1 - Camera di Commercio di Palermo

PREMESSA
La presente edizione dell’Osservatorio Economico della provincia di Palermo
presenta importanti innovazioni. La crisi finanziaria e la recessione hanno imposto
nuovi obiettivi, metodologia e disegno della ricerca. In particolare, l’impegno in favore
di una qualità delle informazioni presenti nel Rapporto passa attraverso le
raccomandazioni fornite dalla Commissione europea sulle statistiche nazionali e
comunitarie, riguardanti l’indipendenza pofessionale, la riservatezza scientifica,
l’imparzialità, la solidità metodologica, adeguate procedure statistiche, pertinenza
delle informazioni, accuratezza e attendibilità, tempestività e puntualità, coerenza e
comparabilità e chiarezza.
Il Rapporto è suddiviso in tre sezioni, la prima di valutazione di impatto della
crisi ed i relativi effetti sul mercato del credito, la seconda di analisi macroeconomica
territoriale/strutturale e la terza di analisi dei settori produttivi e della relativa
congiuntura. A corredo dell’analisi è stata realizzata una appendice statistica.
Per realizzare tali attività, è stata condotta una indagine presso un campione
rappresentativo di aziende (500), volta a definire le dinamiche congiunturali delle
imprese palermitane nel 2009 e le previsioni per il 2010. A differenza delle edizioni
precedenti, saranno riportate le stime quantitative delle variazioni del volume di affari,
della produzione, dell’occupazione e degli investimenti.
Nel Rapporto, inoltre, vengono prese in considerazione le politiche per
riattivare il circuito economico locale.
2
I Lo scenario economico dopo la crisi finanziaria
Nella seconda metà del 2008, la crisi
innescatasi nei mercati finanziari degli Stati
Uniti, ha iniziato ad esplicare i propri effetti
sull’economia reale, mettendo a dura prova il
sistema economico e produttivo di numerosi Paesi.
Nel 2009 l’economia occidentale, dopo anni di
crescita, risulta in significativa flessione,
soprattutto a causa delle perdite osservate nella
prima parte dell’anno. Il secondo semestre
manifesta, infatti, una dinamica di ordinativi e
produzione
più
stabile.
Sono
le
economie
avanzate, in particolare europee, a soffrire
maggiormente le difficoltà legate alla crisi
economica, anche a causa del fatto che in questi
paesi, la dinamica dei consumi interni è debole.
Il mutamento dello scenario
congiunturale
Al
pari
delle
altre
economie,
quella
italiana ha scontato nel 2009 gli effetti della
crisi
internazionale
evidenziando
un
quadro
piuttosto difficile. La fase di contrazione del
Prodotto
Interno
Lordo
(PIL),
intrapresa
a
partire già dal secondo trimestre del 2008 (0,4%), si è accentuata sul finire dell’anno (2,9% nell’ultimo trimestre), alla vigilia della
marcata accelerazione del ritmo di decrescita
registrata nel primo trimestre del 2009 (-6,0%).
Un deterioramento che ha esaurito la sua spinta
nel secondo trimestre del 2009, quando il PIL si
è contratto in termini tendenziali quasi della
stessa percentuale segnata in quello precedente
(-5,9%).
I dati relativi al terzo trimestre mostrano,
tuttavia,
come
l’economia
italiana
abbia
imboccato la strada della ripresa. Per tutte le
variabili macroeconomiche si registra, infatti,
un attenuamento del trend negativo (in termini
tendenziali: Pil -4,6%; esportazioni -18,3%,
consumi interni -1,7%, investimenti -13,8%; in
termini congiunturali: Pil +0,6%; esportazioni
+2,5%,
consumi
interni
+0,4%,
investimenti
+0,3%).
Più in generale, anche la comunità economica
mondiale, nonostante il crack delle piazze
asiatiche -Dubai World- di fine novembre abbia
lasciato gli operatori finanziari con il fiato
sospeso, è concorde nell’affermare che “il peggio
3
Il mercato del lavoro e la
questione del credito
Le politiche economiche sono
volte a garantire solidità e non
crescita
è passato”. In ogni caso, sebbene tale ottimismo
sia giustificato da timidi segnali di ripresa, a
livello internazionale, degli ordinativi e della
produzione, è doveroso tener conto del fatto che
rimangono, comunque, numerose “questioni sul
tappeto”.
