Anatomia Patologica Prof. Lauriola 26/10/2007 h.8.30-10.30 INTERSTIZIOPATIE (seconda parte) Abbiamo detto che l’interstizio polmonare è costituito da quelle pareti che separano un alveolo dall’altro e che in condizioni di normalità sono molto sottili (contenendo pochissime fibre elastiche, fibre collagene, i capillari e pochi fibroblasti). Diagnosi La malattia interstiziale del polmone ha alcune alterazioni cliniche (sulle quali oggi non ci soffermiamo ulteriormente). Abbiamo invece accennato alle modalità di valutazione. Questi pazienti vanno valutati in maniera globale; perciò, serve, innanzitutto, l’apporto dell’istopatologo, e del radiologo. Oggi le radiografie siano state superate da una serie di esami che consentono di studiare a tutti i livelli il polmone: poiché, infatti, le fibrosi polmonari sono malattie che non interessano solitamente tutti gli ambiti polmonari, la scansione radiologica è, in questo caso, un esame molto più appropriato. Molto rilevante è, invece, il contributo dell’istologia che stabilisce quali sono le alterazioni in questione e classifica i processi patologici; l’istopatologo ha, infine, il dovere di dire l’ultima parola (compito spesso assai ostico). La diagnosi finale di patologia polmonare comunque spetta sempre a un collegio di esperti, sulla scorta di esami clinici. Per diagnosticare un’interstiziopatia idiopatica, il primo passo consiste nell’escludere tutte le forme riconducibili a una causa nota, attraverso: un’anamnesi accurata (esposizioni professionali, allergie, malattie del collagene..) prove di funzionalità respiratoria (CV, DLCO) imaging biopsia polmonare (transbronchiale od open lung). o La biopsia broncoscopica è molto efficace perché con il broncoscopio si entra nel bronco e con la pinza si può effettuare un prelievo sia all’interno che nella parete circostante. Tuttavia, in una patologia interstiziale con un quadro spesso focale che soltanto in seguito diventa diffuso, è difficile selezionare proprio la zona che mostra le lesioni maggiori. Inoltre il materiale ottenuto è sovente inadeguato per fornire un’idea della topografia del danno. Piuttosto può servire, nel caso in cui si riscontrino dei granulomi, per formulare una diagnosi differenziale con la sarcoidosi o Chirurgia toracoscopica videoassistita: un piccolo intervento chirurgico che ci consente di prelevare frammenti polmonari di alcuni cm (3-4cm) nelle zone in cui le lesioni sono più espresse. Fornisce, inoltre, la possibilità di effettuare prelievi sottopleurici nelle fibrosi polmonari idiopatiche (UIP). Come si fa? Con uno stapler si asportano i pezzi, ricucendo automaticamente il polmone, si riempiono di formalina e si passa all’esame istologico. Patogenesi Le alterazioni istologiche più comuni delle interstiziopatie sono: Flogosi interstiziale cronica (linfociti, monociti, plasmacellule) Foci di proliferazione fibroblastica (soprattutto nella UIP) Aumento del collagene interstiziale Proliferazione del muscolo liscio (secondario alla proliferazione fibroblastica) Iperplasia degli pneumociti di tipo II (se i setti alveolari sono alterati, gli pneumociti di tipo I non sono capaci di differenziarsi in modo corretto) Rimodellamento interstiziale/Obliterazione alveolare. (con la fibrosi, la superficie di scambio si riduce, il polmone diventa rigido, si alterano la meccanica respiratoria e gli scambi. ) Honeycombing (alla radiologia, il polmone mostra delle cisterelle di circa 0.5-1cm che gli conferiscono il classico aspetto “a favo d’ape”. Sono processi simili alle glomerulonefriti, quando il glomerulo è ialinizzato, i lumi sono atrofici e l’interstizio è fibroso. Il polmone è in uno stadio terminale) Non tutte queste lesioni si trovano in tutte le interstiziopatie e nessuna di queste è patognomonica per una singola patologia Malattie croniche interstiziali 1)Idiopatiche 2)Malattie croniche del collagene 3)Eosinofile 4)Da farmaci 5)Granulomatose (sarcoidosi, berilliosi, da ipersensibilità) 6)Emorragia alveolare diffusa 7)Pneumoconiosi (silicosi, asbestosi..) 