LA TEORIA DELLA CONVERGENZA - Digilander

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LA TEORIA DELLA CONVERGENZA (Clark KERR et al., 1960)
 RIGUARDA LE SOCIETA’ CHE RAGGIUNGONO LO STADIO
DELL’INDUSTRIALIZZAZIONE
 SOSTIENE CHE QUESTE CONFLUISCONO VERSO UN
 UNICO MODELLO
 INDIPENDENTEMENTE DAL SISTEMA SOCIO-POLITICO
 RAGIONI:
- L’INDUSTRIALISMO RAPPRESENTA UN MODELLO SPECIFICO DI
SISTEMA SOCIO-ECONOMICO
- IMPLICA SPECIFICI PRE-REQUISITI FUNZIONALI CHE GENERANO
- SOLUZIONI SIMILI IN TERMINI DI STRUTTURE SOCIALI
Sostiene Kerr: “Scienza e tecnologia nella produzione industriale generano
inevitabilmente la necessità di:
- una forza lavoro istruita, mobile e diversificata
- conseguenti sistemi universali di scolarizzazione
- formazione avanzata in attività specialistiche
- gerarchie manageriali per coordinare una complessa divisione del lavoro.
LA TECNOLOGIA E’ IL MOTORE DELLA CONVERGENZA
ANTECEDENTI STORICI DELLA TEORIA DELLA CONVERGENZA:
 EVOLUZIONISMO
 SOCIALISMO UTOPISTICO
 TEORICI DELLA MODERNIZZAZIONE
(ROSTOW, il primo EISENSTADT
LA CRISI DELLA TEORIA DELLA CONVERGENZA
 CRITICA ALL’ETNOCENTRISMO
 il relativismo culturale
 LO SVILUPPO DEL SOTTOSVILUPPO
 Dipendenza
 IL RICONOSCIMENTO DELLE DETERMINANTI CULTURALI
 Non una TRADIZIONE ma MOLTE DIVERSE TRADIZIONI
 Il secondo Eisenstadt: le varie vie alla modernità
Le diverse modenità
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 I DIVERSI TIPI DI CAPITALISMO:
 Il primo capitalismo (meno STATO più MERCATO)
 Il secondo capitalismo (il Welfare State,
il capitalismo renano)
 Il terzo capitalismo (il capitalismo confuciano,
lo stato sviluppista)
LA RIPRESA DELLA TEORIA DELLA CONVERGENZA:
LA GLOBALIZZAZIONE A DISPETTO DELLA DIVERGENZA
STUDI CHE SOSTENGONO L’ATTUARSI PROGRESSIVO
DELLA CONVERGENZA:
1) Dumez e Jeunemaitre
2) Ronald Dore
3) Paul Streeten
LE VARIABILI ECONOMICHE PREVALGONO SULLE POLITICHE NAZIONALI
STUDI CHE SOSTENGONO LA RESISTENZA DEGLI ASSETTI ISTITUZIONALI
NAZIONALI CONTRO LA CONVERGENZA:
1) Robert Boyer
2) Robert Wade
3) Peter Gourevitch
VARIABILI UTILIZZATE: LE SCELTE DI POLITICA ECONOMICA DEI VARI
STATI NAZIONALI.
DECISIONI POLITICHE E LEGISLAZIONE NAZIONALE RESTANO I MAGGIORI
COSTRUTTORI DELLE MICROISTITUZIONI ECONOMICHE.
ROBERT BOYER – L’ipotesi della Convergenza Rivisitata: Globalizzazione e Stato
Nazionale.
PUNTO DI PARTENZA:
 Tecnologie simili adottate dalle imprese
 omologazione degli stili di vita nel mondo industrializzato
 globalizzazione dei mercati finanziari
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portano
 ad un allineamento delle economie nazionali,
 con prevista obsolescenza dello stato nazionale
 e progressiva convergenza istituzionale delle diverse società nazionali.
TESI SOSTENUTA DA BOYER:
 le tendenze sopra citate sono reali, MA
● i meccanismi economici di convergenza non sono abbastanza potenti da
ottenerla
● non è realistica l’adozione di una best practice unica e identica in tutto il mondo
(es. La giapponesizzazione temuta o auspicata non è realizzata nè realizzabile)
● è frequente al contrario una ibridazione di modelli e strutture organizzative a
forte impronta locale.
PROCEDIMENTO:
1. tre concezioni di convergenza
 convergenza economica
 stili di sviluppo
 tipi di assetti istituzionali di coordinamento tra economia e politica
2. tendenze non chiare nè univoche di convergenza/divergenza
3. la diversità non si riduce, piuttosto
coesistono diversi tipi di capitalismo tra loro in competizione
CONCLUSIONI:
 una ridefinizione della teoria della convergenza
 è ancora l’epoca delle nazioni (?). Il quesito resta aperto.
