relazione del Segretario Generale Regionale Oliviero

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Relazione Comitato Direttivo
SPI CGIL Umbria 27/3/2013
Care compagne, cari compagni,
in queste settimane si sono svolti in Umbria i direttivi Provinciali e di
Lega nei quali è stata fatta l’analisi del voto, questa mattina la
faremo in questo direttivo con i contributi dei compagni Mario Bravi,
Segretario Generale della CGIL dell’Umbria e Riccardo Terzi
Segretario Nazionale SPI-CGIL che concluderà i nostri lavori.
Durante la campagna elettorale alle assemblee abbiamo invitato i
candidati del Centro Sinistra, ci siamo confrontati sulle proposte del
sindacato dei pensionati e della confederazione.
La sanità, il welfare, le pensioni, la non autosufficienza e il lavoro
che manca sono stati gli argomenti affrontati e sui quali abbiamo
chiesto un impegno perché fossero inserite tra le priorità.
Come SPI eravamo in attesa di un esito diverso dal risultato che si
è avuto con il voto del 24/25 febbraio u.s.
Ci siamo impegnati, anche noi, perché il Centro Sinistra avesse la
maggioranza dei consensi per garantire la governabilità, sapevamo
che l’impresa non era facile in modo particolare al Senato, a causa
della legge elettorale che assegna il premio di maggioranza a livello
di ogni singola regione.
La delusione per la mancata vittoria, da parte di molti di noi è
palese, ma ora non possiamo farci prendere dallo sconforto; con
senso di responsabilità e realismo, dobbiamo riprendere un lavoro
di ascolto e di orientamento della nostra gente, spiegando cosa è
successo e quali possibili scenari si possono determinare per il
Paese.
Penso anche che la discussione che faremo questa mattina
sarebbe utile e necessaria farla in tutta la nostra organizzazione, a
partire dalle categorie degli attivi, avendo ben presente ciò che è
successo con il voto, in particolare quello degli operai che
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storicamente è stato il blocco sociale di riferimento dei partiti di
sinistra e, che, in queste elezioni si è fortemente ridotto.
Il 40,1% degli operai ha votato Movimento 5 Stelle, il 25,8% PDL e il
21,7% per il Centro Sinistra: sono dati su cui credo necessario, da parte
della nostra Organizzazione, riflettere e capire cosa è successo.
Questi andamenti di voto dimostrano, al di là dei numeri, quanto sia stato
insufficiente e lontano il rapporto tra il Centro Sinistra e il suo blocco
sociale di riferimento.
Le elezioni politiche, del 24/25 febbraio, hanno reso evidente la crisi
di fiducia degli elettori nei confronti dei partiti tutti.
Diverse sono le cause, ma ciò che deve far riflettere è la crisi
dell'idea stessa della rappresentanza.
Per quanto riguarda il centrosinistra deve cambiare le sue
politiche e il suo modo di agire e di essere per recuperare
consenso e dare una prospettiva di futuro alle giovani generazioni e
ai tanti lavoratori che in questi anni, con la crisi, hanno perso il
lavoro e il potere di acquisto di pensioni e salari.
L'affermazione del Movimento 5 Stelle non può essere
sottovalutata, ha intercettato il forte disagio sociale e il profondo
malessere che c'è nella società, disagio che invece avrebbe la
necessità di ascolto, di proposte e di risposte ai tanti problemi e
che, quel Movimento, in questa fase sembra non essere
interessato a dare.
Con l’atteggiamento di totale chiusura finora dimostrato, il
Movimento 5 Stelle si sta assumendo la responsabilità di contribuire
ad aggravare la situazione del Paese, impedendo la formazione di
un Governo del cambiamento, di cui c’è urgente bisogno.
Dare corso ad una politica più sobria che riduca i propri costi, più
attenta ai bisogni delle persone e contestualmente dia il via ad un
programma di rilancio dell’economie e dell’occupazione: sono i
primi atti da compiere in questa fase, la politica deve essere intesa
come servizio per le comunità in cui si opera e non per scorciatoie e
ambizioni personali come in alcuni casi è avvenuto anche in un
recente in passato.
