Che cosa è la fede - Parrocchia Santa Lucia di Roseto

Che cosa è la fede? Necessità della fede. Perché la fede è necessaria?
Fondamenti della fede o motivi di credibilità. Eccellenza della fede. Meraviglie
della fede. Vantaggi della fede. Qualità della fede: dev'essere ferma; dev'essere.
intera; dev'essere umile e docile; dev'essere viva. Mezzi per avere la fede e per
crescere in essa.
1. Che cosa è la fede?
2. Necessità della fede.
3. Perché la fede è necessaria?
4. Fondamenti della fede o motivi di credibilità.
5. Eccellenza della fede.
6. Meraviglie della fede.
7. Vantaggi della fede.
8. Qualità della fede: 1° Dev'essere ferma; 2° Dev'essere. intera; 3° Dev'essere
umile e docile; 4° Dev'essere viva.
9. Mezzi per avere la fede e per crescere in essa.
1. CHE COSA È LA FEDE? - S. Paolo nella sua Epistola agli Ebrei dice: «La fede è
la sostanza di tutte quelle cose che si devono sperare, dimostrazione di quelle
che non si vedono» (XI, 1). Appoggiato a queste parole, il Crisostomo chiama la
fede, convinzione e certezza di ciò che si spera, come se già si possedesse,
perché Dio ha parlato (In Homil. ad Hebr.). «La fede, dice S. Agostino, è credere
quello che non si vede, e la ricompensa della fede sarà vedere quello che si è
creduto (Tract. XXVII, in Ioann.)».
La Chiesa poi definisce la fede: una virtù soprannaturale per mezzo della quale
noi crediamo in Dio e a tutto ciò che Dio ha rivelato alla santa Chiesa, e per
mezzo della Chiesa a noi (Catech.).
2. NECESSITÀ DELLA FEDE. - «Procuratevi, diceva un giorno Gesù Cristo ai
Giudei, non quel cibo che passa, ma quello che dura sino alla vita eterna, il quale
vi sarà dato dal Figliuolo dell'uomo. Poiché in lui impresse il suo sigillo Dio Padre.
E avendo essi domandato: Che faremo noi per praticare opere grate a Dio? Gesù
rispose: Opera grata a Dio è, che crediate in colui ch'egli ha mandato» (IOANN.
VI, 29). Ed è opera talmente grata a Dio, che S. Paolo ci assicura, che è
impossibile piacere a Dio senza la fede; quindi è necessario che chi vuole
accostarsi a Dio, creda ch'egli esiste e che ricompensa coloro i quali lo cercano
(Hebr. XI, 6).
Negli Atti Apostolici si legge che tutti quelli i quali erano predestinati alla vita
eterna, cedettero (XIII, 48); e Gesù Cristo asserì che chi non crede è già
giudicato (IOANN. III, 18). Da ciò si rileva che per essere salvo bisogna credere.
« Senza la fede, dice S. Agostino, la vita non è né buona, né retta, né nobile
(Tract. in Joann.)».
«Il fine della legge è Cristo, scrive S. Paolo, per rendere giusto ogni credente»
(Rom. X, 4). «Il fine, cioè, la perfezione della legge, osserva S. Anselmo, è Gesù
Cristo, perché senza la fede in lui la legge non poté né può essere adempita»
(Monolog.).
Gli Ebrei, che non vollero credere, non entrarono nella terra promessa: i Giudei,
che non prestarono fede al Redentore, non compresero più né la legge né i
profeti. A causa della loro incredulità, come dice S. Paolo, i Giudei furono
spezzati, e i Cristiani stanno fermi per la fede (Rom. XI, 20). Perciò S. Agostino
sentenzia: «Chi abbandona la fede, non è più su la retta strada (Tract. in Joann)
».
«Il giusto vive della fede», dice S. Paolo agli Ebrei (X, 38). È dunque necessaria
la fede per essere giusto; ci vuole la fede per vivere; e se non vive se non chi ha
la fede, chi non l'ha è morto... Gesù disse di propria bocca: «Chi non crede, sarà
condannato» (MARC. XVI, 16).
3. PERCHÈ LA FEDE È NECESSARIA? - 1° Chi oserà sostenere che la ragione ci
fornisce sufficiente lume intorno alla morale e specialmente intorno al dogma, e
che sono perciò inutili la rivelazione e la fede nella rivelazione? Difatti
primieramente soltanto la fede può indicarci la vera causa della nostra
corruzione e mostrarci il rimedio ai nostri mali...; 2° essa sola può farci
conoscere il nostro ultimo fine e condurvici...; 3° essa sola è capace di
preservarci da molti errori capitali, contrari alla legge medesima di natura, i quali
si trovano mescolati tra le belle massime enunciate dai filosofi pagani...; 4° essa
sola possiede il segreto delle virtù più essenziali e necessarie al nostro
benessere, quali l'umiltà, il distacco da se medesimo, l'amore dei nemici, il
perdono delle ingiurie, la rassegnazione alla volontà di Dio, la purità, la verginità,
e simili. Qualche pagano accenna pure a queste virtù, ma il parlarne ch'essi
fanno, proviene dall'averne già essi avuto sentore per via del Cristianesimo, e
per di più non ne recano poi motivi sufficienti a indurci a praticarle... Chi giunse
mai a conoscere, senza la fede, la creazione, la redenzione, Dio medesimo?... .
