PREMESSA La presente edizione dell’Osservatorio Economico della provincia di Palermo presenta importanti innovazioni. La crisi finanziaria e la recessione hanno imposto nuovi obiettivi, metodologia e disegno della ricerca. In particolare, l’impegno in favore di una qualità delle informazioni presenti nel Rapporto passa attraverso le raccomandazioni fornite dalla Commissione europea sulle statistiche nazionali e comunitarie, riguardanti l’indipendenza pofessionale, la riservatezza scientifica, l’imparzialità, la solidità metodologica, adeguate procedure statistiche, pertinenza delle informazioni, accuratezza e attendibilità, tempestività e puntualità, coerenza e comparabilità e chiarezza. Il Rapporto è suddiviso in tre sezioni, la prima di valutazione di impatto della crisi ed i relativi effetti sul mercato del credito, la seconda di analisi macroeconomica territoriale/strutturale e la terza di analisi dei settori produttivi e della relativa congiuntura. A corredo dell’analisi è stata realizzata una appendice statistica. Per realizzare tali attività, è stata condotta una indagine presso un campione rappresentativo di aziende (500), volta a definire le dinamiche congiunturali delle imprese palermitane nel 2009 e le previsioni per il 2010. A differenza delle edizioni precedenti, saranno riportate le stime quantitative delle variazioni del volume di affari, della produzione, dell’occupazione e degli investimenti. Nel Rapporto, inoltre, vengono prese in considerazione le politiche per riattivare il circuito economico locale. 2 I Lo scenario economico dopo la crisi finanziaria Nella seconda metà del 2008, la crisi innescatasi nei mercati finanziari degli Stati Uniti, ha iniziato ad esplicare i propri effetti sull’economia reale, mettendo a dura prova il sistema economico e produttivo di numerosi Paesi. Nel 2009 l’economia occidentale, dopo anni di crescita, risulta in significativa flessione, soprattutto a causa delle perdite osservate nella prima parte dell’anno. Il secondo semestre manifesta, infatti, una dinamica di ordinativi e produzione più stabile. Sono le economie avanzate, in particolare europee, a soffrire maggiormente le difficoltà legate alla crisi economica, anche a causa del fatto che in questi paesi, la dinamica dei consumi interni è debole. Il mutamento dello scenario congiunturale Al pari delle altre economie, quella italiana ha scontato nel 2009 gli effetti della crisi internazionale evidenziando un quadro piuttosto difficile. La fase di contrazione del Prodotto Interno Lordo (PIL), intrapresa a partire già dal secondo trimestre del 2008 (0,4%), si è accentuata sul finire dell’anno (2,9% nell’ultimo trimestre), alla vigilia della marcata accelerazione del ritmo di decrescita registrata nel primo trimestre del 2009 (-6,0%). Un deterioramento che ha esaurito la sua spinta nel secondo trimestre del 2009, quando il PIL si è contratto in termini tendenziali quasi della stessa percentuale segnata in quello precedente (-5,9%). I dati relativi al terzo trimestre mostrano, tuttavia, come l’economia italiana abbia imboccato la strada della ripresa. Per tutte le variabili macroeconomiche si registra, infatti, un attenuamento del trend negativo (in termini tendenziali: Pil -4,6%; esportazioni -18,3%, consumi interni -1,7%, investimenti -13,8%; in termini congiunturali: Pil +0,6%; esportazioni +2,5%, consumi interni +0,4%, investimenti +0,3%). Più in generale, anche la comunità economica mondiale, nonostante il crack delle piazze asiatiche -Dubai World- di fine novembre abbia lasciato gli operatori finanziari con il fiato sospeso, è concorde nell’affermare che “il peggio 3 Il mercato del lavoro e la questione del credito Le politiche economiche sono volte a garantire solidità e non crescita è passato”. In ogni caso, sebbene tale ottimismo sia giustificato da timidi segnali di ripresa, a livello internazionale, degli ordinativi e della produzione, è doveroso tener conto del fatto che rimangono, comunque, numerose “questioni sul tappeto”. A destare preoccupazione è, soprattutto, il mercato del lavoro, le cui condizioni sembrano destinate a deteriorarsi nei prossimi mesi (a causa dell’andamento della Cassa Integrazione), con le conseguenti tensioni sociali e gli effetti sul dinamismo italiano che ne deriverebbero. Altro fattore ostativo rilevante della crisi è stato quello creditizio, sia