LA SINDROME DEL TUNNEL CARPALE ( STC ) Definita anche compressione del nervo mediano al carpo, è in assoluto la più frequente neuropatia compressiva e si verifica sia per un aumento di volume del contenuto (i nove tendini flessori con le loro guaine sinoviali) sia per un restringimento del contenitore (il canale del carpo osseo ed il legamento anulare anteriore del carpo). Sono prevalentemente colpite le donne (dal 75 al 95% dei casi secondo le varie casistiche) preferibilmente nella fascia di età tra i 40 ed i 60 anni. L’eziologia è variabile: quando si tratta di un aumento del contenuto, la causa più frequente è l’ispessimento delle guaine sinoviali di origine idiopatica (85% dei casi) per una tenosinovite cronica aspecifica (non infiammatoria), con edema e fibrosi delle guaine sinoviali, in cui hanno un ruolo importante due elementi costituiti dalla diminuzione del tasso di estrogeni e dai microtraumatismi quotidiani, soprattutto nelle attività lavorative che comportano prese di forza e movimenti ripetitivi delle mani e del polso in posizioni incongrue. Il microtraumatismo rappresenta un innegabile fattore addizionale, ma raramente è responsabile da solo di STC, come conferma il raro interessamento del maschio rispetto alla donna, benché l’uomo svolga maggiormente lavori pesanti. La non infrequente presenza di tenosinoviti associate come un dito a scatto od una malattia di De Quervain, anch’esse di origine microtraumatica, depone a favore di questa interpretazione eziologica. L’origine ormonale è confermata anche dai casi che si verificano nelle donne sia al primo trimestre di gravidanza sia dopo il parto sia nel corso di trattamento anticoncezionale o durante la fase premestruale. Altre cause di aumento del contenuto sono le tenosinoviti specifiche, di cui la più importante è quella reumatoide (9-5%) dei casi. Seguono la tenosinovite in corso di gotta, mixedema, acromegalia, amiloidosi, diabete mellito, emodialisi. Anche anomalie muscolari, persistenza di una arteria mediana anomala, cisti sinoviali della parete posteriore del carpo, tumori intracarpali, possono determinare una compressione del nervo mediano al carpo. Tra le cause di restringimento del contenitore ci sono le fratture di polso, e in misura minore, le patologie traumatiche del carpo (lussazioni). Nelle compressioni croniche, a insorgenza progressiva, il paziente, nelle forme di grado lieve, riferisce comparsa di parestesie in uno o più dita innervate dal mediano ( tranne il V dito) o al momento del risveglio o durante il sonno, tali da risvegliarlo e sentire la necessità di agitare le mani, muovere ripetutamente le dita. In queste fase il disturbo può essere periodico ed il paziente può, dopo qualche settimana di disturbi, avere periodi, anche di mesi, senza disturbi. Questa sintomatologia può protrarsi per mesi o anni, anche se solitamente è destinata peggiorare nel tempo. Aumentando la compressione il paziente comincia a presentare disturbi anche diurni, con insorgenza di parestesie alla mano, senso di stanchezza della mano, o dell’intero arto, soprattutto nella attività manuale ripetitiva, oppure in altre attività come tenere le mani sul volante o tenere il telefono all’orecchio o leggere un libro tenuto sollevato, o portare sacchetti della spesa o cucire o stirare, per cui il paziente deve interrompere quello che sta facendo in quel momento e agitare la mano per fare passare il fastidio, il dolore e l’impaccio. In questa fase le parestesie aumentano durante la notte per durata e frequenza, associandosi quasi sempre a dolore, spesso severo, tanto da disturbare il sonno. Nelle forme evolute compare anestesia nel territorio del mediano e ipomiotrofia o atrofia dei muscoli della eminenza tenar e della mano innervati dal mediano, con deficit della pinza, deficit di opposizione del pollice, deficit della presa, caduta di oggetti dalla mano, perdita della sensibilità. Il test diagnostico più precoce è quello di Phalen, che flette fortemente i polsi evocando le parestesie in territorio di mediano in 30-60 secondi. Il secondo test è quello di Tinel al polso, che consiste nel battere in corrispondenza della porzione volare del polso evocando sensazione di scossa elettrica alle dita della mano. La diagnosi per lo più clinica-anamnestica, può essere confermata da un esame elettromiografico. Da esso emergono nella maggior parte dei casi turbe della conduzione della componente sensitiva del nervo; con diminuzione della velocità di conduzione, aumento della latenza sensitiva distale(questo dato è molto significativo), diminuzione dell’ampiezza del potenziale elettrico. Quanto maggiore è la compressione tanto più importanti sono le anomalie della conduzione sensitiva fino ad una ineccitabilià del nervo, solitamente limitata alla componente sensitiva. Oltre alla magnitudo della compressione è importante anche il tempo di compressione del nervo infatti dal punto di vista anatomo-patologico la compressione del nervo determina da prima una stasi venosa dei vasa nervorum del perinevrio con conseguente edema da stasi il quale contribuisce ad aumentare la compressione del nervo con comparsa di ischemia, necrosi e fibrosi perineurale com compromissione irreversibile della funzionalità della struttura nervosa. L’esame elettrico nelle forme iniziali non rileva, di solito, anomalie nella conduzione motoria, ma le rileva più tardi nelle forme medio-gravi (diminuzione della VCM, aumento della latenza motoria, diminuzione dell’ampiezza del potenziale motorio). Esistono in ultimo anche compressioni di tipo acuto per varie cause, come una tenosinovite acute o durante il trattamento di una frattura di polso, o un edema post-traumatico, che possono assumere una sintomatologia violenta con difficoltà a muovere le dita ed il polso e con gli altri sintomi caratteristici della sindrome del tunnel carpale. Per quanto concerne il trattamento, questo può essere almeno nelle fasi iniziali, quando ancora il quadro anatomopatologico è caratterizzato dalla stasi venosa e dall’edema, un trattamento incruento e conservativo basato su l’uso di farmaci antinfiammatori, di tutori rigidi notturni di polso in posizione neutra, per ridurre la pressione all’interno del canale ed eventualmente in una infiltrazione di steroidi all’interno del canale per ridurre la tenosinovite. L’intervento chirurgico è indicato quando il trattamento conservativo fallisce, in caso di turbe della sensibilità e/o atrofia della muscolatura tenare, quando i segni clinici ed elettromiografici durano da più di un anno, quando sono preseti parestesie continue associate a dolori diurni e notturni insopportabili. Il trattamento chirurgico consiste nell’andare a sezionare il legamento traverso del carpo allargando così il canale del carpo riducendo la pressione sul nervo, tale intervento può essere eseguito con tecniche tradizionali od in endoscopia. La ripresa della funzionalità del nervo dipende dalla stadio anatomopatologico in cui si trovava quando è stato eseguito l’intervento, se era troppo compromesse possiamo anche non avere una ripresa completa della funzionalità del nervo. Bibliografia - Giorgio A. Brunelli. La mano, manuale di chirurgia, pp. 192-195. Edi-Ermes 2007. - Gelberman RH. Operative nerve repair and reconstruction , Vol. II. Periphelal nerve compression pp. 844-142 Philadelphia Lippincott, 1991. - Brunelli G. Textbook of microsurgery, pp. 697-715 Milano Masson, 1998.