5) Gli obbiettivi generali e definitivi

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- PIANO DI SVILUPPO ECONOMICO E SOCIALE 2006/2009 –
5 - GLI OBBIETTIVI Il Piano di Sviluppo economico e sociale è lo strumento di programmazione
fondamentale per la individuazione e l’elaborazione delle politiche di
intervento e di sviluppo proposte dai soggetti istituzionali, sociali ed
economici e riferite al territorio su cui esercita la propria competenza la
Comunità Montana del Casentino. Ma è anche lo strumento con cui si
pongono le basi e si sviluppa l’interazione fra gli attori dello sviluppo, si
mettono a confronto idee, progetti soluzioni, programmi di lavoro per
trovare momenti di interazione, creare sinergie, far convergere le risorse
economiche, finanziarie, strumentali e umane verso obbiettivi condivisi,
creando
valore
aggiunto
determinato
proprio
dall’interazione
e
la
concertazione e quindi in ultima analisi attribuendo un’efficacia molto
superiore ai progetti e alle azioni dei soggetti, ai programmi, alle idee
condivise e insieme attuate.
Per il raggiungimento dei fini indicati, dopo aver analizzato la situazione
socio economica di riferimento, fatto emergere la percezione degli
stakeholders ed aver evidenziato elementi di forza e di debolezza del
sistema, siamo passati ad una vera e propria progettazione degli interventi
da realizzare.
Sulla scorta della analisi fatte, ma anche di quanto emerso nelle giornate di
consultazione organizzate, abbiamo quindi pensato, con il supporto dei
nostri collaboratori, di elaborare una sorta di “albero degli obbiettivi” che,
dopo la individuazione di un macro-obiettivo in grado di ricomprendere
trasversalmente tutte le fondamentali direzioni di sviluppo che si intende
promuovere,
si sviluppa in una descrizione più dettagliata dei singoli
obbiettivi che ci si propone di perseguire, in armonia e coerenza con le più
generali linee di sviluppo precedentemente delineate.
Tali obbiettivi poi trovano la loro concretizzazione nei programmi di
intervento pluriennali, nelle azioni e nei singoli progetti presentati.
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Obbiettivo generale
L’analisi fatta, i dati acquisiti, le percezioni manifestate confermano quanto
emerso anche da recenti ricerche fatte in provincia di Arezzo; due sono gli
aspetti fondamentali su cui riflettere e in ragione dei quali sviluppare una
politica per il nostro territorio.
Il primo è l’alto livello di qualità raggiunto dalla nostra vita; i dati oggettivi
ma anche la percezione assolutamente condivisa (e comune anche alle
valutazioni fatte da soggetti esterni alla nostra area) comunicano un alto
grado di qualità dei nostri servizi pubblici, del nostro ambiente e un diffuso
benessere che tocca tutti gli strati della popolazione. Questo è vissuto
come una conquista, un qualcosa che il Casentino si è guadagnato nel
tempo e che non intende rimettere in discussione: sono i valori del welfare
state, le conquiste sul mondo del lavoro, la percezione dell’importanza
dell’ambiente nella vita degli individui; sono il buon livello scolastico, la
qualità culturale espressa, la solidarietà; i valori di una società democratica
moderna, civile, pluralistica e solidaristica, economicamente sviluppata.
L’altro aspetto è che il peggioramento della situazione economica generale
dell’Italia, la perdita della competitività sui mercati, l’apertura mondiale
dell’economia in un processo di globalizzazione che ci pone in grosse
difficoltà nei confronti dei nuovi concorrenti e dei nuovi mercati, si riflette
in modo speculare sul Casentino dove il motore della nostra economia,
l’attività manifatturiera, subisce una fortissima concorrenza difficile da
arginare in mercati aperti. La crisi del settore tessile ma anche quella di
tante altre piccole e piccolissime aziende ne sono la testimonianza più
evidente.
Le soluzioni proposte per superare questa crisi strutturale sono tante; si va
dalla presa di coscienza che non possiamo più permetterci il livello di vita
che ci siamo conquistati e dobbiamo cedere su conquiste realizzate
faticosamente in decenni di lavoro e lotte; impostazioni che privilegiano
quindi risposte di contenimento sul piano del costo del lavoro e delle
dinamiche salariali, dei diritti sociali.
Di fronte a queste ricette che vedono soluzioni solo monodirezionali, la
Giunta della Comunità Montana è pienamente convinta che si debba essere
conservatori. In questo caso il termine ha un valore positivo perché si
tratta di conservare e di non mettere in alcun modo in discussione i valori
fondamentali della nostra convivenza, gli aspetti più qualificanti della
nostra società, la raggiunta qualità della vita. Ripetiamo, non si tratta di
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elementi marginali, aspetti discutibili e modificabili ma dei valori fondanti
della nostra convivenza. Certo, se ciò si traduce in un comportamento
puramente conservatore, chiuso a qualsiasi modernizzazione, la qualità
raggiunta e percepita si traduce in una grande debolezza capace di
ingessare del tutto le dinamiche economiche e sociali del Casentino; con il
risultato di infilarsi in un tunnel e in una spirale negativa che porterà
comunque per inerzia alla perdita di tali valori.
