critica hegeliana sul concetto kantiano di intuizione

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Introduzione
In questo lavoro tratteremo della critica fatta dal realismo alla negazione del concetto
di intuizione di Immanuel Kant1.
Il modo con cui procederemo in questo lavoro è il seguente: nel primo capitolo
tratteremo del concetto di intuizione nel pensiero antico soffermandoci su Platone2,
Aristotele3 e Plotino4. Poi passeremo a vedere questo concetto nel pensiero di
sant'Agostino5, san Tommaso d'Aquino6 e Ruggero Bacone7. Infine vedremo lo stesso
concetto nel pensiero dei filosofi moderni iniziando da Cartesio8 fino a Leibniz9 passando
per Spinoza10 e Locke11 .
Nel secondo capitolo, invece, vedremo questo concetto nel pensiero kantiano
prendendo in esame la “Critica della ragion pura”.
Infine nel terzo ed ultimo capitolo vedremo come l'idealismo criticherà la posizione
di Kant sul concetto di intuizione intellettuale e per spiegare meglio questa concezione
prenderemo in esame la posizione di Sofia Vanni Rovighi12.
1 Filosofo tedesco nato a Konigsberg, odierna Kaliningrad, nel 1724 e morto nel 1804. Fu il massimo rappresentante
tedesco dell'illuminismo e il fondatore del criticismo. Cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Kant , Milano 1988.
2 Filosofo greco nato ad Atene nel 427a.C. e morto nel 347 a.C. . Cfr. op. cit., Platone.
3 Filosofo greco nato a Stagira nel 384 a.C. e morto nel 322 a.C.in Calcide. Cfr. op. cit., Aristotele.
4 Filosofo greco nato a Licopoli nel 205 e morto in Campania nel 270. Fu uno dei maggiori esponenti del pensiero
neoplatonico. Cfr. op. cit.,Plotino.
5 Teologo, filosofo e padre della chiesa nato a Tagaste nel 354 e morto a Ippona nel 430. Cfr. op. cit., Agostino.
6 Teologo e filosofo italiano nato a Roccasecca nel 1221 e morto Fossanova nel 1274. Cfr. op. cit., Tommaso d'
Aquino.
7 Filosofo e teologo inglese nato a Ilchester nel 1214 e morto nel 1292 .Cfr. op. cit., Bacone.
8 Filosofo e scienziato francese nato a La Haye nel 1596 e morto a Stoccolma nel 1650. Fu definito il padre della
filosofia moderna. Cfr. op. cit., Cartesio.
9 Filosofo, scienziato e storico tedesco nato a Lipsia nel 1646 morto ad Hannover nel 1716. Cfr. op. cit., Leibniz.
10 Filosofo olandese nato ad Amsterdam nel 1632 e morto a L'Aia nel 1677. Cfr. op. cit., Spinoza.
11 Filosofo inglese nato a Wrington nel 1632 e morto a Oates nel 1704. Cfr. op. cit., Locke.
12 Vanni Rovighi S., Introduzione allo studio di Kant, La scuola, Brescia 1968.
1
1. Evoluzione del concetto di intuizione
1.1 Nel pensiero antico
Il termine intuizione, che significa “visione”13, da sempre, ha indicato una delle
possibilità della conoscenza da parte dell'uomo e si differenzia dalla conoscenza deduttivalogica perché essa è la prima forma di conoscenza dell'uomo perché con essa l'uomo entra
in rapporto con la realtà.
Nel pensiero di Platone, questo concetto trova i suoi presupposti nel mito della biga
alata che si trova nel Fedro, che è un dialogo tra Fedro e Socrate dove il tema principale è
quello della conoscenza dell'anima nel mondo delle idee, cioè nell'iperuranio.
Platone definisce il modo di conoscere dell'anima, quando si trova nell'iperuranio,
intuitivo perché l'anima è pura razionalità e poi perché è la realtà che si mostra evidente
all'anima in un modo tale che essa possa coglierla con una intuizione.
In Aristotele questa concezione, come in Platone, rientra nel campo della conoscenza,
che in Aristotele viene chiamata dialettica ed è espressa nell'opera Analitici Secondi in cui
Aristotele espone il processo conoscitivo dell'uomo partendo dal fatto che l'anima umana è
una tabula rasa fino alla scoperta dei principi primi della scienza che avviene, come è
descritto nell'Opera, con l'intuizione da parte dell'uomo.
