Dichiarazione sindacale al “Vertice del G20 sulla crisi” “DICHIARAZIONE DI WASHINGTON” DELLE GLOBAL UNIONS” NOVEMBRE 2008 I. Sommario esecutivo 1. La riunione dei leader del G20 si tiene in un momento in cui l’economia globale vacilla sull’orlo di un precipizio. Il drammatico inasprimento della crisi finanziaria nel settembre e ottobre del 2008 sta ora esercitando un drammatico impatto sull’economia reale. Le previsioni indicano una riduzione del PIL e un’impennata della disoccupazione nei principali paesi industrializzati. La crisi sta raggiungendo i paesi emergenti e in via di sviluppo. Diversi governi sono già stati costretti a richiedere prestiti d’emergenza dal Fondo Monetario Internazionale (FMI) in ragione della paralisi dei rispettivi settori finanziari, della fuga di capitali dai rispettivi paesi, del crollo valutario e del blocco della crescita economica. L’economia globale si trova a dover affrontare una recessione estremamente grave, la cui durata e profondità dipenderanno da quanto tempestivi e mirati saranno gli interventi pubblici. Questa crisi di sistema va a sommarsi all’aumento senza precedenti dei prezzi dei prodotti alimentari e dei beni di prima necessità registrato nei primi mesi dell’anno, con la conseguente crisi alimentare nei paesi in via di sviluppo. Il tutto sullo sfondo di un’accelerazione dei cambiamenti climatici i quali, in mancanza di un rapido intervento, andranno a colpire in misura maggiore i più poveri del pianeta e in particolare i gruppi vulnerabili, incluse le donne. 2. La storia ha dimostrato che le crisi di questa portata comportano un’instabilità politica e sociale dai risultati imprevedibili e spesso tragici. Per le famiglie dei lavoratori la posta in gioco nella risposta alla crisi attuale è di importanza enorme. Da oltre due decenni le crescenti disuguaglianze registrate nella maggior parte dei paesi hanno minato la coesione sociale. Oggi vi sono coloro che perdono le proprie case, il proprio posto di lavoro e la propria pensione in conseguenza di una crisi finanziaria di cui essi non hanno responsabilità alcuna, mentre si chiede ai contribuenti di salvare i responsabili. È necessario che i governi del G20 riconoscano l’urgente necessità di avviare interventi per creare un sistema maggiormente inclusivo, equo e democratico per il governo dei mercati globali. Le organizzazioni sindacali devono potersi sedere al tavolo e costituire parte degli importantissimi negoziati che si terranno presso le varie istituzioni nei mesi a venire. 3. L’attuale crisi economica è partita dagli Stati Uniti come risultato dell’interazione di crisi immobiliare, crisi del mercato del credito e, in misura crescente, crisi occupazionale. Ciascuna di queste crisi è già sufficientemente grave di per sé, ma gli effetti combinati hanno scatenato una dinamica particolarmente complessa e pericolosa per l’economia reale. Le quotazioni immobiliari sono crollate, il numero dei pignoramenti immobiliari ha fatto registrare un’impennata e il valore dei patrimoni immobiliari si è ridotto di migliaia di miliardi di dollari. I consumatori riducono drasticamente i livelli di spesa stante il declino delle proprie disponibilità, conseguentemente rallentando l’economia e spingendo i datori di lavoro a tagliare posti di lavoro, salari e indennità. Inoltre il costante declino dei prezzi degli immobili aggrava la crisi del credito, in una fase in cui i titoli garantiti da ipoteche continuano a minare i bilanci delle istituzioni finanziarie sottocapitalizzate. Fino a quando non si arresterà il declino dei prezzi dei titoli finanziari e dell’occupazione, l’emorragia del sistema bancario non potrà che proseguire. Questo circolo vizioso si sta ora ripetendo in altri paesi industrializzati e nelle economie emergenti originariamente ritenute immuni. 