Thomas Hobbes (1588-1679) 1. vita e opere Il filosofo vive durante il periodo della rivoluzione inglese 4249, la dittatura di Cromwell e il ristabilirsi della monarchia ma durante la sua vita non riuscì a vedere la Glorious Revolution. Egli diceva di essere nato con un gemello, la paura. Molto importante sono i suoi viaggi ne ricordiamo tre: 10-13 Francia e Italia (traduzione di Tucidide) 29-31 lettura e studio degli “elementi” di Euclide 34-37 ambienti vivi della cultura europea (Mersenne e Galileo) per quanto riguarda le sue opere ricordiamo “ elementi di leggi naturali e politici” e il triduo sul cittadino(de cive), corpo, uomo. Anche se va ricordato che pubblicò prima il trattato sul corpo poi quello sull'uomo infine quello sul cittadino in quanto quest'ultimo contenette una grossa critica al parlamento inglese e dovette essere pubblicato a Parigi. 2. il maestro tucidide La visione politica di Tucidide è di estremo interesse. Egli fu uno storico e con la sua indagine storica si prefiggeva di raggiungere la piena certezza sulla guerra del Peloponneso (Atene vs Sparta), per far questo occorre che l'esposizione sia eseguita in modo asciutto e si volga l'attenzione sul “non manifesto”, su ciò che non è immediatamente visibile. Dev'essere quindi bandito il meraviglioso e il divino(implicita critica a Erodoto). Se la storia segue un certo disegno che può essere diverso nei secoli bisogna essere consapevoli che la natura umana è costante ed è verso la ricerca incessante del potere. L'opera di Tucidide può essere divisa in due parti: la prima è una fisiologia dei meccanismi di costruzione del potere la seconda è una patologia dei meccanismi di degenerazione del potere. Interessa quindi conoscere il carattere ferino dell'uomo per il potere basato sul senso dell'autoconservazione: solo se attachiamo per primi possiamo non essere danneggiati, ma ciò comporta un disordine generalizzato, come sarà allora possibile creare un ordine politico? 3. il compito della filosofia Viene individuato un compito di natura pratico-politico che è porre i fondamenti del carattere etico istituendo un potere illimitato ed autonomo, ciò deve fondarsi su una concezione filosofica. La metafisica tradizionale va riformulata da un nuovo punto di partenza cioè conoscere le cause delle cose, come le cose si generano. Partiamo da un punto principale: solo i corpi esistono (materiali, esseri umani, esseri artificiali come lo Stato). Questo ragionamento porta ad una naturale configurazione della ragione. L'uomo fin dai tempi di Aristotele era definito come animale razionale ma la ragione non è manifestazione di una sostanza che ha solo l'uomo perché la possiedono anche animali. Ragione e corpo sono una cosa sola, inoltre l'uomo ha più intensamente ciò che gli animali già hanno; è solo la potenza della previsione umana che si fa distinguere dagli animali, questa potenza deriva dal fatto che l'uomo ha la facoltà del linguaggio che è l'uso arbitrale e convenzionale di segni. Anche gli animali usano i segni ma l'uomo è rafforzato dal fatto che sono parole che grazie al mio arbitrio costituiscono determinati concetti. Da ciò si determina che la ragione è anche calcolo e quindi scienza e filosofia coincidono, l'unico loro oggetto di studio sarà allora la causa generatrice, la generazione dei corpi. La teologia non è quindi una scienza perché il suo oggetto è Dio e Dio non può essere indagato secondo la Sua causa. 4. la natura della ragione A differenza degli animali, l’uomo ha una ragione che permette di progettare e prevedere. Può ragionare grazie al linguaggio Si può soltanto risalire gli effetti determinando cause probabili, che non sono necessariamente corrispondenti alla realtà. Anche la teologia perde quindi di significato: NON SI CONOSCE LA CAUSA CHE GENERA DIO, QUINDI DIO E’ INCONOSCIBILE. 