con riferimento alle rigidità sistemiche che al costo del denaro praticato ad imprese e famiglie. Attualmente i tassi di sconto Fed e Bce ed i tassi di interesse interbancari sono ai minimi storici, mentre i tassi di interesse praticati alle imprese risultano ancora elevati, nonostante la flessione degli ultimi mesi. Dopo l’estate, infatti, crescono le critiche verso l’Accordo di Basilea 2 che, basando il rating sulla salute di bilancio dell’impresa, è giudicato eccessivamente prociclico e quindi reo di aver favorito le dinamiche recessive. Una questione rilevante, poi, è quella delle politiche poste in essere per fronteggiare la crisi. Ad oggi, sono state implementate politiche monetarie a “scarsa produttività” poiché finalizzate ad evitare ulteriori situazioni di criticità finanziaria invece che investimenti. Gli effetti recessivi, unitamente a tali politiche, stanno generando un debito pubblico piuttosto consistente che, per quanto riguarda l’Italia, nel 2010, si attesterà a circa il 118% del PIL, con effetti sulle manovre finanziarie degli anni a venire. In ogni caso, le previsioni realizzate in autunno sembrano meno severe di quelle realizzate prima dell’estate. Nel 2009 l’Italia perderà circa 5 punti percentuali di PIL, mentre il 2010 potrebbe essere l’anno della ripresa (+0,2%/+1,2%). Chiaramente, il modesto dinamismo del sistema Italia non deve essere attribuito esclusivamente alla congiuntura negativa, quanto piuttosto alle difficoltà ed ai noti ritardi e squilibri strutturali che influenzano le modalità di reazione del nostro Paese agli shock esogeni. 4 II La situazione economica di Palermo La recessione economica, dopo aver abbandonato la sfera finanziaria, è entrata da un anno nel comparto reale dei sistemi economici di Aspetti strutturali e tutto il mondo e, a tutti i livelli territoriali, congiunturali della crisi riconfigura, in modo profondo, i rapporti economici ed i modelli competitivi. Attualmente, Palermo, come il resto delle economie territoriali del mondo, è alle prese con la difficile sfida di traghettare il proprio sistema produttivo fuori dalla recessione, minimizzandone le perdite ed i conseguenti impatti sociali. L’economia palermitana viene da un periodo di crescita particolarmente debole, poiché già dal 2006 l’andamento del PIL provinciale si è collocato al di sotto della media regionale e di quella nazionale, evidenziando prima una sostanziale stagnazione e poi, a partire dal 2008, una flessione del Pil provinciale del -3,2% (Sicilia -1,2%; Italia -1%) che anticipa la crisi economica. L’evidente rallentamento, e poi l’inversione, della crescita economica locale, dipende in primo luogo da fattori strutturali di debolezza negli assetti competitivi del territorio. La crescita strutturale Il risultato potrebbe essere una durata della dell’economia: nel 2008 recessione che si protrae, con una crescita del Pil -3,2% Pil locale flebile anche quando il ciclo economico nazionale invertirà rotta. In tale contesto, è sempre più chiaro agli economisti1 che la misurazione della capacità di fuoriuscita dalla crisi basata sul solo Pil possa essere fuorviante. Ovviamente, il grado di vitalità dell’assetto socio economico influenza anche la relativa reattività di fronte alla recessione e la capacità di uscirne più o meno rapidamente. Ebbene, il sistema economico palermitano si caratterizza per la presenza di numerosi fattori di bassa competitività e di inerzia, in linea con le caratteristiche tipiche del Mezzogiorno. Si tratta di fattori che rischiano di aggravare l’intensità della recessione ed allungarne la durata, compromettendo gli assetti di bilancio di molte 1 Stiglitz J. E., Sen A., Fitoussi J. P., 2009, Report by Measurement of Economici Performance and Social Progress, UE. 5 the Commission on the imprese locali, sfera sociale. In con le particolare, conseguenze i anche seguenti sulla fattori I fattori che strutturali pongono interrogativi seri sulla condizionano l’assetto tenuta del modello competitivo del territorio: economico palermitano • un modello di specializzazione produttiva dove l’incidenza dei settori a più alto contenuto di innovazione scientifico-tecnologica è moderato. Il sistema produtivo palermitano mostra una incidenza dei servizi molto ampia (valore aggiunto 2007 Palermo: 84,5%; Italia 70,5%), frutto di un processo di terziarizzazione molto