8)Ipertensione polmonare 9)Miscellanea (istiocitosi a cellule di Langerhans) 10)Neoplastiche (carcinomatosi, linfangiti neoplastiche) 1) Idiopatiche Le polmoniti interstiziali idiopatiche sono caratterizzate da flogosi dell’interstizio da causa ignota. L’infiltrato infiammatorio può essere poco evidente. Spesso con il tempo si manifesta una fibrosi con deposizione di collagene che rende rigido, piccolo e ipoespansibile il polmone. Il comune denominatore di queste patologie è l’eziologia sconosciuta; in questi casi, dunque, sono importanti un’anamnesi accurata e uno studio coscienzioso del paziente. [Il prof. spiega che non dobbiamo conoscere tutte queste malattie, ma almeno la loro classificazione] La classificazione più recente delle polmoniti interstiziali idiopatiche è quella di Katzenstein (morfologica/istologica) UIP (Usual Interstitial Pneumonia) DIP (Desquamative Interstitial Pneumonia) RBILD (Respiratory Bronchiolitis-Associated Interstitial Lung Disease AIP (Acute Interstitial Pneumonia) NSIP (Nonspecific Interstitial Pneumonia) Differenze tra quadro istologico e terminologia clinica UIP DIP RBILD AIP NSIP LIP (Lymphoid Interstitial Pneumonia) IPF (Interstitial Pulmonary Fibrosis) DIP COP (Cryptogenic Organizing Pneumonia) DAD (Diffuse Alveolar Damage) NSIP LIP UIP/IPF E’ la più frequente. Le cause sono sconosciute: forse sono coinvolti fattori genetici e familiarità. La presenza, in alcuni casi, di Fattore Reumatoide, ANA e Ig contro l’epitelio alveolare ha suggerito un’eziologia autoimmune. Per la patogenesi, si pensa che episodi ripetuti di danni focali all’epitelio polmonare portino a flogosi e fibrosi attraverso la produzione di citochine che stimolano la proliferazione fibroblastica e la formazione di foci. I focolai fibroblastici sono “attaccati alla parete” in modo caratteristico, non protrudono nelle cavità. Le cellule epiteliali danneggiate vanno in necrosi e le zone circostanti l’area colpita sono normali, ma con il tempo sviluppano esse stesse delle alterazioni e sono reclutate alla fibrosi. Purtroppo ha una prognosi infausta: nel giro di 2-3 anni, infatti, il polmone è interamente coinvolto, raggiunge uno stadio terminale e non risponde molto alle terapie (cortisonici, citostatici, etc.). Il quadro istologico è particolare con fibrosi (zone più biancastre) basale e interessamento costofrenico. Le zone sottoposte a fibrosi determinano uno stiramento dei bronchi per retrazione cicatriziale (bronchiectasie da trazione). Le cisti si formano quando il collagene, con la sua retrazione, dilata varie cavità del parenchima. Il collagene assume una colorazione rosata con EE, bluastra con la tricromica di Masson. Le caratteristiche istologiche sono: -maggiori: interessamento sottopleurico, fibrosi, microcisti, foci fibroblastici (anche in zone di epitelio ancora normale), interessamento focale disomogeneo, flogosi cronica -minori: infiltrato linfocitico e macrofagico, iperplasia follicolare, proliferazione del mm. liscio, endoarterite Nel tentativo di spiegare quali citochine fossero coinvolte nel processo sono state effettuate delle dimostrazioni immunoistochimiche che hanno rilevato la presenza di TGF- nell’epitelio sottoalveolare iperplastico. Ciò avvalora l’ipotesi che si verifichi prima il danno dell’epitelio e poi la ricostituzione da parte di pneumociti di tipo II che producono TGF-, mediatore della fibrosi. Dal punto di vista radiologico, presenta delle opacità reticolari sottopleuriche con piccole cisti a nido d’ape, soprattutto nelle fasi più avanzate. Alla TC