6. il corpo Il linguaggio è fatto di segni convenzionali che corrispondono a concetti. Per Hobbes, i soli oggetti conoscibili sono i corpi estesi, gli unici che possono avere delle cause produttrici. se l’uomo può ragionare mediante il linguaggio, il ragionamento diventa un calcolo: Anche Dio deve quindi essere corporeo: Hobbes ebbe una vivace polemica con l’arcivescovo di Bramhall. per Hobbes il ragionamento è addizione e sottrazione di sillogismi, proposizioni, periodi: tutto nel più rigoroso meccanicismo. Un corpo, Hobbes lo definisce: “qualcosa he non dipende dal nostro pensiero, ma che coincide con qualche parte nello spazio”. 5. la scienza Solo il corpo può agire o subire una azione: i corpi estesi sono quindi le uniche realtà esistenti. Con il ragionamento fatto di calcoli, si niene a sottolineare l‘importanza delle cause generatrici Anche lo spirito deve essere corporeo: sia l’oggetto che la sensazione non sono altro che movimenti. Nella scienza si determina l’effetto partendo da una causa, esprimendo un rapporto di necessarietà: l’uomo può studiare quindi gli oggetti dei quali conosce la causa generatrice. Il movimento è il principio unico di spiegazione dei fenomeni naturali. Quindi a priori potrà dimostrare soltanto ciò che è stato prodotto da lui stesso. La natura può essere studiata solo a posteriori, poiché è generata da Dio, e di esso non si conosce la causa. Anche l’immaginazione è movimento: è l’immagine apparente del corpo che viene prodotta grazie ai sensi. Di qui muove la critica al cogito di Cartesio, poiché per Hobbes, è un movimento di corpi la causa del pensiero. A. critica di hobbes: “il cogito è indubitabile soltanto quando si limita ad esprimere la coscienza di pensare ed esistere. Quando si procede oltre, affermando di essere una cosa pensante si compie un atto arbitrario, una scelta: non è detto che la sostanza dell’individuo sia il pensiero. B. Risposta di Cartesio: l’esempio della passeggiata di hobbes (se io passeggio non è detto che sia una passeggiata) non è corretto: mentre la passeggiata è una azione che non inerisce a colui che la compie, il pensiero talvolta indica la facoltà di pensare, talvolta l’azione, talvolta la cosa in cui risiede tale facoltà. In definitiva, la cosa si identifica con l’essenza della cosa. La filosofia diventa quindi la scienza dei corpi: 7. i corpi naturali L’ipotesi annichilitoria È una ipotesi sui corpi. Facciamo il paragone con Cartesio, Pascal, e Hobbes X Cartesio: il dubbio svouta tutte le certezze e fa del cogito il suo punto di archimede X Pascal: L’esperienza del vuoto che spaura X Hobbes: se tutti gli enti venissero totalmente annientati in modo che rimanesse soltanto l’uomo nell’universo, tramite i suoi pensieri che conserva nella memoria, ricostruirebbe anzitutto i concetti di: o Spazio o tempo Questi due concetti sono strettamente correlati a corpo e moto. Secondo il filosofo inglese, tramite questi concetti tutto verrebbe ricostruito secondo un procedimento necessario. 8. L’uomo L’etica di Hobbes 1. fisiologia della sensazione (gnoseologico) La conoscenza sensibile è prodotta dal moto dei corpi che premono sugli organi di senso. Questa pressione produce un movimento intracorporeo che attraverso i nervi arriva al cervello, poi al cuore, e dal cuore un contromovimento al cervello e agli altri organi, la reazione allo stimolo. Hobbes interrompe il rigido schema meccanicistico per spiegare il fatto conoscitivo: il contromovimento produce l’immagine L’immagine appare all’individuo; Questo è nettamente un plus qualitativo rispetto alla pressione dei corpi. Per gli studiosi, la gnoseologia di Hobbes è una sorta di equilibrio instabile tra: Realismo: i corpi esistono realmente e sono causa dei processi