avanzato, favorito anche dalla presenza di uno dei poli urbani più grandi del Mezzogiorno. Tuttavia, il processo di terziarizzazione dell’economia palermitana non si è svolto attraverso meccanismi virtuosi, allineati ad un fenomeno di abbandono di cicli produttivi a basso valore aggiunto per abbracciare attività immateriali ad elevata redditività sui mercati. Infatti, al netto del peso tradizionalmente assunto dai servizi pubblici, connesso al ruolo di capitale regionale, la terziarizzazione dell’economia palermitana è passata per il tramite di attività di servizio alla persona a basso valore aggiunto, mentre il peso dei servizi avanzati è pari al 31% del totale del valore aggiunto dei servizi (Italia 39%). Nell’ambito dei servizi, un ruolo non secondario, poi, è quello del turismo, con particolare riferimento alle risorse naturali/marittime ed alla filiera dei beni culturali che interessa e Credito, patrimonio e ricchezza delle famiglie valorizza anche produzioni manifatturiere per una incidenza sul totale del valore aggiunto pari al 20%; • il tessuto produttivo palermitano è costituito prevalentemente da ditte individuali (III trim. 2009: Palermo 74,2%; Italia 63,3%) mentre la presenza delle imprese più capitalizzate e strutturate, anche in termini di modelli di governance ed articolazione organizzativa interna, ovvero le società di capitali, è ancora poco marcata (10,6%, Italia 17%). Un simile assetto rischia di essere esposto alla recessione, in quanto le imprese più piccole, meno patrimonializzate, hanno una strutturale difficoltà di accesso al credito, non potendo fornire garanzie patrimoniali particolarmente elevate. Un mercato del lavoro Inoltre, sovente tali imprese si collocano nelle difficile anche prima posizioni finali delle filiere cui appartengono, 6 della crisi quindi anche del ciclo delle committenze e dei relativi pagamenti, subiscono le restrizioni di mercato accusate a monte dai committenti. Tali fattori, nel 2009, hanno comportato cessazioni di imprese nel commercio e nell’agricoltura; • in ragione dell’andamento dinamico di crescita dell’indebitamento di famiglie e piccole imprese nei confronti delle banche nel periodo 2007-I semestre 2009, il livello di esposizione debitoria delle famiglie e delle piccole imprese è rapidamente cresciuto, e ciò può porre delle preoccupazioni sulla tenuta di un sistema economico che cresce poco, che non crea molti posti di lavoro, ma in cui si accumula il debito a carico di famiglie ed imprese. Un eventuale ulteriore restringimento del credito a famiglie ed Gli elementi che imprese (nell’indagine il 43% delle imprese favoriranno la ripresa sostiene che la capacità di accesso al credito è peggiorata) potrebbe riflettersi sui consumi e sugli investimenti, aggravando gli effetti della recessione; • il sistema produttivo palermitano sta perdendo competitività sui mercati internazionali, un Un nucleo di imprese fenomeno avviatosi prima che l’attuale recessione La dinamico fosse anche solo lontanamente prevedibile. progressiva perdita di competitività internazionale dell’economia palermitana negli ultimi cinque anni costituisce uno dei fattori principali del rallentamento del suo ciclo di crescita, ed è evidenziata dal degrado della propensione all’export (nel 2008 ogni 100 euro prodotti solo 1,9 derivano dalle esportazioni; in Italia 22,8). In questo scenario, i primi tre trimestri del 2009 segnano un brusco calo delle merci esportate, con particolare riferimento ai mezzi di trasporto, soprattutto per quanto riguarda le navi ed imbarcazioni; • un mercato del lavoro fragile e connotato da indicatori poco favorevoli prima dell’innesco della crisi. La disoccupazione, alla fine del 2008, si attesta al 17,1% (Italia 6,7%) e cela sacche di disoccupazione nascosta e di disoccupati scoraggiati. In tale contesto, nel 2008 a Palermo il ricorso alla CIG cresce più che rispetto alla media regionale, pur in presenza di una quota di addetti industriali relativamente meno rilevante. Ciò è un indizio circa il fatto che il tessuto industriale palermitano stia, in realtà, pagando un prezzo ponderoso alla recessione. In effetti, la debolezza del mercato del lavoro locale, iniziata già prima 7 che si innestasse l’attuale recessione, insieme all’esplosione della CIG nel 2009 (dovuta anche alle difficoltà nel commercio), sono altrettanti indizi fatto