Se invece abbiamo la consapevolezza che proprio i risultati raggiunti sono
frutto (anche) dei valori della nostra società che ne hanno costituito il
fulcro decisivo e centrale ecco che l’ottica si rovescia e ciò che poteva
sembrare una grande debolezza strutturale (rimanere legati ai vecchi
schemi ecc.) si risolve in una opportunità decisiva per il nostro sviluppo,
per elaborare una risposta alla crisi attuale: solo impostando modelli e
politiche di sviluppo che non possano, non vogliano e non debbano
dimenticare le nostre peculiaretà, i valori della nostra società, gli elementi
di forza che la contraddistinguono possiamo dare risposte che non si
risolvono in sostanza in una diminutio del nostro essere. E allora sì alla
innovazione tecnologica, di prodotto, di processo, di mercati; sì in sostanza
alla
ricerca
di
all’inserimento
competitività
di
elementi
come
anche
fattore
rilevanti
decisivo
di
di
sviluppo;
cambiamento
e
sì
al
superamento di equilibri consolidati non più capaci di garantire prospettive
di sviluppo futuro. Ma, come evidenziano gli indirizzi tracciati dal nuovo
Piano di Sviluppo Regionale, facendo anzitutto leva sulle risorse e sui punti
di eccellenza diffusi nel territorio; mettendo a frutto il patrimonio di
esperienze, conoscenze, valori etici, capacità imprenditoriali, qualità del
lavoro e dell’ambiente di cui la Toscana e anche il Casentino è ricco;
investendo sulle risorse umane, culturali, sociali e civili, senza snaturare il
nostro
sistema
economico,
sociale
e
territoriale;
valorizzando
le
caratteristiche strutturali del nostro modello produttivo e sociale, puntando
sui nostri settori tradizionali e sui luoghi dove si sono create le condizioni
per lo sviluppo e il benessere della nostra comunità.
In sostanza, dare
spazio ad una coraggiosa discontinuità nelle politiche ed una sempre
maggiore loro integrazione affinché le caratteristiche migliori della nostra
struttura produttiva e sociale tornino a essere vincenti.
La Giunta Esecutiva della Comunità Montana ritiene che le riflessioni e le
valutazioni espresse si concretizzano e si sintetizzano nell’obbiettivo
generale posto dal Piano di Sviluppo: LO SVILUPPO NELLA QUALITA’.
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Per raggiungere questo obiettivo generale, la Comunità Montana, nei suoi
documenti programmatici, ha individuato una serie di obiettivi specifici che
saranno la base di partenza della discussione dei gruppi di lavoro (che
potranno valutarli, modificarli, escluderli o ampliarli):
OBIETTIVI
A. Competitività del
territorio e dei sistemi
produttivi
Obiettivi primari
-Assicurare il
completamento del sistema
delle infrastrutture del
Casentino, viarie, ferroviarie
e tecnologiche, costituisce
un valido supporto al
sistema delle imprese e ai
cittadini garantendo una
migliore accessibilità, sia
all’interno che verso
l’esterno della vallata.
- Realizzare nuovi sistemi di
logistica integrata dei
trasporti e di mobilità
attraverso reti di servizio
con ricadute rivolte
all’incremento della
competitività del comparto
produttivo, sostenibile con
l’ambiente, favorendo i
collegamenti con il
capoluogo di provincia e con
il capoluogo di regione.
-Sviluppare la competitività
del “sistema Casentino”
favorendo i processi
d’innovazione delle imprese,
dei servizi pubblici e privati
OBIETTIVI SPECIFICI
A.1. Sviluppare il sistema
infrastrutturale attraverso il
miglioramento dell’accessibilità al
Casentino e l’implementazione delle
infrastrutture tecnologiche, compatibili
con l’ambiente
-Il sistema infrastrutturale, nonostante
molti interventi in corso di realizzazione,
rimane ancora un problema da risolvere per
dare una svolta al sistema economico della
vallata.
L’adeguamento delle principali arterie viarie
di fondovalle per il collegamento verso
Arezzo, in parte realizzato e i corso,
certamente costituisce un elemento di
forza dell’intero sistema ma si devono
ricercare soluzioni che permettano anche
più facili collegamenti verso nord. Il reticolo
viario minore deve essere rivisto in
particolare per quanto riguarda gli assetti
delle viabilità di crinale con le realtà
collinari e di fondovalle allo scopo di
mantenere il presidio e le attività
economiche radicate nei nuclei di
montagna. Anche l’individuazione di
percorsi alternativi attraverso il parziale
recupero di viabilità esistenti costituisce un
valido riferimento per favorire la mobilità e
una fruizione turistica. Attraverso la
realizzazione di viabilità alternative, in
particolare lungo l’asta dell’Arno, è possibile
valorizzare e rendere fruibile il paesaggio
agrario e integrarlo con i percorsi
escursionistici a piedi, a cavallo, in
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e la qualità dei prodotti.
bicicletta. In linea con la programmazione
Regionale, la “pista ciclabile dell’Arno” in
Casentino trova la sua naturale origine e
sviluppo. Oltre alle infrastrutture è
necessario dare impulso ad un sistema
integrato di logistica dei trasporti che
consenta una più facile accessibilità e
mobilità “da” e “per” il Casentino e
garantisca una maggiore fruibilità al suo
interno.
-Anche il sistema ferroviario sta subendo
una profonda trasformazione, nuove
tecnologie, sistemi di sicurezza,
adeguamenti e miglioramenti di tracciato,
logistica delle percorsi e degli orari
porteranno ad una forte contrazione dei
lunghi tempi di percorrenza rendendoli
competitivi con quelli su gomma e più
compatibili con le esigenze della
popolazione (pendolari, studenti, turisti).
Per le imprese, dovrà essere implementato
il sistema integrato merci che ha le sue basi
nel centro di interscambio di Bibbiena e nei
raccordi ferroviari a servizio delle principali
aree industriali del fondovalle, tale sistema
deve essere integrato con un ottimale
sistema di logistica che ben si possa
rapportare con sistemi quantomeno a livello
nazionale.
-Di pari passo anche le infrastrutture
tecnologiche devono trovare un loro
sviluppo, sostenibile con l’ambiente.
L’elettrificazione dell’alto Casentino ancora
è un problema da risolvere, dopo le ipotesi
di realizzazione di un elettrodotto ad alta
tensione passante per il fondovalle da
Bibbiena a Pratovecchio (ipotesi
abbandonata per problemi di non
sostenibilità ambientale), è necessario
ricercare e concertare nuove soluzioni
alternative che possono anche trovare spazi
nell’ambito delle iniziative promosse nel
Piano d’Indirizzo Energetico Regionale.
Distribuzione dell’energia, reti idropotabili,
telefonia mobile e infrastrutture
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telematiche, rappresentano la sfida dei
prossimi anni. Le realtà montane, come il
Casentino, che non fanno parte della
“Toscana urbana” che va da Arezzo alla
costa lungo l’asse dell’Arno, dove si
concentrano le maggiori attenzioni dei
programmi Regionali, hanno estremo
bisogno almeno di essere servite da buoni
servizi a rete per non rimanere
completamente emarginate
dall’informazione e dalla comunicazione che
consentono di attivare processi di
competitività e di innovazione che stanno
alla base di un nuovo modello di sviluppo
per il futuro.
