Chirurgia generale 13/11/2003 TUMORI DELL’INTESTINO TENUE Si tratta di una patologia piuttosto rara l’incidenza è pari al 7% di tutti tumori del tratto GI (gastro intestinale).Quello che giustifica questa bassa incidenza sono i fattori protettitivi: - bassa carica batterica che al contrario è uno dei fattori predisponenti per il tumore del colon - la motilità del transito - la sorveglianza immunologica. Tumori benigni L’incidenza maggiore è per Leiomiomi,poi adenoma,lipoma,emangioma,linfangioma,fibroma.Certamente l’incidenza di cui abbiamo parlato cioè il 7 % è sottostimata perché i tumori del tenue,tranne che diano la sintomatologia che vedremo tra poco,non hanno modo di manifestarsi con sintomatologia evidente e benchè non ho i dati dei riscontri autoptici ma tutti riteniamo che questa incidenza sia maggiore se si va a fare una verifica su riscontri autoptici(Sapete che negli ultraottantenni nei riscontri aurtoptici si trova il 60,70% dei tumori della prostata,questo per farvi capire come spesso le forme asintomatiche siano molto più frequenti di quello che vediamo clinicamente). Sintomatologia 50% asintomatici 25% dolore aspecifico (spesso intermittente perché spesso è causato da una forma di occlusione o subocclusione che però clinicamente non è così chiara perciò si comincia a valutare molte ipotesi diagnostiche e non è facile identificarlo in maniera rapida) 20% ostruzione, quando crescendo occludono il lume dell’intestino 10-20% sanguinamento (spesso occulto perché si tratta di piccole erosioni della mucosa che non danno un sanguinamento così evidente) Diagnosi in fase occlusiva:laparoscopia e laparotomia esplorativa,certamente il paziente occluso va studiato rapidamente e va poi condotto ad un intervento chirurgico che risolva l’aspetto meccanico dell’occlusione.Certamente la maggioranza dei pazienti tuttora va incontro ad un intervento di tipo laparotomico ci sono però casi in cui la laparoscopia è migliore soprattutto se c’è un dubbio che si possa trattare di una patologia di questo tipo la laparoscopia può avere un effetto brillante, perché con l’accesso laparoscopico si ottiene un effetto brillante con un trauma limitato per il paziente. In caso di dolore addominale cronico, in pazienti che non siano mai stati operati la diagnosi diventa molto più complessa ci sono delle modalità diagnostiche che però sono piuttosto raffinate:il clisma del tenue è un esame che non è possibile recepire in qualsiasi struttura radiologica, l’enteroscopia ancor meno la capsula di Swain( è il nome del gastroenterologo inglese che ha inventato questa tecnica e che è stata importata in Italia dal dot. Agostino Scozzaro) che è la pillola che si ingoia e che è collegata con un sistema di monitoraggio sul paziente che viaggiando per via anterograda,filma tutto il suo percorso all’interno del tenue facendo due immagini al secondo e poi il film si vede su un nastro digitale che si riesce a riprodurre, e praticamente si ha una endoscopia del tenue cominciando per via anterograda dallo stomaco,dal duodeno e poi proseguendo per tutto il tenue.E’ una tecnica che non ha un’utilità per il grosso intestino che si esplora molto più facilmente sia con l’endoscopia tradizionale che con la colonscopia virtuale, ma in questo caso può avere una grossa indicazione.Altra indicazione sono i sanguinamenti occulti che sono molto difficili da individuare.Poi la TC con mezzo di contrasto quando si è in presenza di lesioni occupanti spazio che superano 1-1,5 cm,anche se fra le anse intestinali non è facile, ci vuole un radiologo esperto per poter valutare l’esame con accuratezza. In fase di sanguinamento ci sono due metodiche sostanzialmente: La scintigrafia con emazie marcate che però non da risultati positivi qualora la perdita sia inferiore a 5 ml/min e l’ Angiografia selettiva dell’arteria mesenterica che può essere anche un mezzo terapeutico nel caso del sanguinamento in cui una volta