In Plotino più che di intuizione si parla di <<autointuizione>>14,ossia la conoscenza
diretta e non mediata; questo riguarda il modo con cui si arriva a conoscere il Bene in sé
senza aver bisogno di nessuna mediazione. Questo è possibile per il fatto che per conoscere
bisogna che l'oggetto e il soggetto siano sempre più vicini, ma una volta arrivati a
combaciare, paradossalmente, soggetto e oggetto sono lo stesso. 15 Ciò viene definito da
Plotino autointuizione.
13 Cfr. Rossi P. (a cura di), Dizionario di filosofia, La nuova Italia, Milano 2000, p.237.
14 Cfr. http://www.filosofico.net/plotino.htm
15 Ibidem.
2
1.2 Nel pensiero medievale
Dopo aver visto come il concetto di intuizione sia stato considerato tra i filosofi del
periodo antico tentiamo di analizzare e di sintetizzare tale concetto nel pensiero medievale
in particolare secondo le posizioni di Sant'Agostino, San Tommaso e di Ruggero Bacone.
In questo periodo le posizioni
sull'intuizione sembrano essere due: quella
riconducibile al pensiero di Sant'Agostino e di San Tommaso e quella riconducibile al
pensiero di Ruggero Bacone.
Cosi Agostino nelle Confessioni: << tutte queste cose di cui sei l'autore noi le
vediamo perché esistono, mentre è perché tu le vedi che esistono>>16. Nella Summa
Theologiae17, san Tommaso definisce l'intuizione come il modo con cui viene definita la
conoscenza di Dio che crea in quanto vede.
Invece la seconda teoria sull'intuizione nel pensiero medievale è quella di Ruggero
Bacone che nella sua opera Opus maius afferma invece che l'intuizione è il modo con cui
l'uomo conosce partendo dall'esperienza che per il pensatore inglese è il modo con cui
l'uomo arriva alla verità18:
<< Senza l’esperienza niente può essere conosciuto sufficientemente. Infatti due sono i
mezzi del conoscere, la dimostrazione e l’esperimento. La dimostrazione conclude e ci fa concedere
la conclusione, ma non rende certi né toglie il dubbio, in modo che lo spirito si riposi nella visione
della verità, se non la trova per mezzo dell’esperienza; perché molti hanno argomenti per lo scibile,
ma siccome non hanno esperienza, li trascurano e non evitano le cose nocive né perseguono le cose
buone. Se difatti un uomo, che non ha mai visto il fuoco, ha provato con argomenti sufficienti che il
fuoco brucia e intacca e distrugge le cose, mai per questo si acquieterebbe lo spirito
dell’ascoltatore né eviterebbe il fuoco prima di avvicinare la mano o una cosa combustibile al
fuoco, in modo da provare con l’esperienza ciò che l’argomento insegnava. Ma, ottenuta
l’esperienza della combustione, lo spirito si rende certo e si acquieta nel fulgore del vero. Non
basta, quindi, l’argomento, ma si richiede l’esperienza>>19.
1.3 Nel pensiero moderno
Per quanto riguarda il pensiero moderno affronteremo il tema dell'intuizione
esponendo le tesi di Cartesio, Spinoza, Locke e Leibniz.
16 Cit. Agostino, confessioni, XIII, 38 in http://www.filosofico.net/coago.htm
17 Cfr. Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, Marietti, Torino 1820, I,q. 14, a. 13
18 Cfr. Rossi P. , op. cit, p. 237
19
Cit. Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano 1966, vol. V, p. 576.
3
Nel pensiero cartesiano l'atto intuitivo rientra nella prima regola del metodo
conoscitivo cartesiano che riguarda il criterio dell'evidenza, l'intuizione, che Cartesio così
descrive:
<<Non è la fluttuante testimonianza dei sensi o del giudizio dell'immaginazione
malamente combinatrice, ma un concetto della mente pura e attenta così facile e distinto
che non rimane alcun dubbio intorno a ciò che pensiamo; ossia, il che è lo stesso, un
concetto non dubbio della stessa deduzione>>20.
Permette all'uomo di percepire le cose del mondo nella loro semplicità.
