COMUNICATO_IPAZIA - Città Metropolitana di Milano Città

COMUNICATO STAMPA
Al Teatro Oscar, via Lattanzio 58, Milano
Dall’8 al 17 marzo 2012 – prima assoluta
Progetto DonneTeatroDiritti - ScienzainScena
IPAZIA. LA NOTA PIÙ ALTA - frammenti
Ideazione Maria Eugenia D’Aquino
Regia Valentina Colorni
Drammaturgia Tommaso Urselli
Con Maria Eugenia D’Aquino
Musica originale Ai limiti dell’aria di Maurizio Pisati
Spazio scenico Andrea Ricci
Luci Fulvio Michelazzi
Costumi Mirella Salvischiani e Alessandro Aresu
Assistente alla regia Claudia Galli
Tecnico Emanuele Cavalcanti
Supporto scientifico: Tullia Norando e Paola Magnaghi del Politecnico di Milano – Stefano Sandrelli dell’INAF-Osservatorio Astronomico
di Brera
Produzione PACTA . dei Teatri
Spettacolo inserito nell’abbonamento ‘Invito a Teatro’
Mi è parso doveroso celebrare l’8 marzo con il debutto dello spettacolo su Ipazia, anche per ricondurre la data alla sua
connotazione originale, quando le donne la scelsero per celebrare le loro conquiste.
Da tempo le vicende legate a questa figura, il suo tragico ed emblematico destino, frullano nella mia testa, molto tempo
prima che tornasse a essere popolare grazie a un film e a diverse operazioni teatrali ispirate a lei. Tutto ha inizio il giorno in
cui, dopo anni dedicati a mettere in scena la matematica e la scienza, mi sono inevitabilmente imbattuta nella figura di
Ipazia, filosofa, matematica, astronoma vissuta nel IV secolo ad Alessandria d’Egitto. La sua enigmatica presenza nella
Storia, la sua sete di verità, la sua ossessione nel diffondere ‘conoscenza’, la sua ostinazione nel difendere i baluardi della
cultura dell’antichità, la sua fine prematura e drammatica voluta da chi voleva zittirla per sempre, si sono insinuate
prepotentemente nel mio cammino di esplorazione e rivelazione della scienza attraverso il teatro, tanto da indurmi a
occuparmi di lei.
Lo spettacolo è inserito nel Progetto DonneTeatroDiritti e nel filone ScienzaInScena, di PACTA . dei Teatri.
Novità: In occasione del debutto dell’8 marzo 2012 uscirà la pubblicazione del testo IPAZIA. LA NOTA PIÙ ALTA di
Tommaso Urselli per conto della casa editrice ‘sedizioni’ - diego dejaco editore.
Maria Eugenia D’Aquino, dir.art. TeatroInMatematica-ScienzaInScena, attrice
Voci intorno a Ipazia
Nel 2002 Maria Eugenia D’Aquino è stata l’interprete di uno dei personaggi – una madre – del mio primo testo teatrale, La
porta, presentato per il Festival Tramedautore con la regia di Annig Raimondi. E’ anche per questo che, esattamente dieci
anni dopo, ho accolto con molto piacere la sua proposta di lavorare ancora insieme intorno a un’altra figura femminile
decisamente complessa e impegnativa: non una madre, questa volta, ma una filosofa matematica e astronoma operante
in Egitto nel IV secolo: Ipazia di Alessandria.
Poco ci è dato sapere della sua vita, e ancora meno delle sue opere. Ci parlano di lei alcuni storici suoi contemporanei:
Socrate Scolastico, Filostorgio, Sozomeno e Damascio; altre notizie le ricaviamo dall’opera di uno dei suoi allievi preferiti,
Sinesio di Cirene, poi vescovo di Tolemaide, di cui ci restano le lettere a lei indirizzate. In seguito, rifacendosi a tali fonti,
hanno scritto su Ipazia uomini di scienza e artisti di ogni tempo: Pierre de Fermat, Chateaubriand, Voltaire, Proust, Toland,
Fielding, Diderot, Leopardi, Monti, Pascal, Péguy, Luzi, Calvino, Eco… Nella composizione della drammaturgia è da queste
fonti che mi sono lasciato guidare, e da una delle possibili interpretazioni del nome Ipazia: la nota più alta della scala
musicale greca.