4. FONDAMENTI DELLA FEDE O MOTIVI DI CREDIBILITÀ. - 1° La parola di Dio
nell'antico Testamento. Ha Dio parlato agli uomini, ha egli manifestato i suoi
voleri? Se Dio ha parlato, bisogna di necessità credergli, perché Dio non può né
ingannare, né ingannarsi, né essere ingannato. Ora Dio ha parlato, ha fatto
intendere i suoi voleri ai patriarchi... ai profeti... I miracoli innumerevoli e
pubblici sono monumento perpetuo a farne testimonianza, insieme alle più
autentiche profezie..., all'attestazione del popolo Giudeo..., e perfino dei
pagani... Ciro..., Nabucodonosor..., Dario...,ecc.
2° La parola di Dio nel nuovo Testamento è il fondamento della nostra fede;
Gesù Cristo è veramente il Messia promesso; egli l'ha provato con molti autentici
miracoli...; l'ha provato con l'adempimento di tutte le profezie...; lo prova con le
sue proprie profezie...; lo prova con la sua morale divina...
3° La nostra fede ha per sua base la stabilità e l'infallibilità della Chiesa; i suoi
benefizi e le sue meraviglie; i suoi apostoli, i suoi martiri, i suoi dottori, i suoi
santi di tutti i secoli.
4° Essa produrrebbe, in caso di bisogno, per propria giustificazione, il consenso
unanime ed universale degli uomini, le confessioni e gli omaggi dei nemici
medesimi della fede, l'attestazione dei monumenti.
5. ECCELLENZA DELLA FEDE. - La Sapienza chiama il dono della fede, un dono
singolare, un dono eletto (III, 14).
Se conoscete Gesù, se a lui credete, dice un autore, questo basta, ancorché
ignoraste tutto il resto; se al contrario, sapete tutto il resto, ma ignorate Gesù, è
come se non sapeste nulla. Al presente, dice S. Agostino, noi amiamo credendo
quel che vedremo; allora ameremo vedendo quello che abbiamo creduto (De
Spiritu et Littera).
La fede è il principio della visione beatifica nella quale consiste la vita e la
felicità eterna; poiché la fede genera la speranza; la speranza suscita la carità; la
carità produce le buone opere, per mezzo delle quali noi meritiamo la vita
eterna... Perciò S. Agostino dice a encomio della fede: che Dio ha riposto la
giustificazione non nella legge, ma nella fede in Gesù Cristo. Mosè per la giustizia
legale ha promesso ai giusti secondo la legge, non più che la vita temporale;
mentre Dio ha promesso alla giustizia della fede, ossia ai giusti secondo la fede,
la salute e la vita eterna (Serm. XVIII).
Credete in Dio, leggiamo nell'Ecclesiastico, e non vi mancherà mai nulla (II, 6).
Ora, che cosa vuol dire credere in Dio? domanda S. Agostino; e risponde che
credere in Dio, vuol dire amarlo, andare a lui, essere incorporato ai suoi membri
(Tract. XXVII in Ioann.).
Solo la fede, osservava Filone, è un bene solido e certo; è la consolazione della
vita, sorregge la speranza, allontana la calamità, apporta la fortuna, caccia la
superstizione, rafferma la pietà, fa progredire in ogni bene. Chi ha la fede,
possiede Dio che può e che vuole ogni bene (Lib. de Abraham).
«La fede, dice S. Bernardo, è come un modello dell'eternità: essa inchiude nel
suo seno immenso il passato, il presente, l'avvenire; niente le sfugge, niente la
sopravanza, niente per lei perisce (Serm. VI in vigil. Nativ)». Il medesimo
dottore dice: «Qual cosa mai non discopre la fede? Arriva alle cose inaccessibili,
scopre le sconosciute, abbraccia quel ch'è immenso, afferra l'avvenire; in una
parola, racchiude in certo senso l'eternità stessa nel suo seno (Serm. LXXVI in
Cantic.)».
La fede ha vinto, trionfa, vincerà... S. Agostino insegna che la fede di Gesù
Cristo ha conquistato il mondo intero mediante, la santità, la castità, la pazienza,
la costanza degli apostoli, dei martiri, dei vergini. La fede ha vinto e debellato
ogni perfidia, cosicché né il Giudeo, né l'eretico non hanno più contro di lei
nessun potere (De utilit. credendi, c. XVII). Perciò conclude che non vi sono
ricchezze, non tesori, non onori, non cosa alcuna al mondo che uguagli o anche
solo pareggi l'eccellenza della fede. La fede cattolica salva i peccatori, illumina i
ciechi, guarisce gli infermi, battezza i catecumeni, giustifica i fedeli, riabilita i
penitenti, moltiplica i giusti, corona i martiri (Serm. I, de Verbo Apost).
Per la fede si mena una vita pura, gioconda, tranquilla, santa e felice. Pensate
quanto dev'essere potente la forza della fede se vinse tutte le difficoltà, se non si
arresta a nessuna avversità, ma è la sanità dell'anima a cui infonde un vigore
divino.