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Per questo penso che la politica prima di tutto deve
comprendere la domanda di cambiamento che viene dalla società,
le ragioni sono molte, ma ignorarle sarebbe sbagliato, perché
quando milioni di elettori cambiano opinione di voto, ciò sta a
significare che si è prodotta una profonda lacerazione nella società.
La crisi della rappresentanza interessa non solo la politica ma
anche il sindacato, perché la rappresentanza si afferma o declina
insieme, come sindacato non possiamo sottovalutare questo
movimento che in se a prodomi (indizi premonitori) di una di
società dove i corpi intermedi non devono esistere compreso il
sindacato confederale.
Da qui l’attacco portato in campagna elettorale al ruolo e alla
funzione del sindacato confederale generale, immaginando una
società dove i rapporti sono regolati direttamente tra il lavoratore e il
datore di lavoro.
La crisi che ha colpito in questi anni il nostro Paese ha una
dimensione devastante, per la mancanza di lavoro e di un sistema
di Welfare pubblico fortemente ridimensionato per effetto dei tagli
lineari fatti dai governi Berlusconi e Monti.
Siamo in una società dove sono aumentate le diseguaglianze, e
dove si è fatto pagare alla parte più debole della società il peso
maggiore della crisi.
La crisi inoltre ha colpito pesantemente le donne, con la perdita del
posto di lavoro e in questo particolare contesto della crisi gli è
impedito anche il rientro nel mercato del lavoro stesso.
Con l'aumento esponenziale della disoccupazione femminile, alle
donne, inoltre, aumenta il carico di lavoro di cura, in particolare
degli anziani, a causa dei pesanti tagli al sistema di welfare che ha
drasticamente ridotto i servizi alla persona.
I pensionati molto spesso si sono dovuti fare carico dei propri figli e
nipoti che hanno perso il lavoro o che il lavoro non trovano, lo
hanno fatto e lo stanno facendo come possono, a volte privandosi
anche delle necessità primarie, rinunciando ad esempio alle spese
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mediche, mangiando cibi più scadenti o astenendosi dall’andare in
vacanza, pur di risparmiare.
Gli anziani si sono fatti “ammortizzatori sociali”, supplendo spesso
all’assenza dello Stato, lo stesso hanno fatto tutti coloro che si sono
presi cura delle persone più fragili all'interno della propria famiglia,
in particolare per disabili e non autosufficienti, per l’assenza di
servizi che sono stati ridotti a causa dei tagli lineari al sistema di
Welfare pubblico.
Le responsabilità di questa difficile situazione non dobbiamo mai
dimenticarci di dirlo, sono di Berlusconi, che speravamo fuori dalla
scena politica dopo le sue dimissioni, ma il Cavaliere di Arcore è
tornato alla politica, si è ripresentato come se non avesse nessuna
responsabilità della situazione del Paese, ha rischiato di vincere di
nuovo le elezioni pur avendo dimezzato i propri voti, nonostante i
tanti guai che ha prodotto al Paese, sono davvero cose
incomprensibili in altri paesi a democrazia avanzata, ma questa
purtroppo è la realtà in cui noi viviamo.
Chi ha governato in questi anni il paese porta le maggiore
responsabile di questa situazione, ma con altrettanta chiarezza
dobbiamo dire che chi è stato all'opposizione non ha saputo
interpretare il disagio forte che emergeva nella società, perché
troppo distante dai problemi reali, a causa di una politica fatta
prevalentemente sui media (televisione e giornali) e non sul
territorio.
Tornare tra la gente per capire i bisogni e saperli interpretare deve
essere la missione dei partiti del centrosinistra.
Anche in Umbria dal voto è venuto un segnale chiaro, il centro
sinistra per la prima volta è sceso sotto il quaranta per cento, in
diverse città il Movimento 5 Stelle è il primo partito, con il rischio
che alle prossime elezioni amministrative alcuni importanti comuni
cambino colorazione.
