Senza condivisione non c'è Natale Quando si attende una persona importante per la propria vita ci si pone in atteggiamento di accoglienza e ascolto, ci si prepara alla gioia dell'incontro, concentrando l'attenzione su quando verrà. Tutto il resto (persone, cose da fare) assume un valore relativo. Se ciò vale per una persona a noi cara che stiamo aspettando, a maggior ragione vale per Cristo. Come prepararsi alla Sua venuta? Assumendo atteggiamenti incoerenti? Occorre cambiare vita, vigilando sui propri comportamenti e soprattutto operando il bene verso gli altri. Non è stato mai facile andare controcorrente, ma oggi come scrive il nostro Vescovo, l'educazione della persona è “in crisi, sia per il frantumarsi dell'omogeneità culturale capace di veicolare valori, sia per i comportamenti e stili di vita cui è difficilissimo sottrarsi” (Arcivescovo Mons. Calogero La Piana, “Orientamenti pastorali 2011-2014”). Per vivere in comunione ecclesiale un momento di riflessione e di preghiera abbiamo promosso, come Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, sabato 3 dicembre alle ore 20.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Caterina, una Veglia presieduta dal Vicario generale Mons. Carmelo Lupò che non si pone all’inizio di un tempo liturgico, ma è in esso inserita in itinere per far risaltare meglio l’attesa gioiosa di Cristo che s’incarna nel dinamismo della storia, “abitandola” per redimerla. L’Avvento è tempo da vivere con spirito di vigilanza, perseveranza e con sentimenti di speranza per la novità di vita che si compie in ognuno di noi. Tempo da spendere nella semplicità, nella gioia dell’attesa, in un clima di ascolto, in un’atmosfera di ricerca della sobrietà, stile di vita che deve condurre alla condivisione, valore comunitario che favorisce lo sviluppo sociale. A tal fine, crediamo sia giusto valorizzarlo e difenderlo dalle minacce egoistiche più aggressive. Anche chi non è credente, ma è in ricerca può essere interessato a questa prospettiva di impegno: vivere con sobrietà! La condivisione non è solo quella dei beni materiali, ma anche di quelli morali e spirituali (tempo, ascolto, intelligenza, compagnia), in una parola è disponibilità a donare se stessi agli altri. La sobrietà non è un comportamento eccezionale (che senso avrebbe essere sobri ogni tanto?), ma dovrebbe essere lo stile normale, quotidiano, in particolare di chi ha compiti di responsabilità nei diversi ambiti della vita sociale: politica, professione, famiglia. Riguarda comunque tutti, perché tutti dobbiamo imparare a vedere nell'altro, chiunque esso sia, una persona da rispettare e amare e mai una cosa da possedere e dominare. Nella società attuale prevalgono invece spesso la chiacchiera, le parole in libertà, la ricerca esasperata dell'apparenza fino all'esibizionismo più deteriore, l'ostentazione della ricchezza, l’esercizio spregiudicato del potere nei confronti dei più deboli. In politica, per esempio, è molto diffusa la pratica dell’ accumulo di cariche e l’occupazione di posti pubblici. Un metodo generalizzato per far crescere sicuramente il reddito personale, ma non la maniera più idonea per svolgere al meglio diverse attività che richiedono specifiche responsabilità. Nella prospettiva di poter fare tante cose, il rischio concreto è di fare tutto male. La sobrietà riguarda anche la quantità dei beni che acquistiamo e consumiamo. Uno stile di vita più equilibrato si apprende sin dall’infanzia, grazie ad una educazione seria e costante a non sprecare le risorse. Il rispetto formale delle regole è necessario, ma non basta se non è accompagnato da un cambiamento interiore, frutto di sincera adesione al bene comune e non per timore di trasgredire le leggi con le connesse sanzioni giudiziarie e disciplinari. Si sente il bisogno di rinnovare la classe dirigente e quindi la necessità di formare persone preparate