La fede merita a Pietro il primato della Chiesa e le chiavi del regno dei cieli.
Poiché Gesù Cristo gli disse: Tu sei Pietro, e sopra di te fonderò la mia Chiesa, e
a te consegnerò le chiavi del regno dei cieli, quando, interrogatolo, che cosa
pensasse e credesse di lui, l'udì rispondere: «Tu sei il Cristo, Figliuolo di Dio
vivo» (MATTH. XVI, 16). Promessa ammirabile, ricca e sublime, che avrà suo
effetto sino alla fine dei tempi nei sommi Pontefici, successori di quel Pietro, alla
cui fede venne fatta.
6. MERAVIGLIE DELLA FEDE. - Ecco l'elogio che della fede fa S. Paolo nella sua
Epistola agli Ebrei. Per la fede, Abele offerse vittime più gradite a Dio che quelle
di Caino e ottenne testimonianza di essere giusto, avendo Iddio approvati i doni
di lui e per essa parla tuttora dopo la morte. Per la fede, Enoch fu trasportato
affinché non vedesse la morte. Per la fede, Noè, avvertito di quello che ancora
non si vedeva, preparò un'arca a scampo della sua famiglia, e per mezzo
dell'arca condannò il mondo e divenne erede della giustizia che viene dalla fede.
Per la fede, Abramo ubbidì per andare al luogo che doveva ricevere in eredità e
partì senza sapere dove andasse. Per la fede, stette pellegrino nella terra
promessa, come in terra non sua, abitando sotto le tende con Isacco e Giacobbe,
coeredi della stessa promessa: poiché aspettava quella città ben fondata, della
quale fondatore e architetto è Dio. Per la fede, la sterile Sara ottenne virtù di
concepire anche oltre l'età, perché credette fedele colui che le aveva fatto la
promessa... Nella fede morirono tutti questi, senza aver conseguite le promesse,
ma da lungi mirandole e salutandole, e confessando di essere ospiti e pellegrini
sopra la terra. Infatti quelli che così parlano, dimostrano di cercare la patria; ma
non aspirano a quella terrestre, bensì alla celeste... Per questo, Dio non ha
rossore di chiamarsi loro Dio... Per la fede, Abramo, messo a cimento, offerse
Isacco, e offeriva l'unigenito egli che aveva ricevuto le promesse; egli a cui era
stato detto: In Isacco sarà la tua discendenza. Per la fede, Isacco diede a
Giacobbe e ad Esaù la benedizione (riguardante) le cose future. Per la fede,
Giacobbe, morendo, benedisse ciascuno dei figliuoli di Giuseppe. Per la fede,
Giuseppe, in sul morire, ordinò che le sue ossa fossero trasportate dai figli
d'Israele nell'uscita dall'Egitto. Per la fede, Mosè fatto grande non volle essere
figliuolo della figlia di Faraone, eleggendo piuttosto essere afflitto insieme al
popolo di Dio, che godere per un tempo nel peccato, maggior tesoro giudicando
l'obbrobrio di Cristo, che le ricchezze d'Egitto, perché mirava alla ricompensa.
Per la fede, lasciò l'Egitto senza temere lo sdegno del re; perché si fortificò col
quasi vedere lui, che è invisibile. Per la fede celebrò la pasqua, fece l'aspersione
del sangue, passò il Mar Rosso, come per terra asciutta. Per la fede, caddero. le
mura di Gerico. E che dirò io ancora? Mi mancherebbe il tempo a raccontare di
Gedeone, di Baruch, di Sansone, di Jefte, di David, di Samuel, dei profeti. Questi
per la fede debellarono i regni, operarono la giustizia, conseguirono le promesse,
turarono le gole ai leoni, estinsero la violenza del fuoco, schivarono il taglio della
spada, guarirono dalle malattie, diventarono forti in guerra, misero in fuga
eserciti stranieri. Altri furono torturati e non vollero la liberazione, per ottenere
una risurrezione migliore. Altri provarono gli scherni e le battiture, le catene e le
prigioni: furono lapidati, segati, tentati, uccisi di spada; andarono raminghi
coperti di pelli di pecora, mendichi, angustiati, afflitti. Uomini, dei quali il mondo
non era degno, andarono errando per i deserti e per le montagne, nelle
spelonche e caverne della terra (Hebr. XI, 4-38). Come si poteva fare un quadro
più magnifico, e insieme più vero, delle meraviglie della fede sotto l'antica legge?
Zaccaria, padre del Battista, dubita della promessa divina, ed eccolo muto; ma
non appena crede, ricupera l'uso della loquela (Luc. I, 64). « La fede, osserva S.
Ambrogio, snoda la lingua che l'incredulità avea legato (Serm.) ». La Beata
Vergine presta fede alla parola dell'angelo, e il Verbo si fa carne, e il mondo è
salvo...