4. L’ingresso dei governi nei mercati finanziari per nazionalizzare gli istituti di credito, garantire i depositi, accollarsi crediti in sofferenza e ricapitalizzare il sistema bancario negli USA e in Europa è una misura necessaria. È tuttavia inaccettabile che i governi socializzino le perdite del capitale finanziario e permettano alle istituzioni finanziarie di privatizzare i profitti. La più grave crisi economica dalla Grande Depressione degli anni ‘30 deve segnare la fine di un’ideologia di mercati finanziari privi di qualsivoglia vincolo, in cui l’autoregolamentazione viene rappresentata come un imbroglio e l’avidità ha sostituito la valutazione razionale a scapito dell’economia reale. È necessario costruire un quadro di regolamentazione nazionale e globale di modo che i mercati finanziari vengano restituiti alla propria funzione primaria: garantire un finanziamento dell’economia reale stabile ed efficace dal punto di vista dei costi. Inoltre i governi e le istituzioni internazionali devono plasmare un nuovo ordine economico che sia economicamente efficiente e socialmente equo – un compito tanto ambizioso quanto quello che i partecipanti alla conferenza di Bretton Woods dovettero affrontare nel 1944. 5. I leader delle principali nazioni riunite a Washington devono avviare un processo di collaborazione che vada oltre i paesi del G20 allo scopo di: - Avviare un piano di vasta portata per la ripresa con l’obiettivo di stabilizzare i mercati globali dei capitali, spingere rapidamente i sistemi economici fuori dalla recessione, parare i rischi di una depressione globale e tornare sul percorso verso la creazione di posti di lavoro dignitosi. A seconda delle necessità, dovranno essere praticati ulteriori tagli dei tassi di interesse secondo modalità coordinate. I governi dovranno promuovere programmi di investimenti infrastrutturali che possano stimolare la crescita della domanda nel breve periodo, agendo sulla crescita della produttività nel medio periodo. È giunto il momento di avviare un “New Deal Verde” con l’obiettivo di creare posti di lavoro tramite lo sviluppo delle energie alternative e il risparmio e la conservazione energetica. Dovranno altresì essere introdotte misure fiscali e dal lato della spesa a sostegno del potere d’acquisto dei redditi bassi e medi. Dovranno essere mantenuti i bilanci per l’assistenza allo sviluppo a favore dei paesi in ritardo di sviluppo in modo da conseguire gli Obiettivi del millennio, con l’adozione di impegni vincolanti e di tempi certi per conseguire l’obiettivo dell’ONU dello 0,7% del PIL. - Garantire che una crisi finanziaria di questa portata non si verifichi mai più: di concerto con le istituzioni finanziarie internazionali, la maggior parte dei governi ha sostenuto per due decenni la “nuova architettura finanziaria” scarsamente regolata che ha caratterizzato i mercati finanziari globali responsabili della crisi attuale. I governi sono ora stati costretti a intervenire per salvare il sistema bancario. La contropartita deve essere rappresentata da istituzioni finanziarie adeguatamente regolamentate. In particolare sarà necessario concentrarsi sui punti indicati di seguito: responsabilità pubblica delle banche centrali; requisiti patrimoniali controciclici e supervisione pubblica degli istituti di credito; regolamentazione di hedge fund e private equity; riforma e controllo dei compensi degli alti dirigenti e della distribuzione degli utili d’impresa; riforma del settore del rating del credito; eliminazione dei paradisi fiscali offshore; imposizione fiscale delle transazioni finanziarie internazionali; adeguata protezione dei consumatori contro i cosiddetti prestiti predatori e le politiche aggressive di vendita esercitate dalle banche; politiche pubbliche attive per la casa e per i servizi finanziari di comunità. È necessario che il nuovo sistema rifletta i requisiti sanciti da tutti gli enti di regolamentazione, le autorità di regolamentazione delle banche, le autorità fiscali e della concorrenza, le associazioni che si occupano di governance e le associazioni dei consumatori in ciascun paese. Deve essere evitato un approccio frammentario alla riforma. - Istituire una nuova struttura di governo economico dell’economia