1 Benedetti in Cristo per essere corresponsabili Ef. 1,3-14 “IN LUI CI HA SCELTI PRIMA DELLA CREAZIONE DEL MONDO, PER ESSERE SANTI E IMMACOLATI DI FRONTE A LUI NELLA CARITA’” (EF 1,4 ) Passeggiavo con mia figlia al lungomare, chiacchierando serenamente degli acquisti da fare, del pranzo da preparare, dei nuovi studi da intraprendere, del lavoro che mi attendeva dopo un’estate tranquilla. Per dare una giusta conclusione a quella mattinata così piacevole decidiamo di entrare in un bar per un gustoso gelato. All’ interno ci attende una gradita sorpresa: ritrovo una cara vecchia amica( non per età , ma perché conosciuta in gioventù ) con suo figlio ,ormai quarantenne, sulla sedia a rotelle, intenti a gustare in due un prelibato cannolo. Il suo sorriso di mamma era lo stesso che io ricordavo da ragazza, quando l’avevo conosciuta in parrocchia, insieme al marito e all’altro figlio, disabile anch’esso: partecipavano a tutte le iniziative di carità del nostro gruppo. Quando si andava a trovare i ragazzi orfani al collegio per le feste di Natale, con l’autobus carico di regali, di vestiti di clown, di caramelle e dolcini, loro erano sempre i primi ad arrivare la mattina, con un borsone zeppo di panini, torte, bibite per i loro figli e per tutti gli altri ragazzi del gruppo giovani. Lei era la mamma di tutti e i suoi figli i fratelli di tutti : non c’era difficoltà nel portarli in giro con le loro carrozzine, per farli salire sull’autobus, per condurli con noi nelle passeggiate alla pineta. In quel bar mi è passata davanti la vita santa di questa famiglia: il sorriso sereno di una mamma che ogni giorno ha accolto la sua croce insieme al marito, due ragazzi sereni nonostante la sofferenza…. Una famiglia che ama la vita e ciò che ci può essere di bello come un tramonto sul mare, una gita con gli amici, una celebrazione domenicale con la comunità, un dolce gustato in una pasticceria. Ci siamo fermate in quel bar e ci siamo abbracciati tutti e quattro: sembrava strano….eppure là, dentro quella famiglia semplice, pura, sentivo che abitava la santità. RIFLETTI Sentirsi figli di Dio, amati e benedetti, sentirsi eredi di un patrimonio di grazia che viene attraverso la scoperta di Gesù come nostro fratello e assaporare la forza dello Spirito è l’unica chance per trovare in ogni situazione della vita, anche la più difficile, il motivo per benedire Dio a nostra volta, con la nostra adesione premurosa e quotidiana alla sua volontà. ? Essere santa nella carità….Cosa pensiamo che la nostra famiglia debba fare per esserlo? Pensiamo che sia impossibile per noi? PREGHIAMO Signore, tu ci vieni incontro in mille modi nella vita di ogni giorno, aiutaci a ringraziarti per il dono di essere tuoi figli, per il dono di Gesù nostro maestro e guida, per il dono dello Spirito¸ forza del nostro cammino di fede. Fai sgorgare nel nostro cuore sentimenti di gratitudine per ciò che abbiamo ricevuto dalla vita E fa che la nostra vita familiare sperimenti la dolcezza del tuo Amore in ogni difficolta della vita. AMEN 2 Cristo fonte della corresponsabilità cristiana. Ef. 1,15-23 “ ILLUMINI GLI OCCHI DEL VOSTRO CUORE PER FARVI COMPRENDERE A QUALE SPERANZA VI HA CHIAMATI ” (EF 1.18) E quando, alla sera, raccogli gli ultimi pensieri della giornata ti chiedi per Chi hai vissuto questo giorno, per Chi hai amato, per Chi hai sopportato , per Chi hai cercato dentro te stesso di sconfiggere i desideri di rivalsa, di vendetta, di male che ti abitano nonostante tutto. Il lavoro con i colleghi: quello da sopportare, quella da compatire, l’ altro da sostenere. La moglie, che già all’ alba ti ha fatto la lista delle cose da fare, i figli da accompagnare, da ascoltare, da” educare”. E poi i nonnini: tuo padre che telefona sempre al mattino per il giornale, tua mamma che devi accompagnare dal medico e tua suocera, dulcis in fundo, che è da sola e ha bisogno della spesa. Ogni gesto singolo in una normale giornata di una famiglia sembra cosa da poco, ma richiede fatica, pazienza, ascolto del cuore, carità. E questa non si può