Non basta: udite quel che dice Gesù Cristo medesimo, e stupite: « Vi dò pegno
la mia parola, che colui il quale crede, farà le opere che fo io; ne farà anzi delle
maggiori (IOANN. XIV, 12). E quali sono queste opere che faranno quelli i quali
crederanno in Gesù Cristo, e che saranno anche più stupende di quelle dell'uomo
Dio? 1° Origene le pone in ciò, che uomini deboli e fragili trionfino della carne,
del mondo, del demonio; perché, cosa più mirabile è che Gesù Cristo trionfi in
noi, che non che trionfi per se stesso (Homil. VII). 2° Il Crisostomo vede
l'adempimento delle citate parole di Gesù Cristo nei miracoli di S. Pietro la cui
ombra, come ne fanno fede gli Atti Apostolici (V, 15-16), bastava a guarire ogni
maniera d'infermità e a scacciare i demoni; Cosa che non leggiamo fatta da Gesù
Cristo (In Evang. Ioann.). 3° È opinione di San Agostino, che per queste opere
meravigliose si debba intendere la conversione del mondo pagano per mezzo di
dodici pescatori. «Questo, dice il citato padre, è qualche cosa di più stupendo
che la creazione medesima del cielo e della terra; perché il cielo e la terra
passeranno, mentre la salute e la giustificazione dei predestinati rimarrà in
eterno. Quel che Gesù fa in noi e con noi, è più grande del cielo e della terra,
ch'egli ha fatto senza di noi; perché nell'opera del cielo e della terra vi è
solamente là mano di Dio, ma in noi vi è l'immagine di Dio (Tract. in Ioann.
LXXII)».
Per la fede noi siamo tutti figli di Dio, ce ne assicura S. Paolo (Gal. III, 26). E S.
Giacomo scrive che Dio ha scelto i poveri in questo mondo, perché siano ricchi
nella fede, ed eredi del regno che Dio ha promesso a quelli che lo amano
(IACOB. II, 5). Con questo il santo apostolo c'insinua, che le vere ricchezze non
si devono cercare nell'oro, nell'argento, o negli abiti preziosi, ma nella fede e
nelle virtù che dalla fede traggono origine e vita. Ad elogio della fede, diceva
anche S. Giovanni che essa è la vittoria la quale soggioga il mondo, perché è
nata da Dio; e tutto ciò che è nato da Dio, vince il mondo (I IOAN. V, 4).
«La fede, dice il Crisostomo, è la luce dell'anima, la porta della vita, il
fondamento della salute eterna (In Symbol)». «Per la fede, dice San Bernardo, io
posseggo l'eterna ed augusta Trinità che il mio spirito non comprende (Serm.
LXXVI, in Cant)». «Le catene, le prigioni, gli esili, la fame, il fuoco, le belve, i più
atroci supplizi non hanno mai fatto vacillare gli uomini di fede, osserva S. Leone.
Per la fede, in tutto il mondo non solamente gli uomini, ma le donne ancora e i
ragazzi e le verginelle hanno combattuto fino allo spargimento del sangue»
(Serm. II, de Ascens.).
Osservate le meraviglie della fede nei primi cristiani. Tutti i credenti formavano
come un solo corpo con un solo cuore ed un'anima sola, e tutto mettevano in
comune. Vendevano i beni e ne dividevano il prezzo, secondo il bisogno, fra tutti
(Act. II, 45-46). Considerate dove la fede spinge gli apostoli, i martiri, gli
anacoreti, le vergini; un S. Francesco Saverio, un S. Vincenzo de' Paoli, e mille
altri santi in tutti i secoli...
Guardate i monumenti innalzati nei secoli di fede... L'empietà tutto abbatte, la
fede tutto ristora...
Chi popola di angeli terrestri i deserti, i monti, le lande, i chiostri, gli antri? La
fede.
Chi manda negli ospedali, nelle prigioni, negli ergastoli, negli ospizi, sui campi di
battaglia tante migliaia di fanciulle che rinunziano a tutti gli agi della casa
paterna, a tutti i vantaggi del secolo, per consacrarsi e dividere e sollevare le
altrui miserie? La fede.
Chi unisce in tutto il mondo la Chiesa cattolica per tal modo che di tanti milioni
di uomini di ogni grado e condizione e lingua, ne risulta un corpo solo? La fede.
Chi genera le eresie, gli scismi, le sette, tutte le divisioni, tutto quel caos di
opinioni cozzanti, tutte le rivoluzioni sanguinose e devastatrici, di cui è teatro la
terra? La perdita della fede.
Chi moltiplica i libertini, gli scandalosi, gli empi, i ladri, gli adulteri, gli assassini?
La perdita della fede...
Chi, al contrario, mantiene la pace e l'unione nelle famiglie, il rispetto e la
prosperità di generazione in generazione? La fede... Essa è il più saldo
fondamento degli imperi, dei regni, delle nazioni, della società, delle famiglie...
La fede forma il buon re, il buon ministro, il buon legislatore, il buon giudice, il
buon prete, i buoni genitori i buoni figli, i buoni cristiani...
7. VANTAGGI DELLA FEDE. - «Credete in Dio, leggiamo nella Scrittura, e nulla
avrete a temere» (II Paral. XX, 20).