Questo lavoro non ha la pretesa di restituire un’Ipazia filologicamente corretta, come presumibilmente non lo fanno i
poemi e romanzi scritti su di lei, data la scarsità d’informazioni storiche peraltro a volte contrastanti; si tratta dunque
dichiaratamente di un lavoro d’invenzione, che tiene conto e spesso cita le fonti sopra nominate e altre ancora, e proprio
dai contrasti suddetti trae spunti interessanti da un punto di vista drammaturgico. Invenzione a partire fin dalla
collocazione della scena, che non si apre, infatti, sul IV secolo né ad Alessandria d’Egitto, ma su un ipotetico futuro: siamo
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nell’anno 2415, ossia duemila anni dopo la tragica morte di Ipazia, di cui secondo le fonti più autorevoli il vescovo Cirillo fu
la causa (diretta o indiretta, non ci è dato sapere con certezza); e il luogo è una sorta di anfratto spazio-temporale in cui,
grazie a un misterioso espediente, sono stati custoditi i cinquecentomila volumi del Museo di Alessandria, la biblioteca più
grande del mondo, che sarebbero altrimenti andati distrutti durante un intenzionale incendio. La protagonista agisce
quindi in questa sorta di avveniristico archivio d’informazioni, che diviene il suo personale teatro. Prendono qui corpo voci
personaggi ed episodi in una narrazione per frammenti che procede non secondo una logica di temporalità degli eventi,
ma seguendo le associazioni della protagonista, una delle Ipazie possibili (immagine mutuata dal romanzo “Baudolino” di
Umberto Eco); l’Ipazia storica era una filosofa neoplatonica, seguace di Plotino, secondo cui il tempo è immagine
dell’Eternità, Eternità in cui tutto si presenta come simultaneo, non esiste un prima e un dopo. E, in effetti, la storia di
Ipazia e del suo tempo, su cui il pubblico è invitato a riflettere come in una delle sue lezioni, si ripete in ogni tempo.
Tommaso Urselli, drammaturgo
Nota biografica. Tommaso Urselli è nato a Taranto e risiede a Milano. Tra gli altri suoi lavori per il teatro pubblicati e rappresentati: La porta (La
Mongolfiera Editrice), Festival Tramedautore, con Maria Eugenia D’Aquino, Luca Fusi, Vladimir Todisco, regia di Annig Raimondi. Voci dalla città (La
Mongolfiera Editrice), una raccolta di testi scritti dal 2003 al 2005 per “Città in condominio” e presentati in diversi luoghi (Teatro Out Off, Scuola D’Arte
Drammatica Paolo Grassi, Radio Popolare, Milano; Festival CasteldeiMondi, Andria). Vince nel 2004 la prima edizione del premio “Parole in scena” per il
teatro-ragazzi con il testo La città racconta (Edizioni Corsare); allo spettacolo, con la regia di Paola Binetti, viene assegnato il Premio Unicef per il teatroscuola. Nel 2006 scrive Canto errante di un uomo flessibile, vincitore del Premio Fersen per la drammaturgia e pubblicato da Editoria&Spettacolo. Nel
2007 cura con Renata Molinari e Renato Gabrielli la pubblicazione di A proposito di menzogne – testi per Città in condominio, L’Alfabeto urbano, Napoli.
Sempre nel 2007 è attore e autore di Ma che ci faccio io qua. Appunti per uno sconcerto sulla città (Edizioni Corsare), regia di Paolo Trotti, in scena al
Teatro della Cooperativa e al Teatro della Contraddizione, Milano. Nel 2008 è autore e regista di Piccole danze quotidiane, che debutta al Pim Spazio
Scenico. Nel 2009 Perché tutti sono famosi e io no. L’importanza di chiamarsi Erostrato (Edizioni Corsare) debutta al Teatro Litta con Paolo Cosenza e
Gian Marco Capraro, regia di Alberto Oliva. Nel 2010 scrive il testo In-equilibrio commissionatogli per il Festival Connections, Teatro Litta. Nello stesso
anno debutta Il Tiglio. Foto di famiglia senza madre, tra i vincitori del premio Borrello 2010 per la drammaturgia; regia di Massimiliano Speziani; con
Filippo Gessi, Massimiliano Speziani, Teresa Timpano.