A destare preoccupazione è, soprattutto, il
mercato del lavoro, le cui condizioni sembrano
destinate a deteriorarsi nei prossimi mesi (a
causa dell’andamento della Cassa Integrazione),
con le conseguenti tensioni sociali e gli effetti
sul dinamismo italiano che ne deriverebbero.
Altro fattore ostativo rilevante della crisi è
stato quello creditizio, sia con riferimento alle
rigidità sistemiche che al costo del denaro
praticato ad imprese e famiglie. Attualmente i
tassi di sconto Fed e Bce ed i tassi di interesse
interbancari sono ai minimi storici, mentre i
tassi
di
interesse
praticati
alle
imprese
risultano ancora elevati, nonostante la flessione
degli ultimi mesi. Dopo l’estate, infatti,
crescono le critiche verso l’Accordo di Basilea 2
che, basando il rating sulla salute di bilancio
dell’impresa,
è
giudicato
eccessivamente
prociclico e quindi reo di aver favorito le
dinamiche recessive. Una questione rilevante,
poi, è quella delle politiche poste in essere per
fronteggiare la crisi. Ad oggi, sono state
implementate
politiche
monetarie
a
“scarsa
produttività”
poiché
finalizzate
ad
evitare
ulteriori situazioni di criticità finanziaria
invece che investimenti. Gli effetti recessivi,
unitamente a tali politiche, stanno generando un
debito pubblico piuttosto consistente che, per
quanto riguarda l’Italia, nel 2010, si attesterà
a circa il 118% del PIL, con effetti sulle
manovre finanziarie degli anni a venire.
In ogni caso, le previsioni realizzate in
autunno sembrano meno severe di quelle realizzate
prima dell’estate. Nel 2009 l’Italia perderà
circa 5 punti percentuali di PIL, mentre il 2010
potrebbe
essere
l’anno
della
ripresa
(+0,2%/+1,2%). Chiaramente, il modesto dinamismo
del sistema Italia non deve essere attribuito
esclusivamente alla congiuntura negativa, quanto
piuttosto alle difficoltà ed ai noti ritardi e
squilibri strutturali che influenzano le modalità
di reazione del nostro Paese agli shock esogeni.
4
II La situazione economica di Palermo
La
recessione
economica,
dopo
aver
abbandonato la sfera finanziaria, è entrata da un
anno nel comparto reale dei sistemi economici di
Aspetti strutturali e tutto il mondo e, a tutti i livelli territoriali,
congiunturali della crisi riconfigura,
in
modo
profondo,
i
rapporti
economici ed i modelli competitivi. Attualmente,
Palermo, come il resto delle economie territoriali
del mondo, è alle prese con la difficile sfida di
traghettare il proprio sistema produttivo fuori
dalla recessione, minimizzandone le perdite ed i
conseguenti impatti sociali.
L’economia palermitana viene da un periodo di
crescita particolarmente debole, poiché già dal
2006
l’andamento
del
PIL
provinciale
si
è
collocato al di sotto della media regionale e di
quella
nazionale,
evidenziando
prima
una
sostanziale stagnazione e poi, a partire dal 2008,
una flessione del Pil provinciale del -3,2%
(Sicilia -1,2%; Italia -1%) che anticipa la crisi
economica.
L’evidente
rallentamento,
e
poi
l’inversione, della crescita economica locale,
dipende in primo luogo da fattori strutturali di
debolezza
negli
assetti
competitivi
del
territorio.
La crescita strutturale
Il risultato potrebbe essere una durata della
dell’economia: nel 2008
recessione che si protrae, con una crescita del
Pil -3,2%
Pil locale flebile anche quando il ciclo economico
nazionale invertirà rotta. In tale contesto, è
sempre
più
chiaro
agli
economisti1
che
la
misurazione della capacità di fuoriuscita dalla
crisi basata sul solo Pil possa essere fuorviante.