«Per la fede, dicono i Proverbi, i peccati sono cancellati» (XV, 27). «Dio si
mostra a chi ha fede», dice la Sapienza (I, 2). E già per mezzo del profeta Osea,
Iddio aveva promesso di sposare a sé l'anima vivificata per la fede (II, 20).
Gesù Cristo, dopo di aver ammirato e fatto rilevare la fede del Centurione, lo
accommiata dicendogli: «Va’, e ti avvenga secondo che hai creduto. E il suo
servo fu guarito in quell'istante» (MATTH. VIII, 13).
Una tempesta minaccia d'inghiottire la nave dove stanno Gesù e gli Apostoli.
Questi tremano di spavento, e Gesù dice loro: «O uomini di poca fede di che
temete? E alzatosi comanda ai venti è alle onde, e il mare torna in bonaccia» (Ib.
VIII, 26).
Un giorno si fecero innanzi a Gesù certuni che gli presentarono un paralitico
steso nel letto. Conosciuta la loro fede, il Salvatore disse all'infermo: Abbi fede, o
figliuolo mio, i tuoi peccati. ti sono perdonati. E dopo questo miracolo spirituale,
aggiunse: Alzati, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa tua. Ed il paralitico si
levò e se ne andò (Ib. IX, 2, 6-7).
Una donna travagliata da flusso di sangue da dodici anni, si avvicina
chetamente al Redentore e gli tocca, non osservata, il lembo della veste;
pensando tra sé che se gli avesse potuto toccare le vestimenta, ne sarebbe
partita risanata. Vòltosi Gesù, la vide e le disse: Confida, o figlia, la fede tua ti
ha guarita; e cosi fu (Ib. 20-22).
Entrato Gesù in una casa, alcuni ciechi gli si avvicinarono; li interrogò se
credessero ch'egli potesse fare quello che gli domandavano, ed avendo essi
risposto che sì, toccò i loro occhi dicendo: Si faccia secondo la vostra fede. Ed
essi ebbero la vista (Ib. 28-30).
Una donna cananea andava gridando dietro al Salvatore: Signore, figliuolo di
Davide abbi pietà di me che ho una figlia crudelmente tormentata dal demonio;
ma vedendo che Gesù non le badava, attraversò la folla e, prostratasi ai piedi di
lui, diceva: Aiutami, Signore. E quando questi le rispose, che non era
conveniente gettare ai cani il pane dei figli, essa riprese: È vero, o Signore, ma
pensate che anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei
loro padroni. Allora meritò udirsi da Gesù Cristo: Grande è, donna, la tua fede! si
faccia quello che tu brami. E la sua figlia si trovò libera in quel momento (Ib. XV,
22-28).
Un tale si avvicinò a Gesù Cristo, e prostratosi davanti a lui, lo supplicava di
aver compassione di un suo figlio lunatico e che molto pativa, perché cadeva
spesso nel fuoco e nell'acqua. Già l'ho presentato ai vostri discepoli, soggiunse,
ma non hanno potuto guarirlo. Gesù rispose: O generazione incredula e
perversa, e fino a quando starò con voi? sino a quando vi sopporterò? Menatelo
qui da me. Come l'ebbe innanzi a sé, Gesù sgridò il demonio e questi usci dal
fanciullo il quale da quel punto si trovò risanato. Veduto ciò i discepoli presero in
disparte il Salvatore e gli dissero: Per qual motivo a noi non venne fatto di
scacciarlo? E Gesù: A motivo della vostra incredulità. Io vi assicuro, che se
avrete di fede quanto un granello di senapa, potrete dire a un monte: Togliti di
qui e va là, ed egli andrà; e nessuna cosa sarà a voi impossibile (Ib. XVII, 1419); ma tutto può, quegli che crede (MARC. IX, 22).
« La volontà del Padre mio, che mi ha inviato, è questa, diceva Gesù ai Giudei,
che chiunque vede il Figlio ed in lui crede abbia la vita eterna, ed io lo risusciterò
nell'ultimo giorno» (IOANN. VI, 40). « Io sono la risurrezione e la vita, dice a
Marta, chi crede in me, ancorché fosse morto, vive; e chiunque vive e crede in
me, non morrà in eterno: e non ti ho detto già, che se credevi, avresti veduto la
gloria di Dio?» (Ib. XI, 25-26, 40). E a Tommaso, rimproverandolo della sua
incredulità assicura che «beati sono quelli .che non videro e credettero» (Ib. XX,
29). A Nicodemo finalmente dà parola, che il Figliuolo dell'uomo sarà esaltato in
croce, «affinché chiunque in lui crede non perisca, ma abbia la vita eterna» (Ib.
III, 5).
Nella prima predica che S. Pietro fece ai Gentili, loro fece notare, come tutti i
profeti testificano di Gesù Cristo, che per il nome di lui, riceve la remissione dei
peccati chiunque crede in lui (Act. X, 43).
Leggiamo negli Atti Apostolici che trovavasi in Listra un uomo sciancato fin dalla
nascita, il quale non s'era mai mosso. Ora, stando questi a udire i ragionamenti
di S. Paolo, l'Apostolo se ne accorse e vedendo che aveva fede di essere guarito,
ad alta voce gli disse: Alzati ritto sui tuoi piedi; e subito lo zoppo si alzò, saltò e
camminava (XIV, 7-9).