Fin da subito la parola d'ordine deve essere quella dell’urgenza di
tornare a parlare dei problemi tra e con la gente.
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Ma questo voto interroga anche noi, il Sindacato, il suo modo di
agire e di stare nel territorio, tra i lavoratori e i pensionati (ancor più
di quanto lo SPI non stia già facendo), per comprendere meglio le
loro condizioni generali di vita (di lavoro, di reddito e di salute), per
far conoscere le nostre proposte, a partire dal Piano per il Lavoro e
dal progetto per un nuovo modello di welfare motore di sviluppo,
condizioni necessarie per ricostruire una nuova idea di società.
Tutto ciò chiede anche allo SPI dell'Umbria di riprogrammare una
vasta campagna di assemblee, utili anche per il tesseramento,
allargando il più possibile il campo della partecipazione con una
capillare informazione, fatta di volantinaggi, che raggiunga non solo
i pensionati ma altri cittadini, lavoratori e giovani, per far conoscere
le nostre singole proposte (pensioni - sanità - welfare - non
autosufficienza), la contrattazione sociale e regionale e anche per
ascoltare quelli che sono i loro problemi quotidiani.
In questi giorni sono in corso le consultazione, per la formazione
del Governo, il Presidente del Consiglio incaricato Bersani ha voluto
dare un segnale nuovo, iniziando il confronto con le parti sociali.
Un segnale importante, in un momento drammatico della vita
di milioni di persone che soffrono a causa della crisi, il lavoro e
l’economia sono le priorità da cui bisogna partire.
A fronte di un Paese che sta precipitando sarebbe opportuno
che tutti si assumano la propria responsabilità senza porre
condizioni inaccettabili.
La disoccupazione è a livelli mai raggiunti negli ultimi 20 anni,
imprese che chiudono o falliscono a ritmi elevati, assenza
d’investimenti, un patto di stabilita che strangola le imprese che
lavorano per la pubblica amministrazione, ammortizzatori sociali
non rifinanziati per oltre cinquecentomila cassaintegrati, una
altissima percentuale di giovani disoccupati, milioni di pensionati
che sono costretti a vivere con basse pensioni: questa è la reale
fotografia del Paese.
Ma questo voto parla anche della mancanza di prospettive dei
giovani ai quali è stato rubato il futuro, giovani su cui abbiamo
investito per lo studio e il sapere ai quali la società non è in grado
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di offrire prospettive di lavoro se non quella di fuggire in alcuni paesi
esteri.
Reclamare un governo del cambiamento e poi congelare i voti
di milioni di elettori è la scelta peggiore per il paese, con il concreto
rischio di un ritorno in tempi brevi alle urne e con la responsabilità di
un possibile ritorno del sobillatore Berlusconi al Governo.
Utilizzare al meglio questa opportunità vorrebbe dire fare
l’interesse del paese.
L’Italia ha urgente bisogno di un governo politico del
cambiamento, che affronti il dramma del lavoro, che faccia ripartire
l’economia con interventi immediati per rilanciare l’industria e
l’occupazione, che riduca i costi della politica, semplifichi i livelli
istituzionali, approvi una nuova legge elettorale rilanci il Welfare
quale motore di sviluppo e finanzi gli ammortizzatori sociali .
Domani il paese saprà se questi drammatici problemi potranno
avere in tempi brevi un governo in grado di affrontarli rimettendo in
movimento l'intero sistema italiano.
Dalla consultazione, fatta dal Presidente incaricato, con le parti
sociali esce un quadro drammatico della situazione economica del
Paese, una economia ferma con una disoccupazione dilagante e
una capacità minima di resistenza.
Se questa è la vera situazione del Paese, e non c'è motivo di
dubitare, l'unica soluzione possibile in questo momento è quella di
avere un governo politico in grado di affrontare questi drammatici
problemi.
La Cgil sono anni che denuncia la situazione di difficoltà del
Paese e del suo apparato produttivo.