Ovviamente, il grado di vitalità dell’assetto
socio economico influenza anche la relativa
reattività di fronte alla recessione e la capacità
di uscirne più o meno rapidamente. Ebbene, il
sistema economico palermitano si caratterizza per
la
presenza
di
numerosi
fattori
di
bassa
competitività e di inerzia, in linea con le
caratteristiche tipiche del Mezzogiorno. Si tratta
di fattori che rischiano di aggravare l’intensità
della
recessione
ed
allungarne
la
durata,
compromettendo gli assetti di bilancio di molte
1
Stiglitz J. E., Sen A., Fitoussi J. P., 2009, Report by
Measurement of Economici Performance and Social Progress, UE.
5
the
Commission
on
the
imprese locali,
sfera sociale.
In
con
le
particolare,
conseguenze
i
anche
seguenti
sulla
fattori
I fattori che strutturali
pongono
interrogativi
seri
sulla
condizionano l’assetto tenuta del modello competitivo del territorio:
economico palermitano
• un modello di specializzazione produttiva dove
l’incidenza dei settori a più alto contenuto di
innovazione scientifico-tecnologica è moderato. Il
sistema produtivo palermitano mostra una incidenza
dei servizi molto ampia (valore aggiunto 2007
Palermo: 84,5%; Italia 70,5%), frutto di un
processo
di
terziarizzazione
molto
avanzato,
favorito anche dalla presenza di uno dei poli
urbani più grandi del Mezzogiorno. Tuttavia, il
processo
di
terziarizzazione
dell’economia
palermitana non si è svolto attraverso meccanismi
virtuosi, allineati ad un fenomeno di abbandono di
cicli produttivi a basso valore aggiunto per
abbracciare
attività
immateriali
ad
elevata
redditività sui mercati. Infatti, al netto del
peso
tradizionalmente
assunto
dai
servizi
pubblici, connesso al ruolo di capitale regionale,
la terziarizzazione dell’economia palermitana è
passata per il tramite di attività di servizio
alla persona a basso valore aggiunto, mentre il
peso dei servizi avanzati è pari al 31% del totale
del valore aggiunto dei servizi (Italia 39%).
Nell’ambito dei servizi, un ruolo non secondario,
poi, è quello del turismo, con particolare
riferimento alle risorse naturali/marittime ed
alla filiera dei beni culturali che interessa e
Credito, patrimonio e
ricchezza delle famiglie valorizza anche produzioni manifatturiere per una
incidenza sul totale del valore aggiunto pari al
20%;
• il tessuto produttivo palermitano è costituito
prevalentemente da ditte individuali (III trim.
2009: Palermo 74,2%; Italia 63,3%) mentre la
presenza
delle
imprese
più
capitalizzate
e
strutturate, anche in termini di modelli di
governance ed articolazione organizzativa interna,
ovvero le società di capitali, è ancora poco
marcata (10,6%, Italia 17%). Un simile assetto
rischia di essere esposto alla recessione, in
quanto
le
imprese
più
piccole,
meno
patrimonializzate,
hanno
una
strutturale
difficoltà di accesso al credito, non potendo
fornire
garanzie
patrimoniali
particolarmente
elevate.
Un mercato del lavoro Inoltre, sovente tali imprese si collocano nelle
difficile anche prima posizioni finali delle filiere cui appartengono,
6
della crisi quindi
anche del ciclo delle committenze e dei
relativi pagamenti, subiscono le restrizioni di
mercato accusate a monte dai committenti. Tali
fattori, nel 2009, hanno comportato cessazioni di
imprese nel commercio e nell’agricoltura;
• in ragione dell’andamento dinamico di crescita
dell’indebitamento di famiglie e piccole imprese
nei confronti delle banche nel periodo 2007-I
semestre 2009, il livello di esposizione debitoria
delle
famiglie
e
delle
piccole
imprese
è
rapidamente cresciuto, e ciò può porre delle
preoccupazioni
sulla
tenuta
di
un
sistema
economico che cresce poco, che non crea molti
posti di lavoro, ma in cui si accumula il debito a
carico di famiglie ed imprese. Un eventuale
ulteriore restringimento del credito a famiglie ed
Gli elementi che
imprese (nell’indagine
il 43% delle imprese
favoriranno la ripresa
sostiene che la capacità di accesso al credito è
peggiorata) potrebbe riflettersi sui consumi e
sugli investimenti, aggravando gli effetti della
recessione;
• il sistema produttivo palermitano sta perdendo
competitività
sui
mercati
internazionali,
un
Un nucleo di imprese fenomeno avviatosi prima che l’attuale recessione
La
dinamico fosse anche solo lontanamente prevedibile.