S. Giovanni ci narra di un certo principe di Cafarnao, che ottenuta la guarigione
di un suo figlio, credette lui e tutta la sua famiglia (IOANN. IV, 53). È dunque
inestimabile fortuna per una casa, che il capo abbia la fede...
«La tua parola, o Signore, esclama il Savio, conserva e salva quelli che hanno la
fede» (Sap. XVI, 26). La fede salva dal peccato, dalla morte dalla dannazione...
Perciò S. Paolo esortava gli Efesini, che in ogni affare ed occorrenza
imbracciassero lo scudo della fede, certi che avrebbero potuto con esso ribattere
gl'infuocati dardi dello spirito maligno (VI, 16).
Altri vantaggi della fede enumera il medesimo Apostolo nelle sue Epistole. Ai
Tessalonicesi, per esempio, annunzia che Gesù Cristo verrà per essere glorificato
nei suoi santi, e ammirato in quel giorno in tutti quelli che avranno creduto,
come essi, ai quali si rivolgeva, avevano creduto alla sua testimonianza (II
Thess. I, 10). A Timoteo scriveva che la grazia di Dio sovrabbonda insieme con
la fede e con l'amore (I Tim. I, 14), e in quanto a sé attestava che avendo
coscienza di aver mantenuto la fede, si teneva come in pugno la corona della
giustizia (II Tim. IV, 7-8). Gli Ebrei esortava che si accostassero a Gesù Cristo
con cuore sincero, nella pienezza della fede, assicurandoli che, se avessero
creduto, sarebbero entrati nel riposo (X, 22; IV, 3).
L'Apostolo S. Pietro, dopo di aver detto che Gesù Cristo è di onore a quelli che
credono (I, II, 7), esorta i fedeli a resistere e a combattere da forti nella fede
contro il demonio il quale, come leone affamato, sempre va in giro cercando
pasto (1, V, 8-9). Poi volendo incoraggiarli a sostenere allegramente le
tribolazioni, loro dice che, «essi sono custoditi dalla fede per la salute, la quale è
preparata per essere manifestata nel tempo estremo. Quando voi esulterete, se
per un poco adesso vi tocca di essere afflitti con varie tentazioni; affinché la
prova della vostra fede molto più preziosa dell'oro (il quale si prova col fuoco) sia
trovata lodevole e gloriosa ed onorevole nella manifestazione di Gesù Cristo: il
quale voi amate senz'averlo veduto; nel quale anche adesso credete senza
vederlo, e credendo esulterete d'inesplicabile gaudio beato: riportando il fine
della vostra fede, che è la salute delle anime» (I, 1, 5-9).
«Luce vivissima è la fede, predicava S. Agostino; l'assenza del Signore non è
assenza, abbi fede e avrai con te colui che non vedi (Serm. I de Verbo
Apostol.)».
8. QUALITÀ DELLA FEDE: 1° Dev'essere ferma. - A quanti si potrebbe con
ragione rivolgere il rimprovero di Gesù Cristo ai discepoli: «Perché temete, o
uomini di poca fede?» (MATTH. VIII, 26).
La fede ha per base la parola di Dio, interpretata dalla Chiesa che ha ricevuto il
dono dell'infallibilità. Sapendosi positivamente, per l'autorità della Chiesa, che
Dio ha parlato, altro più non resta a fare se non credere quello ch'egli ha detto e
crederlo fermamente; si comprenda o no, questo poco importa; la certezza sta
nel sapere che Dio ha parlato, questo basta...
Io sono certo di non ingannarmi quando crederò coi patriarchi, coi profeti, con
tutti i giusti dell'antica legge, quando crederò con Gesù Cristo, figlio di Dio, con
la Beata Vergine, sua divina madre, con S. Giovanni Battista, con gli apostoli, coi
martiri, coi confessori; quando crederò con tutta la Chiesa cattolica, coi concili
ecumenici, con tutti i concili provinciali; quando crederò con la schiera dei padri,
con la falange dei teologi, con l'esercito di tutti i santi di tutti i luoghi, di tutte le
età, di tutte le condizioni; quando crederò quello che l'universo cattolico ha
sempre creduto fermamente; quando crederò con quanto vi è di più virtuoso, di
più nobile, di più intelligente, di più dotto nella società... Io ripeterò con Riccardo
da S. Vittore: «Signore, se è errore quel ch'io credo, l'inganno viene da voi,
poiché da voi soltanto poterono essere fatti quei miracoli ai quali si appoggia
quel che io credo (Lib. I de Trinit., C. II)».
Vedi più sopra: MOTIVI DI CREDIBILITÀ.
Ora, abbiamo noi questa fede solida e ferma? non l'abbiamo forse perduta? non
è per lo meno vacillante? Ahi! veramente sembra che sia giunto quel tempo
d'incredulità cui accennava Gesù Cristo quando diceva: «Quando verrà il Figliuolo
dell'uomo, credete voi che troverà della fede su la terra? (Luc. XVIII, 8).