1. TRE CONCEZIONI DI CONVERGENZA
La convergenza economica.
Con la globalizzazione “...ogni nazione viene ad assomigliare ad una piccola o media
impresa posta in una condizione di concorrenza perfetta”.
In realtà “nessuna economia reale manifesta le caratteristiche richieste per realizzare
un equilibrio generale di pura e perfetta concorrenza”
Questo a causa di:
 Concorrenza imperfetta
 Asimmetrie di potere e informazione
 Crescente ritorno economico per le economie di scala e i beni pubblici
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che producono:
 Molteplici equilibri possibili, legati alle caratteristiche intrinseche
dell’ordine costituzionale, al sistema di incentivi, alle configurazioni
organizzative
Per cui:
 I livelli di produttività possono differire tra imprese, settori, regioni,
nazioni e zone continentali anche nel lungo periodo, senza quindi
tendenza alla convergenza.
Diversi stili di sviluppo.
Convenzionalmente si ritiene che:
 La modernizzazione economica porta alla diffusione di efficienti meccanismi di
mercato
 Di pari passo con la diffusione della democrazia politica nelle istituzioni delle
diverse società
INVECE:
 Il previsto collasso dei regimi autoritari in presenza di efficienti economie di
mercato non si verifica sempre e ovunque
 Si realizzano “gradi diversi di democratizzazione” nei due sensi (dal + al – e
viceversa, casi di stati islamici e africani)
 Con conseguente manifestarsi di tipi diversi di sviluppo
 Esempi: lo stato sviluppista (sud-est asiatico)
vari tipi di democrazia nei paesi dell’ex-Europa
Orientale
 DA CUI SI PUÒ SOSTENERE CHE:
 I meccanismi di mercato funzionano diversamente nei diversi assetti
istituzionali, che rimangono quindi molteplici.
Tipi di assetti istituzionali di coordinamento tra economia e politica
Si tratta di un altro approccio alla convergenza, definito come “scuola della
regolazione”, in cui si considerano:
 gli insiemi di sistema economico e assetto istituzionale nelle varie società
nazionali
 questi insiemi sono diversi e producono
 effetti diversi
Esempi:
 le stesse prestazioni economiche possono emergere da assetti istituzionali
diversi (convergenza mista, da accordi di libero scambio senza impegni di
armonizzazione, NAFTA)
 inerzie istituzionali conducono a declino economico (divergenza parziale,
Gran Bretagna)
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 forti diversità agli estremi
 divergenza forte negli assetti istituzionali e forte sottosviluppo
(AFRICA)
 divergenza forte e sviluppo anche superiore alle economie centrali (NICs
asiatici)
2. TENDENZE NON CHIARE NÈ UNIVOCHE
DI CONVERGENZA/DIVERGENZA
IN SINTESI:
TENDENZE CONVERGENTI SONO STATE RILEVATE CONSIDERANDO E
CONFRONTANDO GLI ANDAMENTI DI MEDIO-LUNGO PERIODO NEI
PAESI DI SUCCESSO, E CON ECONOMIE E ASSETTI ISTITUZIONALI SIMILI
(ma anche qui con eccezioni e a seconda del sottoperiodo storico)
CONSIDERANDO INSIEME PAESI DI SUCCESSO E PAESI
SOTTOSVILUPPATI O PVS, LA DIVERGENZA PREVALE, OSSIA:
si verifica il realizzarsi di un crescente gap tra paesi del “gruppo di testa” e paesi “del
gruppo di coda”.
LE VARIABILI INFLUENTI PAIONO ESSERE DI TIPO SOCIO-POLITICOISTITUZIONALE
(politiche del risparmio e dell’investimento, infrastrutture, politiche dell’istruzione,
della sanità, del lavoro, strategie d’impresa...)
3. LA DIVERSITÀ NON SI RIDUCE
COESISTONO DIVERSI TIPI DI CAPITALISMO TRA LORO IN
COMPETIZIONE:
 La forte convergenza istituzionale dopo il 1950 si spiega con la DIFFUSIONE
DEL FORDISMO dagli USA all’Europa al Giappone, basato su:
 Produzione di massa
 Elevatissima divisione del lavoro
 Patto sociale tra capitale e lavoro
 Politiche statali di tipo welfarista
 Si mantengono tuttavia FORTI SPECIFICITÀ negli assetti istituzionali
fondamentali, ovvero
 Il sistema fordista viene inserito in assetti istituzionali diversi tra loro, e che tali
rimangono, per cui gli USA non sono la Germania, nè il Giappone è una
replica di uno dei due.
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 L’inserimento di un modello tecnologico-organizzativo esterno viene
gradualmente assimilato e trasformato tanto da portare a modelli di regolazione
istituzionale “originali”
(vedi i diversi tipi di capitalismo, liberista, renano, asiatico/confuciano...)