progressiva perdita di competitività internazionale
dell’economia palermitana negli ultimi cinque anni
costituisce
uno
dei
fattori
principali
del
rallentamento del suo ciclo di crescita, ed è
evidenziata
dal
degrado
della
propensione
all’export (nel 2008 ogni 100 euro prodotti solo
1,9 derivano dalle esportazioni; in Italia 22,8).
In questo scenario, i primi tre trimestri del 2009
segnano un brusco calo delle merci esportate, con
particolare riferimento ai mezzi di trasporto,
soprattutto
per
quanto
riguarda
le
navi
ed
imbarcazioni;
• un mercato del lavoro fragile e connotato da
indicatori poco favorevoli prima dell’innesco della
crisi. La disoccupazione, alla fine del 2008, si
attesta al 17,1% (Italia 6,7%) e cela sacche di
disoccupazione
nascosta
e
di
disoccupati
scoraggiati. In tale contesto, nel 2008 a Palermo il
ricorso alla CIG cresce più che rispetto alla media
regionale, pur in presenza di una quota di addetti
industriali relativamente meno rilevante. Ciò è un
indizio circa il fatto che il tessuto industriale
palermitano stia, in realtà, pagando un prezzo
ponderoso alla recessione. In effetti, la debolezza
del mercato del lavoro locale, iniziata già prima
7
che si innestasse l’attuale recessione, insieme
all’esplosione della CIG nel 2009 (dovuta anche alle
difficoltà nel commercio), sono altrettanti indizi
fatto
che
il
tessuto
imprenditoriale
Demografia e del
provinciale,
e
la
relativa
base
occupazionale,
ricchezza
stanno subendo gli effetti della crisi in forme e
con intensità da monitorare.
Ponendoci
sotto
una
diversa
lente
di
osservazione, va detto che vi sono elementi
favorevoli di vitalità, che devono essere colti ed
opportunamente
valorizzati,
perché
vanno
in
controtendenza rispetto alla recessione.
Tali elementi possono così sintetizzarsi:
• l’efficace reazione strategica delle imprese
intervistate,
che
non
intendono
soltanto
difendersi dagli effetti della recessione, ma
vogliono anche investire sul miglioramento della
propria competitività strutturale, agendo sulle
leve della qualità, della ricerca di nicchie di
mercato ad alto valore aggiunto, specializzando la
propria offerta su tali nicchie dell’innovazione
tecnologica. Ciò evidenzia la presenza di una
classe imprenditoriale matura e dinamica, in
grado, perlomeno culturalmente, di promuovere
processi di cambiamento significativi, utili ad
uscire rafforzati dalla difficile congiuntura
attuale (che poi il sistema complessivo, dalle
banche alla PA, alla ricerca ed alla formazione,
devono assecondare e favorire);
• a fronte della contrazione dell’export, dovuta
in larga misura alla congiuntura negativa a
livello internazionale, vi è uno sforzo di
riposizionamento, da parte delle PMI locali, verso
mercati “nuovi” (Nord Africa, mercati emergenti di
Messico e Brasile, e mercati europei “ricchi” e
inesplorati, come quello svedese) al fine di
trovare spazi commerciali che compensino quelli
che si chiudono sui mercati “tradizionali” di
sbocco;
•
alcuni
aspetti
strutturali
del
sistema
creditizio locale evidenziano, nonostante un alto
livello di rischiosità del credito, un sostanziale
equilibrio e, quindi, l’operatività, anche in
questa fase restrittiva. Infatti, Palermo risulta
essere un mercato creditizio dominato dai gruppi
bancari
più
grandi
che
hanno
maggiori
disponibilità
da
riversare
nello
sviluppo
economico. Nel 2009, tuttavia, si registra una
8
crescita del livello
impieghi (+2,2%);
delle
sofferenze
sugli
• nonostante la debole crescita degli ultimi anni,
la ricchezza media, in termini patrimoniali, delle
famiglie palermitane, è ancora piuttosto elevata.
