Picone Massimiliano - 1070268 Un’eccellenza italiana: i MEMS 1 – Estremi articolo: Rivista (online e cartacea): Autori: Data: Wired Gianluca Dettori e Elserino Piol 13/5/2009 2 – Sintesi dell’articolo: L’accelerometro è un dispositivo elettromeccanico microscopico, eppure rappresenta la chiave dell'enorme successo commerciale avuto da prodotti come l'Apple iPhone e il Nintendo Wii. Questo Micro Electro-Mechanical System (MEMS) è in grado di misurare l’accelerazione cui è sottoposta una massa; nell’iPhone, l’accelerometro rivela, tra le altre cose, il cambiamento di orientazione del telefono, quando l’utente lo ruota da verticale a orizzontale e viceversa, permettendo all’interfaccia di adattarsi automaticamente. Milioni di persone utilizzano i MEMS ogni giorno, ma pochi sanno che la mente brillante dietro queste invenzioni è un italiano della classe 1936, Bruno Murari. Il curriculum di questo ricercatore veneto ricorda più di un famoso scienziato: perito elettrotecnico e scarso a scuola, a parte le materie scientifiche. Oggi Murari «per i suoi contributi fondamentali nel campo della microelettronica che hanno consentito l’affermazione internazionale dell’industria italiana di alta tecnologia», ha ricevuto una laurea honoris causa dal Politecnico di Milano ed un’altra dalla ‘Ca Foscari di Venezia. Ancora giovane, Bruno Murari incontra per caso un amico che era stato da poco assunto alla SGS, azienda appena fondata da Roberto Olivetti e Virgilio Floriani, padrone della Telettra. La Società Generale Semiconduttori è il frutto di una visione strategica innovativa: mettere a sistema i computer (Olivetti) con le telecomunicazioni (Telettra), associando come partner l’americana Fairchild, pioniere dei circuiti integrati. Pur ricevendo un’offerta di lavoro dalla IBM, in Italia ridotta sostanzialmente ad una filiale commerciale senza Ricerca e Sviluppo, Murari opta per SGS, scelta che segnerà l’inizio della sua brillante carriera. Fairchild ha un forte know-how dei processi produttivi per la lavorazione del silicio, la materia prima dei circuiti integrati. In particolare il processo planare, usato ancora oggi, dove sono impiegate tecniche fotolitografiche che “segnano” uno strato di silicio che viene poi automaticamente scavato da sostanze chimiche; i diversi materiali sono quindi applicati alla forma così ottenuta. Reiterando questo sistema su strati multipli (i wafer di silicio) si ottiene il chip desiderato, che potrà possedere sia parti elettroniche che meccaniche, come nel caso dei MEMS. Questo processo industriale è reso possibile dalle “Clean Room”, sezioni di fabbriche ipercontrollate dove la più piccola particella di polvere è bandita, requisito fondamentale vista l’enorme precisione (oggi si parla di 32 nanometri) necessaria per la costruzione dei chip. Nel 1968, Gordon Moore e Robert Noyce lasciano Fairchild per fondare l’Intel che tre anni dopo produce il primo processore x86. Questi avvenimenti portano l’azienda americana ad abbandonare la partnership con la SGS e nel ’69 Murari e il suo team perdono il lavoro. La SGS decide quindi di creare una squadra di ricerca fortemente autonoma, subordinata solo al consiglio di amministrazione. I primi insuccessi portano a soluzioni innovative e a diversi brevetti, in particolare alcuni chip consentono a un cliente come la Olivetti di superare la IBM nel business delle macchine da scrivere a sfera. Nel 1972 la SGS si fonde con la Ates, azienda italiana di componentistica elettronica il cui centro di ricerca dista un’ora di macchina dalla sede 15-12-2009 1 di 2 Picone Massimiliano - 1070268 Un’eccellenza italiana: i MEMS SGS; è durante questo tragitto che Murari e i suoi colleghi della Ates, condividendo l’auto, progettano l’accelerometro. Dopo quattro anni di Ricerca e Sviluppo arriva il primo ordine dai produttori di lavatrici in USA, dove la normativa di sicurezza impone una bassa vibrazione per gli elettrodomestici. Oggi la ST Microelectronics, ex SGS, ha venduto oltre quattrocento milioni di accelerometri diventando il numero uno dei MEMS ed è un’azienda italiana con un fatturato di 10 miliardi di dollari e cinquantamila dipendenti in tutto il mondo. 3 – Collegamenti agli argomenti trattati nel programma di Economia Aziendale Capitolo 2 “Il quadro d’insieme” - Paragrafo 2.3.5 “Il gruppo Olivetti” In questo paragrafo si menziona proprio la SGS, fondata in gran parte da Olivetti, come eccezione alla scarsa presenza italiana nel settore dell’elettronica. Oggi ST Microelectronics (ex SGS) rappresenta, a mio parere, l’eredità più importante, e soprattutto concreta, del gruppo Olivetti e dei suoi modelli innovativi degli anni ‘50. Cap. 3 “Organizzazione delle aziende” - Par. 3.4.2 “Struttura a matrice per processi” Nel ’69 la SGS decide di riorganizzare il settore Ricerca e Sviluppo riducendo i livelli gerarchici e assegnando una forte responsabilità al proprietario del processo (Bruno Murari). Com’è spiegato nel paragrafo, le aziende utilizzano questa struttura organizzativa innovativa principalmente per rispondere alle sfide, alla mutevolezza del mercato e a momenti di crisi, proprio come successe alla SGS dopo l’abbandono da parte di Fairchild; in questo caso ha decisamente funzionato. Il motto del team di Murari è, guarda caso, “Nanakorobi-yaoki (in giapponese”): “Puoi cadere sette volte e rialzarti otto”. Capitolo 4 “Gestione aziendale” - Paragrafo 4.1.3 “Le strategie fondamentali” Tra le strategie per diventare leader di mercato, la ST Microelectronics ha scelto quella che l’ha portata a diventare leader di nicchia, principalmente dell’innovazione ma anche di prodotto. La forza principale di quest’azienda è proprio la sua innovazione nel settore Ricerca e Sviluppo con i suoi innumerevoli brevetti; è anche leader nel prodotto MEMS grazie al know-how sui processi produttivi accumulato nel corso degli anni (iniziando dal processo planare mutuato da Fairchild). 4 – Commenti: Gli sviluppi futuri di questa tecnologia permetteranno di creare microfoni dalle dimensioni di una briciola o attuatori su sonde nanometriche per la medicina. Tuttavia la rivoluzione permessa oggi dai MEMS è quella delle “natural interfaces”: un telecomando che, agitato in aria, controlla il gioco, rendendo unica la console Nintendo. Ho menzionato, nella sintesi dell’articolo, uno dei possibili utilizzi dell’accelerometro sull’iPhone. L’unico limite è rappresentato dalla creatività degli sviluppatori che, sfruttando le Application Programming Interfaces messe a disposizione dalla Apple, sono in grado di leggere i dati provenienti dal precisissimo dispositivo prodotto dalla ST Microelectronics. Queste applicazioni per iPhone spaziano dal sismografo al monitor in grado di analizzare e visualizzare le prestazioni di un’auto; quest’ultima applicazione è stata dichiarata superiore a soluzioni dedicate, dal costo 2-3 volte superiore a quello dell’iPhone. Solo questo esempio fa capire il valore aggiunto fornito ai prodotti finali dall’accelerometro che, viste le potenzialità, più che un dispositivo è un’idea. Un’idea geniale avuta e, per una volta, rimasta in Italia. 15-12-2009 2 di 2