e oneste. Non basta che ci siano nuovi politici se non si formano innanzitutto politici nuovi: liberi e forti e forti perchè liberi. La sobrietà ci rende quindi capaci di condivisione e ci spinge alla solidarietà. Condividendo si fa giustizia. Tutti (anche quelli che lo negano) siamo già dentro una trama di relazioni che ci lega gli uni gli altri e ci richiama quindi alla responsabilità reciproca. Oggi dobbiamo essere capaci di ritrovare in maniera più consapevole questa rete di rapporti (famiglia, affetto, amicizia, vicinato, lavoro, cittadinanza e stranieri) e rinfozarla perchè diventi più solidale. Solidale deriva da solido il contrario quindi della società liquida, fragile, frammentata, individualistica di cui parlano alcuni sociologi contemporanei. Specialmente, nella condizione attuale di crisi, la risposta più responsabile non può essere a livello puramente individuale. Nei luoghi dove si costruisce il bene comune, quali le amministrazioni pubbliche (giunte e consigli comunali e provinciali), le scuole, i centri di formazione e ricerca, di cura, salute e protezione ambientale, mass media, l’impegno deve essere maggiore e più coraggioso. Sappiamo comunque che non si parte da zero e che il bene anche nelle nostre città è più profondo e diffuso di quanto possa apparire. Questa crisi che colpisce innanzitutto chi è più povero, ma anche chi appartiene al ceto medio, costringe a riordinare le priorità a diversi livelli, destinando per esempio le poche risorse pubbliche ai più deboli e ai servizi essenziali. Volgendo lo sguardo sulle esigenze della nostra città, riteniamo che non si possa ignorare: l’emergenza di tanti giovani che, non trovando lavoro, sono costretti ad abbandonare Messina e la provincia; i problemi d’impatto ambientale che stanno sempre più colpendo il nostro territorio, deturpandolo e deprivandolo; l’apatia e la tendenza all’individualismo che, coinvolgendo ogni ambito, mortifica talenti e idee a favore del bene comune. L'invito che facciamo è a non essere rinunciatari per paura di fallire. Non decidere, per paura di sbagliare, significa spesso avere già sbagliato! Appare opportuno, quindi, vivere la crisi come sfida, banco di prova, stimolo ulteriore alla conversione. Anche per questo, come piccolo segno di solidarietà, destineremo le offerte raccolte durante la veglia del 3 dicembre alla mensa del povero gestita dai padri Rogazionisti della Basilica di Sant'Antonio. UNA GUIDA PER RIORIENTARSI NUOVO RAPPORTO CON LE PERSONE Come tratto il prossimo, specialmente i poveri, gli ammalati, i deboli, gli anziani, i minori, gli emarginati, gli immigrati? Aiuto i più bisognosi? Prendo a cuore il bene della comunità in cui vivo o mi preoccupo soltanto dei miei interessi personali? Partecipo alle iniziative che promuovono il bene comune? Compio i miei doveri civici? Pago le tasse? Sono consapevole che non pagando le tasse danneggio la solidarietà sociale perchè riduco le risorse per la gestione dei beni comuni? Sono giusto nel lavoro o bado solo al mio tornaconto personale? Sono assenteista? Rispetto i contratti? NUOVO RAPPORTO CON LA NATURA E LE COSE Che rapporto ho con la natura? Sono attento a non sprecare le risorse ambientali? Controllo il consumo di acqua, energia elettrica, benzina, etc? Rispetto la città? Evito di gettare rifiuti fuori dalle ore previste? Ho padronanza dei miei desideri (alimenti, abiti, cosmetici, giochi, divertimenti, regali etc). Conosco i “Bilanci di giustizia”? NUOVO RAPPORTO CON LA MONDIALITA Sono aperto ai problemi dell'umanità o vivo solo nel mio piccolo gruppo (familiare, interessi, etc) in maniera particolaristica e settaria? Sono consapevole che la conoscenza degli immigrati che incontro mi offre la possibilità di comprendere meglio i problemi mondiali e di entrare in contatto con altre culture? SE VUOI PUOI CONTATTARCI SCRIVENDO A [email protected]