondita e
ampia ricerca che egli svolge sull’evoluzione del termine nella dottrina sociale della Chiesa nel
libro che abbiamo citato.
c. Le dimensioni della solidarietà
La suddetta definizione di solidarietà mette in evidenza tre dimensioni fondamentali:
A. DIMENSIONE ANTROPOLOGICA, che constatando la natura sociale della persona umana
e la sua necessità a stringere relazioni per poter conseguire alla propria realizzazione,
introduce al concetto di debito di solidarietà.
“Il debito da riconoscersi nei confronti della società esistente… si configura come
indivisibile e inestimabile, e soprattutto come irrinunciabile e in nessun modo rimborsabile.
 nessun uomo può dirsi esenti da esso, fin dal loro nascere, e nessuno può
semplicemente pensare di rendersi indipendente da esso, ipotizzando possibili
«restituzioni» alla società.
 il debito è destinato a rimanere indiviso e come tale comune, così che l'umanità della
presente generazione è costituita solidalmente debitrice di quanto, in molte forme, ha
ricevuto dal passato.
 ciascuno è invitato a riconoscere il debito obiettivo di se stesso nei confronti della
società tutta, costituita così da debitori solidalmente corresponsabili” (Eros Monti
459-460).
B. DIMENSIONE ETICO SOCIALE
 Eros Monti osserva: "… Paolo VI configura spesso la solidarietà in quanto risposta
cosciente e responsabile, di carattere morale e come tale incondizionata, al bene che
previamente e in molti modi ha raggiunto tutti e ciascuno” (Alle Fonti della Solidarietà,
Glossa, Milano 1999, pagg. 426-427).
 Giovanni Paolo II dice che la solidarietà è la “determinazione ferma e perseverante di
impegnarsi per il bene comune, ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano
veramente responsabili di tutti” (Sollicitudo Rei Socialis, 38). È, questa, senza dubbio
una delle più alte e complete «definizioni» di solidarietà, di cui obiettivamente il
magistero sociale necessitava.
C. DIMENSIONE STORICO SALVIFICA
Il concetto di solidarietà è spesso usato come una idea laica e alternativa all’idea cristiana di
carità. Ciò avviene come reazione all’incapacità della carità cristiana ad articolare dei
rapporti che rendessero efficace e effettiva la ricercata interdipendenza fra le persone. In
realtà tra carità e solidarietà vi è uno stretto legame (cfr. testo). I fondamenti di questo
legame sono da individuarsi nei tre pilastri della fede giudaico-cristiana.
 La creazione rende tutti figli di Dio e obbliga a riconoscere la fraternità universale.
 La Legge (Torah) è la risposta del popolo all’Alleanza. Importanza capitale rivestivano
le istituzioni del sabato, dell’anno sabbatico e dell’anno giubilare, in cui era vietato
lavorare la terra e trarne profitto e in cui si imponeva l’obbligo di liberare chiunque
avesse contratto lo stato di schiavitù. Si tratta di un sistema legislativo solidale
primordiale.
 Il mistero cristiano dell’Incarnazione come fondamento teologico della solidarietà.
4.2.
Relazione tra Solidarietà e alcuni altri valori
La solidarietà, essendo molto più che un vago sentimento, è intimamente legata ad altri valori in un
intreccio reciproco. Qui di seguito riportiamo, a titolo indicativo, alcuni esempi di questi intrecci.
A. RAPPORTO TRA SOLIDARIETA’ E GIUSTIZIA
Secondo S. Tommaso, nella Summa Teologica, la giustizia consiste in una “constante e perpetua
volontà di dare a ciascuno il suo” (constans et perpetua voluntas ius suum unicuique tribuere). E’ in
evidenza la centralità di ciò che è obiettivamente dovuto.
Le relazioni che scaturiscono da questa visione sono, in sintesi, secondo quanto segue:
 la giustizia chiede che la solidarietà, in relazione a tutto ciò che risulta “dovuto”, si assuma
l’onere di dare voce alla contestazione e alla denuncia di ciò che inquina e altera le
“relazioni giuste” fra individui e fra popoli.
 la solidarietà è così alleata della giustizia nell’animare il proposito e il progetto di giungere
a “strutture di solidarietà”, obbligando però la giustizia - ed è qui una sua originalità - ad
assumere come suo spazio nuovo di espressione il considerare giuridicamente “l’umanità in
solidum”. Paradossalmente, la giustizia potrebbe anche essere “legittimamente“ applicata
secondo le forme di diritto limitato, ma “illegalmente” per insufficienza di attenzione al
soggetto globale della contesa.