In Spinoza, L'intuizione rappresenta uno dei cardini del suo pensiero poiché il
razionalismo spinoziano è in realtà una visione guadagnata di intuizione con punte quasi
mistiche, poiché per il filosofo olandese l'intuizione rientra nei tre generi della conoscenza
e consiste nel modo di conoscere le realtà partendo dall'idea formale di alcuni attributi di
Dio alla conoscenza adeguata dell'essenza delle cose.
<< un terzo, che chiamerò scienza intuitiva, ossia conoscenza per visione diretta:
perché esso procede dall’idea adeguata dell’essenza formale di certi attributi di Dio alla
conoscenza adeguata dell’essenza delle cose; od anche - con procedimento inverso - perché
esso risulta dal vedere come la peculiare struttura razionale vera di una cosa o di un evento
s’inserisce adeguatamente nello schema funzionale razionale dell’intera Natura.>>21.
Per Locke, invece, il concetto di intuizione riguarda il modo di conoscere dell'uomo
che, secondo il filosofo inglese, avviene tramite l' esperienza empirica e che si sviluppa
successivamente nell'accordo tra le idee, che porta poi all'evidenza immediata. Questo
avviene, appunto, tramite l'intuizione che Locke definisce in questa maniera:
<< In essa lo spirito non si dà la pena di provare o di esaminare, ma percepisce la
verità come l'occhio la luce, solo dirigendosi verso di essa. Cosi lo spirito percepisce che il
bianco non è nero, che un circolo non è un triangolo [.......] Questa specie di conoscenza è
la più chiara e certa di cui l'umana fragilità sia capace. Questa parte della conoscenza è
irresistibile e, come lo splendore della luce solare, si impone immediatamente alla
percezione, appena lo spirito rivolge la sua vista in quella direzione; e non dà luogo a
esitazione, dubbio o esame, ma lo spirito è immediatamente riempito dalla chiara luce di
essa. Da questa intuizione dipende tutta la certezza e l'evidenza di tutta la nostra
conoscenza.>>22
Per Leibniz, infine, l'intuizione viene considerata come la forma di conoscenza,
20 Cit. Reale G. e Antiseri D., Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi 2, La scuola, Brescia 1983, p. 268.
21 Cit. Spinoza, Ethica, II, prop. 40 in http://www.filosofico.net/Antologia_file/AntologiaS/Spinoza_08.htm
22 Cit. Reale G. e Antiseri D., op. cit, p.387
4
infatti rientra nel suo metodo conoscitivo di stampo matematico, delle verità primitive di
fatto e di ragione, che parte dalle realtà più complesse fino a quelle più semplici definite dal
filosofo tedesco, appunto, primitive, riprendendo così il concetto di dialettica di Aristotele.
2. L'intuizione in Kant
Dopo aver visto come il concetto di intuizione si sia sviluppato nel corso della storia
del pensiero filosofico pre- kantiano, il nostro studio dovrà soffermarsi sulle riflessioni del
filosofo di Koninsberg.
In Kant, il concetto di intuizione viene spiegato nella sua opera più famosa, cioè la
Critica della ragion pura, opera scritta nel 1781, nella quale Kant cerca di capire come
funziona la nostra ragione, partendo dai sensi fino ad arrivare alla ragione passando per
l'intelletto, e se è in grado di formare dei giudizi sintetici a priori, che sono quelli in grado di
garantire il progresso alla scienza. Essi predicano qualcosa che non è implicito nella
definizione del soggetto, ma attribuiscono questo predicato basandosi su di un calcolo
oggettivo, che non deriva dall'esperienza personale, ed è per questo perfettamente
attendibile a differenza dei giudizi analitici e giudizi sintetici a posteriori23.
E per fare questo Kant opera quella che lui chiama rivoluzione copernicana << La
“rivoluzione copernicana”, che pone l'uomo al centro del processo conoscitivo, soddisfa l'esigenza
di avere conoscenze a priori degli oggetti. Le conoscenze a priori, infatti, sono le uniche che hanno
le caratteristiche della necessità e della universalità, e quindi della scienza.>>24, cioè pone non
più la ragione al centro e che si adatta agli oggetti ma sono gli oggetti che si adattano alla
ragione e alle sue forme di conoscenza << Finora si assunse che tutte le nostre conoscenze si
dovessero regolare secondo gli oggetti: ma tutti i tentativi di formare alcunché a priori su questi
mediante concetti, da cui venisse ampliata la nostra conoscenza, in seguito a questo presupposto
finivano per annullarsi. Si ricerchi ora pertanto, se noi non progrediamo meglio nei compiti della
metafisica con l'assumere che gli oggetti si debbano regolare secondo la nostra conoscenza: il che
già meglio concorda con la desiderata possibilità di una loro conoscenza a priori, che debba
