La compensazione L’orecchio è l’organo dell’udito e dell’equilibrio. Si divide in tre parti:orecchio esterno, medio ed interno. L'orecchio esterno è costituito dal padiglione auricolare e dal condotto uditivo esterno fino alla membrana del timpano. L'orecchio medio trasmette le vibrazioni prodotte dai suoni sul timpano fino all'orecchio interno. È una piccola cavità che comunica col faringe tramite un sottile condotto chiamato tuba di Eustachio. La trasmissione dei suoni avviene attraverso una catena di ossicini (martello, incudine e staffa) inseriti da un lato sulla faccia interna del timpano, dall'altro sulla membrana della finestra ovale, apertura che collega l'orecchio medio con l'orecchio interno. L'orecchio interno contiene le stratture nervose atte a percepire i segnali sonori e quelle che rilevano le variazioni di posizione della testa (senso dell'equilibrio). È una complessa serie di canali scavati nell'osso temporale (chiocciola, canali semicircolari, otricolo, sacculo) riempiti di un liquido chiamato endolinfa. All'interno di questo liquido ci sono terminazioni nervose specializzate che rilevano le vibrazioni sonore (chiocciola), le accelerazioni (otricolo, sacculo) e i movimenti rotatori (canali semicircolari). I movimenti trasmessi all'endolinfa dal timpano tramite la catena degli ossicini e quelli prodotti dai movimenti del capo eccitano le terminazioni nervose che trasmettono i segnali al cervello. La parte che va compensata è l'orecchio medio; questa cavità, come si è detto prima, comunica con il faringe e quindi con le vie respiratorie tramite la tuba di Eustachio; in condizioni normali la tuba è chiusa, e quindi l'orecchio medio si comporta come un contenitore chiuso che è esposto alla pressione esterna attraverso una parete deformabile, il timpano. Se la pressione esterna aumenta, il timpano può, entro certi limiti, introflettersi, diminuendo il volume dell'aria contenuta nell'orecchio medio; la pressione interna si mantiene così uguale a quella esterna. Il limite a questo meccanismo è posto dalla capacità del timpano di sopportare la deformazione: se si introflette oltre un certo limite, comincia a far male, e, per ulteriore sollecitazione, si rompe. Ciò si può verificare per un aumento di pressione esterna di 0,5/0,6 ATM, (-57-6 m) e quindi per una riduzione di volume dell' aria ali ' interno dell ' orecchio medio di circa il 30%. Per superare questo ostacolo che impedirebbe la discesa a profondità superiori ai -5, -6 m, si effettua una compensazione forzata dell’orecchio medio, si compiono cioè delle manovre atte ad aprire la tuba di Eustachio, per permettere all'aria presente nel faringe (che è in equilibrio con la pressione esterna) di entrare nell'orecchio medio. Si ripristina così il volume interno eliminando l'introflessione del timpano. Queste manovre sono: - Deglutizione. - Toymbee (deglutizione a naso chiuso). - Valsalva (espirazione forzata a naso chiuso). - Marcante-Odaglia (compressione dell'aria contenuta nel retrofaringe). Le più efficaci ed usate sono le ultime due. La Valsalva è la manovra più facile da apprendere, ma ha come inconveniente quello di richiedere l'uso di tutti i muscoli espiratori principali e accessori con contrazione del torchio toracico. Nell'immersione in apnea questa manovra perde di efficacia con l'aumento nella profondità di immersione, perché diminuisce il volume d'aria nei polmoni disponibile per essere ulteriormente compresso dal torchio toracico. Inoltre è richiesto uno sforzo muscolare apprezzabile. Nelle immersioni con ARA ciò non si verifica perché il volume d'aria intrapolmonare è costante a qualsiasi profondità. Va segnalato che la Valsalva determina un aumento della pressione all'interno del torace e che ciò ostacola il ritorno del sangue verso il cuore. Si determina così un minor riempimento del cuore, una diminuzione della quantità di sangue spinto in circolo e quindi una diminuzione della quantità di sangue che arriva al cervello. Ciò può, in alcuni casi, favorire una sincope. La Marcante-Odaglia si esegue chiudendo il naso e portando la base della lingua in alto e indietro; è una manovra molto efficace, che, oltre ad un elevato aumento di pressione nel retrofaringe, provoca un movimento delle pareti faringee che facilita l'apertura delle tube; ciò si ottiene con l'uso di pochi muscoli potenti, con minimo sforzo e senza interferire con la circolazione. L'unico inconveniente è che è una manovra non facile, che richiede un certo sforzo per l'apprendimento. Qualunque manovra si decida di effettuare, bisogna farla PRIMA che compaia dolore all'orecchio, in quanto, se si aspetta che si verifichi una diminuzione notevole del volume dell'aria all'interno dell'orecchio medio, si instaura una specie di "effetto ventosa" sui tessuti molli che costituiscono le pareti della tuba e ciò ostacola la sua apertura. Inoltre anche una introflessione del timpano non sufficiente a romperlo può causare danni all'orecchio (otite barotraumatica). In certi casi è necessario effettuare compensazione forzata anche per i seni paranasali, se le aperture che li mettono in comunicazione con il faringe sono ostruite (per esempio in caso di raffreddore o di sinusite). Le manovre da usare sono le stesse che per l'orecchio. Un’altra cavità che va sempre compensata è la maschera. La maschera contiene aria e il suo interno è collegato alle vie respiratorie attraverso il naso. Durante l'immersione le vie nasali sono chiuse, non fanno passare aria. Di conseguenza, all'aumento della pressione esterna, l'aria contenuta nella maschera riduce il suo volume ed esercita un vero e proprio "effetto ventosa' ' sui tessuti molli del volto. Per evitare ciò, basta ricordarsi di soffiare aria attraverso il naso nella maschera, per mantenere costante il volume interno.