ROBERT WADE
LA GLOBALIZZAZIONE E I SUOI LIMITI
Quanto è verificata l’affermazione secondo la quale
“Lo stato-nazione è quasi finito come unità economica... Il mondo è troppo
piccolo...” (Kindleberger, 1969)?
Secondo Wade questo non è (ancora) realizzato nemmeno ora.
Punti a sostegno di questa critica sono:
1. Nelle maggiori economie industriali, il 90% circa della produzione si rivolge
ancora al mercato interno;
Circa il 90% del consumo è prodotto all’interno
2. Gli investimenti all’interno del capitale nazionale eccedono di molto la somma
degli IED (investimenti diretti all’estero) e degli investimenti stranieri all’interno,
e la fonte di finanziamento principale pare comunque essere il risparmio interno.
3. I mercati azionari mondiali non sono affatto completamente integrati
4. Decisioni strategiche e attività R&D delle MNC sono largamente concentrate nei
paesi d’origine (il Nord del mondo)
5. In molti settori le imprese sono ancora fortemente localizzate laddove sono stati
fatti gli investimenti iniziali.
6. Si mantengono forti divergenze nel tasso e nel modello di attività tecnologiche
proprio tra i paesi OECD.
7. Prima degli anni ’60 le economie nazionali erano perlopiù economie chiuse.
L’internazionalizzazione è stata sicuramente forte, ma nel lungo periodo non è
stata sicuramente raggiunta una reale globalizzazione come tanta letteratura è
portata a sostenere.
PETER GOUREVITCH
Macropolitica delle differenze microistituzionali nella’analisi del capitalismo
comparato.
PRASSI POLITICA E PRINCIPI POLITICI INFLUENZANO LE
MICROISTITUZIONI ECONOMICHE, FORGIANDO DIVERSI TIPI DI
ORGANIZZAZIONE D’IMPRESA E DI ECONOMIA INDUSTRIALE
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DISTINZIONE TRA:
A) CAPITALISMO ANGLOSASSONE (USA)
B) CAPITALISMO RENANO (GERMANIA)
C) CAPITALISMO NIPPONICO (RIPRESO DAL MODELLO
concorrenti a formare il modello NIPPO-RENANO
RENANO)
SECONDO G. IL SISTEMA INDUSTRIALE USA, PRIMA DEL 2° CONFLITTO
MONDIALE, ERA MOLTO PIU’ SIMILE AL MODELLO RENANO.
DECISIONI POLITICHE E LEGGI LO HANNO MODIFICATO.
IL CAPITALISMO GIAPPONESE, DALLA RESTAURAZIONE MEIJI (1869-1890
CIRCA), AL MODELLO DELLO ZAIBATSU (grande impresa) con molte imprese
medio-piccole concorrenziali, al modello del KEIRETZU (gruppo informale o
allineamento di imprese integrato verticalmente e orizzontalmente, vincolate da
principi di lealtà) DERIVA DA PROCESSI POLITICI.
ANALOGAMENTE I PAESI EUROPEI HANNO REALIZZATO FORME
DIVERSE DI SISTEMI ECONOMICI A MOTIVO DI DIVERSE PRASSI
NORMATIVE DI ORIGINE POLITICA.
AMBITI IN CUI SI REALIZZANO POLITICHE DIVERSE:
1. CORPORATE GOVERNANCE (USA) O CONTRACTUAL
GOVERNANCE (EUROPA-GIAPPONE)
2. NORME REGOLANTI IL SISTEMA FINANZIARIO
3. POLITICHE ANTITRUST
4. RAPPORTI CON FORNITORI E DISTRIBUTORI (CONCORRENZA O
INTEGRAZIONE)
5. RAPPORTI SINDACALI
6. FINANZIAMENTO ALLA RICERCA (DI BASE O APPLICATA)
7. INVESTIMENTO NELLE RISORSE UMANE (FORMAZIONE)
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L’INFLUENZA DELLE POLITICHE PUBBLICHE
MOLTEPLICI FONTI DI PRESSIONE SUL SISTEMA POLITICO
(cultura, valori, ideologie, preferenze, interessi, leadership, eventi fortuiti, pressioni
internazionali)
FORZE SOCIALI CONSIDERATE DA G.:
1. SISTEMA COMMERCIALE INTERNAZIONALE
(es. Le pressioni internazionali sul Giappone, minacce di ritorsioni, perdite di
mercati...)