che il tessuto imprenditoriale Demografia e del provinciale, e la relativa base occupazionale, ricchezza stanno subendo gli effetti della crisi in forme e con intensità da monitorare. Ponendoci sotto una diversa lente di osservazione, va detto che vi sono elementi favorevoli di vitalità, che devono essere colti ed opportunamente valorizzati, perché vanno in controtendenza rispetto alla recessione. Tali elementi possono così sintetizzarsi: • l’efficace reazione strategica delle imprese intervistate, che non intendono soltanto difendersi dagli effetti della recessione, ma vogliono anche investire sul miglioramento della propria competitività strutturale, agendo sulle leve della qualità, della ricerca di nicchie di mercato ad alto valore aggiunto, specializzando la propria offerta su tali nicchie dell’innovazione tecnologica. Ciò evidenzia la presenza di una classe imprenditoriale matura e dinamica, in grado, perlomeno culturalmente, di promuovere processi di cambiamento significativi, utili ad uscire rafforzati dalla difficile congiuntura attuale (che poi il sistema complessivo, dalle banche alla PA, alla ricerca ed alla formazione, devono assecondare e favorire); • a fronte della contrazione dell’export, dovuta in larga misura alla congiuntura negativa a livello internazionale, vi è uno sforzo di riposizionamento, da parte delle PMI locali, verso mercati “nuovi” (Nord Africa, mercati emergenti di Messico e Brasile, e mercati europei “ricchi” e inesplorati, come quello svedese) al fine di trovare spazi commerciali che compensino quelli che si chiudono sui mercati “tradizionali” di sbocco; • alcuni aspetti strutturali del sistema creditizio locale evidenziano, nonostante un alto livello di rischiosità del credito, un sostanziale equilibrio e, quindi, l’operatività, anche in questa fase restrittiva. Infatti, Palermo risulta essere un mercato creditizio dominato dai gruppi bancari più grandi che hanno maggiori disponibilità da riversare nello sviluppo economico. Nel 2009, tuttavia, si registra una 8 crescita del livello impieghi (+2,2%); delle sofferenze sugli • nonostante la debole crescita degli ultimi anni, la ricchezza media, in termini patrimoniali, delle famiglie palermitane, è ancora piuttosto elevata. Infatti, con un valore medio di 300.000 euro per famiglia, Palermo è la seconda provincia della Sicilia, dopo Trapani, per dotazione patrimoniale. La famiglia media palermitana ha uno stock patrimoniale pari a poco più del 78% della famiglia media italiana, il che, nel panorama complessivo della Sicilia e del Mezzogiorno, può essere considerato un valore soddisfacente. Ciò, tuttavia, potrebbe non garantire la tenuta dei livelli dei consumi sul mercato locale, anche in virtù di una generale flessione dei redditi a livello nazionale; • a fronte della ripresa dei flussi migratori, connessa con la difficile situazione del mercato del lavoro locale, la popolazione palermitana è ancora relativamente giovane. Peraltro, anche nell’ambito della popolazione in età da lavoro, Palermo esibisce una quota di “lavoratori giovani” (15-39 anni) relativamente più elevata rispetto ai “lavoratori anziani” (40-64 anni), come indica il valore basso dell’indice di struttura. Una forza lavoro costituita prevalentemente da giovani, infatti, consente di avere lavoratori creativi e potenzialmente ad elevata produttività, a tutto vantaggio delle prospettive di crescita futura dell’economia locale. III La dinamica congiunturale del 2009 e le previsioni per il 2010 La flessione dell’attività nel 2009 Entrando nello specifico delle performance congiunturali della provincia, dall’analisi dei dati relativi alle variazioni quantitative del fatturato delle imprese per il 2009 si evince un calo del -17,2% per l’economia palermitana nel suo complesso. Tra i settori, quello delle costruzioni registra la peggiore variazione (21,3%), a conferma delle dinamiche già in atto nel 2008 sia a livello locale che a livello nazionale. Variazioni negative del fatturato si riscontrano anche nel manifatturiero (-19,6%). Anche il settore dell’agricoltura ed il settore dei servizi presentano dei risultati negativi, ma 9 Gli investimenti testimoniano un atteggiamento all’insegna della caparbietà L’inversione di tendenza nel 2010 l’intensità del peggioramento è minore. Il commercio (-18,3%), il turismo (-15,2%) ed il terziario avanzato (-17,1%) sono i comparti il cui volume d’affari risente maggiormente della riduzione dei consumi, mentre sembrano reggere in modo migliore i trasporti (-10,9%) e gli altri servizi (-7,8%) che registrano le performance migliori tra tutti i settori dell’economia. A fronte di un quadro certamente non favorevole, la dinamica degli investimenti nel 2009 testimonia un atteggiamento non arrendevole. Il risultato risulta influenzato dalla dinamica particolarmente sostenuta degli investimenti nel settore dei servizi (+14,6%), con risultati interessanti per i trasporti (+19,5%), per il turismo (+14,7%) e per gli “altri servizi” (+14,2%). In generale, comunque, la dinamica degli investimenti sembra suggerire una vitalità nel portare avanti processi di ristrutturazione produttiva. Analizzando le indicazioni degli imprenditori per il 2010, emerge un quadro incerto ma in miglioramento (volume di affari 1,9%). Per quanto concerne gli investimenti, solo le imprese dell’agricoltura, delle costruzioni e del turismo ne stimano una flessione. IV L’impatto della crisi in provincia di Palermo Con riferimento agli effetti della crisi, ad oggi, emerge che la recessione agisce sull’economia locale tramite diversi canali, fra i quali le aspettative di imprenditori e consumatori, che influenzano la propensione ad investire ed a consumare e, quindi, l’andamento della domanda aggregata e del valore aggiunto. Gli effetti della crisi: consumi, investimenti e credito A ciò occorre aggiungere che il rapporto fra banche ed imprese si fa più difficile, compromettendo l’accesso al credito da parte di un numero crescente di PMI, proprio nel momento in cui la recessione induce un degrado del cash flow e delle condizioni di liquidità delle imprese, depauperandole dalle risorse finanziarie utili. In linea generale, le imprese palermitane soffrono di una fragilità finanziaria. Infatti, per gli intervistati che non investono, il mancato realizzo dipende da difficoltà di liquidità che ostacolano l’utilizzo dei mezzi propri per coprire 10 gli investimenti ed, al tempo stesso, rendono più difficile l’ottenimento di credito bancario, nella misura in cui il degrado degli assetti di bilancio rende più rischioso il prestito bancario, scoraggiando i flussi tra banche e imprese. I primi effetti della ripresa inizieranno a farsi sentire nel 2010 A giudizio delle imprese locali, inoltre, la crisi avrà un impatto soprattutto sui consumi delle famiglie e sui livelli di domanda finale, con riflessi sui fatturati delle imprese. Il calo dei consumi sarà ovviamente amplificato dalla contrazione nei livelli occupazionali. In questo contesto, la crisi dei consumi ha un significativo impatto sulle imprese del commercio (chiusi 216 negozi nel 2009); inoltre, numerose imprese sono in difficoltà nei contributi previdenziali, alimentando il circolo vizioso. Circa il 27% delle imprese scarica gli effetti della crisi finanziaria a monte, ritardando i pagamenti dovuti ai propri fornitori, propagando di fatto gli effetti della recessione lungo l’intera filiera produttiva e generalizzandola all’intero sistema produttivo. Un ulteriore 13% è costretto a ritardare i pagamenti ai lavoratori, contribuendo così alla contrazione dei consumi finali, in una spirale perversa che, dal rallentamento della domanda, finisce per creare ulteriori problemi alle imprese offerenti. Di fronte a tale situazione, la reazione degli imprenditori è senz’altro positiva, nella misura in cui il tentativo prevalente è quello di reagire, andando a cercare quelle nicchie di mercato ad elevato valore aggiunto, tramite un miglioramento qualitativo dei prodotti/servizi offerti. Le imprese stanno cercando di orientare la propria offerta verso segmenti di mercato ad alto potere di acquisto, tale da pagare un “premium price”. V Politiche di sviluppo strutturali e di breve periodo Gli aspetti del credit crunch Nell’ambito di una contrazione delle attività operative delle imprese osservate attraverso la dinamica del volume di affari, il deterioramento del rapporto con le banche è uno degli aspetti peculiari della presente recessione. Sotto questo profilo, le imprese del campione che hanno richiesto finanziamenti bancari durante quest’ultimo periodo 11 Il rischio usura riscontrano, generalmente, maggiori difficoltà di accesso, dovute ad una restrizione del comportamento delle banche in fase