Infatti, con un valore medio di 300.000 euro per
famiglia, Palermo è la seconda provincia della
Sicilia, dopo Trapani, per dotazione patrimoniale.
La famiglia media palermitana ha uno stock
patrimoniale pari a poco più del 78% della
famiglia media italiana, il che, nel panorama
complessivo della Sicilia e del Mezzogiorno, può
essere considerato un valore soddisfacente. Ciò,
tuttavia, potrebbe non garantire la tenuta dei
livelli dei consumi sul mercato locale, anche in
virtù di una generale flessione dei redditi a
livello nazionale;
• a fronte della ripresa dei flussi migratori,
connessa con la difficile situazione del mercato
del lavoro locale, la popolazione palermitana è
ancora relativamente giovane. Peraltro, anche
nell’ambito della popolazione in età da lavoro,
Palermo esibisce una quota di “lavoratori giovani”
(15-39 anni) relativamente più elevata rispetto ai
“lavoratori anziani” (40-64 anni), come indica il
valore basso dell’indice di struttura. Una forza
lavoro costituita prevalentemente da giovani,
infatti, consente di avere lavoratori creativi e
potenzialmente ad elevata produttività, a tutto
vantaggio delle prospettive di crescita futura
dell’economia locale.
III La dinamica congiunturale del 2009 e le previsioni per il 2010
La flessione dell’attività nel
2009
Entrando nello specifico delle performance
congiunturali della provincia, dall’analisi dei
dati relativi alle variazioni quantitative del
fatturato delle imprese per il 2009 si evince un
calo del -17,2% per l’economia palermitana nel
suo complesso. Tra i settori, quello delle
costruzioni registra la peggiore variazione (21,3%), a conferma delle dinamiche già in atto
nel 2008 sia a livello locale che a livello
nazionale. Variazioni negative del fatturato si
riscontrano anche nel manifatturiero (-19,6%).
Anche il settore dell’agricoltura ed il settore
dei servizi presentano dei risultati negativi, ma
9
Gli investimenti testimoniano
un atteggiamento all’insegna
della caparbietà
L’inversione di tendenza nel
2010
l’intensità
del
peggioramento
è
minore.
Il
commercio
(-18,3%), il turismo (-15,2%) ed
il terziario avanzato (-17,1%) sono i comparti il
cui volume d’affari risente maggiormente della
riduzione dei consumi, mentre sembrano reggere in
modo migliore i trasporti (-10,9%) e gli altri
servizi (-7,8%) che registrano le performance
migliori tra tutti i settori dell’economia.
A fronte di un quadro certamente non
favorevole, la dinamica degli investimenti nel
2009 testimonia un atteggiamento non arrendevole.
Il risultato risulta influenzato dalla dinamica
particolarmente sostenuta degli investimenti nel
settore dei servizi (+14,6%), con risultati
interessanti per i trasporti (+19,5%), per il
turismo (+14,7%) e per gli “altri servizi”
(+14,2%). In generale, comunque, la dinamica
degli investimenti sembra suggerire una vitalità
nel portare avanti processi di ristrutturazione
produttiva.
Analizzando
le
indicazioni
degli
imprenditori per il 2010, emerge un quadro
incerto ma in miglioramento (volume di affari 1,9%). Per quanto concerne gli investimenti, solo
le imprese dell’agricoltura, delle costruzioni e
del turismo ne stimano una flessione.