inventare! “Ricapitolare in Cristo tutte le cose”…Ritorna in me questa Parola…. Pensare ed agire sapendo che ogni azione che compio in questo giorno, sereno o faticoso che sia, ha il fondamento sull’ amare gli altri come se amassi Gesù; nel pensare che la mia fede si concretizza quando, ,amando la persona che ho accanto , ovunque sono, amo il Signore in cui credo. E così anche alla fine della giornata quando mi accorgo che non ho fatto abbastanza, chiudo gli occhi e dormo sereno, benedico Dio per l’ amore che oggi ho donato attraverso la sua grazia e guardo a domani: un’ altro giorno per ricominciare il mio cammino. RIFLETTI Come viviamo le nostre giornate? Siamo consapevoli che nel nostro “fare” quotidiano compiamo il servizio più importante della nostra vocazione come sposi, padri, madri, figli? PREGHIAMO “Un giorno tra le mie mani, un giorno qui davanti a me. Che cosa mai farò perché alla fine Tu ne sia felice? Oh, come vorrei, in ogni momento, strappare questa oscurità che non mi fa guardare al di là dei passi miei! Come vorrei amarti negli ultimi della città, nel buio di chi muore solo, in chi mi sfiora e non sa che Tu sei lì, con lui! Sì, così oggi Ti amerò, Signore. Sì, così oggi Ti amerò”. AMEN (canto 3. Chiamati alla corresponsabilità: perché salvati in Cristo. Ef. 2,1-10 “PER GRAZIA, INFATTI, SIETE SALVATI MEDIANTE LA FEDE; E CIO’ NON VIENE DA VOI, MA E’DONO DI DIO; NE’ VIENE DALLE OPERE PERCHE’ NESSUNO POSSA VANTARSENE” ( EF 2, 8-9) Quando seppi dell’amico è morto ,non esitai ad andare al suo funerale, perché mi era stato molto caro. Silenzioso, mai invadente, attento alle mie difficoltà economiche, quando le spese in casa mi toglievano la serenità dal volto, e sempre con il sorriso sulle labbra. Bastava che lui, la mattina, nel suo ufficio, si accorgesse della mia tristezza, che già l’ indomani arrivavano a casa formaggi freschi, verdure e il pane profumato di cenere che la moglie preparava nel forno a pietra. Pensavo di essere uno dei pochi amici di questo uomo che la sera, dopo il lavoro, tornava a casa e pregava con la moglie aspettando i figli che tornavano dal lavoro anch’ essi. Pensavo di essere l’ unico ad aver ricevuto il suo affetto, il suo aiuto e la gioia della sua amicizia sincera e invece una folla di gente al suo funerale piangeva e alla fine gli aneddoti raccontati dalle persone erano tanti. Chi aveva ricevuto il pane, chi una ricotta calda chi un paio di scarpe, chi soldi in una busta, chi solo una parola buona più preziosa dell’ oro, chi un sorriso, chi una pacca sulla spalla in un momento di sconforto. Nessuno si era mai accorto di nulla, ma adesso che lui non c’era più, avevo capito che dono speciale era stata la sua persona per tutti noi. Dono di Dio è chi ama umilmente, dono di Dio è un fratello da imitare, dono di Dio è un padre così per una famiglia che, attraverso di lui, impara l’ amore di Dio Padre e la carità di Gesù. RIFLETTI Cosa possono dire gli altri di noi, della nostra famiglia, riguardo alla carità? PREGHIERA Alla fine della nostra vita raccoglieremo il frutto della nostra carità, l’ unica cosa che rimarrà dopo che tutto sarà passato. Fa’ che nelle nostre famiglie ciò che si ricerchi non sia tanto il successo, il denaro, la vita comoda, ma quanto la santità della vita che sgorga dalla preghiera quotidiana di affidamento a Dio e ci fa diventare inconsapevolmente strumenti di bene.. Amen 4. Chiamati alla corresponsabilità: perché partecipi della promessa. Ef.2,1122 “COSI’ DUNQUE VOI NON SIETE PIU’STRANIERI, NE’OSPITI, MA SIETE CONCITTADINI DEI SANTI E FAMILIARI DI DIO.” ( EF 2, 19 ) Che Dio non mi avesse mai lasciato sola, ne ero consapevole. Tante esperienze della mia vita mi avevano fatto toccare con mano la sua vicinanza, ma quella volta mi sentivo proprio sola e sperduta in terra straniera. Una città che non era la mia, una malattia sconosciuta che rischiava di compromettere la mia vita, una famiglia, la mia, con un bimbo piccolo appena nato e un marito con un lavoro precario. Ci siamo ritrovati lì, quella sera: era già buio e l’ indirizzo