2. GRUPPI DI PRESSIONE INTERNI: I CONSUMATORI
(la soddisfazione del consumatore, la sua capacità di pressione)
3. GRUPPI DI PRESSIONE INTERNI: I PRODUTTORI
(gli interessi di alcuni comparti industriali)
4. GLI APPARATI BUROCRATICI
(i burocrati sono gli esperti, possono veicolare o ostacolare il cambiamento)
5. I PARTITI POLITICI
(capacità di interpretare, selezionare, coordinare le istanze dei diversi interessi
sociali; scelte ideologiche e pragmatiche)
PER FINIRE: ELOGIO DELLA VARIETA’
HERVE DUMEZ E ALAIN JEUNEMAITRE
Convergenza delle politiche sulla concorrenza in Europa
 Pre-1945: crisi del pensiero liberale e legittimazione del principio della
pianificazione economica e dell’intervento dello Stato in economia
 Post-1945: torna a prevalere l’idea della convergenza dei paesi europei verso un
modello liberale di rapporti Stato-mercato
SI POSSONO DISTINGUERE
TRE PERCORSI:
1. Gran Bretagna: smantellamento dei cartelli esistenti (modello anglosassone)
2. Germania: economia sociale di mercato e mantenimento dei grandi gruppi
industriali prebellici (modello renano)
3. Francia: liberalizzazione del mercato con mantenimento di industria pubblica e
pianificazione economica (simile processo in Italia).
E ALLORA: COME E’ AVVENUTA LA CONVERGENZA VERSO LA
CONCORRENZA?
 1ma fase: scelte politiche con effetti superficiali, dovute a pressioni esterne
Le prime legislazioni antitrust sono del:
1948 in Gran Bretagna
1953 in Francia
1957 in Germania
TUTTE DIETRO PRESSIONI U.S.A.
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VIENE COMUNQUE MANTENUTO UN FORTE CONTROLLO POLITICO
SULLE ATTIVITA’ DELLE AGENZIE ANTITRUST COSTITUITE.
CONTRADDIZIONE: PRESENZA DI ENTI “INDIPENDENTI” E CONTROLLO
POLITICO CHE LI RENDE INEFFICIENTI.
QUESTO INDUCE DINAMICHE POLITICHE INTERNE CHE CONDUCONO
AD UNA POLITICA DELLA CONCORRENZA PIU’ CONCRETA.
CONSEGUENZE:
IL PROCESSO DECISIONALE VIENE SEMPRE PIU’ CONTROLLATO
DALL’APPARATO GIUDIZIARIO (come nel modello americano)
LA CONVERGENZA TRA MODELLI DI CONTROLLO DELLA DELLA
CONCORRENZA AVVIENE GRAZIE A:
 SOMIGLIANZA DI CRITERI APPLICATI ALL’ANALISI DEI VARI CASI,
FONDATA SU ANALOGHI PRINCIPI ECONOMICI E GIURIDICI.
 AMPLIAMENTO DEI CAMPI DI COMPETENZA DELLE AGENZIE
 AUMENTO DELL’INTERVENTO DEGLI ORGANISMI EUROPEI
 ORGANIZZAZIONE IN RETI INTERNAZIONALI DELLE AGENZIE
ANTITRUST.
CONVERGENZA VERTICALE.
Paul STREETEN
Commercio libero e commercio regolato
 Il libero scambio non è veramente LIBERO
 Per sortire gli effetti positivi che gli si attribuiscono DEVE ESSERE REGOLATO
 Se mancano:
 Accordi di cooperazione internazionale
 Vincoli e regole condivise
 Ogni paese può trovare interesse nell’interferire con il libero commercio per
salvaguardare i propri interessi nazionali
 Per cui l’esito dell’assenza di accordi e regole a favore del libero commercio è:
 Instaurarsi di posizioni monopolistiche e oligopolistiche e di restrizioni alla
concorrenza.
Ciò non significa che l’intervento pubblico in economia sia sempre buono oppure
sempre cattivo.
Es. Lo stato sviluppista (esempio positivo)
Es. Le economie pianificate in diversi paesi africani (esempio negativo)
La convergenza e l’interdipendenza economica è un fatto misurabile con dati
economico-finanziari.
D’altro canto, il sorgere e il diffondersi dei fondamentalismi e dei nuovi nazionalismi
su base etnica segnala un processo inverso, di frammentazione culturale, spesso in
antagonismo con la globalizzazione economica.
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PROBLEMA:
OCCORRE DEFINIRE IL CONTENUTO CONCRETO DEL CONCETTO DI
BENESSERE SOCIALE (CIOE’ VALUTATO PER UNA COLLETTIVITA’).
Ronald DORE si chiede:
A CHI GIOVA LA CONVERGENZA?
sostiene che ogni discussione, a favore o contro i processi di integrazione economica,
CONTIENE PREMESSE DI VALORE.
(es. Nella definizione di interesse pubblico, di equità, di efficienza, si può supporre
un consenso conseguito su alcuni valori a scapito di altri)
RESTA IL DILEMMA DA RISOLVERE:
COME CONCILIARE INTERESSI DIVERGENTI (esempio consueto: paesi
sviluppati/paesi in via di sviluppo)
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