A.2. Migliorare il sistema delle imprese
attraverso lo sviluppo dell’innovazione
tecnologica e la valorizzazione della
“nostra storia imprenditoriale”.
Si tratta di migliorare e ottimizzare le
qualità e le capacità che esistono e fanno
parte del nostro tessuto connettivo del
sistema economico e non cercare di
inventare nuova impresa. Il Casentino è
una zona ad alta tradizione industriale, che
affonda le sue radici agli albori dello
sviluppo industriale occidentale (industrie
tessili di Stia e di Soci). Si è trattato dello
sviluppo della tipica industria manifatturiera
che ha caratterizzato ampie aree del
Casentino ne ha determinato la
connotazione non solo economica ma anche
culturale e sociale.
Queste sono le nostre radici e lì troviamo i
fondamenti del nostro modo di essere e del
nostro tessuto economico.
Nel dopoguerra uno sviluppo caotico ma
assai importante: il Casentino ha
partecipato a pieno titolo al boom
economico degli anni ’50 e ’60 e si è così
sviluppato un tessuto industriale nuovo a
fianco e integrato con quello tradizionale,
con le caratteristiche tipiche di tante
aree/distretti industriali italiani;
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manifattura, piccole, piccolissime e medie
imprese, prodotti a limitato valore aggiunto
con forte rilevanza della capacità artigianale
ma anche dal contenuto costo del lavoro.
Con alcune anche importanti eccezioni, in
particolare l’elettrotecnica legata anche a
un sistema formativo eccellente, incentrato
sull’Istituto Tecnico E. Fermi di Bibbiena e
l’industria del prefabbricato. L’agricoltura
nel contempo subiva uno vero e proprio
tracollo; emigrazione elevatissima,
cessazione quasi totale delle attività
agricole di media e alta collina, vera e
propria fuga dalle campagne.
E’ in questa identità e in queste capacità
imprenditoriali che noi dobbiamo trovare la
forza e la capacità di uscire dalla crisi
strutturale in cui sta scivolando il
Casentino; è lì che dobbiamo cercare le
motivazioni e le scelte capaci di rilanciare lo
sviluppo economico del Casentino. E le
strade da percorrere sono già tracciate; non
dobbiamo inventare cose particolari, già
altri e in ben più ampie aree hanno
cominciato a rappresentare il percorso da
seguire, anche in CASENTINO. Innovazione
e competitività sono ormai le parole
d’ordine comuni e condivise a tutti i livelli,
da quello nazionale a quello regionale e
locale; è attorno ad esse che deve
svilupparsi la capacità di fare sistema come
risposta dei territori, della regione,
dell’Italia alle nuove e complesse sfide che
pone la globalizzazione la quale, solo
recuperando e valorizzando le nostre
capacità imprenditoriali, la nostra secolare
capacità di “fare impresa” e “stare” sui
mercati, può diventare una grande
opportunità invece che una pericolosissima
minaccia.
In tal senso ci poniamo i seguenti
obbiettivi:
-Favorire politiche innovative delle imprese,
valorizzando le produzioni locali cercando di
capire i bisogni di crescita e di innovazione
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che sono elementi necessari per una
maggiore competizione nel mercato.
-Incrementare i processi produttivi di
qualità attraverso percorsi di
riqualificazione, di ricerca, e di distribuzione
nei settori tradizionali, sulla piccola e media
impresa, sull’artigianato. Anche in questo
caso maggiormente si deve cercare di fare
“sistema” e di eliminare la frammentazione
fra settori e cerare di individuare le
necessità comuni e le soluzioni che siano
pienamente compatibili con l’ambiente e
che garantiscano la sicurezza e la qualità
del lavoro.
- incentivare processi di aggregazione e
interazione fra il sistema delle imprese,
finalizzati non solo alla realizzazione di
economie di scala ma anche alla possibilità
che si aprono per investire nella ricerca,
nella innovazione di prodotto, di processo,
di mercato.
- ricercare e supportare processi di
formazione e qualificazione;
- concorrere con decisione a realizzare una
programmazione economica dell’area che –
assumendo a riferimento indispensabile il
metodo della concertazione - individui gli
indirizzi e i fabbisogni e rappresenti nei
confronti dei livelli di governo superiore le
esigenze dell’economia casentinese al fine
di accedere ad adeguate risorse
economiche ma anche di creare interazioni
e riconoscimenti fondamentali per lo
sviluppo d attività innovative, qualificazione
e formazione.