IV L’impatto della crisi in provincia di Palermo
Con riferimento agli effetti della crisi, ad
oggi,
emerge
che
la
recessione
agisce
sull’economia locale tramite diversi canali, fra i
quali
le
aspettative
di
imprenditori
e
consumatori, che influenzano la propensione ad
investire ed a consumare e, quindi, l’andamento
della domanda aggregata e del valore aggiunto.
Gli effetti della crisi:
consumi, investimenti e
credito
A ciò occorre aggiungere che il rapporto fra
banche
ed
imprese
si
fa
più
difficile,
compromettendo l’accesso al credito da parte di un
numero crescente di PMI, proprio nel momento in
cui la recessione induce un degrado del cash flow
e delle condizioni di liquidità delle imprese,
depauperandole dalle risorse finanziarie utili. In
linea generale, le imprese palermitane soffrono di
una
fragilità
finanziaria.
Infatti,
per
gli
intervistati
che
non
investono,
il
mancato
realizzo dipende da difficoltà di liquidità che
ostacolano l’utilizzo dei mezzi propri per coprire
10
gli investimenti ed, al tempo stesso, rendono più
difficile l’ottenimento di credito bancario, nella
misura in cui il degrado degli assetti di bilancio
rende
più
rischioso
il
prestito
bancario,
scoraggiando i flussi tra banche e imprese.
I primi effetti della ripresa
inizieranno a farsi sentire nel
2010
A giudizio delle imprese locali, inoltre, la
crisi avrà un impatto soprattutto sui consumi
delle famiglie e sui livelli di domanda finale,
con riflessi sui fatturati delle imprese. Il calo
dei consumi sarà ovviamente amplificato dalla
contrazione nei livelli occupazionali. In questo
contesto, la crisi dei consumi ha un significativo
impatto sulle imprese del commercio (chiusi 216
negozi nel 2009); inoltre, numerose imprese sono
in
difficoltà
nei
contributi
previdenziali,
alimentando il circolo vizioso.
Circa il 27% delle imprese scarica gli effetti
della crisi finanziaria a monte, ritardando i
pagamenti dovuti ai propri fornitori, propagando di
fatto gli effetti della recessione lungo l’intera
filiera produttiva e generalizzandola all’intero
sistema produttivo. Un ulteriore 13% è costretto a
ritardare i pagamenti ai lavoratori, contribuendo
così alla contrazione dei consumi finali, in una
spirale perversa che, dal rallentamento della
domanda, finisce per creare ulteriori problemi alle
imprese offerenti.
Di fronte a tale situazione, la reazione
degli imprenditori è senz’altro positiva, nella
misura in cui il tentativo prevalente è quello di
reagire, andando a cercare quelle nicchie di
mercato ad elevato valore aggiunto, tramite un
miglioramento
qualitativo
dei
prodotti/servizi
offerti. Le imprese stanno cercando di orientare
la propria offerta verso segmenti di mercato ad
alto potere di acquisto, tale da pagare un
“premium price”.
V Politiche di sviluppo strutturali e di breve periodo
Gli aspetti del credit crunch
Nell’ambito
di
una
contrazione
delle
attività
operative
delle
imprese
osservate
attraverso la dinamica del volume di affari, il
deterioramento del rapporto con le banche è uno
degli
aspetti
peculiari
della
presente
recessione. Sotto questo profilo, le imprese del
campione
che
hanno
richiesto
finanziamenti
bancari
durante
quest’ultimo
periodo
11
Il rischio usura
riscontrano, generalmente, maggiori difficoltà
di accesso, dovute ad una restrizione del
comportamento
delle
banche
in
fase
di
istruttoria, in linea peraltro con il resto
dell’economia nazionale. In particolare, le
imprese avvertono una maggiore rigidità in sede
di richiesta di garanzie reali a fronte della
domanda di affidamento. E’ una conseguenza
tipica di una minore propensione al rischio da
parte degli istituti di credito, soprattutto
perché il peggioramento dei bilanci di molte
imprese richiedenti rende oggettivamente più
rischioso il credito. Peraltro, anche in materia
di garanzie reali, l’introduzione di Basilea 2
ha reso molto più complessa la fase di
accettabilità
delle
garanzie
offerte
dalle
imprese richiedenti credito.