Sin dal 2005 avevamo denunciato il rischio di un declino del
nostro apparato produttivo; in tutti questi anni e dall'esplodere della
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crisi finanziaria del 2008 chi ha governato non ha fatto ciò che era
necessario fare e che negli altri paesi è stato fatto con interventi a
sostegno delle rispettive economie e per il lavoro.
L'Umbria, come il resto del paese, è dentro questo scenario.
La stessa linea su cui si basa il DAP regionale in gran parte si
muove nella direttrice delle dinamiche nazionali.
Possiamo quindi affermare che anche nella nostra Regione c'è
l'estrema necessità di chiamare, ad un comune sforzo, tutti gli attori
sociali e istituzionali per definire e sostenere progetti finalizzati al
rilancio della economia e della occupazione, soprattutto per quella
giovanile; puntando in particolare su un nuovo modello industriale
che valorizzi le eccellenze, vedi l'energia alternativa stimolando la
domanda, e il sistema di welfare.
Le stesse risorse comunitarie, derivanti in particolare dai fondi
FAS, andrebbero utilizzate rapidamente in forme nuove, in grado di
produrre sviluppo e lavoro.
Il piano del lavoro presentato, alla comunità regionale umbra,
dalla CGIL, può e deve diventare un punto di riferimento su cui
chiamare a raccolta il sistema delle imprese della nostra Regione.
Il piano deve saper guardare con più attenzione ad un moderno
sistema di welfare che può rappresentare un vero motore di
sviluppo, per questo credo che anche come SPI dobbiamo portare il
nostro contributo per arrivare in tempi brevi ad una proposta in grado
di declinare le azioni necessarie da intraprendere tese a qualificare i
servizi alla persona.
Parte proprio da qui la necessità di contrastare quella corrente di
pensiero che vuol far credere che in Italia si spende troppo rispetto
agli altri Paesi europei per il welfare, che esso è un costo che il
paese non si può permettere ed
il suo ridimensionamento
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equivarrebbe per pagare meno tasse per una parte della società,
quella più benestante.
Per noi il sistema di welfare universale, come il diritto alla salute
e alla assistenza, non è un costo bensì un valore di democrazia ed
una straordinaria opportunità di sviluppo, una parte importante
dell'economia che qualifica il sistema paese.
Investire nella ricerca, nel sapere, nella cultura crea una
occupazione di qualità che ci permette di essere meno dipendenti da
paesi esteri.
Per quanto riguarda la contrattazione sociale, per noi come SPI
di fondamentale importanza, dobbiamo sviluppare una azione di
confronto la più ampia possibile, coinvolgendo gli Ambiti Sociali, i
Distretti Socio Sanitari ed un numero più ampio possibile di Comuni
sapendo delle difficoltà che incontreremo in questa fase di
predisposizione dei bilanci comunali causa i pesanti tagli lineari fatti
dai Governi Berlusconi e Monti.
Per noi i punti qualificanti riguardano:
> il recupero del potere di acquisto attraverso l'estensione di
fasce di esenzione sulle tariffe e sulle addizionali IRPEF Comunali;
una rimodulazione dell'IMU introducendo fasce di esenzione come
proposto dalla CGIL nazionale; per quanto riguarda la TARES
andare oltre le esenzioni previste nella normativa legislativa.
> puntare all'innalzamento delle fasce di esenzione dei redditi da
lavoro e da pensione in sede locale.
> l'estensione della presenza di strutture di aggregazione come
"case di quartiere", "centri anziani".
In questo contesto del "welfare leggero" assume una
importanza, sempre più ricca di significato, l'attività del volontariato
che si unisce alla attività non retribuita degli anziani in famiglia nella
assistenza domiciliare, anche attraverso un ruolo diverso del
badantato, che abbia un minor costo per l'assistito attraverso
soluzioni articolate, azioni necessarie alla tutela e al benessere
degli persone anziane innanzitutto sole.
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> politica dell'abitare che impegni i Comuni, singoli o associati,
per dare risposte alla domanda di abitazione ma anche e soprattutto
per la messa in sicurezza degli immobili, abitati da anziani, a partire
dal superamento delle barriere architettoniche come indicato anche
nel DAP.