che avevamo tra le mani ci aveva condotto in una stradina poco illuminata. La luce di un persiana socchiusa attirò la nostra attenzione e così bussammo a quella casa, timorosi e stanchi del viaggio, con il nostro bambino che dormiva in macchina. Ci accolse un sorriso smagliante di lei e un abbraccio caloroso di lui: la coppia che in quella settimana era addetta all’ accoglienza dei forestieri e alle famiglie con ammalati. Ci accompagnano nel nostro piccolo appartamento che condivideremo con un'altra famiglia, pugliese, con problemi simili ai nostri e che già ci fa sentire a nostro agio. Ci sentiamo amati, avvolti dall’ affetto di chi soffre come noi, coccolati da un profumato piatto di orecchiette pugliesi e ristorati da un vinello leggero. Il nostro bambino si sveglia, si sguarda attorno e sorride; forse ha ritrovato in quella signora anziana, che ha cucinato per noi e sta accudendo la figlia malata, la sua nonna che ha lasciato a casa, e senza timore, si lascia cullare e trastullare con giochini e sonagli improvvisati con gli utensili della cucina. La coppia che si prenderà cura di noi è a nostra disposizione e ci accompagna per le visite mediche, per le necessità della terapia, per le emergenze per il nostro piccolo e una sera ci invita per una preghiera che tutti gli ospiti della casa fanno insieme in un’ appartamento dello stabile. Quella sera, insieme al sacerdote, recitiamo il Rosario, pregando per tutti gli ammalati, per le famiglie, per i nostri figli… Si sente forte, nell’ aria, la consapevolezza che ognuno con la sua vita sta costruendo una comunità di fratelli che si amano: la Chiesa come la vuole Gesù. Uomini e donne di città diverse, sani e ammalati insieme, laici e sacerdoti, bambini e anziani, tutti membra vive per la costruzione di un edificio spirituale fondato sulla carità fraterna. Il mio bambino quella sera gironzola sereno nella sala grande dove tutti sono seduti in cerchio, gioca con i lacci delle scarpe di papà, tira come una campana la corona del Rosario del sacerdote e poi mi abbraccia forte al collo. Lo vedo felice, spero che questo lo aiuti a non accorgersi delle sofferenze della sua mamma. RIFLETTI Quale esperienza abbiamo di Chiesa come comunità di fratelli? Che contributo diamo noi , come famiglia o come membri? PREGHIAMO Signore, ti ringraziamo per il dono dei fratelli che ci fanno sentire viva la comunione con Te , e ci fanno costruire la vera Chiesa. Ti chiediamo perdono per tutte le volte che non siamo segno di comunione, ma motivo di contrasto e divisione. Facci scoprire la profonda bellezza dello stare insieme come fratelli e la gioia di sentirci famiglia di famiglie perché nonostante le difficoltà che possono esserci nel vivere le relazioni con gli altri, possiamo accogliere nel cuore la grazia che viene dalla preghiera in comune e dal prendersi cura gli uni degli altri. AMEN 5.Corresponsabili nell’ annuncio del Vangelo. Ef. 3,1-13 “ A ME CHE SONO L’ULTIMO FRA TUTTI I SANTI E’ STATA CONCESSA QUESTA GRAZIA DI ANNUNZIARE ALLE GENTI LE IMPENETRABILI RICCHEZZE DI CRISTO” ( EF 3, 8 ) Quando mi dissero che quella coppia sarebbe venuta in gita con noi, mi sentii molto contrariato, quasi risentito con chi si era permesso di invitarli, senza il permesso degli organizzatori. Sapevo infatti delle scenate di lei alla scuola di mio figlio e conoscevo la saccenteria di lui, che pensava di essere il detentore della verità, quando alla riunione dei genitori si atteggiava a sapiente e tuttologo. Mi era pure giunto all’ orecchio che avevano problemi di coppia, che forse erano in procinto di separarsi e questo, in fondo, non mi dispiaceva. Anzi, pensavo , con un marito così, ogni moglie avrebbe provato sollievo a rimanere da sola. Giunse il giorno della gita e tutti salimmo sul pullman. Accanto a” quei due” prese posto un’ altra coppia che non perse tempo a presentarsi e ad iniziare a conversare. Per tutto il tempo del viaggio di andata, li vidi chiacchierare insieme piacevolmente e ridere di gusto, si vedeva che erano molto rilassati. Arrivati sulla neve, si