"Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla;
ma sulla tua parola getterò le reti".
E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano.
Vangelo di Luca 5, 5-6
Per me Servizio Civile significa Fiducia.
Sono Andrea, ho 23 anni, mi sono laureato nel Novembre 2005 in Lingue a Parma e alla fine di
quest’anno finirò la Laurea Specialistica a Modena. Da Ottobre sono in Servizio Civile al Granello di
Senapa in Caritas.
Granello di che?
E’ il coordinamento pastorale della Diocesi che incontra i giovani, i ragazzi e i bambini del territorio
reggiano.
Che facciamo in pratica?
Andiamo nelle scuole e nelle parrocchie a fare con i ragazzi e i bimbi attività giocate e laboratori su
problemi che interessano NOI esseri viventi di questa società e di questo mondo che molto spesso
dichiariamo molto, troppo gratuitamente “malati”.
Dico così perché mi sembra che ci siano spesso frasi fatte molto ricorrenti sulle nostre labbra:
“Ma che mondo è? Non fanno altro che ammazzarsi tra loro…”;
“La gente non ha più la testa sulle spalle!”;
“Tutti si lasciano vivere e a nessuno frega un fico arrosto di che mondo lascia ai suoi nipoti!”;
“Quelli là sono tutti mafiosi: bisognerebbe buttare una bomba e cancellarli dalla faccia della
terra…”;
“Se continuiamo a inquinare così il mondo scoppierà e sarà davvero la fine…
spero proprio di essere già morto!!!”.
Ammetto che se, nella nostra vita frenetica di tutti i giorni, ci capita di sederci per fermarci un
attimo a pensare a tutti i problemi che affliggono il mondo, la voglia di criticare e di puntare il dito
sui colpevoli o sulle cose che proprio non funzionano dei nostri modi di vivere è molto forte. Grazie
alle attività che faccio nelle scuole durante il mio Servizio Civile al Granello mi metto in discussione
di persona su problematiche enormi che riguardano il mondo intero e che sono talmente grandi che
a bruciapelo la frase più naturale per questo contesto sarebbe: “Non è affare mio, ci sono i
governanti: ci pensino loro”. Così, ogni attimo che vivo mi rimbombano nella mente i problemi e gli
interrogativi che propongo alla mattina ai ragazzi nelle classi. Faccio qualche esempio…
1. L’acqua nel mondo è a disposizione solo di pochi paesi e sta diventando una risorsa molto
rara, addirittura in alcune zone dell’Africa ogni persona può disporre solo di circa due litri al
giorno.
2. La globalizzazione, oltre a numerosi effetti positivi come la velocità delle telecomunicazioni
e dei trasporti, sta provocando conseguenze davvero devastanti alle popolazioni
delle nazioni sottosviluppate e alle loro economie.
3. Tutti i gas di scarico dei veicoli e dei motorini e le emissioni dannose delle fabbriche stanno
rendendo l’aria irrespirabile, l’acqua dei fiumi e dei mari molto sporca e stanno provocando il
surriscaldamento del pianeta, le piogge acide e l’innalzamento del livello dei mari.
Tradotto in linguaggio pratico: danni ingenti all’ambiente in cui viviamo.
4. La produzione di rifiuti sta raggiungendo livelli altissimi e non sempre si fa
la raccolta differenziata per riciclare. Morale: le autorità sono costrette a creare
enormi discariche che rilasciano sostanze inquinanti nell’ambiente.
5. Nel mondo attualmente (Febbraio-Marzo 2007) sono in corso 23 conflitti armati e
ci sono 36 zone di crisi in cui sono presenti tensioni.
6. Solo il 20% circa della popolazione mondiale ha l’accesso all’83% delle risorse
dell’intero pianeta (acqua, energia elettrica, cibo, petrolio…).
…………………….