Tutto ciò non significa precludere altre priorità, che nei territori e
nelle leghe vengano individuate, e portate al confronto con i Comuni
in sede di contrattazione, compreso la parte di loro competenza
riguardante la progettazione inerente l'invecchiamento attivo che
assegna, alle organizzazioni sindacali dei pensionati e alle
associazioni del volontariato, un ruolo importante sulle linee definite
in sede di indirizzo della legge regionale.
Per quanto riguarda i Distretti Socio Sanitari è opportuno
sviluppare un confronto, possibilmente insieme alla confederazione,
sul potenziamento reale dei servizi territoriali: qualificazione dei
centri salute e dei punti di erogazione dei servizi dislocati nel
territorio.
Realizzazione della vera "casa della salute" almeno una per
distretto come previsto dalla stessa legge di riordino sanitario
regionale, con tempi e modalità di realizzazione concordati,
l'introduzione della medicina di iniziativa con un diverso ruolo dei
medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, il tutto
accompagnato da un piano di prevenzione con momenti di verifica
con le parti sociali.
Nell'incontro di venerdì 29 marzo p.v., con il Presidente
dell'ANCI Regionale, saranno affrontate alcune delle questioni prima
richiamate in quanto necessitano di una regia regionale, vedi il
trasporto pubblico e la tutela del reddito da pensione, così come
tutta la problematica della non autosufficienza.
Dopo la firma del protocollo con la Regione avvenuta il 12
febbraio u.s., ora occorre dare seguito al confronto sulla piattaforma
sulla quale vi è la disponibilità della Presidente Marini tant'è che era
già stato fissato l'incontro, sull'attuazione della prima triennalità
del "PRINA" e rinviato a causa del congresso regionale della
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FNP CISL, incontro che vedrà la partecipazione oltre che la
Presidente Marini anche dei Direttori delle 2 ASL.
Ritengo opportuno che a quella riunione siano presente anche i
due territori visto
il tema specifico che sarà affrontato. Questo
incontro non è esaustivo delle verifiche concordate nel
protocollo, comunque prima dell'estate il nostro obbiettivo
rimane quello di definire un accordo sulla piattaforma che per
noi, ricordo, significa anche dare, soprattutto, strutturalità al
fondo regionale per la non autosufficienza. Sapendo che le
problematiche della non autosufficienza sono complesse e noi
confermiamo la scelta della domiciliarità con una adeguata e
potenziata assistenza domiciliare integrata al fine di ridurre il più
possibile i ricoveri presso le strutture residenziali dove troppo spesso
avvengono episodi non degni di una società civile.
Concludendo vorrei ricordare che il protocollo sottoscritto con la
Giunta Regionale è un importante contributo al tavolo regionale del
welfare perché li viene valorizzato il sistema del welfare pubblico in
quanto si afferma che occorre riconfermarlo e potenziarlo come
strumento funzionale allo sviluppo economico e sociale, sostenendo
le politiche per la famiglia anche attraverso la tutela del potere di
acquisto indiretto delle persone (addizionale regionale), sostenendo
la crescita e l'innovazione dei servizi nei quali, sia la qualità che
l'appropriatezza, si coniughino con i bisogni vecchi e nuovi dei
cittadini.
Parti del protocollo sono comprese nello stesso DAP regionale.
Per noi è importante aver recuperato il tavolo di confronto con la
regione sulla non autosufficienza; lo stesso protocollo è uno
strumento necessario per la contrattazione sociale e socio sanitaria
nel territorio.
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E' evidente che sta a tutti noi affinché il protocollo trovi concreta
attuazione in tutte le sue parti.
Infine qualora il confronto dovesse subire ulteriori rinvii
ingiustificati e/o i risultati dello stesso non fossero quelli da noi
auspicati, saranno promosse iniziative di mobilitazione dei pensionati
anche a livello unitario.
Oliviero Capuccini
Segretario Generale Spi Cgil Regionale dell'Umbria
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