ispessimento della trama periferica e piccole cavità con honeycombing sottopleurico. Macroscopicamente, il polmone ha un aspetto bozzolato per via dell’honeycombing e ricorda il fegato cirrotico. Le zone depresse sono le cicatrici. Anche al taglio ha un aspetto particolare, con cisterelle, ed è duro (si fa fatica a far passare il coltello). Nelle polmoniti interstiziali idiopatiche, i quadri evolutivi sono simili e aspecifici. DIP Correlata fortemente al fumo di sigarette. Si presenta con dispnea e tosse. Microscopicamente sono visibili molti macrofagi negli spazi aerei, ma c’è scarsa tendenza alla fibrosi. Questo è un elemento positivo: se infatti si riesce a eliminare con cortisonici i macrofagi nelle cavità alveolari, il polmone ritorna funzionale perché non c’è stata fibrosi. Non ci sono neutrofili, come nella polmonite da stafilococchi o pneumococchi. I setti non sono fibrosi Il quadro radiologico mostra l’interessamento di zone variabili del polmone. Alcuni soggetti, con cessazione del fumo e cicli di terapia cortisonica, guariscono perfettamente AIP/DAD E’ stata scoperta intorno agli anni ’30-’40 da Alman e Ritch. Si presenta con febbre, mialgia e artralgia (suggestive di forme virali). Dal punto di vista morfologico e istologico, non è altro che l’equivalente dell’ARDS (sindrome da stress respiratorio dell’adulto, caratterizzata da membrane ialine, che insorge in qualche giorno per cause scatenanti). La AIP insorge più lentamente (in qualche mese: il polmone, perciò, è meno gonfio ed edematoso), ma istologicamente è visibile la ialinosi e con il tempo si giunge comunque all’insufficienza respiratoria per fibrosi polmonare. COP/RBILD Equivale alla BOOP (Bronchiolitis Obliterans Organizing Pneumonia). Frequente l’interessamento dei lobi inferiori. Nei dotti alveolari e nei bronchioli respiratori si trovano delle banderelle o lobuli di tessuto di organizzazione (costituito da foci fibroblastici e fibre collagene in tralci). Non sono collocati nell’interstizio, ma proprio all’interno delle cavità. Le fibre collagene sono colorabili con l’Alcian Blu, perché ricche di mucopolisaccaridi. NSIP Forme non collocabili, prive di lesioni specifiche. La diagnosi si fa per esclusione; con la terapia cortisonica spesso si assiste a una remissione. LIP Si formano dei follicoli linfoidi nell’interstizio e alla biopsia si notano tanti linfociti e plasmacellule nell’interstizio e tra i setti alveolari. I linfociti possono trovarsi nell’interstizio anche nelle forme legate alla presenza di allergeni nei polmoni e nelle malattie del collagene; in generale, però, l’eziologia non è precisata. Condizioni che predispongono alla LIP: -infezioni da Pneumocystis jiroveci, EBV, HIV -farmaci -malattie autoimmuni (Sjogren, LES, artrite reumatoide, polimiosite, dermatomiosite) E’ importante differenziare la LIP dalle forme linfoproliferative del polmone (soprattutto MALTlinfomi di basso grado; linfomi a piccole cellule): nella diagnosi differenziale ci si avvarrà non soltanto di un buon occhio clinico, ma anche dell’ausilio di tecniche di biologia molecolare 2) Malattie croniche del collagene Coinvolgono spesso il polmone l’artrite reumatoide, la sclerosi sistemica progressiva, il LES, la Sjogren. In questi casi, conoscendo direttamente la causa dell’interstiziopatia, la biopsia è inutile e si procede direttamente con la terapia. Al giorno d’oggi, inoltre, la biopsia è stata soppiantata dalla radiologia e dalla clinica; perciò viene comunque effettuata di rado. Artrite reumatoide Sono presenti linfociti, interessamento dell’interstizio e fibrosi. Ci sono noduli reumatoidi sottocutanei e altri nel polmone con zone di necrosi circondate da istiociti disposti a palizzata. La necrosi, acellulata, si colora di rosa con EE 5) Malattie granulomatose Sarcoidosi