Dopo aver fatto l’elenco di tutte le disgrazie a cui andiamo incontro e dopo essere andati per
qualche minuto in una depressione farmacologica scomposta, i riflettori vengono ora puntati sulle
nostre vite. Non può finire tutto qui e in questo modo. E qui entra in campo la fiducia. Proprio quella
che il Servizio Civile in Caritas ha contribuito a far rinforzare e crescere ancora maggiormente in
me. Io ho fiducia. Ho fiducia nell’uomo, ma soprattutto ho fiducia in noi.
Nello sguardo positivo che possiamo offrire alle persone che incontriamo.
Nella speranza che nutriamo di un mondo meno malato per i nostri figli.
Nella consapevolezza che dipende tutto da me, da te, dalle nostre piccole, minuscole e
apparentemente irrilevanti scelte di tutti i giorni.
Nella possibilità che ci viene data di fare fatica a usare il treno piuttosto che l’automobile, di girare
in bici invece di mettere mano al motorino, di chiudere l’acqua del rubinetto quando mi spazzolo i
denti, di sprecare meno acqua per fare i gavettoni, di non comprare certi prodotti che sappiamo
essere frutto di guerre e di soprusi, di fare qualche regalo proposto dal Commercio Equo e
Solidale… (Tengo a dire che non sono obblighi o imperativi morali).
Lo so.
Costa fatica fare la raccolta differenziata, informarsi su quante guerre ci sono nel mondo,
spegnere tutte le volte la spia della televisione e dell’HI-FI, riutilizzare l’acqua con cui si è cotto la
pasta per lavare i piatti o per tirare l’acqua dello sciacquone… Ma io continuo ad avere fiducia. Una
persona molto piccola di statura che dalla Macedonia era finita a Calcutta per lanciare un nuovo
modo di vivere a contatto con la povertà un giorno aveva detto: “Quello che noi facciamo è solo una
goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno”. Che cos’è infatti
una goccia in un oceano? QUASI una nullità, ma quella piccola goccia rappresenta il potere della mia,
della tua scelta che, goccia dopo goccia, diventa la nostra scelta. Lo scacco matto della partita sta
proprio nel potere che hanno le nostre piccolissime scelte quotidiane sulla salute di quella “mamma”
terra che momentaneamente ci ospita e ci dona i suoi frutti. “Abbiamo faticato tutta la notte…ma
sulla tua parola getterò le reti”: anche gli apostoli sono scoraggiati e demotivati davanti agli sforzi
che sembrano inutili, ma il loro agire si anima di fiducia. Fiducia cieca nelle parole di Gesù. Fiducia in
ciò che con le loro mani possono ancora fare e nelle loro capacità che la stanchezza ha offuscato.
Forse pura e semplice fiducia. Abbandono a un futuro che, da estremamente incerto, diventa
sempre più credibile e attuabile. Anche loro, secondo me, hanno fatto fatica ad alzarsi e a gettare
le reti un’altra volta. “Abbiamo già provato. Ormai non c’è nulla da fare…”. Soprattutto hanno
sperimentato il senso della vanità e dell’insensatezza dei loro sforzi. Secondo me ne vale la pena.
Vale la pena di fare ogni giorno quelle piccole fatiche che ci portano a dare battaglia alle nostre
pigrizie. Vale la pena di sentirsi a volte scoraggiati e disarmati. Vale la pena di pensare a chi sta
peggio di noi. Vale la pena di prendersi cura in modo “piccolo” del nostro mondo. Vale la pena. Il
risultato infatti è una pesca ricca, esagerata e traboccante. Sono convinto perciò che la fatica che
si fa per cambiare il nostro modo di stare nel mondo non è vana. Che basta davvero poco. Che
ognuno di noi possa riuscirci senza troppo dolore. Quella minuscola porzione di cielo che riusciamo a
lasciare libera dal fumo dell’irresponsabilità sarà il ringraziamento che i nostri figli ci rivolgeranno.
Andrea Brunetti