individuato il ramo arteriso è possibile fare un’embolizzazione,ma certo non nel caso del tumore. Terapia La terapia chirurgica in caso di lesioni benigne,una volta che si sia riusciti ad individuare la lesione che come vi ho detto è l’aspetto più difficile,la terapia chirurgica è una resezione segmentaria del tenue.Sapete che a meno che non si tratti degli ultimi 10 cm del duodeno tutte le resezioni del piccolo intestino sono piuttosto agevoli in quanto i mesi sono molto lunghi e non è un grande problema togliere il tratto di intestino interessato e anastomizzare con varie tecniche.Per quanto riguarda invece la terapia endoscopica diciamo che questa può rimanere relegata soprattutto a lesioni alte dove ci si arriva con una duodenoscopia e che siano peduncolate il che consente di trattare il peduncolo con varie tecniche che possono essere quelle delle anse diatermiche, del laccio preapplicato,adesso esistono anche delle clips che possono consentire il controllo vascolare della base del polipo. Certamente la resezione è indicata nelle forme adenomatose che hanno bisogno di differenzazione dalle forme maligne,e che comunque possono evolvere verso di esse,e i leiomiomi che sono,sia a livello gastrico che a livello dell’intestino tenue, delle forme istologiche difficilmente distinguibili, anche dall’anatomopatologo, dal leiomiosarcoma nel preoperotorio;noi abbiamo una certa esperienza di leiomiosarcomi che come vi dicevo sono delle formazioni non difficili da trattare ma che a volte possono essere molto voluminose e che possono creare dei problemi di resezione proprio per il volume,Molto spesso l’anatomopatologo si trova in difficoltà nel determinare se si tratti di forme di confine tra tumori benigni e tumori maligni. Vediamo invece i tumori maligni che possono interessare il tenue.Vedete che,soprattutto nel digiuno, l’Adenocarcinoma (45%) fa la parte del leone, ci sono però delle forme tumorali che sono piuttosto specifiche(i tumori stromali sono una quota minima) e sono i linfomi e il carcinoide che è un’entità clinica a parte(vedi dopo). ADENOCARCINOMA Fattori di rischio Gli adenomi, che vanno resecati perché possono degenerare in adenocarcinomi La Sindrome di Gardener e la Poliposi Familiare Malattia di Crohn Sindrome di Peutz-Jeghers Qui stiamo parlando di tumori estremamente poco frequenti,quando parliamo di tumori maligni la frequenza è ancora minore,e sono concentrati su pazienti che hanno problematiche di questo tipo,stiamo veramente considerando una categoria molto selezionata. Sintomi L’adenoma e l’adenocarcinoma, tranne per qualche forma particolarmente aggressiva,si comportano allo stesso modo:dolore intermettente,l’ostruzione intestinale, sanguinamento,e direi che il sanguinamento è un po’ più frequente perché l’erosione della mucosa nelle forme neoplastiche con grosso accrescimento può essere più frequente. Diagnosi:il clisma del tenue,insomma è sovrapponibile ai tumori benigni La terapia chirurgica è però diversa:La resezione segmentale è la stessa ma in questo caso c’è la necessità di una linfectomia regionale, perché come dicevamo all’atto operatorio non è sempre facile distinguere le forme maligne o in caso di urgenza non è possibile fare un’esame estemporaneo,la chirurgia ne è condizionata perché la linfectomia regionale che è assolutamente necessaria ed indispensabile in tutte le forme di adenocarcinoma(adesso si discute se sia utile, per alcuni adenocarcinomi, la tecnica del linfondo regionale,in questo caso direi per la distribuzione della rete linfatica nei mesi non è semplice pensare di poter valutare l’invasione linfonodale semplicemente con questa tecnica,quindi è indispensabile la linfectomia regionale che arrivi fino alla radice dei vasi maggiori del mesentere.) Nelle forme a localizzazione dell’ileo terminale si esegue invece una resezione ileo-colica, si reseca anche una parte del colon, si fa anche un’emicolectomia destra