divertirono da matti a scendere con lo slittino , stretti insieme tutti e quattro, come se fossero stati amici da vecchia data. Poi venne il momento del pranzo, con ogni ben di Dio: ognuno offriva ciò che aveva preparato e le portate giravano da un lato all’ altro della lunga tavolata tornando da dove erano partite rigorosamente…vuote! Anche in quel momento la coppia in questione ebbe modo di farsi apprezzare da tutti per un thermos di caffè caldo che, dopo la scivolata sulla neve e quel “ leggero” pasto risultò molto gradito. Il pomeriggio fu la volta poi della S. Messa; quelle due coppie rimasero ancora insieme, accanto, nello stesso banco. Si scambiarono un forte abbraccio al momento della pace e si tennero per mano per recitare il Padre Nostro. Alla fine li vidi commuoversi, quando l’ ultimo canto fu un trionfo di gioia tra battiti di mani e suoni di tamburelli festosi. Il viaggio di ritorno fu una sorpresa ancora più bella perché il sacerdote che era con noi si intrattenne con loro in fondo al pullman, forse per una confessione viaggiante. Alla fine della gita, quando ci salutammo, mi sentii piccolo piccolo perché ci chiesero di entrare a far parte del nostro gruppo di famiglie. “ Noi non abbiamo fatto mai nessun cammino” disse lui. “ Non so se ne saremo capaci, -riprese lei- però abbiamo tanta voglia di provare quello che ci ha raccontato la coppia che oggi abbiamo conosciuto. Vogliamo conoscere Gesù, chissà che non possa aiutare anche noi!” Di colpo avevo capito il mio errore: avevo giudicato, avevo fatto preferenza di persone tra buoni e cattivi, e Dio mi aveva fatto assistere al miracolo dell’ annuncio semplice di chi aveva solamente detto: ”ho conosciuto Gesù, che mi ha aiutato e mi ha amato. Vuoi conoscerlo anche tu?” RIFLETTI Abbiamo incontrato in modo vivo Gesù , tanto da sentire forte la voglia di annunciarlo, o pensiamo che debbano farlo sempre gli altri? PREGHIERA Signore, ti ringraziamo per tutte le volte che attraverso le situazioni della vita Ci istruisci e ci correggi, e metti nel nostro cuore il desiderio di migliorarci e di crescere. Aiutaci a ritrovare sempre l’ entusiasmo per raccontare le meraviglie che tu hai fatto per noi e a non giudicare mai nessuno, perché ogni persona è degna di stima. Apri i nostri occhi e il nostro cuore perché possiamo scorgere proprio nelle coppie con difficoltà e problemi Il luogo dove Tu vuoi abitare, per portare il tuo amore e la tua consolazione di Padre. Amen 6. La preghiera alimento della corresponsabilità. Ef. 3,14-21 “CHE IL CRISTO ABITI PER MEZZO DELLA FEDE NEI VOSTRI CUORI” ( EF 3,17 ) Quella mattina era cominciata nel peggiore dei modi: il mal di testa era lancinante e la sensazione di vomito che avvertivo mi debilitava a tal punto che anche alzarmi dal letto per preparare il caffè sembrava un’ impresa impossibile. Eppure era già tempo di mandare la piccola a scuola, prepararle la colazione , poi il grembiulino , lo zainetto. Mio marito era già partito per il suo lavoro fuori città e mi aveva lasciato a letto pensando che tutto fosse a posto… Mentre raccolgo tutte le mie forze per fare le poche cose necessarie squilla il telefono e una mia cara amica mi comunica, piangendo, che il suo bambino di 4 anni, della stessa età della mia, era stato portato in rianimazione ed era in grave pericolo di vita. “ Prega per noi”, mi dice , lasciandomi frastornata e angosciata. Non ce la faccio a svegliare la mia bimba… Mi inginocchio davanti al lettino della piccola, chiudo gli occhi e prego, pensando alla mia amica, mentre contemplo la mia cucciola che dorme serena nella culla. Affido a Dio la sofferenza di quella madre e del bimbo, ringraziandolo per il dono incommensurabile della vita che noi genitori abbiamo la gioia di vedere crescere sotto i nostri occhi. Non so quanto tempo sia durata quella preghiera di silenzio, di abbandono, di supplica, di implorazione della guarigione. So solo che il mio mal di testa era passato ed era passato anche… il tempo utile per portare mia figlia all’ asilo! Quando lei si svegliò , me la