Futuro possibile
L’espediente drammaturgico di Tommaso Urselli, che colloca il suo testo su Ipazia nel futuro, nel 2415, ha un effetto
liberatorio. Ci libera dalla necessità filologico-archeologica, la necessità di restituire il personaggio di Ipazia con esattezza
storica e ci permette di farci trasportare completamente dall’urgenza poetica e narrativa. Che cosa vuole dirci oggi Ipazia?
Perché deve raccontarci la sua storia? E perché il suo racconto è così necessario? La nostra risposta, una delle possibili, è
che la sua sia una funzione salvifica. Ipazia è un’occasione, nel senso montaliano del termine, per salvare pezzi, brandelli di
conoscenza, per salvare la possibilità stessa della conoscenza, la possibilità di fare scienza e divulgarla, oggi come in ogni
tempo. Abbiamo voluto immaginare che Ipazia sia qui per portare in salvo, nascondendoli negli anfratti spazio-temporali di
cui parla Urselli, i libri della biblioteca di Alessandria, metafora di tutti i libri, di tutti i prodotti della tensione alla
trascendenza propria dell’animo umano, che tende a superare la finitezza del singolo essere per trovare un senso, un
ordine, un’armonia superiore.
Valentina Colorni, regista
Ai limiti dell’aria
Ipazia, nel suo nome è nascosta la nota più acuta che noi spesso immaginiamo alta, dando così al suono anche una
collocazione spaziale. La musica è qui una ricerca parallela che tocca anche zone inudibili. Il suo titolo è, infatti, Ai limiti
dell’aria, percorre le regioni estreme delle onde sonore dove abita la nota più acuta, lontana dai suoni che in contrappunto
rotolano sul palcoscenico, gravi e sperduti. Un suono-respiro che obbedisce a proporzioni geometriche, mascherato con
gli artifici antichi dell’arte combinatoria dei suoni, che a noi lasciano intuire uno specchio, un cammino a ritroso,
un’ombra, ma mai ci concedono di conoscere la vera inudibile nota più alta.
Maurizio Pisati, compositore
Un tempio per morire. Un tempo per la conoscenza
Ipazia visse ad Alessandria. Di quella città percorse le strade. Lì studio, insegnò, indagò lo spazio. Con suo padre, con i suoi
allievi. Tra i volumi, all’interno di una grande biblioteca. A duemila anni dalla sua morte, violenta, cruda, consumata in un
edificio sacro, Ipazia è ancora qui. Abita ancora, come allora, un luogo fatto di risposte e di domande, e ancora risposte e
ancora domande. Esiste un luogo sicuro, nel tempo, per il sapere. Una dimora per la conoscenza, al riparo dai conflitti,
dalle certezze assolute, dalle verità. Un luogo che non può bruciare, che non può finire.
E’ in questa terra di nessuno in un tempo che non c’è che Ipazia, dopo le domande e le risposte, e ancora domande e
ancora risposte, cerca la propria soluzione.
Andrea Ricci, scenografo
Domenica 11 marzo 2012 – ore 18
Progetto DonneTeatroDiritti - ScienzainScena
Voci intorno a Ipazia – incontro con il pubblico
Al termine della rappresentazione, l’autore e i protagonisti dello spettacolo incontrano il pubblico per approfondire il
risvolto storico e scientifico della vicenda che ruota intorno alla figura di Ipazia: testimonianze e curiosità.
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Teatro Oscar, Via Lattanzio 58, 20137 Milano
MM3 - Staz. Lodi T.I.B.B. | Tram: linea 16 Fermata Tito Livio - Lattanzio | Filobus: linea 92 - Fermata Umbria – Comelico
Orari spettacoli: MART-SAB 21:00 | DOM ore 17:00
Informazioni: tel: 02 - 36503740 | e-mail: [email protected] - [email protected]
Orari biglietteria: LUN-SAB: 16.00-19.00 e 19.30-21.00 l DOM dalle 15.30 a inizio spettacolo
Costo biglietti: Intero €24 | Ridotto e Convenzioni €18 | Under 25/Over 60 €12 | CRAL e gruppi €10 (min 10
persone) | Prevendita €1,50 – ABBONAMENTI: OSCAR 9 spettacoli 80,00€ - CARD AMICI DI PACTA 5 spettacoli a
55,00€ - INVITO A TEATRO - Convenzioni: A TEATRO CON FIDATY ESSELUNGA– PINK CARD
Ufficio stampa iagostudio
Giulia Colombo cell. 338.4737984 – e-mail: [email protected]
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