2° Dev'essere intera. - Noi dobbiamo credere tutto ciò che Dio ci ordina, per
mezzo della sua Chiesa, di credere. Se l'errore potesse insinuarsi anche in un
solo punto, nessun articolo avrebbe più diritto alla nostra fede. Chi nega una
verità di fede, implicitamente le nega tutte; perché lascia credere che Dio sia
fallibile; e se Dio potesse ingannarsi in una sola parola, noi avremmo ragione di
non più credergli in nulla. Se la Chiesa insegnante ci proponesse un solo dogma
falso, noi potremmo respingere tutti gli altri.
Ora la parola di Dio è questa: «Andate, ammaestrate tutte le genti, insegnando
loro la osservanza di tutto quello che a voi ho confidato; ed io sarò con voi fino
alla consumazione dei secoli» (MATTH. XXVIII, 19-20). «Come il Padre mio ha
mandato me, così io mando voi» (IOANN. XX, 21). «Chi ascolta voi, ascolta me;
e chi disprezza voi, disprezza me» (Luc. X, 16). «Tu sei Pietro, ed io sopra
questa pietra edificherò la mia Chiesa; e le porte dell'inferno non prevarranno
mai contro la medesima» (MATTH. XVI, 18). Perché, «io ho pregato per te, o
Pietro, affinché la tua fede non venga meno mai» (Luc. XXII, 32). La Chiesa è
chiamata da S. Paolo colonna e fondamento della verità (I Tim. III, 15). Quindi
Gesù Cristo dice che chi non ascolta la Chiesa, sia tenuto come un infedele e un
pubblicano (MATTH. XVIII, 17).
«Voi che credete quel che vi talenta, dice S. Agostino, e rigettate quel che non
vi garba, non credete il Vangelo, ma voi medesimi. Voi volete porre voi medesimi
in vece dell'autorità» (De Morib. Eccl.).
Ma S. Paolo insegna che la fede è una, come uno è Dio (Eph. IV, 5); essa non si
divide, non varia.
Vedi: CHIESA: Infallibilità della Chiesa.
Possediamo noi questa fede intera, assoluta?... Non ci avviene mai di credere
quanto ci piace, e di non credere quello che non ci conviene? Se così fosse, noi
non avremmo più la fede.
3° Dev'essere umile. - «Non cercare quello che è sopra di te, dice l'Ecclesiastico,
e non voler indagare quelle cose che sorpassano le tue forze; ma pensa a quello
che ti ha comandato Dio, e non essere curioso scrutatore delle molte opere di
Dio» (III, 22). «Non è necessario che tu veda con i tuoi occhi e comprenda gli
occulti arcani. Poiché moltissime Cose (anche nell'ordine naturale) sono state
mostrate a te, le quali sorpassano l'intelligenza dell'uomo» (Ib. 23-25).
«Il vero cristiano, dice Tertulliano, cerca la fede, non quello che è del dominio
della ragione» (In Apol.). «Perché, come spiega S. Agostino, in materia di fede
se si potessero avere ragioni evidenti, non vi sarebbe più fede, ma scienza. È
necessità ammettere che Dio può fare qualche cosa che l'uomo non può
comprendere, perché altrimenti o Dio non sarebbe Dio, o l'uomo sarebbe Dio»
(De Civit.).
Se il non comprendere fosse motivo sufficiente per non credere, allora
dovremmo dubitare poco meno che di ogni cosa, anche della propria esistenza.
Quanti misteri, infatti, ci stanno attorno che noi vediamo e non comprendiamo!
Capite voi perché un odore ha la viola, un altro la rosa? Capite la metamorfosi
della maggior parte degli insetti? Vi sapete render ragione d'un grano di sabbia,
d'un atomo, ecc.? Assennatamente adunque dice S. Agostino, che se noi
potessimo comprendere tutto ciò che Dio ha fatto, o egli non sarebbe Dio, o noi
saremmo dèi...
Chi scruta la maestà dell'Altissimo sarà abbagliato e schiacciato dalla gloria, dice
il Savio (Prov. XXV, 27). Dio si burla del mortale il quale, invece di umiliarsi e
credere con la docilità e semplicità del ragazzo, si leva baldanzoso e lo cita a
rendergli conto dei disegni, degli ordini, dei fatti suoi. Quando l'uomo pretende di
penetrare le grandezze di Dio cade fulminato dalla maestà divina; per volerla
guardare troppo dappresso perde la vista. Come infatti non diverrà cieco, chi
fissa gli occhi nell'eterno sole di giustizia, mentre basta dare uno sguardo al sole
materiale per restare abbagliato?
Se la nostra santa religione non racchiudesse dei misteri, non sarebbe divina,
ma puramente umana... Crediamo dunque umilmente e docilmente.
4° Dev'essere viva. - La fede nostra dev'essere viva, cioè pratica, ferace in
buone opere. «Non coloro che prestano orecchio alla legge sono giusti innanzi a
Dio, dice S. Paolo; ma coloro che la compiono, questi saranno giustificati» (Rom.
II, 13).