23 Cfr. Kant, Critica della ragion pura, Laterza, Roma – Bari 2000,p. 39.
24 Cit.. Kant, op. cit. Prefazione alla seconda edizione.
5
stabilire alcunché sopra gli oggetti prima che questi ci siano dati.>>25, che Kant chiama
categorie trascendentali, che sono forme pure, cioè che non hanno nessun rapporto con la
sensibilità, tramite le quali viene filtrata la realtà delle cose.
Dopo di ciò Kant si chiede come l'uomo conosce e questo avviene proprio grazie al
concetto di intuizione, di cui Kant ne parla nell'estetica trascendentale.
In questa parte dell'Opera Kant analizza le forme a priori della sensibilità , che è la
facoltà di essere modificati dagli oggetti esterni. Infatti, ogni conoscenza comincia con l'
esperienza, ovvero con l' affezione dei nostri sensi da parte degli oggetti esterni attraverso
un' intuizione ( termine con il quale Kant indica qualsiasi rappresentazione immediata, cioè
non discorsiva)26.
Ma se l'esperienza fornisce a posteriori il materiale della conoscenza, sono invece
determinate a priori le forme, cioè le modalità del soggetto che condizionano e rendono
possibili la ricezione del materiale. L'intuizione conterrà quindi in sé due aspetti: da un lato,
il contenuto materiale della sensazione, dall'altro, la struttura formale che condiziona la
possibilità del ricevere.
Adesso andiamo ad analizzare la struttura formale dell'estetica trascendentale essa si
basa su due forme pure che sono spazio e tempo che hanno il compito di prendere le
informazioni, cioè i fenomeni, dall'esperienza e di rappresentarle nella mente dell'uomo. Ma
che caratteristiche hanno queste due intuizioni pure?
Lo spazio è l'intuizione pura dei fenomeni del senso esterno27 e che per Kant, senso
esterno viene definito in questa maniera:<<Mediante il senso esterno (una delle proprietà
del nostro spirito) noi ci rappresentiamo gli oggetti come fuori di noi, e tutti insieme nello
spazio>>28, il tempo è l' intuizione pura dei fenomeni del senso interno29 e che per Kant, a
sua volta , viene definito in tal maniera:<< il senso interno, mediante il quale lo spirito
intuisce se stesso, o un suo stato interno, non ci dà invero nessuna intuizione dell'anima
stessa, come di oggetto; ma c'è tuttavia una forma determinata per la quale soltanto è
possibile l'intuizione del suo stato interno, in modo che tutto ciò che spetta alle
25
26
27
28
29
Cfr. Grande Antologia Filosofica, op. cit., pp. 202-203.
Cfr. Kant., op.cit., p. .
Cfr. Ibidem, p.55 - 60 .
Cit. Ibidem, p. 55.
Cfr. Ibidem, p.63.
6
determinazioni interne vien rappresentato in rapporti di tempo>>30.
Ma poiché i fenomeni del senso esterno, in quanto dati al soggetto, sono anche
fenomeni del senso interno e vengono rappresentati nell'elemento temporale, il tempo viene
ad essere l' intuizione pura di tutti i fenomeni, di quelli del senso interno direttamente, di
quelli del senso esterno (dati direttamente nello spazio) indirettamente .Lo spazio e il tempo,
inoltre, stanno a fondamento della matematica , in quanto consentono la costruzione
intuitiva delle conoscenze sintetiche dell'aritmetica e della geometria.
Infatti, l'intuizione pura della continuità temporale sta alla base dell'aritmetica31,
rendendo possibile la successione numerica, cioè l'aggiunta successiva di una nuova unità
alla quantità numerica già data. Analogamente l'intuizione della contiguità spaziale fonda la
possibilità della costruzione delle figure geometriche32: la linea non è che il movimento
ideale di un punto nello spazio, così come il piano è dato dal movimento di una linea e il
volume dei corpi dal movimento di un piano.
Ben diverso è il discorso sull'intuizione nella seconda parte della critica, cioè quella
riguardante l'intelletto, definita da Kant analitica trascendentale poiché qui il filosofo
prussiano continua la sua ricerca analizzando l'intelletto e le sue forme a priori, che sono le
dodici categorie.