B.
SOLIDARIETA’ E SVILUPPO
Paolo VI così definisce il concetto di sviluppo: “Sviluppo che per essere autentico deve essere
integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo… Il vero
sviluppo è il passaggio, per ciascuno e per tutti, da condizione meno umane a condizioni più
umane e - in senso cristiano - da condizioni più umane alla fede” (PP 1, 14; 20-21).
Abbiamo, così, una definizione di sviluppo che supera la concezione occidentale di sviluppo in
termini di PIL.
Ciò esige alla solidarietà tre cose:
- primo, l’insistenza che ci sia una spinta permanente a superare ogni livello di sviluppo
già raggiunto, in senso però qualitativo
- secondo, l’insistenza che tale sviluppo sia caratterizzato dalla “inclusione”, a partire dalla
constatazione dell’umanità come un “solidum”.
- terzo, l’insistenza critica davanti alla “concezione quantitiva” dello sviluppo; la stessa
origine e diffusione del concetto e della politica dello “sviluppo” si è affermato negli anni
’60 come programma materiale, in un clima culturale segnato da un ottimismo che oggi
appare decisamente “ingenuo”.
C.
SOLIDARIETA’ E BENE COMUNE
“Il bene comune della società è l’insieme di quelle condizioni di vita sociale, grazie alle quali
gli uomini possono conseguire il loro perfezionamento più pienamente e con maggiore
speditezza, nel rispetto dei diritti e dei doveri della persona umana” (DH 6). Se relazioniamo la
solidarietà con questa concezione del bene comune possiamo ricavarne queste sottolineature:
- il bene comune è il fine della solidarietà;
- la solidarietà svolge un ruolo critico di continua messa in discussione del “contenuto” del
bene comune stesso e della sua estensione, così come dei metodi per il suo raggiungimento.
Vigila cioè perché bene “comune“ non diventi comune “a pochi”, con il furto
dell’accumulazione indiscriminata. La solidarietà è l’igiene etica del bene comune, la sua voce
politica.
5. SOLIDARIETÀ E SPIRITUALITÀ
5.1. Una nuova concezione di spiritualità alla base del discorso sulla solidarietà
Nel linguaggio comune alla parola “spiritualità” si pensa ad una cosa propria di cristiani e ad essa si
associano alcune idee come l’insieme delle pratiche di pietà compiute da un soggetto a beneficio
personale (la salvezza personale) o di altri (l’intercessione) oppure si intende un discorso denso di
riferimenti di tipo teologico-spirituale. E’ una visione che è ancora molto presente negli ambienti
ecclesiastici (parrocchie, movimenti di spiritualità, ecc.) ed è molto riduttiva.
Vi è, tuttavia, una definizione di spiritualità che affonda le sue radici nell’antropologia e che, in
forza di questo, assume connotati teologici nuovi e universali. Stefano De Fiores, nel Nuovo
Dizionario di Spiritualità, Ed. Paoline alla voce “Spiritualità contemporanea”, definisce la spiritualità
come “appannaggio delle persone autentiche, che di fronte al reale e alla storia hanno fatto una
scelta assiologica [di principio] decisiva, fondamentale e unificante, capace di dare un senso
definitivo all’esistenza”.
In forza di una decisione del genere possiamo parlare di una spiritualità universale, appartenente
all’uomo in quanto tale e in quanto capace di decidersi di fronte a sé stesso e al mondo orientando la
sua vita e le sue scelte verso l’orizzonte di un futuro più umano per il quale si adopera.
Questa concezione di spiritualità, che non sostituisce quella cristiana, costituisce la base di un
nuovo approccio alla solidarietà tale che cultura e fede siano considerati in stretto dialogo, evitando
di sviluppare concezioni parallele o addirittura opposte, come è accaduto lungo i tre secoli che
hanno visto combattersi senza soluzione fede e cultura, scienza e ragione come se fossero
incompatibili tra loro.
Questa interpretazione della spiritualità costituisce una delle chiavi di lettura fondamentali per la
comprensione di questo testo.
Le idee di interdipendenza, di co-apparteneza ad un’unica famiglia, di debito contratto per lo stesso
fatto di nascere ricevono dalla spiritualità cristiana una nuova luce e un significato più profondo.
