cronaca della serata del 17/02/2011

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“Appassionata” nella persona della Signora Lorella Bonotti in Cerasi ha voluto dedicare il concerto che si
stava per tenere giovedì 17 febbraio alle ore 21 nel Teatro della Società Filarmonico Drammatica di
Macerata a due persone che tanto hanno sostenuto fin dalla sua nascita il sodalizio: il Presidente della
Società Filarmonica Giovanni Battistelli e il responsabile della Biglietteria dei Teatri, Sig. Sergio del Gobbo,
entrambi recentementi scomparsi tra il compianto di tutti.
Sul palco il Trio Modigliani: due fratelli, uno al pianoforte,Angelo Pepicelli, l’altro al violoncello,Francesco
Pepicelli, un amico, un fratello morale, Mauro Loguercio al violino.Un sodalizio umano prima che musicale
e la loro grande intesa si è letta durante tutto il concerto: la coesione fra gli strumenti è assolutamente rara,
è stato un piacere ascoltarli. Sono stati bravissimi.
Il pianista ha svolto anche il ruolo di illustratore dei vari brani eseguiti, quando ha annunciato
la sostituzione dei due brani contemplati nella prima parte del programma originario ha spiegato che a giorni
incideranno il primo Trio di Schumann insieme al secondo e su tale compositore di conseguenza è concentrato
tutto il loro studio di questo periodo.
Hanno proposto appunto il primo Trio, con i suoi tradizionali quattro movimenti, già canonizzati nelle
composizioni di Beethoven e descritti dal compositore: con energia e passione il 1°; svelto, ma non troppo
il 2°;adagio con sentimento il 3°, cui subito segue il finale con fuoco. Il brano è del 1847 quando l’autore aveva
32 anni ed arriva dopo un cambiamento repentino, Schumann aveva trascorso l’infanzia e l’adolescenza
dedicandosi molto alla letteratura (il padre era editore-libraio): conosceva tutti i principali movimenti
letterari e filosofici. Si ispirava ai personaggi di Hoffman, ad esempio il personaggio del direttore d’orchestra,
e alle opere letterarie di Jean Paul Richter; furono anni di composizioni in cui il tessuto musicale veniva destrutturato.
Negli anni 40 ebbe una specie di conversione borghese, mantenendo i quattro movimenti canonici del trio, riversando
però in essi la sua anima travagliata.
Come da programma nella seconda parte è stato eseguito il Trio in la minore di Maurice Ravel, da questi
Composto nel 1914, all’alba della Prima Guerra Mondiale, in pochi mesi, 4 o 5, perché voleva partire per la guerra,
ma non poté essere arruolato per la sua età e la salute debole: diventò un autista di ambulanza. (Segue a pag.2)
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Questi i quattro movimenti:
1. Modéré (la minore)
2. Pantoum. Assez Vite (la minore)
3. Passacaille. Trés large (fa diesis minore)
4. Final. Animé (la maggiore)
Il Trio si caratterizza per il vivissimo senso della costruzione musicale, quasi una proiezione sonora di quell’esprit
de gèometrie tanto pazientemente perseguito dall’autore, senza tuttavia escludere i valori dell’invenzione melodica
e la varietà del linguaggio armonico. Nel Trio egli rivela una libertà creativa che punta sulla raffinatezza
della scrittura strumentale e sull’inesauribile gioco timbrico. Ad un primo movimento basato su una
combinazione ritmica di origine basca fa seguito quello che potrebbe essere definito uno scherzo il cui titolo
“Pantoum” fa riferimento ad una forma poetica malese utilizzata, tra gli altri, da Victor Hugo per Les orientales e
da Baudelaire in Harmonie du soir. Nel terzo movimento Ravel recupera l’antica forma della passacaglia:
al tema principale, affidato al registro grave del pianoforte, fa seguito una serie di nove variazioni. Il Finale
conclude l’opera in una girandola di colori festosi in cui gli archi, con trilli e figurazioni brillanti, fanno da sfondo
alle sortite del pianoforte.
Il Trio Modigliani, richiamato in scena più volte dal pubblico entusiasta, ha concesso un bis eseguendo il Terzo
Movimento del Secondo trio di Schumann.
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