Malattia a eziologia ignota, con sbilanciamento linfocitario CD4/CD8. A differenza della TBC, i noduli non presentano necrosi caseosa. Sedi colpite: cute, uvea, linfonodi ilari e mediastinici, milza, fegato, midollo osseo, polmoni Il coinvolgimento dei linfonodi presuppone una via di diffusione linfatica. Non c’è sempre interessamento contemporaneo di linfonodi e parenchima polmonare, ma esistono diversi quadri clinici. Può essere associata a rash cutaneo e a panniculite. Fortunatamente, spesso guarisce completamente nel giro di qualche anno; ma a volte può condurre alla fibrosi (soprattutto nelle zone apicali) e, negli stati finali, all’exitus. Il granuloma della sarcoidosi è composto da cellule giganti Sono presenti anche corpi asteroidi e corpi di Schaumann (coccoidi), di grande utilità per la diagnosi; nonché corpi lamellari e calcifici. Istiocitosi a cellule di Langerhans Malattia che può interessare primitivamente solo il polmone; in questo caso, è estremamente benigna e colpisce i fumatori. Il processo patologico è sostenuto dalla proliferazione di cellule di Langerhans nella cute, nelle zone T linfonodali, nella midollare del timo, nel midollo osseo. Le cellule di Langerhans fanno parte del sistema monocito-macrofagico e sono coinvolte nella presentazione dell’antigene. Nel polmone, si forma un granuloma eosinofilo. Di solito c’è guarigione, sebbene si possano formare nel parenchima delle piccole zone di fibrosi che, con il tempo, portano a insufficienza respiratoria. Altre forme: -granuloma eosinofilo dell’osso: soprattutto nel cranio. E’ tipico del bambino e, una volta rimosso, guarisce. Proliferazione di cellule di Langerhans assieme a macrofagi, eosinofili, neutrofili, linfociti. -diffusa (Letterer-Siwe): colpisce osso, midollo osseo, timo, linfonodi, cute, fegato, milza, polmone, orecchio medio. E’ maligna e va avanti per mesi -multifocale (Hand-Schuller-Christian): colpisce osso, cute, polmone. E’maligna e tipica dei giovani. Al microscopio elettronico si evidenziano granuli di Birbeck nelle cellule di Langerhans. All’esame istologico, nel polmone si notano zone cicatriziali stellate di 0.5-1cm. Con l’immunoistochimica, le cellule di Langerhans si distinguono per la presenza degli antigeni S100 e CD1A. 6) Pneumoconiosi Un tempo si definivano “pneumoconiosi” le malattie del polmone determinate da inalazione di sole polveri inorganiche attraverso un’attivazione dell’immunità sia cellulomediata che umorale; oggi, il termine è esteso anche alle malattie da polveri organiche ma, tutto sommato, ci si attiene ancora al significato originario. Le particelle di polvere che arrivano nelle vie respiratorie possono fermarsi a vari livelli: nelle coane, nelle prime vie aeree o anche oltre, scontrandosi fra loro e cambiando continuamente direzione a livello delle biforcazione. Possono depositarsi per sedimentazione o per diffusione. % deposizione particelle C: epitelio ciliato A:alveolo T: totale La gran parte delle particelle (circa il 50-60%) al di sotto dei 2 micron si ferma negli alveoli. A differenza delle più grandi (>5 micron), si fermano poco nell’epitelio ciliato perché riescono a sfuggire. A seconda delle grandezza delle polveri c’è quindi una diversa deposizione delle vie respiratorie. dimensione particelle A fini dell’insorgenza della malattia, dunque, hanno rilevanza i seguenti fattori: -dimensione e forma delle particelle: pur essendo di silice, la sabbia non dà pneumoconiosi perché le particelle sono così grandi da essere dilavate. -concentrazione nell’aria -durata dell’esposizione: nessuno si è mai ammalato di silicosi perché ha lavorato 2 mesi in miniera, ma servono esposizioni di 10-20 anni -capacità fibrogenica delle polveri: il carbone derivato dalla combustione del legno non è fibrogenico; al massimo