Per altro verso, circa un terzo del
campione segnala come il costo del denaro sia
cresciuto,
come
effetto
della
maggiore
rischiosità dell’erogazione di credito in questa
fase. Tuttavia, al costo del danaro in crescita
si aggiunge anche una lievitazione degli oneri
accessori per commissioni. A fronte di tali
difficoltà di accesso al credito, il 30,2% del
campione
cerca
di
attivare
fonti
di
finanziamento alternative alle banche; purtroppo
in tale segmento di imprese vi potrebbe anche
essere una quota di operatori che incorrono
all’usura.
L’obiettivo della politica
Le precedenti considerazioni suggeriscono
come una politica economica a favore del
territorio, debba valorizzare i punti di forza
ed
attenuare
gli
effetti
delle
fragilità
strutturali del modello produttivo palermitano,
del suo mercato creditizio e del lavoro.
A nostro avviso, il sistema produttivo
palermitano ha necessità di intraprendere un
nuovo corso economico. Un ciclo di rinnovamento
e sviluppo in cui, soprattutto attraverso le
buone pratiche della Pubblica Amministrazione,
si dia il via ad un processo di catalizzazione
di investimenti produttivi e si sostituisca
progressivamente l’economia della sussistenza.
Si tratta di un obiettivo ambizioso, ma non
più procrastinabile a causa delle situazioni di
crisi che si inseriscono in un contesto già
difficile e svantaggiato.
A
giudizio
12
degli
imprenditori,
poi,
Le direttrici principali di una
politica pubblica a sostegno
delle imprese palermitane
emergono due tipi di interventi necessari;
quelli volti al superamento delle difficoltà
contestuali e quelle di natura più squisitamente
strutturale. Tra le prime troviamo:
 un
sostegno
diretto
alla
liquidità
aziendale, mediante incentivi al capitale
circolante,
oppure
incentivi
in
conto
interesse mirati ad abbattere il costo del
credito;
 uno sblocco dei pagamenti delle forniture
effettuate alla PA;
 un intervento pubblico mirato a sbloccare
il
razionamento
del
credito,
mediante
interventi di garanzia pubblica, o un
potenziamento dei Confidi;
 la
semplificazione
delle
procedure
amministrative
di
tipo
concessorio
o
autorizzatorio di competenza delle PA, che
si traducono in costi aggiuntivi per le
imprese, ed in una dilatazione dei tempi
necessari
ad
implementare
progetti
di
investimento e di sviluppo aziendale, fino
al limite in cui tali progetti divengano
obsoleti.
Tra gli interventi tesi al miglioramento
strutturale dell’economia, gli imprenditori
palermitani sottlineano l’esigenza di:
 interventi pubblici di sostegno ai redditi
ed alla domanda, per ridurre la contrazione
dei consumi che ha colpito i fatturati;
 un miglioramento dei servizi reali ad alto
valore aggiunto disponibili sul territorio
finalizzato ad elevare ulteriormente la
qualità delle produzioni locali, anche in
un’ottica di potenziamento della capacità
imprenditoriale di raggiungere segmenti di
mercato ad elevata capacità di spesa.
Particolare interesse viene conferita a
servizi
di
assistenza
alla
R&S
ed
all’innovazione tecnologica.
Le infrastrutture come fattore di
sviluppo territoriale
Ragionando,
infine,
sui
fattori
territoriali di crescita e nel contesto di una
necessaria evoluzione del modello di sviluppo,
sembra opportuno puntare al miglioramento della
capacità competitiva del territorio, attraverso
un
sistema
di
infrastrutture
economiche
e
sociali maggiormente finalizzato ad inserire il
13
sistema
produttivo
locale
nel
contesto
internazionale
ed
alla
riduzione
delle
diseconomie esterne alle imprese.
Oltre ad alimentare la capacità competitiva
strutturale, la spesa in infrastrutture potrebbe
costituire un valido supporto per le imprese
palermitante anche in un momento come questo,
caratterizzato
da
minore
liquidità
e
irrigidimento del credito.
14