A.3. Rafforzare e migliorare il sistema
rurale agricolo e forestale
1. sostegno alle produzioni animali di
qualità e alla relativa filiera dei prodotti
tipici con lo scopo di aumentare il valore
aggiunto delle aziende e la loro stabilità
economica e occupazionale, consolidare il
legame
fra
territorio
e
turismo,
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salvaguardare i paesaggi a pascolo e pratopascolo minacciati dall’abbandono colturale
2. sostegno alla filiera delle produzioni
vegetali di nicchia in grado di aumentare il
valore aggiunto delle aziende e la loro
stabilità
economica
e
occupazionale,
consolidare il legame fra territorio e
turismo, dare continuità alle culture e
tradizioni locali, salvaguardare alcune
coltivazioni di notevole rilievo locale (ad
esempio filiera del castagno, alberi di
Natale e vivaismo, varietà e cultivar locali
da
frutto,
produzioni
vitivinicole
caratterizzanti il territorio)
3. sostegno al consolidamento di un
“sistema” turistico in cui sia pienamente
accolto il sottosistema dell’agriturismo e del
turismo verde, con sviluppo coordinato
delle iniziative di promozione dei prodotti
tipici di qualità e di quelli biologici
4. inserimento nel piano locale di sviluppo
rurale di priorità che consentano il
perseguimento dei precedenti obiettivi 1, 2
e 3,
privilegiando il
sostegno agli
investimenti rispetto alle indennità
5. sostegno alle attività faunistico-venatorie
anche allo scopo di tutelare gli interessi
delle
aziende
agricolo-forestali,
con
potenziamento delle produzioni di qualità
dell’allevamento
de
I
Luoghi
e
continuazione
e
ampliamento
dei
monitoraggi
faunistici
nelle
Foreste
Casentinesi
6. consolidamento e potenziamento del
servizio associato per la gestione del canile
intercomunale
7. promozione delle attività selvicolturali
private attraverso la combinazione di un
sistema
autorizzativo
efficiente
e
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tempestivo con un sistema di incentivi
economici, inserito nel piano locale di
sviluppo rurale, che rafforzi le numerose
aziende agricole con attività forestali,
sostenga le imprese boschive indirizzandole
verso
la
diversificazione
produttiva,
l’aumento del valore aggiunto e la
costituzione di filiere del legno locali,
stabilizzi e incrementi l’occupazione con
recupero alla regolarità delle sacche di
lavoro irregolare
8.consolidamento, con sottoscrizione di un
accordo senza scadenze, del servizio
associato per la gestione del vincolo
idrogeologico di competenza comunale
9. sviluppo del riscaldamento a biomasse
legnose,
sia
tramite
impianti
di
teleriscaldamento che impianti a servizio di
singoli enti, aziende agricolo-forestali e
immobili privati, con lo scopo di sostenere
filiere di approvvigionamento della materia
prima e gestione dei servizi che aumentino
l’occupazione, elevino i redditi delle imprese
boschive, contribuiscano al risparmio degli
utenti e alla riduzione delle emissioni di
CO2
10.tutela, promozione e sostegno dei valori
culturali legati al territorio montano e
forestale, con particolare riguardo alla
tutela dei paesaggi antropizzati delle
abetine e dei castagneti da frutto, alla
coltivazione per la conservazione della
foresta della Verna e alle iniziative che
legano territorio e cultura quali “Progetto
Lago degli Idoli”, nell’ambito del più ampio
“Progetto Archeologia in Casentino”, e
“Codice forestale camaldolese”
11. utilizzo della gestione del patrimonio
agricolo-forestale regionale quale esempio
per i selvicoltori privati, volano per
sostenere e orientare le imprese private,
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bacino produttivo fondamentale per le
filiere locali del legno, nonché creazione
diretta di ricchezza e occupazione tramite il
sistema coordinato delle concessioni in uso
dei beni, delle vendite di legno, degli appalti
a cooperative forestali, coltivatori diretti e
altre imprese, del consolidamento e
incremento
della
gestione
in
amministrazione
diretta
attraverso
l’aumento
delle
risorse
derivanti
dall’autofinanziamento aziendale
12. sostegno alla cooperazione forestale
tramite la valorizzazione delle convenzioni
di cui all’art.17 comma 2° della L. n.97/94
(Norme sulla montagna) quale strumento
fondamentale per contribuire agli obiettivi
di cui al precedente punto 11
13. accorpamento e ampliamento del
patrimonio agricolo-forestale regionale con
lo scopo di riportare alla produttività aree in
abbandono, valorizzare i boschi anche dal
punto di vista ambientale, tutelare specifici
ambienti quali, ad esempio, le praterie del
Pratomagno
settentrionale,
creare
economie funzionali e di scala
14. valorizzare il patrimonio edilizio
compreso nel patrimonio agricolo-forestale
regionale
per
incrementare
l’autofinanziamento,
salvaguardare
gli
edifici tradizionali, sostenere l’economia
locale, cedendo a privati il patrimonio
edilizio non utilizzabile ai fini sopra scritti
A.4. Migliorare l’offerta turistica e
commerciale
-Promozione della qualificazione delle
attività turistiche e commerciali, puntando
ad una diversificazione delle offerte legate
al territorio, alla sua storia, cultura e
tradizioni, supportando il settore con il
miglioramento del funzionamento delle
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strutture di tipo complementare quali le
terme, campo da golf, ed altro e
rivitalizzando i percorsi naturalistici,
incentivando le attività commerciali di
qualità in particolare quelle all’interno dei
nuclei antichi.
-La scoperta del territorio vista da varie
angolazioni (percorsi a piedi, a cavallo in
bicicletta, canoa etc., percorsi
enogastronomici legati alla presenza di
prodotti tipici) dovrà costituire un sistema a
rete che, dal fondovalle, sia ben collegato
all’anello di crinale attraverso la sosta nelle
strutture ricettive esistenti (alberghi,
agriturismi, centri commerciali etc).
-Rendere visibili, all’esterno, le peculiarità
presenti in Casentino, utilizzare lo
strumento del Consorzio di Promozione
Turistica quale sintesi delle scelte che
devono essere concertate congiuntamente
agli operatori del settore e le istituzioni per
la formazione di programmi comuni.
Interagire con le tutte le azioni intraprese in
campo culturale affinché siano anche
funzionali alla promozione e allo sviluppo
turistico.
-Sostenere i processi d’innovazione nel
commercio e nel turismo e sostegno alle
forme integrate di azioni tese alla
qualificazione delle due attività collegate
alle risorse culturali del , ambientali con
particolare attenzione per i Centri storici.
B. Ambiente e territorio:
efficienza e sostenibilità
Obiettivi primari
-Per un nuovo modello di
sviluppo che parte dalla
valorizzazione delle risorse
interne, il territorio
rappresenta la base naturale
di avvìo di tutte le attività
B.1. Tutela e valorizzazione del
territorio attraverso interventi
sostenibili in campo idraulico forestale
e in materia di pianificazione
urbanistica/ambientale
.-Salvaguardia e valorizzazione delle aree
protette, delle risorse naturalistiche,
culturali ambientali.