coccolai talmente tanto che alla piccola sembrò strano che la sua mamma avesse tutto quel tempo per giocare con lei in modo così allegro e gioioso. La preghiera aveva suscitato in me la fiducia e la certezza che l’ amore di Dio non abbandona mai i suoi figli ed ero certa che per la mia amica e il suo bambino ci sarebbe stata una speranza. Scoprire che per pregare basta iniziare a mettere il tuo pensiero nel cuore di Dio, ovunque tu sia , è già far diventare la tua casa una chiesa domestica dove ogni mamma e ogni papà è sacerdote, re e profeta. RIFLETTI Vi è mai capitato di inginocchiarvi insieme, marito e moglie, ai piedi del vostro letto e pregare Dio? Se….le ginocchia ve lo permettono, provate a farlo: siete nella vostra” cappella” privata! PREGHIERA Signore, ti lodiamo per il dono della preghiera, che tu ci hai insegnato attraverso Gesù. Fa’ che possiamo scoprirla come il dono più bello per poterti ringraziare, per poterti affidare le nostre difficoltà, per chiedere luce e guida per il nostro vivere quotidiano. Donaci di diventare costruttori di piccole chiese domestiche, perché da tante piccole chiese cresca e si alimenti la nostra grande Chiesa. AMEN 7. Chiamati alla corresponsabilità: per “edificare il corpo di Cristo”. Ef. 4,116 “IO DUNQUE, PRIGIONIERO A MOTIVO DEL SIGNORE, VI ESORTO: COMPORTATEVI IN MANIERA DEGNA DELLA CHIAMATA CHE AVETE RICEVUTO… AVENDO A CUORE DI CONSERVARE L’UNITA’ DELLO SPIRITO PER MEZZO DEL VINCOLO DELLA PACE” ( EF 4, 1-3 ) Quel giorno , andando a visitare mia suocera, ultrasettantenne, ma ancora molto attiva, la trovammo stranamente triste e visibilmente afflitta. Inizialmente ci accorgemmo che non aveva tanta voglia di parlarne, nonostante le chiedessimo ripetutamente il perché di quello stato, ma attorno ad una tazza di tè e qualche biscottino finalmente si sciolse e ci confidò il motivo della sua angoscia: il difficile rapporto con le altre due nuore, brave mogli, come lei riconosceva , ma di carattere particolare. L’ una troppo timida e riservata, l’ altra parecchio permalosa ed “ instabile”. L’ equilibrio che mia suocera riusciva a mantenere nei rapporti con le nuore, singolarmente, rischiava di saltare facilmente in alcune situazioni , a motivo proprio della differenza caratteriale con relativo seguito di malintesi ed incomprensioni. Una di queste situazioni era stata proprio la preparazione della cena per il Natale che si stava avvicinando e che, per tradizione, si svolgeva in casa di mia suocera: quest’ ultima era in grande confusione perché qualunque cosa dicesse o proponesse veniva vista dall’ una e dall’ altra nuora ora come offesa ora come invadenza, e questo la faceva star male. Tornando a casa, ne parlammo approfonditamente e cercammo di trovare una soluzione per poterla aiutare. Ci venne l’ idea ci invitare quel Natale tutti a casa nostra, benchè certo non fosse cosa da niente considerando le piccole dimensioni della nostra casa e i necessari preparativi. Così pensammo di proporre a ciascuno di cucinare una pietanza, quella che riuscivano a fare meglio senza fatica e senza troppe spese, sottolineando il fatto che l’ importante era il piacere della festa e dello stare insieme. E così avvenne. Quel natale di tanti anni fa la nostra cena fu un successo: ognuno aveva fatto del proprio meglio e avevano assaggiato i piatti prelibati preparati dagli altri, con buona pace e soddisfazione di tutti. Ancora oggi che mia suocera non c’è più, ricordiamo sempre questo episodio, perché lei ci aveva messo nel cuore il desiderio di creare armonia nella nostra famiglia. RIFLETTI Quali sono i segni concreti che noi mettiamo in atto per creare comunione e pace nella nostra famiglia o nelle nostre comunità? Possiamo raccontare qualche esperienza concreta? PREGHIAMO Ti ringraziamo, Signore, per tutte le volte che ci fai diventare strumenti di pace e costruttori di comunione. Aiutaci a ricordare che a nulla servono iniziative pastorali, belle celebrazioni, attività, se ciò che le anima non è il desiderio di diventare un solo Corpo e un solo Spirito, pur con