Alla luce dell’icona di Cristo in croce e solidale con l’uomo fino alla morte il racconto del buon
Samaritano diventa paradigmatico di una realtà esistenziale in cui la solidarietà è molto più che un
mero slancio occasionale ed emotivo verso l’altro. E’ un programma di vita che scaturisce dalla
natura intima dell’essere cristiano e non da un semplice imperativo morale aggiuntivo all’essere
cristiano.
5.2. La Solidarietà come virtù cristiana
Allo stesso tempo, la spiritualità cristiana non è estranea a questa concezione più universale. Anzi,
di fatto essa la completa radicandola nel mistero del Cristo = Dio fatto uomo. In tal senso la
spiritualità cristiana comprende ma allo stesso tempo trascende quella universale, completandola.
Alla luce del “proprium” della spiritualità cristiana, la solidarietà è assunta come valore e
considerata come virtù cristiana., come atteggiamento intrinseco alla natura cristiana, come
habitus che riveste questa natura e la distingue.
Giovanni Paolo II, nei documenti Laborem Exercens, Sollicitudo Rei Socialis e Centesimus Annus,
considerati i tre documenti “chiave” del suo magistero sociale, mette in evidenza la virtù cristiana
della solidarietà. Essa non è solo una possibilità accessoria per l’essere umano, quasi un valore
opzionale, ma rappresenta l’esplicita volontà di Dio su di lui.
Paolo VI, sempre ispirandosi all’icona del Buon Samaritano, considera il credente e tutta la Chiesa
come samaritana del mondo.
6. LE IMPLICAZIONI DELLA SOLIDARIETÀ ALLA CHIESA E AL
MONDO DI OGGI
6.1. La solidarietà “sfida” la Chiesa e la società



La solidarietà è un concetto che sta entrando pian piano nella coscienza collettiva
dell’umanità proprio in forza degli squilibri a cui essa deve far fronte e alla violenza con
cui questi allontanano la speranza della pace.
La solidarietà, quindi, non è più solo una questione di generosità occasionale ma è la vera
questione del XXI secolo. O l’uomo riuscirà a creare una società globale e solidale o il
futuro sarà a rischio.
In tal senso la solidarietà sfida la società e la Chiesa, in quanto essa pone in modo diretto e
inequivocabile la questione della sopravvivenza del genere umano del futuro. Se queste
non riusciranno a cogliere la sfida in tutta la sua portata e le sue implicazioni, verrà meno
la loro stessa ragion d’essere.
 Se la società esiste come frutto di una convenzione tra individui che attraversa lo
spazio e il tempo per il bene del singolo e della stessa famiglia umana, a che serve
se questa non è più in grado di garantire né l’uno né l’altro?
 E se la Chiesa, la cui missione è quella di annunciare il Vangelo e di compiere
storicamente il Regno di Dio non riesce a rendere visibile tale Regno attraverso i
suoi valori, secondo quanto dice san Paolo1, quale rimane la sua ragion d’essere
nella storia?
6.1.1. Quale Chiesa
 La Chiesa = “Papa”?
Vi è una certa tendenza a identificare la Chiesa, nelle sue istanze di solidarietà, con il
Papa, proprio a causa dell’impegno straordinario che questi attua nella difesa dei diritti
umani. Allo stesso tempo, influenzata dalla cultura dominante, l’individuo tende a
chiudersi egoisticamente nel suo piccolo mondo trascinato dalla convinzione che non
c’è nulla che si possa fare e che questo impegno spetta solo a chi si trova negli alti
livelli dell’autorità mondiale.
 La Chiesa delle super-organizzazioni (Caritas, ecc.)?
In temi di calamità la coscienza collettiva tende a far scattare meccanismi
internazionali di solidarietà, coordinate in genere dagli organismi non governativi. In
genere la Caritas ha sempre mostrato prontezza e capacità organizzative eccezionali
accanto a numerose altre associazioni civili. Ma più che attendere le calamità,
bisognerebbe trarre da questi organismi la lezione profetica che vivere in un mondo
solidale rende ancora più universale il valore della fraternità di quanto non faccia
l’intervento straordinario in tempi di calamità. Inoltre, questi stessi organismi si
trasformerebbero da istituti di pronto soccorso ad agenzie educative generatrici di una
cultura solidale dentro la società.