perché il pattern linfatico in quella zona drena su diverse stazioni principali e quindi per avere una resezione sia dal punto di vista vascolare che linfonodale è necessario asportare perte del colon destro.La prognosi è infausta (5-30% a 5 aa) per il ritardo della diagnosi. Ci sono poi delle forme specifiche di tumori del tenue,come il CARCINOIDE DELL’INTESTINO TENUE e che è un’entità clinica a se, e che vi ricordo perché è specifico e bisogna sempre pensarci quando ci si trova davanti ad un quadro sintomatologico che molto spesso non si presenta al chirurgo.E’ un quadro di un paziente che ha una lunga storia e che molto spesso si è gia recato da vari specialisti perché ha una sintomatologia molto variabile. Il Carcinoide origina dalle cellule cromaffini dell’intestino,la sede più frequente è l’appendice,crescita multicentrica e si manifesta tardivamente ,nel senso che il quadro sintomatologico tipico del carcinoide molto spesso si presenta quando la malattia è gia metastaica con metastasi epatiche e linfonodali. La sintomatologia : qui è citata l’occlusione intestinale ma molto spesso si può presentare come una massa che se è a carico dell’appendice si può confondere con un quadro di appendicopatia cronica,o con un quadro di appendicite acuta,perché si sente in fossa iliaca destra questa formazione e si giunge ad un intervento di appendicite e talvolta è la diagnosi istologica che ci aiuta,altre volte purtroppo alla laparotomia si evedenzia un quadro diffuso anche a carico del fagato.Si può avere sanguinamento, ma il quadro più tipico è quello della"”Sindrome da carcinoide"” diarrea,flushing al volto,l'’ipotensione,la tachicardia,cardiopatia(insuf tricuspidale),il broncospasmo.Vedete che nessuno di questi sintomi,forse la diarrea, ma difficilmente pazienti con questo disturbo vanno dal chirurgo più spesso si rivolgono al gastroenterologo,ha molto a che fare con la patologia addominale e quindi quando osserverete un paziente con carcinoide in fase sintomatologica potrete osservare nell’anamnesi che si è recato a vari specialisti e poi è giunto alla diagnosi non in maniera così immediata e diretta. Questi sono i mediatori che possono essere aumentati a livello ematico ma non è sempre chiaro qual’ è la correlazione tra questi mediatori con la sintomatologia;sono varie sostanze:Serotonina,bradichinina,istamina,sostanzaP,dopamina ma in particolare ultimamente si ritiene che le prostaglandine siano particolarmente coinvolte in questa sintomatologia.Vi voglio sottolineare che purtroppo la sindrome da carcinoide si manifesta in fase sintomatologica quando purtroppo sono gia presenti metastasi epatiche il che cambia sostanzialmente la prognosi del paziente perché una resezione precoce dell’area interessata conduce quasi sempre ad una guarigione del paziente. L’aspetto diagnostico di laboratorio: vedete che il dosaggio dell’acido 5 idrossi indolacetico nelle urine, che è il metabolita principale della serotonina, è l’indicatore maggiore. Per quanto riguarda la diagnosi di sede vi sono alcuni accertamenti diagnostici che sono quelli gia citati precedentemente(clisma del tenue,enteroscopia) ma ce ne è uno specifico che è la scintigrafia con un marcatore,l’octerotride(che è anche un farmaco utilizzato per controllare la sintomatologia)e che ha una specifica sensibilità. Terapia.Per quanto riguarda le resezioni esistono delle resezioni segmentarie dell’intestino e del mesentere per prevenire la forma occlusiva perché la crescita di queste formazioni può condurre a delle forme occlusive.Il trattamento farmacologico della sindrome da carcinoide si avvale dell’utilizzo fondamentale dell’octerotride.Il trattamento delle metastasi epatiche: una volta esisteva solo una possibilità che era quella della resezione chirurgica,il problema è che le metastasi da carcinoide non sono singole come quelle dei tumori del colon, o non sono localizzate solo ad un emifegato il