conoscitivi Fenomenismo: tra le immagini che si creano nella mente non vi è una necessaria somiglianza con i corpi La sensazione quindi si divide in: Dalla cosa all’organo di senso Dall’organo di senso alla reazione, l’immagine L’insieme delle immagini forma l’intelletto 2. fisiologia delle passioni e emozioni (emotivo/morale) Per Hobbes piacere e dolore nascono dal fatto che il movimento ostacola o favorisce il movimento vitale del cuore. Il movimento vitale interno ha l’istinto di autoconservazione: ciò che favorisce il movimento è piacere ciò che lo ostacola è dolore Tutti i sentimenti sono legati all’istinto di autoconservazione che ci porta a ricercare il piacere e a fuggire il dolore. Bene e male: non sono principi assoluti. Bene = ciò che si cerca Male = ciò che si fugge Questo concetto di relativismo di bene e male stravolge le concezioni che si erano create fino ad allora, da platone alla scolastica all’umanesimo. Nel suo rigoroso meccanicismo, Hobbes afferma che anche i sentimenti che sembrano i più altruistici sono in realtà condizionati dal nostro egoismo costitutivo, che si muove nel verso dell’interesse: La pietà: mossa dall’istinto di protezione perché potrebbe accadere anche a noi L’amore che si dà: nasconde il senso di potenza che si prova nell’aiutare uno in difficoltà. L’avversione e l’appetizione causati dall’esterno non sono in nostro potere, e siamo continuamente presi da dubbi, sentimenti opposti: La scelta di fronte a desideri contrastanti è la deliberazione, che termina nell’atto di volontà. L’uomo non potrà mai raggiungere uno stato di quiete: non si può dunque parlare di sommo bene, poiché se esso fosse raggiungibile non si desidererebbe più niente e si staticizzerebbe il movimento. 9. lo stato di guerra / diritto naturale Per fondare le sue dimostrazioni egli si basa sui seguenti fattori che caratterizzano l’uomo: LA POLITICA DI HOBBES 1. gli antichi ed i moderni Così come la scienza moderna distrugge l’antico modello aristotelico, anche la politica nega che l’uomo è “zoon politikon”: x Aristotele: in principio vi era l’ordine x Hobbes: in principio c’è il chaos e l’uomo è un animale che vuole tutto per se bramosia naturale per la quale ognuno pretende di godere per se dei beni comuni ragione naturale per la quale ognuno rifugge dalla morte violenta come il peggiore dei mali 3. l’uomo nello stato di natura per Hobbes le società più durature si fondano sul timore reciproco, più che dalla benevolenza verso gli altri individui. Le cause di questo timore sono prevalentemente: Per gli antichi, lo Stato era il termine di una catena, mentre per Hobbes si deve costruire per arginare il caos creato dagli uomini stessi. Hobbes nega l’esistenza dell’amore naturale tra simili: obbietta che gli uomini non si amano ugualmente tra di loro. L’uomo ama quando trae beneficio, quando ha interesse. L’amicizia stessa è fatta di benefici reciproci 2. postulati certissimi della natura umana Hobbes vuole dimostrare in maniera necessaria l’uscita dell’uomo dallo stato di natura ed il suo conseguente organizzarsi in società Nello stato di natura (che Hobbes concepisce come un modello) l’uomo ha timore dell’altro uomo. 1. sono uguali: hanno la stessa forza ed ognuno vuole impossessarsi di tutti i beni 2. scarsità dei beni La concomitanza di questi due fattori, data la natura dell’uomo bramoso di possedere il più possibile scatena una guerra tutti contro tutti (bellum contra omnium). Nello stato naturale giusto ed ingiusto non sono concetti assoluti, ma ognuni è riferito al singolo individuo, che vede il bene in ciò che gli arreca piacere, ed il male in ciò che gli provoca dolore. L’unico diritto presente è il diritto di natura, secondo il quale ognuno ha diritto a fare qualsiasi cosa per avere qualsivoglia bene. Nello stato naturale c’è guerra continua. 