Platone Menone Nel Dialogo Menone Socrate vuole dimostrare che “apprendere” non è altro che “ricordare” ciò che abbiamo appreso in una vita precedente. Egli fa chiamare un ragazzo del tutto ignorante e gli propone un problema di geometria, il raddoppiamento del quadrato, che l’altro dovrebbe risolvere da sé soltanto “ricordando”. [...] Si tratta di costruire un quadrato che abbia area doppia di quella del quadrato ABCD. Il ragazzo ritiene dapprima che un tal quadrato si ottenga raddoppiando i lati, ma Socrate gli fa osservare che un tal quadrato ANLI così ottenuto è quadruplo e non doppio di quello dato. Si pensa allora che il quadrato di area doppia, dovendo avere un lato di lunghezza intermedia tra quella di AB e quella doppia, possa aver un lato che sia (come AP) uguale A B P N a una volta e mezza il lato primitivo. Ma si vede che neppure così facendo si ottiene il quadrato di area doppia. Finalmente viene suggerito di tracciare le diagonali DB, BM, MK, KD dei quattro quadrati componenti il quadrato ANLI e si vede che il quadrato DBMK avente per lati le diagonali stesse ha l’area doppia di quella di partenza: è, cioè, il quadrato che si cercava. Si tratta di un caso particolare del Teorema di Pitagora, e precisamente di quello riguardante il triangolo rettangolo isoscele: infatti, riferendoci al triangolo rettangolo isoscele ADB, il quadrato costruito sull’ipotenusa BD risulta uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti AB, AD, cioè risulta doppio del quadrato costruito sul cateto AB. (cit. da Attilio Frajese, La matematica nel mondo antico, Roma, 1951) Il problema della duplicazione del cubo