Non meno esplicito è Gesù Cristo quando dice: «Non ogni uomo che mi dice:
Signore, Signore, sarà salvo; ma solamente colui che fa la volontà del Padre mio
celeste entra nel regno dei cieli» (MATTH. VII, 21). Più chiaramente ancora si
spiega S. Giacomo: «Che gioverebbe, fratelli miei, se uno protestasse di avere la
fede, ma non la mostrasse ai fatti? Forsechè la fede lo potrà salvare? Ditemi in
grazia, quando un fratello od una sorella fossero nudi, o avessero bisogno di
cibo, che servirebbe loro che voi diceste ad essi: Andate in pace, poveretti,
riscaldatevi e rifocillatevi, ma non porgeste loro soccorso? Così è della fede: se
non è unita con le opere, essa è morta» (II, 14-17). Avere la fede senza le opere
è, secondo l'Apostolo, avere la fede dei demoni, i quali credono e tremano. «Per
le opere l'uomo è giustificato, e non per la fede sola: perché come il corpo senza
lo spirito è cadavere, così la fede senza le opere è morta» (Ib. 26).
Non basta gettare le fondamenta d'un edifizio, ma bisogna compirlo. Similmente
la fede, che è il fondamento delle virtù, vuole che queste siano praticate. «Chi
crede in Dio, dice l'Ecclesiastico, ne osserva i precetti» (XXXII, 28).
«La morte della fede, scrive S. Bernardo, è la separazione dalla carità. Credete
voi in Gesù Cristo? fate le opere di Gesù Cristo, affinché la vostra fede viva. La
carità animi la vostra fede, le opere la dimostrino (Serm. XXIV, in Cantic.)». «A
che serve, domanda S. Cipriano, essere virtuosi in parole e scapestrati in opere?
Chi crede a Gesù Cristo deve obbedire lui, non il mondo (Serm.)».
«La fede combatte per mezzo delle opere, nota S. Agostino, e quando la fede
combatte, non si vive secondo la carne (De morib. Ecclesiae)». Perché, come
osserva San Cirillo, «come la fede senza le opere è fede morta; così le opere, se
non sono prodotte dalla vera fede, sono morte. La fede senza le opere somiglia
una lampada senza olio (Homil.)».
«Noi abbiamo il segno della salute, dice S. Gregorio Magno, se uniamo le opere
alla fede. Difatti può dire veramente di credere, colui il quale pratica in fatti ciò
che crede (Moral.)». «L'anima in cui vi è la fede, dice S. Girolamo, è il vero
tempio di Gesù Cristo: orniamolo adunque questo tempio, vestiamolo,
arricchiamolo, riceviamo in esso Gesù Cristo (Epist)».
Il Salmista pregava Dio che gli facesse conoscere il bene, che gli ispirasse la
scienza e la saviezza, perché aveva creduto alla sua parola (Psalm. CXVIII, 66).
Egli voleva dunque accompagnare la fede con la saviezza, con la scienza e col
bene; e queste sono le opere della fede.
Il segnale a cui possiamo riconoscere se in noi vi è la cognizione di Gesù Cristo,
secondo S. Giovanni, è questo, se noi osserviamo i suoi precetti (1, II, 3). Gesù
non si conosce che per la fede, non però per qualunque fede, ma solamente per
quella che Dio esige da noi, la quale va unita all'osservanza della sua legge...
Quindi S. Agostino ci avverte che «nessuno s'inganni credendo di aver
conosciuto Dio, se lo confessa con una fede morta, cioè disgiunta dalle buone
opere... Il credere in Dio è amarlo credendo, andare a lui e a lui incorporarsi
credendo. Questa è la fede che Dio da noi richiede (Lib. de morib. Ecclesiae)».
Ora, si può dire che creda, chi tralascia la preghiera? No; se credesse davvero,
pregherebbe... Crede forse il bestemmiatore? No; perché sta scritto: Non
nominerai il nome di Dio invano... Crede il profanatore della domenica?
Nemmeno; perché la legge intima: Ricordati di santificare le feste... Crede
l'impudico? No, perché sta scritto che i disonesti non entreranno mai nel regno
dei cieli...
Gli apostoli, i martiri, i santi di tutti i tempi credettero con fede viva e ne fanno
testimonianza le virtù loro eroiche, le opere meravigliose, gli esempi sublimi che
lasciarono al mondo...
9. MEZZI PER AVERE LA FEDE E PER CRESCERE IN ESSA. - 1° «La fede, diceva
S. Paolo ai Romani, viene dall'udito, l'udito poi, per la parola di Cristo» (X, 17).
La parola di Dio è dunque, per chi l'ascolta, un potente mezzo per avere la fede
e praticarla.
2° La fede è frutto della preghiera: «Affinché la fede nostra non manchi,
preghiamo, dice S. Agostino. Una preghiera fervente e perseverante ottiene una
fede stabile ed inconcussa (De morib. Ecclesiae)». La preghiera dunque è
anch'essa efficacissimo mezzo per avere e accrescere in noi la fede...
3° Il quarto mezzo per ottenere e conservare e coltivare la fede sta nell'essere
umilmente sottomesso all'autorità. «Quando la fede è schietta, scrive il
Crisostomo, non si perde in ragionamenti, ma crede, poiché non si può ricavare
nulla di utile dalle dispute e dalle contese di parole (In Epistola I, ad Timoth.)».