tutte le difficoltà che questo comporta. Accogli, Signore, i nostri sforzi e benedicili con la tua Grazia. AMEN 8. Chiamati alla corresponsabilità per vivere la vita nuova. Ef. 4,17-32 “MA VOI NON COSI’ AVETE IMPARATO A CONOSCERE IL CRISTO, SE DAVVERO GLI AVETE DATO ASCOLTO E SE IN LUI SIETE STATI ISTRUITI, SECONDO LA VERITA’ CHE E’ IN GESU’, AD ABBANDONARE, CON LA SUA CONDOTTA DI PRIMA, L’UOMO VECCHIO CHE SI CORROMPE SEGUENDO LE PASSIONI INGANNEVOLI, A RINNOVARVI NELLO SPIRITO DELLA VOSTRA MENTE E A RIVESTIRE L’UOMO NUOVO, CREATO SECONDO DIO NELLA GIUSTIZIA E NELLA VERA SANTITA’. “ ( EF 4, 20-24) Quel mattino mi sembrava d’ impazzire. Gli esami clinici sotto i miei occhi parlavano chiaro: “assenza totale di ovociti”. Ero sterile! Come poteva succedere, mi chiedevo, sforzandomi di trovare una qualche ragione a quella assurda situazione. E perché questo capitava proprio a noi, che, già da fidanzati, sognavamo una famiglia con tanti bambini. Perché a noi e non agli altri? Gli altri che pensano alla laurea, al lavoro, alla casa disegnata dall’ architetto e solo in ultimo ai bambini da poter mettere al mondo? Perché a noi, che vivevamo in affitto, ci accontentavamo di un lavoro precario, ma ci addormentavamo sognando di stringere quanto prima tra le braccia un nostro bambino? Dopo il primo momento di smarrimento, ci trovammo tutti e due risoluti a cercare con ogni mezzo, di avere un figlio. Lo volevamo a tutti i costi. Così ci affidammo a medici esperti e ci sottoponemmo a visite, esami, esperimenti vari, provammo anche la FIVET, la fecondazione artificiale , ma senza risultato. Man mano che proseguivamo in questo estenuante percorso, ci accorgevamo che nessuna strada intrapresa sembrava risolvere il nostro problema. Ci sentivamo stanchi, frustrati, amareggiati, anche economicamente provati, ma soprattutto tristi. Ne parlammo con un sacerdote che ci conosceva da anni e che ci invitò a rinunciare a tutte le prove e i tentativi che rischiavano di illuderci ulteriormente ; ci prospettò la possibilità di pensare a vivere una vita nuova e ad essere corresponsabile del progetto di Dio. Così, guidati dallo Spirito Santo, che ci vuole figli della luce, decidemmo di intraprendere il cammino dell’ adozione. Oggi, Matteo e Benedetta di 3 e 9 anni riempiono i nostri cuori di tanta felicità! RIFLETTI Quando abbiano dovuto cambiare i nostri progetti e abbiamo capito che per noi si apriva un’ altra strada? Riusciamo, rafforzati dalla fede, a fare delle scelte giuste per vivere una vita nuova da figli della luce? PREGHIAMO Benedetto tu, o Dio, per la grazia che hai riversato sulla nostra famiglia, sparsa abbondantemente con ogni sapienza ed intelligenza, facendoci conoscere il mistero della tua volontà. In te , o Dio, si è compiuta la nostra sorte, Tu hai raccolto le nostre lacrime, le nostre croci e le nostre speranze, e ci hai chiamati a credere alla tua Parola, inviandoci lo Spirito della promessa, con il quale siamo stati segnati per il giorno della redenzione. Concedici, dunque, non per nostro vanto, ma per la tua grazia, di intravedere l’ opera che Tu hai tracciato, sicuri di essere stati creati per opere buone. Amen 9. Chiamati alla corresponsabilità per vivere da figli della luce. Ef. 5,1-20 “UN TEMPO INFATTI ERAVATE TENEBRA, ORA SIETE LUCE NEL SIGNORE. COMPORTATEVI PERCIO’ COME FIGLI DELLA LUCE; ORA IL FRUTTO DELLA LUCE CONSISTE IN OGNI BONTA’, GIUSTIZIA E VERITA’. CERCATE DI CAPIRE CIO’ CHE E’ GRADITO AL SIGNORE. NON PARTECIPATE ALLE OPERE DELLE TENEBRE, CHE NON DANNO FRUTTO, MA PIUTTOSTO CONDANNATELE APERTAMENTE” ( EF 5, 8-11 ) Ce n’è voluto del tempo per dimenticare, per guarire, per uscire dal tunnel! Quanto sono stata stupida! Mi sono lasciata abbindolare dalla sua bellezza, dai suoi regali costosi, ero affascinata dai suoi modi, completamente inebetita, completamente in suo potere! Eppure mia madre mi aveva messo in guardia, non gli piaceva per niente, e non perché era un extracomunitario, ma perché, da mamma, avvertiva più di me le sue stranezze, il suo fare ambiguo, le sue menzogne. Ha