-Garantire la manutenzione, l’efficienza e la
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economiche e sociali. La
gestione del territorio,
inteso come risorsa, in linea
con i principi della
sostenibilità ambientale,
costituisce l’elemento
fondante di uno sviluppo
basato sulla qualità. Il
concetto di “sviluppo
sostenibile”, già presente
nei precedenti piani e
programmi dell’Ente, oggi
deve essere l’elemento di
riferimento per ogni
programmazione e
intervento che s’intende
attuare. I processi di
Agenda 21 e di
certificazione Emas, già
attivati, costituiscono un
riferimento e un valido
supporto per operare scelte
a medio e lungo periodo da
effettuare sul territorio.
sicurezza del territorio, per il controllo dei
fenomeni alluvionali e franosi, mediante
l’attuazione di programmi ordinari e
straordinari di manutenzione della rete
drenante del Casentino attraverso l’attività
di Bonifica, affidata in gestione dalla
Regione alla Comunità Montana, anche con
l’attuazione dei progetti denominati “fiumi
puliti”, gli incentivi per la ripulitura dei corsi
d’acqua minori e la ricostituzione dei
terrazzamenti collinari realizzati con
“muretti a secco”che, oltre a svolgere la
funzione statica di conferire maggiore
stabilità a i versanti, costituiscono un
elemento di valorizzazione paesaggistica di
grande rilievo per le zone collinari della
vallata che storicamente sono i testimoni di
un’intensa attività agricola e produttiva, nel
pieno rispetto e tutela dell’ambiente.
-Rafforzare gli aspetti di programmazione e
prevenzione nella bonifica e difesa del suolo
anche in relazione ai disposti del Nuovo
Codice dell’Ambiente.
-Consolidare e favorire i programmi
d’intervento con tecniche a basso impatto
ambientale (ingegneria naturalistica).
-Contribuire e investire nella formazione,
culturale e scientifica, di personale tecnico
ed operativo del settore al fine di creare
nuovi posti di lavoro.
-Prendere parte attiva, al dibattito relativo
alla formazione del Piano di Bacino del
fiume Arno, in quanto tale piano interesserà
tutta la vallata che costituisce il bacino
naturale dell’Arno. Continuare l’attività di
soggetto attuatore dei progetti e di alcuni
interventi in tutela dal rischio idraulico
facenti parte del Piano Stralcio- Rischio
Idraulico elaborato dall’Autorità di Bacino
del fiume Arno.
-Cercare di incidere, attraverso il Piano di
sviluppo, nel processo di formazione del
Piano territoriale di Coordinamento a livello
provinciale e comunque ricercare un ruolo
di coordinamento, nella formazione degli
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strumenti urbanistici comunali, attraverso
la promozione di “tavoli di concertazione”
con tutti i soggetti interessati al processo di
sviluppo (imprenditori ecc.) che potranno
dare il loro apporto utile alla formazione dei
programmi, lavorando in sinergia con il
servizio associato dello “Sportello Unico”,
per una maggiore consapevolezza e con
l’assunzione di responsabilità sugli effetti
degli interventi sull’ambiente.
B.2. Migliorare il sistema delle risorse
attraverso la valorizzazione dei “rifiuti”
dell’”acqua” e sviluppare i sistemi tesi
alla produzione di energia da fonti
rinnovabili.
-Consolidare la gestione integrata del ciclo
dei rifiuti attraverso nuove forme di
gestione in linea con i nuovi assetti
organizzativi (Piano di Ambito),
prendendone parte attiva congiuntamente
agli altri soggetti gestori. La partecipazione
del Casentino ad un “tavolo” comune avrà
l’obiettivo di garantire al Casentino un
elevato standard di qualità, di efficienza dei
servizi oltre ad un contenimento dei costi
per i cittadini.
- Sostenere in sede di ATO (Ambito
Territoriale Ottimale) le peculiarità del
Casentino allo scopo di valorizzare le
potenzialità esistenti, attuare forme
organizzative per la raccolta dei rifiuti che
privilegino la differenziazione domestica da
effettuare “porta a porta” per il
raggiungimento dei seguenti risultati :
-riduzione dei rifiuti da avviare allo
smaltimento in discarica
-innalzamento delle percentuali di
raccolta differenziata
-valorizzazione della frazione “secca” dei
rifiuti attraverso una sua trasformazione
in combustibile di qualità per poter
arrivare a produrre energia dalla risorsa
“rifiuto”.
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- Nell’ambito della gestione del ciclo idrico,
è necessario riuscire ad ottenere, in sede di
Ambito Territoriale Ottimale (ATO),
maggiore attenzione verso le problematiche
di approvvigionamento idropotabile, riuso e
reimmissione nell’ambiente dell’acqua
(depurazione), tale attività dovrà essere
integrata con quella di regimazione dei
corpi idrici superficiali, per “tutelarsi “
dall’acqua (prevenzione del rischio
idraulico) e a “tutela “della risorsa “acqua”
anche attraverso un contenimento degli usi
e un risanamento della qualità.
- Favorire lo sviluppo di iniziative di
iniziativa pubblica e privata tendenti
all’utilizzo di energia da fonti rinnovabili,
compatibili con l’ambiente, in particolare lo
sviluppo dell’utilizzo di biomasse per
impianti di riscaldamento, centraline
idroelettriche, piccoli impianti eolici ecc .
- Attuare una politica tendente a ricostruire
una “cultura ambientale” e “stili di vita
sostenibili” nella popolazione, basata
sull’uso corretto delle risorse naturali
(senza sprechi), sul corretto smaltimento e
avvìo al recupero dei rifiuti, cercando di
limitarne la produzione (eliminare
l’abbandono incontrollato dei rifiuti),
limitare l’utilizzo indiscrimiato
dell’”automobile”in particolare nei centri
storici e nei piccoli nuclei abitati per
riscoprire una diversa qualità di vita più
vicina ai concetti di sostenibilità.