che consente la resezione anche in caso di metastasi multiple(sapete che fino a 4 metatsai in un emifegato è comunque considerato un criterio di operabilità) nel caso delle metastasi da carcinoide il problema della resecabilità epatica è piuttosto complesso spesso si tratta di lesioni multiple presenti in tutto il fegato.Allora si utilizzano con successo da diversi anni è il trattamento con energie o con tecniche alternative alla chirurgia,in questo caso la termoablazione con radiofrequenza è la tecnica più usata ed è estremamente indicata perché anche se vi sono lesioni molto piccole si possono “bruciare” molteplici lesioni,perché si fa un’infissione dell’ago la radiofrequenza crea una necrosi all’interno della lesione, si cerca di posizionare l’ago al centro della lesione e si crea una necrosi specifica di quella lesione,si possono così trattare, anche in maniera ripetitiva, tantissime lesioni,può esser fatto per via chirurgica tradizionale, anche a lato dell’intervento,o può essere fatto successivamente se si tratta di lesioni abbastanza grandi e ben posizionate per via percutanea, può esser fatto con accesso laparoscopico se si tratta di lesioni abbastanza affioranti che possono essere visualizzata anche con ecografia.Esistono anche tante altre tecniche come la crioablazione che però sta cadendo un po in disuso,o i trattamenti di alcolizzazione. LINFOMA INTESTINALE Il linfoma intestinale per quanto riguarda l’intestino tenue è secondo per frequenza,tra i linfomi G.I. solo a quello gastrico,è più frequente nel sesso maschile V-VI decade,è più colpito l’ileo spesso in maniera multifocale(il linfoma non è una malattia con un bersaglio singolo ma spesso si manifesta in maniera diffusa),istologicamente si tratta sostanzialmente di forme non Hodking,a cellule B;si tratta sostanzialmente di alterazioni del sistema immunitario e la terapia connessa a questa alterazioni, pensate alla terapia delle malattie reumatiche legata alla terapia immunodepressiva. La sintomatologia è estremamente aspecifica(malessere,affaticamento,perdita di peso,dolore addominale) è chiaro una formazione a carico dell’ileo che è tipicamente mobile e si può espandere in modo assolutamente asintomatico ed ha quindi una sintomatoligia che è sempre tardiva e si verifica quando la lesione ha raggiunto un volume che possa creare un problema o di transito oppure dolore.Dal punto di vista clinico si può palpare una massa addominale quando la lesione sia diventata di una certa dimensione, poi dipende anche dal tipo di paziente se è più o meno magro.Posso dare un quadro occlusivo e quindi una conseguente perforazione,possono sanguinare. La diagnosi è ovviamente la stessa.C’è poi la stadiazione che io vi faccio vedere ma che non leggo,la stadiazione che è legata sostanzialmente all’interessamento linfonodale.La terapia nei primi due stadi è quella della resezione dell’intestino e del mesentere con biopsia epatica(è importante farla sempre quando si esplora un addome nelle forme linfomatose anche come fattore prognostico!!!) e dei linfonodi a distanza. TUMORI STROMALI G.I. GIST (acronimo inglese) Sono dei tumori mesenchimali che originano dalla pareteintestinale.Sono tumori dell’età adulta, criteri di malignità (lui non li legge perché dice che non sono di sua competenza ma io ve li scrivo lo stesso) :dimensioni > 5 cm,necrosi,emorragia,ipercellularità,atipia cellulare.Su questo tipo di tumore si sta accentrando l’attenzione sia dei clinici che deli anatomopatologi perché l’incidenza sembra in forte aumento.La diagnosi è la stessa(clisma,Tc con mdcmezzo di contrasto,enteroscopia),ovviamente se la collocazione anatomica è la stessa il tumore non potrà che dare gli stessi sintomi e gli stessi problemi.Terapia è la stessa ovvero asportazione del tratto interessato e resezione del mesentere,che è importante, in quanto questi sono tumori che metastatizzano prevalentemente per via ematogena,di solito