di istruttoria, in linea peraltro con il resto dell’economia nazionale. In particolare, le imprese avvertono una maggiore rigidità in sede di richiesta di garanzie reali a fronte della domanda di affidamento. E’ una conseguenza tipica di una minore propensione al rischio da parte degli istituti di credito, soprattutto perché il peggioramento dei bilanci di molte imprese richiedenti rende oggettivamente più rischioso il credito. Peraltro, anche in materia di garanzie reali, l’introduzione di Basilea 2 ha reso molto più complessa la fase di accettabilità delle garanzie offerte dalle imprese richiedenti credito. Per altro verso, circa un terzo del campione segnala come il costo del denaro sia cresciuto, come effetto della maggiore rischiosità dell’erogazione di credito in questa fase. Tuttavia, al costo del danaro in crescita si aggiunge anche una lievitazione degli oneri accessori per commissioni. A fronte di tali difficoltà di accesso al credito, il 30,2% del campione cerca di attivare fonti di finanziamento alternative alle banche; purtroppo in tale segmento di imprese vi potrebbe anche essere una quota di operatori che incorrono all’usura. L’obiettivo della politica Le precedenti considerazioni suggeriscono come una politica economica a favore del territorio, debba valorizzare i punti di forza ed attenuare gli effetti delle fragilità strutturali del modello produttivo palermitano, del suo mercato creditizio e del lavoro. A nostro avviso, il sistema produttivo palermitano ha necessità di intraprendere un nuovo corso economico. Un ciclo di rinnovamento e sviluppo in cui, soprattutto attraverso le buone pratiche della Pubblica Amministrazione, si dia il via ad un processo di catalizzazione di investimenti produttivi e si sostituisca progressivamente l’economia della sussistenza. Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non più procrastinabile a causa delle situazioni di crisi che si inseriscono in un contesto già difficile e svantaggiato. A giudizio 12 degli imprenditori, poi, Le direttrici principali di una politica pubblica a sostegno delle imprese palermitane emergono due tipi di interventi necessari; quelli volti al superamento delle difficoltà contestuali e quelle di natura più squisitamente strutturale. Tra le prime troviamo: un sostegno diretto alla liquidità aziendale, mediante incentivi al capitale circolante, oppure incentivi in conto interesse mirati ad abbattere il costo del credito; uno sblocco dei pagamenti delle forniture effettuate alla PA; un intervento pubblico mirato a sbloccare il razionamento del credito, mediante interventi di garanzia pubblica, o un potenziamento dei Confidi; la semplificazione delle procedure amministrative di tipo concessorio o autorizzatorio di competenza delle PA, che si traducono in costi aggiuntivi per le imprese, ed in una dilatazione dei tempi necessari ad implementare progetti di investimento e di sviluppo aziendale, fino al limite in cui tali progetti divengano obsoleti. Tra gli interventi tesi al miglioramento strutturale dell’economia, gli imprenditori palermitani sottlineano l’esigenza di: interventi pubblici di sostegno ai redditi ed alla domanda, per ridurre la contrazione dei consumi che ha colpito i fatturati; un miglioramento dei servizi reali ad alto valore aggiunto disponibili sul territorio finalizzato ad elevare ulteriormente la qualità delle produzioni locali, anche in un’ottica di potenziamento della capacità imprenditoriale di raggiungere segmenti di mercato ad elevata capacità di spesa. Particolare interesse viene conferita a servizi di assistenza alla R&S ed all’innovazione tecnologica. Le infrastrutture come fattore di sviluppo territoriale Ragionando, infine, sui fattori territoriali di crescita e nel contesto di una necessaria evoluzione del modello di sviluppo, sembra opportuno puntare al miglioramento della capacità competitiva del territorio, attraverso un sistema di infrastrutture economiche e sociali maggiormente finalizzato ad inserire il 13 sistema produttivo locale nel contesto internazionale ed alla riduzione delle diseconomie esterne alle imprese. Oltre ad alimentare la capacità competitiva strutturale, la spesa in infrastrutture potrebbe costituire un valido supporto per le imprese palermitante anche in un momento come questo, caratterizzato da minore liquidità e irrigidimento del credito. 14