B.3. Sviluppare la “sicurezza” del
territorio attraverso il consolidamento
del sistema integrato di protezione
civile
-Oltre alle attività di prevenzione in campo
idraulico forestale, regimazione dei corsi
d’acqua, interventi in tutela del rischio
idraulico, è necessario garantire attraverso
un sistema integrato di protezione civile, la
“sicurezza” del territorio. Con la
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elaborazione del Piano Intercomunale di
protezione civile, strumento dei
pianificazione a livello comprensoriale, che
dovrà essere approvato, si sono gettate le
basi per l’istituzione di un servizio che
garantisce una reperibilità su 24 ore, svolge
compiti di centro situazioni e diventa anche
operativo di supporto ai Comuni in caso di
emergenza. Tale servizio, che va ad
integrare il già efficiente servizio
antincendio boschivo, dovrà essere
implementato con gli apporti esterni delle
associazioni di volontariato con le quali sarà
aperto un tavolo di concertazione per
stabilire ogni forma di collaborazione utile al
raggiungimento degli obiettivi. Fino ad oggi
il servizio di protezione civile trovava
riscontro e operatività solo durante le
emergenze, da ora in avanti il servizio deve
essere attivo sempre per monitorare e
aggiornare il Piano, svolgere funzioni di
informazione della popolazione, formazione
del personale, sperimentare la
pianificazione per le diverse tipologie di
emergenza.
C. Qualità della vita,
cultura e welfare:
valorizzazione
dell’identità territoriale
Obiettivi primari
Garantire i diritti di
cittadinanza e la coesione
della nostra comunità;
assicurare servizi di qualità
ai cittadini e alle imprese e il
superamento del divario con
le aree urbane; favorire
processi di innovazione e
qualità nella governance
istituzionale, sociale e
territoriale, intesa come
attività di governo del
cambiamento; promuovere
C.1. Organizzazione, produzione e
fruizione della cultura
Anche in Casentino – come afferma il PRS
2006/2010 - i diritti vanno oltre il welfare
sociale e comprendono l’accesso alla
cultura come precondizione per uno
sviluppo qualificato e come valore fondativo
della nostra società: le scelte per lo
sviluppo del nostro sistema locale ma anche
per la sua competitività non possono
prescindere dalla valorizzazione della nostra
cultura e delle risorse che ad essa
afferiscono, vuoi storiche, culturali,
artistiche, ambientali e religiose, vuoi
quelle legate alla nostra tradizione e alla
nostra cultura materiale.
L’organizzazione, la produzione e la
fruizione della cultura sono pertanto
ritenute centrali nelle politiche del PSES,
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e garantire i diritti di
accesso alla cultura come
valore fondativo della nostra
società; ricercare, studiare,
valorizzare e comunicare la
nostra identità territoriale e
i valori etici, morali e politici
che esprime; organizzare un
sistema di formazione
scolastica che dia al
contempo una risposta ai
bisogni e alla domanda del
nostro sistema produttivo e
operi per una crescita
culturale e sociale dei
cittadini.
Questi sono i grandi temi di
fondo che sottendono al
terzo obbiettivo posto,
elementi centrali per
l’effettiva e concreta
esistenza di un sistema
economico e sociale di
qualità, coeso e
competitivo: è in questa
direzione che intendiamo
avviarci con la
programmazione
2006/2009.
elementi decisivi per la promozione
dell’identità e anche per la visibilità del
Casentino
I beni culturali esistenti nel territorio
casentinese costituiscono infatti una
rilevante opportunità per lo sviluppo
sociale, culturale e turistico dell’intera
vallata; il recupero, la valorizzazione e
messa in rete di tali beni, supportato da
una adeguata fruizione turistica è di
fondamentale importanza per una politica di
riequilibrio e di sviluppo omogeneo di tutto
il nostro territorio. Occorre quindi
proseguire negli interventi pubblici che
permettano ciò; in particolare risulta
sempre più opportuno favorire gli interventi
che :
 interessino il
territorio della
Casentino nella sua globalità e
valorizzino l’ambiente, la storia, la
cultura, le tradizioni della zona;
 promuovano forme di innovazione
culturale e di partecipazione
giovanile;
 favoriscano, ove possibile, le
iniziative
che
coinvolgono
l'associazionismo
ed
il
volontariato locale;
 attivino collaborazioni e sinergie
con altri enti e istituzioni del
territorio;
 consolidino i rapporti con il
mondo della scuola, quale sede
privilegiata
della
trasmissione
della cultura e della formazione
dei giovani.
 sperimentino
modalità
di
coordinamento,
a
livello
comprensoriale, delle attività di
valorizzazione e gestione del
patrimonio
culturale
locale
(Ecomuseo del Casentino)
In altri termini, facendo sistema con tutti
gli attori che si occupano di cultura - vuoi
professionalmente vuoi come momento di
crescita personale e sociale - con lo scopo
di
trovare
tutte
quelle
forme
di
coordinamento che permettano di attuare
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sinergie e interazione, indirizzando tutte le
nostre risorse endogene ed esogene verso
obbiettivi individuati ed elaborati insieme e
perciò condivisi. In tale direzione dovrà
essere
stimolata
e
incentivata
la
partecipazione popolare e il volontariato,
con un coinvolgimento appunto, non solo
nella fase di realizzazione ma anche in
quella di definizione delle scelte.
Particolare attenzione dovrà essere
dedicata alle nostre tradizioni popolari e
alla cultura materiale del Casentino: in tal
senso e in prosecuzione con il precedente
PSES, va valorizzata ancor più la diffusa
esperienza della Memoria del Territorio,
come risorsa e valore aggiunto
per
processi integrati di sviluppo sostenibile.
Memoria e saperi organizzati in sistema
diventano momenti significativi per percorsi
concreti di lettura del territorio, legati a siti
Ecomuseali, quali quello del carbonaio,
della castagna o dei sapori in cui memoria e
storia diventano anche spazi e luoghi di
incontro e scambio tra generazioni,
proposta di turismo qualificato il cui valore
aggiunto è nell’identità culturale della
montagna.
Il potenziamento di questa componente,
insieme al rafforzamento e al rinnovamento
del senso di appartenenza delle comunità
locali, rappresenta la premessa strategica
per ogni processo di crescita socioeconomica
e
culturale.
L’attività
dell’Ecomuseo del Casentino, presidio
culturale e insieme laboratorio di ricerca,
didattica, incontro e sperimentazione va
interpretata e potenziata proprio in questa
direzione.