è sufficiente fare un cuneo,ovvero non c’è ragione di fare delle resezioni importanti del mesentere perché la via di diffusione non è linfatica.La resezione chirurgica è indicata anche nei tumori molto voluminosi per prevenire le complicanze. TUMORI CHE METASTATIZZANO ALL’INTESTINO TENUE Sono delle eventualità molto rare,sono il melanoma,il carcinoma renale, il carcinoma mammario, il carcinoma polmonare che metastatizzano per via ematogena,ma ripeto sono delle entità molto rare.Più frequentemente vi troverete di fronte ad una invasione diretta in quanto qualsiasi struttura continua al tenue può causare un’infiltrazione,però il fatto che il tenue sia mobile diminuisce il rischio,non è come per il colon o il sigma che in presenza per esempio di un tumore ovarico può essere interessato per contiguità,nel tenue è molto più difficile che si verifichi l’invasione del tenue avendo delle anse mobili. EMBOLIA POLMONARE (..sta parlando delle embolie legate al trattamento chirurgico). L’embolia polmonare è per i chirurghi un argomento antipatico essendo questa una complicanza temibile,grave e importante perché mette in serio pericolo la vita del paziente e che bisogna riconoscere; era molto più frequente nel passato,oggi ci sono nuovi presidi che consentono di prevenirla.L’aspetto più importante è tuttavia la prevenzione e bisogna dire che si tratta di sgradite sorprese talvolta legate ad un’impostazione sbagliata in fase preoperatoria. L’embolia polmonare è una ostruzione dell’albero arterioso polmonare da parte di materiale estraneo proveniente da altri distretti vascolari. Nella maggior parte si tratta di frammenti di trombi,che si staccano dalla sede in cui il trombo si è formato,raramente da tessuto adiposo midollare(dopo traumi) o frammenti di neoplasie.Devo dire che l’embolia da neoplasia è certamente un’entità esistente,la sintomatologia non è mai così significativa come può essere,tranne nel caso estrememente specifico del tumore renale,mentre l’embolia del tessuto adiposo è strettamente correlata alla traumatologia ortopedica,sapete bene che nelle grandi fratture questa è un’evenienza che viene presa in considerazione molto strettamente,è l’embolia causata da un frammento di trombo quella che può darci maggiori problemi. Un aspetto molto particolare, ma che bisogna conoscere è quello dell’embolia gassosa che si verifica in caso di ferite del collo quando c’è una aspirazione da parte della giugulare, un altro aspetto più teorico che pratico(in letteratura non ci sono casi riportati), si considera che l’insufflazione dell’addome con anidride carbonica(durante intervento laparoscopico) in caso di lesione di un grosso vaso come la Cava, che può verificarsi in un incidente chirugico, l’ aumento della pressione di circa 13 mmhg dovuta all’insufflazione di aria può causare un embolia gassosa,questa è una delle controindicazioni alla chirurgia vascolare. Le sedi di origine del trombo: considerando l’atrio destro e il ventricolo destro sono tipiche di una patologia di tipo cardiaco legata a disturbi del ritmo o della conduzione per la formazione di trombi a livello soprattutto dell’atrio ma che può verificarsi anche a livello del ventricolo qualora esistano pregresse chirurgie valvolari.Più specifiche del trattamento chirurgico sono le trombosi delle vene profonde degli arti inferiori e delle vene pelviche.Tutti i pazienti che hanno dei problemi di carattere venoso degli arti inferiori,di tipo varicoso,che sono frequentissimi e sono ancora più frequenti nei pazienti in sovrappeso o in quelli obesi.Io sottolineo sempre questo aspetto perché l’obesità è un problema attuale ma lo sarà sempre di più in futuro,oggi si stima che il 9% degli italiani è obeso e si calcola che nel 2020 il numero sarà più che raddoppiato…La patologia delle vene profonde può essere l’origine di una embolia polmonare qualora non si adottino i presidi preventivi.In tutti gli interventi