cominciato a chiedermi dei soldi, sempre di più. E così sono arrivata a dargli 1000 euro, poi ho venduto i miei gioielli e…quelli dei miei genitori per dare a lui i soldi ricavati. Ero come accecata , incapace di capire cosa stavo facendo, avevo solo 17 anni, e credevo in lui: prometteva che avrebbe venduto la sua moto e mi avrebbe restituito tutto. .. Nel frattempo mia madre ha scoperto tutto, l’ oro che avevo venduto e l’ assegno staccato da un vecchio blocchetto di mio padre: è stato allora che mi è caduto il mondo addosso e la disperazione mi è entrata nel cuore! Avevo disobbedito ai miei genitori, me ne ero infischiata dei loro avvertimenti, innamorata dell’ idea di volermi sentire adulta, di fare di testa mia, di provare emozioni forti che mi facessero sentire libera e che pensavo mi fossero negate senza un motivo valido. Avevo percorso una via sbagliata, avevo deluso i miei e mi sentivo fallita, vuota, brutta dentro e tutto ormai mi appariva insignificante. Passavo intere giornate a letto, non mi compravo più nulla, non mi truccavo, non mi specchiavo, non sognavo. Le persone care, i miei genitori, non sapevano come aiutarmi; lo psicologo che mi aspettava ogni settimana mi ripeteva che la strada da percorrere per riprendere in mano la vita era lunga… Poi, un giorno, non so come, mi trovai ad andare a Messa e lì sentii delle parole che sembravano proprio rivolte a me. Non potrò mai scordarlo. Dicevano..” cercate ciò che è gradito al Signore e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre….” Allora mi si sono come spalancati gli occhi, ho capito qual’ era la via da seguire per uscire dal mio abisso. Il Signore è venuto in mio aiuto, mi ha aiutata a riconciliarmi con i miei genitori e sono ritornata a vivere come figlia della luce! RIFLETTI Abbiamo provato qualche volta la disperazione? Siamo convinti che, lontano da Dio, le tenebre offuscano la nostra vita? “Non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente” Oggi queste parole ci portano ad agire prendendo delle posizioni da “figli della Luce”. Proviamo a riflettere… PREGHIAMO Signore Gesù, ti lodiamo e ti benediciamo perché ci hai atteso, senza stancarti perché noi tardavamo. Grazie per come hai disposto ogni cosa, perché ci hai liberato e ci hai dato la luce e la gioia di cui avevamo veramente bisogno. La tua grazia ci ha raggiunto e Tu, che fai nuove tutte le cose, hai fatto germogliare anche questo vecchio fico che sembrava morto, lì, da tanti anni. Ti chiediamo di concederci di stare ancora vicino a Te e di sfamarci alla tua mensa. AMEN 10. Chiamati alla corresponsabilità per vivere la reciprocità delle relazioni. Ef. 5,21-6,9 “NEL TIMORE DI CRISTO, SIATE SOTTOMESSI GLI UNI AGLI ALTRI: LE MOGLI LO SIANO AI LORO MARITI…E VOI MARITI, AMATE LE VOSTRE MOGLI” Tanti anni di fidanzamento quelli di Roberto e Marisa e poi il matrimonio, di quelli romantici, con tanto dI organo e abito con lo strascico. Dopo i primi mesi, carichi di entusiasmo, ecco arrivare puntualmente la routine: lui immerso nel lavoro fino alle dieci di sera, lei attivissima nel lavoro ,in casa, in parrocchia, in teatro, tutto un marasma di attività, di cose da fare, da gestire. Poco tempo per parlare, per sognare, per stare a coccolarsi e infine , ecco la crisi.. Così Roberto si era innamorato della ragazza alla quale faceva scuola guida, di 15 anni più giovane di lui , mentre Marisa si sentiva attratta e capita da un ragazzo coetaneo con il quale condivideva lo stesso credo e le stesse attività in parrocchia. Il matrimonio trovò grosse difficoltà ad andare avanti: Roberto sembrava inebriato dalla freschezza di questa ragazzina così moderna, così sensuale, così diversa dalla moglie… Marisa sembrava godere dell’amicizia di quell’uomo che parlava lo stesso suo linguaggio e vivevano esperienze di fede che li univano sempre più. Roberto, però, tradì Marisa veramente e quando lei venne a scoprirlo, sembrò proprio La fine! In poche ore rischiavano di essere cancellati 11 anni di fidanzamento e 2 anni di matrimonio; un amore che durava