Nella
nostra
esperienza
la
stessa
produzione
di
archivio
“Banca
della
Memoria” è costruita contestualmente alla
promozione di eventi ed occasioni di
incontro, soprattutto con scuole ma non
solo. L’idea di fondo è che la Memoria possa
rappresentare un costante elemento di
riflessione e confronto utile e decisiva,
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come sistema, per la progettazione di
percorsi di sviluppo nelle zone montane.
Pensiamo ad esempio, che l’attenzione al
ciclo produttivo della castagna, (percorso
che si snoda dalla selva al seccatoio alla
sgusciatura al forno al mulino ad acqua alla
cucina di un alimento quotidiano) o a quello
dei mestieri della “transumanza” come
quello di pastori, boscaioli, carbonai,
pinottolai,
o
a
particolari
colture
biologicamente non omologate (fagioli,
patate,particolari cereali e mais) ha il
proprio valore aggiunto nella conservazione
attenta della memoria storica della cultura
materiale con prospettive indotte di
sviluppo
tali
da
favorire
inversioni
significative
di
tendenza
rispetto
all’abbandono montano e al disagio di
situazioni
di
isolamento
sociale
ed
economico.
La montagna può ospitare sale multimediali
avanzate in cui le Banche della Memoria
siano in loco fruibili e implementabili,
magari
collocate
all’interno
dei
siti
Ecomuseali, così come si possono pensare
centri polifunzionali pubblici diffusi e
disposti in rete tali da rendere accessibili
più servizi ai cittadini.
Per l’esperienza maturata in questi anni
crediamo che la realizzazione e gestione di
questi archivi debba essere decentrata alle
stesse
zone
montane,
pensando
a
riqualificare e razionalizzare presenze che
sono già diffuse in Toscana.
C.2. La società dell’informazione per la
qualità della vita e dei servizi
Il Casentino è un territorio in cui (vuoi per
la conformazione geografica, vuoi per la
difficoltà di comunicazione) è molto sentito
e presente il problema del Digital-Divide
(cioè il divario esistente nell'accesso alle
nuove tecnologie dovuto ai più svariati
motivi come per es. il reddito, la poca
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conoscenza o l’assenza di infrastrutture).
Nel nostro territorio è quindi fondamentale
concentrare le forze affinché il digitaldivide, presente da un punto di vista
infrastrutturale (mancanza di banda larga
per tutto il territorio) e di conseguenza
socio-economico (mancando la banda larga
si limitano le ‘occasioni’ sociali ed
economiche), venga limitato il più
possibile.
Nel caso del digital-divide infrastrutturale,
vanno cercate tutte le soluzioni tecniche
possibili (a seconda delle esigenze,
convenienze e necessità) affinché in tutto il
territorio sia presente la banda larga, sia
sfruttando le più diverse tecnologie (wi-fi,
hiperlan, fibra ecc…) o opportunità (ad es.
quella offerta dalla fibra ottica che verrà
stesa dalla RFT nel tratto ferroviario
Arezzo-Stia), sia potenziando e
ottimizzando le tecnologie/infrastrutture già
esistenti: solo così verrà data alla
popolazione, alle attività produttive, alle
realtà sociali, la possibilità di non essere
ancor di più sacrificate rispetto alle zone più
urbanizzate.
Nel caso del digital-divide sociale ed
economico (altrettanto importante rispetto
a quello infrastrutturale e con assai più
complesse implicazioni e difficoltà di
superamento), che impedisce una vera
competitività economica, sociale e culturale
di un territorio per la difficoltà di accesso
alle opportunità offerte dalle nuove
tecnologie, si deve andare a cercare
l’impegno concreto di tutti i soggetti
pubblici, privati e del volontariato
casentinesi affinchè vengano attivati
processi di inclusione per i soggetti deboli
(da questo punto di vista) e venga limitato
il più possibile l’impatto della mancanza di
accessibilità sulle realtà produttive e sociali
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della valle; una volta superate le prime
difficoltà di ordine infrastrutturale, agire
compatti per l’implementazione di servizi
rivolti ai cittadini, alle aziende, agli enti
pubblici e finalizzati al miglioramento della
vita e della realtà sociale e culturale,
nonché di quella strettamente economica,
dei casentinesi.
C.3. Governance locale e gestioni
associate: efficienza e semplificazione
“Affrontare il cambiamento sarà possibile
solo se la società toscana saprà essere
reattiva, coraggiosa, selettiva, innovativa.
Se saprà condividere una visione: è la
nuova frontiera della concertazione, che si
fa governance dello sviluppo.” (PRS
2006/2010 – p. 23).
Anche a livello locale condividiamo questa
impostazione e la consapevolezza che il fare
sistema e gestire il sistema con una
governance basata sulla condivisione e il
riconoscimento dei ruoli e finalizzata a
ottimizzare le risorse esistenti, quelle del
territorio, quelle economiche, sociali e
istituzionali, sia il presupposto decisivo per
impostare politiche efficaci e moderne di
sviluppo e la premessa per vincere le sfide
che queste politiche pongono.
Occorre che l’intero sistema diventi più
efficace; il metodo di concertazione che
intendiamo adottare come valore fondante
delle politiche di sviluppo si pone anche
questo obbiettivo. L’interazione fra pubblico
e privati, fra società e istituzioni, la
condivisione dei progetti di sviluppo, la
coesione sociale e quindi le azioni
indirizzate alla partecipazione,
all’inclusione, all’interazione per la
condivisione delle scelte e l’individuazione
delle risorse. sono aspetti centrali e primari.
Governance significa anche individuare le
giuste interazioni e cooperazioni istituzionali
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al fine di assicurare una gestione pubblica
locale efficiente: lo sviluppo e la
valorizzazione della montagna non possono
essere perseguiti dai singoli comuni
montani, piccolissimi per dimensioni, che
hanno spesso tradizioni e storie esemplari
legate all’intero territorio d’appartenenza,
ma non hanno le risorse umane, tecniche e
finanziarie per realizzare una politica in
grado di colmare i numerosi divari tra
montagna e pianura, grandi centri urbani e
piccoli comuni, oltre ai numerosi gap che
vanno dall’accessibilità dei territori,
all’anzianità e alla diminuzione progressiva
della popolazione, ai bassi livelli di reddito,
alla scarsa presenza di servizi e
infrastrutture sociali e culturali.