addominali e pelvici esiste, ovviamente in conseguenza del trattamento chirurgico per esempio ginecologico se parliamo della pelvi, esiste una condizione di flogosi e di stasi del circolo pelvico(sapete che nel circolo pelvico i plessi venosi sono molto importanti e ramificati),quando si verifica una flogosi in quell'area è possibile che si verifichi una trombosi di queste vene,o nel momento in cui un paziente rimanga a letto per troppo tempo quando sia stato operato di una patologia pelvica,il momento in cui il paziente si alza è quello in cui il trombo che è conseguente alla flogosi di cui abbiamo parlato si stacca e può causare questo problema.Il quadro tipico dell’embolia polmonare in un paziente chirurgico operato è caratterizzato dalla prima alzata dal letto e dalla comparsa del quadro sintomatologico che può essere solo il dolore oppure si può avere un quadro di carattere cardiocircolatorio importante.I fattori predisponenti sono trombosi delle vene profonde degli arti inferiori,l’immobilità,la congestione come si verifica per esempio nello scompenso cardiaco,i traumi, le flebiti profonde e superficiali, l’ipercoagubilità tipica quella da uso da estrogeni o quella legata ai carcinomi per sindrome paraneoplastica,alterazioni tipiche della coagulazione come la trombocitemia.I fattori predisponenti per le vene pelviche sono gli stessi per quelli di carattere sistemico legati all’ipercoagubilità,poi gli interventi chirurgici addominali, il post partum, l’immobilità.Nel parto esistono una serie di condizioni molto traumatiche per la pelvi femminile che possono portare ad interessamento flogistico dei plessi venosi pelvici.Ma sottolineo l’immobiltà,esiste con molta chiarezza una indicazione, che non è legata solo alla chirurgia mininvasiva,al mandare a casa il paziente prima,ma esiste una condizione di mobilizzazzione precoce del paziente che va effettuata nelle prime ore perchè questo non è solo utile al chirurgo ma è necessario per evitare questa ed altre complicanze di tipo respiratorio che possono fare la differenza nel postoperatorio.Quelli che vanno mobilizzati prima sono quelli che si muoverebbero più tardi come gli anziani; quindi l’ausilio nei reparti chirurgici di personale specializzato che s’interessi della mobilizzazione, dei terapisti, consente una riduzione delle complicanze postoperatorio.I sintomi tipici di un paziente con embolia sono la dispnea e il dolore toracico ma non è detto che siano presenti contemporaneamente,quando sia presente anche l’emottisi la diagnosi è più facile, quando si ha la dispnea improvvisa ci si pensa subito ma è meno intuitivo.Ci sono poi una serie di disturbi legati all'impegno respiratorio e nei casi più gravi lo shock quando ci sia embolia con trombosi di un ramo principale dell'’arteria polmonare. La diagnosi: la radiografia del torace è spesso normale, quello che è scritto nei libri è la tipica immagine a triangolo della zona che sia stata infartuata dalla presenza del trombo in un vaso polmonare è tipico di un quadro tardivo e noi dobbiamo giungere ad una daignosi tempestiva perché la terapia ne è condinzionata.Il tracciato ECG ha delle alterazioni talvolta specifiche altre volte sapecifiche di impegno del cuore destro.L’emogas analisi ci da un quadro con alterato scambio legato alla zona che è infartuata,la scintigrafia polmonare non sempre facilmente effettuabile ha una specifica indicazione,l’ecocardiogramma che ci fa vedere molto bene,l’angiografia polmonare selettiva ci può consentrire anche un trattamento terapeutico.Il trattamento è legato soprattutto all’aspetto preventivo,i pazienti chirurgici che vadano ad affrontare, soprattutto se presentano i fattori di rischio,un intervento vanno trattati in maniera abbastanza standardizzata ma efficace.Il trattamento dell’embolia quando essa si sia verificata può essere medico o chirurgico.La prevenzione si basa si due aspetti sostanziali, una è la