da tempo spazzato via come fosse una nullità! Ma proprio quando tutti e due sembravano avere toccato il fondo della loro storia, accadde qualcosa di inaspettato. Entrambi, con forza e coraggio, iniziarono un cammino di ritorno all’ amore. Marisa, con tutta la grinta del suo carattere, riconquistò il marito, si fece bella per lui, comprò la biancheria intima giusta, lo aspettò elegante e curata per la cena e poi gli dedicò tempo facendosi raccontare del suo lavoro. Tornò ad essere romantica come una ragazzina trasmettendo nel contempo a Roberto la volontà di recuperare la fedeltà e la sacralità del loro amore. E anche Roberto non fu da meno. Quest’ anno Marisa e Roberto festeggiano 25 anni di matrimonio. L’ amore coniugale è come il pane: va fatto ogni giorno, impastato e lavorato perché possa essere sempre fresco sulla nostra mensa. RIFLETTI 10 Come viviamo l’ impegno dell’ amore coniugale perché esso risulti importante e fruttuoso? 20 Quali sono le difficoltà dell’ impegno coniugale? PREGHIERA Benedetto Tu, o Dio che ci hai fatto conoscere l’ Amore. Benedetto tu, Dio, per la grazia che hai versato sulla nostra famiglia. Grazie perché insieme abbiamo fatto tanta strada. A volte ci siamo fermati, ma poi, stringendoci forte, abbiamo superato i momenti più difficili. Grazie, o Dio, perché ci hai pensato insieme e hai scommesso che , nonostante tutto, saremmo andati avanti. Donaci la tua benedizione affinche’ la tua bontà e la tua grazia ci accompagnino ogni giorno fino alla fine. AMEN. 11. Chiamati alla corresponsabilità: perché“rafforzati” nel Signore. Ef. 6,10-20 “PRENDETE DUNQUE L’ARMATURA DI DIO, PERCHE’ POSSIATE RESISTERE NEL GIORNO CATTIVO E RESTARE SALDI DOPO AVER SUPERATO TUTTE LE PROVE. SIATE SALDI, DUNQUE: ATTORNO AI FIANCHI, LA VERITA’; IN DOSSO, LA CORAZZA DELLA GIUSTIZIA; I PIEDI, CALZATI E PRONTI A PROPAGARE IL VANGELO DELLA PACE” (EF 6, 13-15) Alberto aveva fatto insieme a mio marito alcuni lavori di falegnameria,( era frequente che collaborassero insieme per alcuni progetti), e noi lo conoscevamo come un bravo ragazzo, ma forse una persona non si conosce mai abbastanza! Una sera ci aveva invitati a cena a casa sua; c’erano altri amici che stavano collaborando con lui ad un lavoro importante: la realizzazione di un negozio a Catania. La serata prese già da subito una brutta piega: battute volgari in abbondanza, donnine che non si facevano scrupolo di ostentare vistose scollature, poi la proiezione di un film tutto sesso e per niente divertente. Tutti ridevano sguaiatamente e sembravano a proprio agio, in quel piccolo angolo di… Sodoma e Gomorra! Tutti, tranne io e mio marito, che, increduli, ci facevamo sempre più seri in volto, io più di lui. Alla fine, quando uno dei presenti fece vedere le foto di una poverina, una mendicante che in città tutti conoscevano, nuda, davanti a un pub piuttosto frequentato, non resistetti più. Mi alzai, presi il cappotto e, spiegando che non trovavo nulla di divertente in quella serata, che anzi ritenevo di uno squallore estremo, lasciai quella compagnia, approvata in pieno e seguita da mio marito. Sapevamo , e ne eravamo consapevoli, che con quella scelta, si sarebbero incrinati i rapporti con Alberto che ,difatti, non chiamò più a casa, né cercò più mio marito per lavoro. Eravamo certi, comunque, di avere fatto la scelta giusta. RiFLETTI Siamo fermi nella verità, nella giustizia, e come lottiamo contro le opere che vengono dal maligno? La parola di Dio ci aiuta a scegliere il bene per la nostra condotta? PREGHIERA Signore, ti preghiamo di assisterci sempre, perché quando apriamo la bocca ci sia data una parola franca, per far conoscere il mistero del Vangelo, con fermezza e senza reticenza! Aiutaci a tenere in mano lo scudo della fede per tenere lontano ciò che offende i fratelli , e a distinguere sempre il bene dal male , soprattutto quando qualcuno vuol farci credere che stanno bene in compagnia. Fa’, o Signore, che possiamo santificarci e che il nostro spirito e il nostro corpo si conservino irreprensibili per la Tua venuta. AMEN