 La Chiesa di un popolo e della sua coscienza collettiva
o In quanto anticipazione storica del Regno di Dio
o In quanto “società alternativa”, fondata sulle beatitudini
o In quanto popolo che incarna nel suo vissuto le virtù umane e cristiane
 Gratitudine, intesa come riconoscimento che quanto si è e si ha deriva dal
sacrificio che altri hanno fatto per noi
 Umiltà esistenziale, intesa come atteggiamento di chi rinuncia ad individuare in
sé stesso il principio della propria esistenza ed accetta il debito di solidarietà
“Il regno di Dio infatti non è questione di cibo o di bevanda, ma è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo: chi serve
il Cristo in queste cose, è bene accetto a Dio e stimato dagli uomini.” Rm 14,17-18.
1

Compassione, che non è solo uno slancio emotivo ma l’identificazione nel
dolore dell’altro…
 Scelta inclusiva e inglobante, ossia la proiezione dell’io verso l’alterità del
singolo e della comunità umana e la disponibilità ad assumere questa alterità
come parte di sé.
 L’essere sempre in stato di ricerca, come espressione dell’umiltà esistenziale di
chi sa che la verità sulla vita è sempre un fatto da conseguire e non un fatto
compiuto. Questo stato di ricerca dispone al dialogo come via privilegiata di
incontro tra uomini e culture diverse.
 Vivere la provvisorietà del presente, spezzando il giogo della mentalità
consumistica secondo cui avere di più significa essere di più e liberandosi
dall’insicurezza esistenziale che conduce all’aggressività e alla lotta per la
sopravvivenza.
 Vivere la speranza come una virtù teologale, profetica, provocatoria e
sconvolgente
 Implicazioni concrete per la vita della Chiesa
 Nel suo stile di vita (dialogo, partecipazione, ecc.)
 Nella sua organizzazione (Piramidale e autoritaria o partecipativa? Compassionevole
o centrata sulla difesa del dogma? Ecc.)
 Nell’azione pastorale (la Chiesa non può dire alcuna parola significativa al mondo se
la sua azione pastorale quotidiana è centrata più sulla fornitura di servizi ai singoli
individui mentre in realtà tutta la sua vita è chiamata ad essere provocazione…)
6.2.
La solidarietà sfida la società e le sue istituzioni (alcuni criteri)
Le stesse sfide che la solidarietà pone alla Chiesa sono poste anche alla società e alle sue
istituzioni. Si tratta di sfide perché svelano l’urgenza di un intervento sostanziale, radicale e
immediato. La risposta a queste sfide deve partire dal:
a. Riconoscimento oggettivo e integrale della situazione mondiale senza riduzioni né
minimazzioni di alcuna sorta.
b. Conversione agli atteggiamenti richiesti nel senso di un rinnovamento culturale che
reimposti la gerarchia dei valori attorno all’uomo e di una adesione profonda delle culture a
questa gerarchia.
c. Individuazione delle linee di azione da trasformare in programma per il rinnovamento della
società in senso solidale.
Qui sotto riportiamo, a titolo indicativo, alcuni criteri di alcuni ambiti
Criteri nell’ambito dei Diritti Umani
1) Il riconoscimento dei diritti umani, comporta allo stesso tempo l’impegno a
garantire ché siano rispettati i diritti dei propri simili e accettino questi stessi diritti
come limite della propria libertà di azione [cfr. 130 e 132].
2) Il fine ultimo di una pratica sociale non può essere quello di raggiungere maggiori
livelli di consumo, ma di promuovere spazi perché il diritto nativo alla
partecipazione proprio di tutti sia non solo (teoricamente) affermato, ma sia di fatto
esercitato, creando le condizioni globali che lo renda possibile.
3) I diritti devono essere riconosciuti e protetti a livello mondiale per rendere possibile
la creazione di un vero e nuovo ordine sociale mondiale [cfr. 130].
4) Lo stato sociale non può essere considerato un’appendice dell’economia di mercato,
subordinata e assottigliabile a piacere a seconda del profitto…
5) Gli stati di bisogno, di povertà, di ingiustizia, di sofferenza, di marginalità, di
sottosviluppo devono essere riletti in termini di diritti disattesi o negati.