può annerire il polmone. Invece il carbon fossile è dannoso perché contaminato da quantità variabili di silice. In seguito a inalazione delle polveri, c’è un’attivazione dei macrofagi, fagocitosi, liberazione di interleuchine varie e TNF che attivano i fibroblasti, portando a fibrosi. Al microscopio ottico, le polveri non si vedono perché sono molto piccole; tuttavia, con la luce polarizzata è possibile vedere particelle di talco (contenente silicati) che appaiono brillanti all’interno di un granuloma. Silicosi La silice è biossido di silicio. Esiste una silice “amorfa” e una “cristallina”: solo quest’ultima è patogena e comprende quarzo, tridimite e cristobalite. I silicati sono caolino (silicato di alluminio) e talco. Le lesioni iniziali della silicosi sono i noduli silicosici (raccolta di pochi mm di macrofagi e cellule linfoidi in relazione a particelle di silice). Non sono dei veri e propri granulomi perché sono ipocellulati e costituiti soprattutto da collagene: costituiscono l’evoluzione fibrosa di uno o più granulomi confluenti. Di solito, non sono visibili al microscopio ottico ma, quando lo sono, appaiono nerastri per la contemporanea deposizione di pigmento antracosico. La localizzazione è interstiziale (bronchioli respiratori e terminali) e alveolare. L’evento finale che porta all’exitus del paziente è una fibrosi polmonare massiva nel giro di pochi mesi: all’autopsia, i polmoni sono fibrotici e neri. Nel contesto della silicosi è frequente la sindrome di Caplan, in cui è presente un interessamento dei linfonodi ilari in pazienti affetti, in associazione con TBC e artrite reumatoide. Antracosi Deposizione di polveri carboniose nell’interstizio polmonare, intorno ai bronchi, nei bronchioli respiratori e lungo i linfatici sottopleurici. All’esame macroscopico, il polmone appare avvolto da un reticolato nero; al taglio, si rilevano zone più scure soprattutto peribronchiali. Al microscopio, si evidenziano pigmenti neri, simili a quelli dei tatuaggi. La polvere di carbone non è fibrogenica; ma si trova fibrosi nei lavoratori del carbon fossile. Asbestosi Dovuta all’inalazione di fibre di amianto (asbesto). L’asbesto è denominato “serpentino” o “anfibolo” a seconda della forma delle fibre (rispettivamente, ondulate o dritte). L’anfibolo è maggiormente coinvolto in una complicanza dell’asbestosi, che è il mesotelioma pleurico. Il crisotile è un minerale dell’asbesto che si rinviene nelle cave da cui l’asbesto si estrae. Al microscopio elettronico, nei campioni bioptici possono essere evidenti i cosiddetti “corpi” dell’asbesto: si tratta di fibre di asbesto rivestite da materiale proteico dopo l’inalazione e la ritenzione nel parenchima. La diagnosi di asbestosi si effettua soprattutto grazie al ritrovamento dei corpi dell’asbesto nel tessuto. La fibrosi è soprattutto basale, perché le fibre inalate percorrono una traiettoria preferenziale lungo i bronchi lobari inferiori. Malattie correlate: mesotelioma pleurico, atelectasia rotonda, fibrosi pleurica diffusa, placche pleuriche parietali, versamenti pleurici benigni, K polmone (nei fumatori) Alveolite allergica intrinseca Processo patologico cronico dovuto all’inalazione di polveri organiche (fungine, vegetali, animali, etc), sostenuto da reazioni di tipo infiammatorio che coinvolgono l’immunità sia cellulomediata, sia umorale. Si trovano granulomi nel polmone che possono andare incontro a fibrosi. L’anamnesi, in questo caso, è molto importante; altrettanto importanti sono le prove immunologiche 4) Da farmaci Indotte soprattutto da bleomicina e amiodarone Bibliografia immagini: 2004 Elsevier Inc., Rosai&Ackermann: Surgical Pathology (9e) 2005 Elsevier Inc., Leslie&Wick: Practical Pulmonary Pathology 2006 Elsevier Ltd., Corrin, Nicholson: Pathology of the Lungs (2e) ILARIA