Per suicidio si intende l`atto umano di autoinfliggersi

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INTRODUZIONE
Il 22 dicembre 2013 si è tenuta la IV Edizione di Race For Life – giornata mondiale per la
prevenzione del suicidio – presso lo Stadio Nando Martellini (Terme di Caracalla – Roma).
Ogni anno il Centro per la Prevenzione del Suicidio presso l’Ospedale Sant’Andrea Università
Sapienza di Roma - rappresentato dal Responsabile del Servizio per la Prevenzione dei Disturbi
dell’umore e del Suicidio prof. Maurizio Pompili – sostiene la Giornata Mondiale per la
Prevenzione del Suicidio il 10 settembre di ogni anno con convegni e dibattiti e con la “Race for
Life”.
La nostra associazione ha come scopo anche quello di promuovere qualsiasi forma di
mantenimento dello stato di benessere psico-fisico.
A tal proposito di seguito vi è riportato un articolo redatto dalla dott.ssa Chiara Izzo, medico
specializzanda in Neurologia presso l’Università Sapienza di Roma, nonché allieva presso la
nostra associazione, quale contributo della sua professionalità e sensibilità umana.
Letizia Renzi
IL SUICIDIO
Per suicidio si intende l’atto umano di autoinfliggersi intenzionalmente la cessazione della vita, un
atto cosciente.
Secondo studi recenti dell’OMS è la seconda causa di morte violenta, dopo gli incidenti
automobilistici e prima degli omicidi. Si stima che nel mondo ogni 40 secondi una persona
commette un suicidio.
L’incidenza del suicidio tende ad aumentare con l’età, poiché l’insorgenza di malattie croniche e
degenerative può limitare l’autonomia funzionale degli individui, aumentando il rischio di suicidio.
D’altra parte, dagli studi più recenti emerge che i suicidi commessi tra i 15 e i 25 anni sono triplicati
negli ultimi decenni, ponendo il suicidio tra le prime cause di morte giovanile.
Il matrimonio e il lavoro rappresentano fattori protettivi, mentre sono considerati individui al alto
rischio di suicidio individui affetti da patologie psichiatriche, oncologiche, neurologiche ed
endocrinologiche.
Dal punto di vista biologico, l’alterazione neuroendocrina riscontrata maggiormente nei soggetti che
hanno compiuto un suicidio è uno squilibrio del sistema serotoninergico. Tale squilibrio si
manifesta con il mancato controllo dei comportamenti aggressivi e delle reazioni impulsive, che
sono elementi costitutivi del suicidio stesso.
Clinicamente il suicidio rappresenta un’emergenza psichiatrica, paragonabile, per il rischio
intrinseco di morte, all’infarto acuto del miocardio o all’ictus cerebri. Il comportamento suicida è il
gesto finale di un comportamento unidirezionale. L’atto è preceduto dall’ideazione suicidaria,
processo durante il quale il soggetto arriva a percepire la vita come insopportabile ed a considerare
la morte come unica possibile via di fuga da una sofferenza fisica o psichica che lo affligge.
Il trattamento dell’ “evento suicidio” è complesso e include la gestione di differenti aspetti. In primo
luogo la gestione delle condizioni cliniche generali dei sopravvissuti al gesto suicida. Una volta
stabilizzato il quadro clinico generale, si dovranno attuare le strategie finalizzate alla prevenzione
dei nuovi tentativi, più frequenti nei tre mesi immediatamente successivi ad un primo evento.
Questo implica la comprensione delle condotte parasuicidarie e l’utilizzo di una terapia
farmacologica mirata. Infine è fondamentale considerare la necessità di un supporto ai membri di
una famiglia nella quale un congiunto sia deceduto per suicidio.
Dott.ssa Chiara Izzo
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