Appare evidente che il ruolo dei servizi alle
persone, alle imprese e alla collettività in
una società moderna che punta alla qualità
della vita e alla qualità dello sviluppo è
centrale; come appare evidente che per
realizzare nei territori di piccolissimi comuni
questa molteplicità di obiettivi, la via della
gestione associata, in cui il sistema
casentinese condivide le scelte e le attua
tramite efficienti sistemi di gestione, è nei
fatti obbligata.
Con il PSES 2006-2010 intendiamo ridare
attualità alle gestioni associate come
strumento qualificato di soluzione di
problemi di governance, considerando gli
enti locali casentinesi come un unico
sistema locale, valorizzando sia le singole
posizioni dei comuni che le esperienze
certamente non secondarie già realizzate in
Casentino con un unico obbiettivo:
assicurare ai cittadini casentinesi, alle
imprese, al territorio, servizi di alta qualità
ed efficienti.
C.4. Welfare, inclusione e diritto alla
salute
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Riportiamo le priorità e gli obbiettivi di
salute stabiliti nel Piano Integrato di Salute
2005/2007 della Zona soci-sanitaria
Casentino, adottato dalla società della
Salute nei primi mesi del 2006:
2.2
Priorità ed obiettivi di salute
2.2.1 La tutela della maternità ed il
benessere dei bambini
I problemi sopra menzionati evidenziano la
necessità di implementare forme di
riorganizzazione dell’attività consultoriale
ponendo al centro l’accessibilità al servizio,
attraverso campagne di informazione rivolte
alle donne e alle famiglie.
Ad una maggiore conoscenza e al
conseguente migliore utilizzo della rete dei
servizi deve corrispondere d’altra parte
un’offerta più adeguata rispetto al
contenimento dell’IVG, alla procreazione
responsabile ed alla prevenzione ed
assistenza rivolti in particolare alle donne e
ai nuovi nati mediante interventi
multidisciplinari di elevata qualità,
favorendo in particolare l’interazione tra
varie figure professionali: pediatra,
ginecologo, psicologo, ostetrica, assistente
sociale.
Nell’intento di recuperare le finalità previste
dalla normativa di attivazione dei
consultori, integrando i servizi già offerti
dagli stessi, sarà riposta particolare
attenzione agli interventi rivolti alla
genitorialità consapevole con il
coinvolgimento dei “nuovi” genitori sul
piano formativo ed educativo. L’obiettivo è
quello di superare la concezione dei servizi
sanitari e sociali che rispondono
all’insorgere della situazione problematica,
ma che svolgano anche un’azione
preventiva ed educativa.
…….
2.2.2 La salute ed il benessere degli
anziani
Come appare evidente nel profilo di salute
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la componente degli anziani evidenzia
priorità sia sul piano demografico che sulle
attese delle necessità assistenziali.
In questo quadro assumono un valore
prioritario gli interventi finalizzati ad evitare
fattori comportamentali e a ridurre gli
effetti dei fattori ambientali tesi a contenere
l’incidenza di patologie croniche
degenerative, favorendo le necessarie
azioni di prevenzione e di promozione di
salute per mantenere a domicilio il soggetto
anziano attivando un’efficiente rete dei
servizi intermedi, sociali, sanitari, del
volontariato e del terzo settore.
Inoltre, diviene prioritario l’attivazione dei
servizi di sostegno, compagnia e le azioni
che favoriscono la permanenza dell’anziano
nel proprio ambiente di vita assicurando il
supporto alla famiglia, quando presente, e
limitando l’inserimento in strutture
residenziali.
Nella consapevolezza che il benessere degli
anziani passa dal mantenimento delle
relazioni interpersonali e comunitarie, si
riconosce il ruolo fondamentale dei servizi
ricreativi che favoriscono l’integrazione
sociale soprattutto degli anziani che vivono
da soli.
2.2.3 La prevenzione oncologica
Il Casentino presenta un’elevata incidenza
di alcune tipologie di tumori del tratto
gastro-enterico tra le più elevate della
Toscana. Ciò ha finito per accrescere
l’attenzione verso gli strumenti preventivi,
favorendo elevate compliance agli screening
verso altri tumori che fanno registrare indici
di mortalità significativamente più bassi
rispetto all’andamento regionale (mammella
e polmone). In questo favorevole contesto
la lotta ai tumori assume un impegno di
rilievo che dovrà accrescere l’attenzione
verso alcune priorità comportamentali (es.
alimentazione) o ambientali che
necessitano di un’analisi complessiva sul
potenziale impatto nel determinismo di
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alcuni tumori più frequenti. In questo senso
diverrà prioritario l’impegno delle altre forze
politiche ed istituzionali della zona che
dovranno sostenere ed assumere gli
obiettivi di salute tra gli atti di
programmazione.
C.5. Istruzione e scuola tra la crescita
culturale e la valorizzazione
professionale
Favorire una maggiore integrazione tra
scuola, enti locali, agenzie formative e
imprese per innescare processi di
rilevazione dei bisogni formativi e
professionali e promuovere progetti di
orientamento e di riqualificazione
professionale. In tal senso si pone la
necessità di creare un sistema integrato di
formazione ed educazione permanente
attraverso la Conferenza zonale per
l'Istruzione quale strumento di indirizzo
politico e coordinamento di tutte le politiche
di educazione, formazione e istruzione, e il
Cred quale strumento tecnico-operativo di
coordinamento e attuazione.
Quanto sopra con particolare attenzione alla
sempre maggior qualificazione del sistema
scolastico in un’ottica sempre più
iterconnessa con il territorio e le sue
esigenze culturali e formative ma anche con
altrettanta particolare attenzione a progetti
di orientamento e di riqualificazione e
riconversione professionale per coloro che
sono usciti dal mondo del lavoro e per
permettere di affrontare con gli strumenti
adeguati le difficoltà che derivano dalla
sempre maggior flessibilità insita nei
sistemi produttivi ed economici.
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