 Criteri nell’ambito dell’organizzazione politica
1) L’attuale crisi del modello occidentale di democrazia spinge a ricercare modelli di
democrazia diretta e reale, basata non solo sul voto, ma su forme progressive e
sempre più ampie e articolate di partecipazione, tenendo anche conto delle grandi
risorse informatiche: tutto queste deve essere costantemente perseguito, giungendo
anche a forme sperimentali significative, a beneficio della maturità politica
dell’intera umanità.
2) Non solo la povertà, ma anche la ricchezza e la sua ridistribuzione devono essere
materia di dibattito politico [cfr. 24].
3) La partecipazione - in parte mediata in senso rappresentativo - delle cittadine e dei
cittadini al regolamento di tutte le questioni che li riguardano è essenziale per la
democrazia. La democrazia ha bisogno di un’opinione pubblica ampia e informata
che accompagni criticamente e limiti l’influenza dei partiti e controlli l’azione di
governo (cfr. 138).
4) I mezzi di comunicazione sociale devono esercitare la funzione di un vigile controllo
sull’esercizio del potere. Per evitare che diventino potenti mezzi di manipolazione …
5) In base alla concezione della sussidiarietà dell’azione dello stato e stante il pericolo
di sviluppo burocratico abnorme dello stato, si deve valutare criticamente
l’aspettativa di una direzione generale dei processi sociali da parte dello stato [cfr.
141]
6.3.



L’Utopia di un Mondo Migliore
Necessità delle utopie. In un mondo privo di ideologie sananti, disilluso e disincantato,
segnato dall’influenza onnipresente di una cultura individualista, fatalista, centrata
sull’egoismo e sull’aggressività, le utopie fungono da motori generatori di nuovi modelli
futuribili. No si tratta di usare la parola utopia nella sua accezione comune di “qualcosa di
irrealizzabile” ma di cogliere la spinta interna che l’utopia, come modello desiderato,
suscita e valorizzarne l’energia per uscire dall’attuale stato culturale e camminare verso il
futuro.
Il Movimento per un Mondo Migliore. E’ in questa ottica che si pone il Servizio di
Animazione Comunitaria, impegnata da 50 anni a promuovere un Movimento per un
Mondo Migliore. L’uomo ha diritto di sognare un mondo diverso e nella misura in cui
quello attuale gli nega il diritto naturale a una vita dignitosa egli ha il dovere di far tutto il
possibile per cambiarlo.
Testo di Riccardo Lombardi sj. “A fare il bilancio delle esperienze sociali che ci hanno
preceduto, dei maggiori sistemi elaborati dagli uomini emancipati da Dio in clima
umanista, riesce inevitabile un duplice rilievo: la bandiera della libertà individuale ha
portato in pratica a tante ingiustizie; la bandiera della giustizia collettivista strugge in
pratica tutte le libertà.
Evidentemente una nuova età avanza, caratterizzata da un nuovo ordine, che verrà
affermandosi col ritmo stesso con cui precipiteranno le dottrine comuniste: l’età che,
tornando indietro dall’eccesso collettivista sappia evitare di ricadere nell’eccesso
individualista ancora più sorpassato: l’età che avrà per programma gli elementi migliori
delle due età precedenti, abbandonandone le scorie.
Gi uomini maturati dalla storia moderna desiderano una nuova forma di vita in comune,
che armonizzi davvero insieme ciò che era legittimo nelle due esperienze precedenti, ma
eviti i difetti di quegli stessi sistemi: libertà sì, ma senza arrivare all’ingiustizia e allo
sfruttamento dei deboli; giustizia sì ma senza distruggere tutta la libertà. La formula che
oggi è nel cuore di moltissimi, e ci fa realmente assai più vicini fra noi di quanto
crediamo, è questa: vogliamo una organizzazione sociale che salvi insieme libertà e
solidarietà; che salvi la libertà, ma la limiti quando distruggerebbe la solidarietà umana,
salvi insieme la solidarietà, ma senza arrivare a distruggere per questo la libertà degli
individui.
La bandiera della nuova età può disegnarsi in precedenza, perché la linea della storia le
esige in un modo solo: libertà nella solidarietà. Libertà individuale, affermazione del
singolo nella vita; ma col vivissimo senso degli obblighi verso la collettività. Tanta
libertà, quanta possa stare con la solidarietà; tanta solidarietà, quanto possa stare con la
libertà” (Per un Mondo nuovo, capitolo III, 6, pag. 59, ed. Civiltà Cattolica, 1951; i
neretti sono nostri).
Don Enzo Caruso
SAC Roma
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