4. la ragione calcolatrice Questa guerra continua non piò protrarsi in eterno, perché l’uomo finirebbe per autodistruggere se stesso. Una potenziale guerra gli impedirebbe anche lo sviluppo commerciale, scientifico, ecc.. è la ragione che mostra agli individui le cose più utili al loro istinto di conservazione: mostra agli uomini che c’è una contraddizione tra l’istinto di conservazione e la legge naturale secondo la quale qualsiasi uomo ha diritto sulle cose e sulla vita di un altro. La ragione dice che se tutti gli uomini pretendono di avere, allo stesso modo rischiano di perdere. Se la ragione permette di trovare una via di uscita, ciò che la spinge a fare ciò è un sentimento, una passione: la paura della morte violenta. 5. la legge naturale La ragione suggerisce quindi dei principi che devono portare la pace ed assicurare agli uomini il possesso dei propri beni: le leggi di natura. 1. pax est querenda: L’uomo deve cercare di conseguire la pace. 2. ius in omnia est retinendum: ogni uomo deve rinunciare al diritto naturale e non fare agli altri ciò che non vorrebbe fosse fatto a se stesso; 3. pactis standum: è necessario stipulare un patto trasferendo tutti i diritti naturali, tranne quello alla vita, ad una assemblea o ad una persona che li gestisca con la forza 10. lo stato L’atto fondamentale con il quale avviene il passaggio da stato naturale a società civile, secondo Hobbes, è il contratto. Con il contratto la moltitudo rinuncia al diritto di natura e conferisce ad altri il diritto di amministrarlo. Dal punto di vista logico non regge il fatto che manca un arbitro tra la multitudo e lo stato. Lo stato diventa detentore del potere, conferitogli dai cittadini stessi. Diventa il soggetto che garantisce i diritti dei cittadini imponendogli dei doveri, che garantiscono quelli altrui: protego ergo obbligo. Lo stato, secondo Hobbes, è il Dio mortale al quale dobbiamo la nostra pace e la nostra difesa. 1. Hobbes insiste sulla irreversibilità e unilateralità del rapporto tra stato e cittadini: una volta creato lo stato, non è più possibile scindere quel patto, poiché lo Stato ha la forza che l’unione dei cittadini stessi gli hanno conferito, facendo un patto tra loro, non con lo stato. Talvolta si torna nello stato naturale, quando si scatenano le guerre civili. Quindi il rapporto è irreversibile nel senso che deve essere irreversibile. 2. Il potere dello Stato è indivisibile. 3. Il giudizio sul bene ed il male appartiene allo stato: è costruttore della legge civile. 4. Liceità del pretendere obbedienza 5. Inammissibilità del tirannicidio Per locke invece quando lo stato non ha più il consenso dei governati, è lecita la rivoluzione e la ribellione: si rompe l’univocità del rapporto che c’è in Hobbes. Tuttavia il carattere assolutistico dello Stato di Hobbes è in possesso di una contraddizione: lo stato non deve stare alle leggi dello stato. Esso, secondo l’Inglese, non si può obbligare né verso i cittadini (unilaterale) né verso se stesso (ci si può obbligare solo verso gli altri). Si è in presenza di un volontarismo legislativo, si crea una situazione per cui è assolutamente giusto ciò che dice lo stato, e errato ciò che vieta. Lo stato detiene anche l’autorità religiosa. Hobbes cerca di prosciugare tutte le opportunità di conflitto. 11. considerazioni Questo schema potrebbe valere anche per le relazioni internazionali. Possiamo fare una politica estera nello stesso modo con cui gestiamo quella interna? Gli stati dovrebbero formare un governo mondiale, firmare un patto, e dovrebbero accettare di spogliarsi del proprio potere, in particolare di quello militare, formando un esercito unico. Poiché è sulla forza, in ultima istanza, che si fonda il potere di uno stato.