Egli inizia questa seconda parte dell'Opera parlando della distinzione che intercorre
tra la sensibilità e l'intelletto, definendo la prima recettiva ( o passiva) in quanto prende dalla
realtà le informazioni che gli servono e la seconda produttrice ( o attiva), in quanto prende
queste informazioni e ne fa delle conoscenze, quindi per questo motivo Kant afferma che le
intuizioni intellettuali non esistono perché l'intuizione fa parte della conoscenza sensibile,
però queste due sezioni sono si distinte, ma non sono separati poiché dalla sensibilità non
abbiamo concetti ma solo intuizioni invece dall'intelletto abbiamo solo concetti senza
intuizioni infatti essi sono uniti, anche se non possono scambiarsi i ruoli poiché l'intelletto
non può intuire nulla ne i sensi nulla pensare33, poiché un concetto sarebbe vuoto senza il
contenuto dei sensi e l'intuizione sensibile sarebbe cieca senza i concetti dell'intelletto,
30
31
32
33
Cit. Ibidem, p. 55.
Cfr. Ibidem, p.66.
Cfr. Ibidem, pp.57.
Cit. Kant, op.cit., p. 78.
7
quindi – come afferma Kant – solo dalla loro unione abbiamo la vera conoscenza.
3. Critica del Realismo alla negazione dell'intuizione di Kant
Dopo aver esaminato il concetto di intuizione in Kant, proveremo adesso ad
analizzare, nella terza parte del nostro lavoro, la critica portata dalla corrente realista alla
negazione del concetto di intuizione intellettuale da parte del filosofo di Koninsberg.
La critica a questo problema nasce dal fatto che Kant nega l'esistenza di un intuizione
intellettuale poiché afferma che l'intuizione riguarda solo la sensibilità; essa è la forma di
conoscenza dei sensi da cui poi l'intelletto prende i dati che gli servono per poter giudicare;
infatti, all'inizio della prima sezione della Deduzione metafisica, afferma Kant: <<noi non
possiamo avere nessuna intuizione intellettuale indipendente dalla sensibilità>>34.
Poi continua affermando che l'intelletto non è una facoltà di intuizione, ma senza di
essa l'intelletto non potrebbe formare i concetti, dato che, essi, senza la sensibilità e dunque
l'intuizione, sarebbero vuoti. Kant afferma inoltre, sempre nella prima sezione della
Deduzione metafisica, che: << Oltre l'intuizione, non c'è altra maniera di conoscere che
per concetti [.......] perciò la conoscenza propria di ogni intelletto, almeno dell'intelletto
umano, è una conoscenza per concetti: non intuitiva, ma discorsiva>>35, questo Kant lo
spiega dicendo che:<< Tutte le intuizioni, in quanto sensibili, riposano su affezioni; i
concetti, dunque, su funzioni. Ma io intendo per funzione l'unità dell'atto che ordina
diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. I concetti dunque si fondono
sulla spontaneità del pensiero, come le intuizioni sensibili sulla recettività
delle
impressioni>>36.
Questo problema si sviluppa perché alcuni Autori precedenti a Kant, come
Malebranche37, affermavano che l'anima è isolata dalle altre cose e che conosce solamente
34
35
36
37
Cit. ibidem, p.89.
Cit. Ibidem, pp.92-93,89.
Cit. Ibidem,p.89.
Filosofo francese nato a Parigi nel 1638 e morto nel 1715. Cfr. Enciclopedia Garzanti di Filosofia, op. cit.,
8
tramite l'unione diretta ed immediata con Dio e quindi conosce tutte le altre cose tramite,
appunto, la visione divina38.
Quindi la critica che la corrente realista porta a Kant è che Kant avrebbe negato
l'intuizione intellettuale perché anche lui si era lasciato prendere da un tale pregiudizio.
Quindi si andrebbe, in questa maniera, ad affermare una tesi che ammetterebbe il
concetto di innatismo, dato che l'intelletto avrebbe la possibilità di prendere i dati che gli
servono dall'anima stessa escludendo così la sensibilità: non si tratterebbe allora di
conoscenza umana.
Per questo motivo, Kant la nega: non ritiene possibile che per giustificare
intellettuale si ammetta la possibilità di un intelletto creatore, che prende le cose da dentro
l'uomo. Si renderebbe la conoscenza umana una conoscenza intellettuale, astrattiva e
soprattutto inadeguata.