decompressione sequenziale degli arti durante l’intervento,esistono ora diverse tecniche ma nel passato si usava fasciare gli arti del paziente con un bendaggio elastico compressivo che consentisse che la stasi.. soprattutto quando si fa un intervento sull’addome superiore il paziente è posizionato con la testa in alto la stasi a livello degli arti inferiori è maggiore, questo può causare un problema importante di ritorno venoso.Allora una compressione data dal bendaggio degli arti inferiori può essere d’aiuto nel non creare fenomeni di stasi localizzati ma nel decomprimere l’albero venoso.Il sistema migliore è quello della decompressione sequenziale e gli strumenti tipici sono dei gambali in cui si infilano fino alla radice della coscia gli arti dei pazienti che sono legati ad un sistema di pompa che in maniera intermittente e sequenziale che dal basso verso l’alto provvedono, gonfiandosi, a quel meccanismo che normalmente fanno i muscoli quando camminiamo cioè comprimere in maniera alternata il vasi venosi aumentando il ritorno venoso diminuendo la stasi e diminuendo la possibilità che si formi un trombo.L’altro aspetto è la profilassi con anticouagulanti, sapete che nel passato si usava l’eparina adesso si usano le eparine a basso peso molecolare a diversi dosaggi a seconda del peso del paziente,una terapia tra 2000 e 6000 unitàdi eparina a basso peso molecolare è considerata il dosaggio profilattico sufficiente per evitare episodi trombotici.Bisogna però sottolinerae che questa profilassi è praticata negli ambienti chirurgici quasi ubiquitariamente ma non sempre in maniera adeguata, perché la profilassi va proseguita per lungo periodo nel postoperatorio molto più di quanto non si pensi anche quando il paziente torna a casa,(ovviamente questo vale per pazienti che prima non facevano terapia anticuoagulante ne antiaggregante) anche oltre i 10-15 giorni,cioè nella fase di postdimessione. La terapia medica dell’embolia polmonare:certamente la terapia eparinica per via endovenosa rappresenta il cardine del trattamento, il dosaggio si può calcolare nel tempo raddoppiando circa il tempo di tromboplastina parziale attivata.L'altro aspetto cardine è quello dell’uso di farmaci trombolitici (urochinasi e trombochinasi). A questo va aggiunta tutta una terapia cardiologica di supporto del circolo che si rende necessaria. Raramente però l’embolia, quando sia presenta un trombo nell’arteria polmonare, si giova della terapia polmonare che da anche i suoi buoni risultati,se esiste una occlusione parziale della polmonare con un quadro importante( perché se è tutta occlusa voi non riuscite a portare il paziente al tavolo operatorio) e l’ecodoppler ce lo dice in modo chiaro, la trombiectomia chirurgica toracotomica e l’acceso alla polmonare,accesso che va effettuato dal cardiochirurgo che ha la competenza per fare questo tipo di chirurgia,ha i suoi buoni risultati,ma non è una chirurgia estrema anche se bisogna agire tempestivamente.Qui vedete citata l’interruzione della Vena Cava,quando si sia verificato un episodio embolico anche di scarsa importanza e si sia verificata una situazione trombotica a livello del circolo venoso pelvico o degli arti inefriori, permane il rischio,perché è un trombo instabile che si fraziona, esiste la preoccupazione non solo del trattamento dell’episodio singolo ma anche della prevenzione, la tecnica migliore è quella della interruzione della Vena Cava,ci sono molteplici metodologie di trattamento probabilmente in questo momento quella più indicata è quella radiologica e col posizionamento di filtri cavali al di sotto delle vene renali che consento di filtrare il sangue bloccando anche i microtrombi,esistono rari selezionati casi in cui i filtri venivano posizionati per via chirurgica credo che non sia più effettuato tranne che non ci si trovi in una condizione drammatica in cui non sia possibile il posizionamento per via radiologica. emanuela