Su questo punto Kant, secondo l'interpretazione di Vanni Rovighi39, aveva due
pregiudizi: uno riguardante la soggettività della conoscenza sensibile, l'altro riguardante la
natura dell'astrazione di stampo più empirista.
Sul primo pregiudizio, Kant afferma che se la conoscenza sensibile non dà solo
l'oggetto, ma la sua modificazione, tutto sarà irrimediabilmente soggettivo poiché esse non
dipenderebbero dall'oggettività della realtà ma da tutta una serie di componenti tipiche del
soggetto conoscente, quali il temperamento, la condizione di salute e le condizioni mentali
che andrebbero inevitabilmente a falsificare la realtà stessa40. .
Invece, sul secondo pregiudizio, Kant affermava che la tradizione empirista nei
confronti della conoscenza aveva creato un certo clima confusionario poiché considerava
l'idea come una specie di raccolta confusa di informazioni che si basavano su un unico
aspetto, quello comune; Kant nega e falsifica questa convinzione dicendo che essa
riguardava esclusivamente una conoscenza di tipo sensibile41.
38
39
40
41
Malebranche.
Cfr. Reale G. e Antiseri D., op. cit.,p. 293.
Cfr. Vanni Rovighi S. op.cit., p.148
Cfr, Ibidem, pp. 148-149.
Cfr, Ibidem, p. 149.
9
Conclusione
Con il presente lavoro abbiamo voluto presentare come Kant intendeva l'intuizione e
come il realismo critica questa sua idea; per fare questo abbiamo innanzitutto visto la storia
del concetto di intuizione partendo dal pensiero antico vedendo le posizioni di Platone,
Aristotele, che vedevano l'intuizione come una fase importante per arrivare alla conoscenza
dei principi primi della scienza, e di Plotino che consiste nel modo con cui l'anima conosce
il Bene in sé.
Di lì, poi, siamo passati a vedere questo concetto nel pensiero medievale analizzando
due posizioni quella di Agostino, Tommaso, che consisteva nel vedere le cose all'interno di
un Dio che crea in quanto vede, e di Ruggero Bacone, che era il modo con cui l'uomo
arrivava alla verità.
Poi abbiamo analizzato questo concetto nel pensiero moderno vedendo la posizione
di Cartesio, che consiste nel vedere l'evidenza delle cose reali, di Spinoza, che consiste nel
vedere le cose in Dio, di Locke, che vedeva l'intuizione come l'accordo tra le idee, e quella
di Leibniz, che vedeva tale concetto sul piano della conoscenza delle verità primitive di
fatto e di ragione.
Poi nel secondo capitolo,
abbiamo analizzato il concetto di intuizione in Kant
vedendolo prima nell'estetica trascendentale tramite le forme a priori di spazio e tempo e
poi nell'analitica trascendentale vedendo come Kant nega l'intuizione intellettuale.
Infine, abbiamo esaminato la critica del Realismo sulla negazione dell'intuizione
intellettuale di Kant, definendolo un pregiudizio che già altri pensatori prima di Kant
avevano affrontato.
10
Bibliografia
Enciclopedia Garzanti di Filosofia, Milano 1988.
Grande Antologia Filosofica, Marzorati, Milano 1966.
Kant, Critica della ragion pura, Laterza, Roma – Bari 2000.
Reale G. e Antiseri D., Il pensiero occidentale dalle origini ad oggi 2, La scuola, Brescia
1983.
Rossi P. (a cura di), Dizionario di filosofia, La nuova Italia, Milano 2000.
Tommaso d'Aquino, Summa Theologiae, Marietti, Torino 1820
Vanni Rovighi S., Introduzione allo studio di Kant, La scuola, Brescia 1968.
Sitografia
http:// www.filosofico.net//
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Indice
Introduzione........................................................................................p1
1.Evoluzione del concetto di intuizione.............................................p.2
1.1 Nel pensiero antico.............................................................p.2
1.2 Nel pensiero medievale......................................................p3
1.3 Nel pensiero moderno ........................................................p3
2. L'intuizione in Kant........................................................................p.5
3. Critica del Realismo alla negazione dell'intuizione di Kant............p.8
Conclusione........................................................................................p.10
Bibliografia.........................................................................................p.11
Sitografia.............................................................................................p.11
Indice..................................................................................................p.12
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