globale. È necessario andare oltre i mercati finanziari o i sistemi valutari in modo da affrontare tutti gli squilibri 2 della crescita e dei flussi di capitale che hanno contribuito alla crisi. Proprio come gli accordi economici successivi alla seconda guerra mondiale prevedevano il rafforzamento dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) parallelamente alla creazione delle Nazioni Unite, il nuovo accordo post-crisi dovrà affrontare il problema del governo dell’economia internazionale. I governi devono cominciare a intervenire per creare le strutture necessarie, ma si tratta di un dibattito che non può limitarsi ai banchieri e ai funzionari dei ministeri delle finanze riuniti a porte chiuse. Le organizzazioni sindacali devono essere rappresentate a questo tavolo. - Combattere l’esplosione delle diseguaglianze nella distribuzione del reddito, alla base della crisi attuale. Il nuovo sistema di governo economico deve affrontare la crisi della giustizia distributiva che ha danneggiato l’economia globale. Deve garantire una crescita più equilibrata dell’economia globale tra regioni differenti, ma anche all’interno di ciascun paese, tra capitale e lavoro, tra salari elevati e salari bassi, tra ricchi e poveri e tra donne e uomini. 6. La riunione del G20 dovrebbe segnare l’inizio di un tale processo. Sarà necessario intervenire in modo da far progredire l’agenda per il cambiamento nel corso di ulteriori riunioni nei mesi a venire, in particolare nella Conferenza Internazionale sul finanziamento allo sviluppo che si terrà a Doha a fine mese. Nella successiva Conferenza delle Parti della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCC) che si terrà a Poznan il prossimo dicembre dovranno essere assunti impegni per l’assistenza immediata da parte dei paesi industrializzati, in modo da permettere maggiori trasferimenti di tecnologia e l’adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo. Ciò contribuirà ulteriormente all’istituzione di quel clima di fiducia necessario per una conclusione positiva degli attuali negoziati sul cambiamento climatico entro la fine del 2009. Le riunioni del G8 in Italia, oltre alle riunioni delle istituzioni finanziarie internazionali e dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) del 2009, dovranno tutte essere sfruttate al massimo, evitando qualunque ritorno al “tutto come al solito”. II. Un piano coordinato per la ripresa dell’economia reale 7. Il crescente caos finanziario sta esercitando i suoi effetti negativi sull’economia reale, con un netto crollo dell’occupazione negli USA e nel Regno Unito che si sta attualmente diffondendo nell’area dell’euro minacciando una recessione globale. Per buona parte del 2009 il PIL si prevede in caduta negli USA e nell’area dell’euro. Nei paesi dell’OCSE è previsto un balzo dei tassi di disoccupazione del 20% nei prossimi sei mesi, percentuale che potrebbe addirittura rivelarsi sottostimata. In diversi paesi emergenti e in via di sviluppo, in particolare in quelli con sistemi bancari fortemente indebitati o che hanno accumulato deficit considerevoli della bilancia delle partite correnti, vengono pesantemente tagliati posti di lavoro mentre i redditi reali delle famiglie stanno riducendosi drammaticamente. Il capitale sta abbandonando numerosi paesi in via di sviluppo che non possono assolutamente permettersi di perdere queste fonti di investimento, mentre i problemi vengono ulteriormente esacerbati dalla riduzione delle rimesse dei lavoratori emigranti, molti dei quali stanno anch’essi perdendo il proprio posto di lavoro. Secondo l’OIL la disoccupazione globale crescerà da 190 milioni nel 2007 a 210 milioni nel 2009, il numero di lavoratori poveri che guadagnano meno di un dollaro al giorno crescerà di 40 milioni di unità, mentre il numero di coloro che devono sopravvivere con due dollari al giorno crescerà di 11 milioni. 8. I leader dei governi e delle banche centrali non devono riprodurre le calamità degli anni ‘30 con politiche di pareggio dei bilanci, taglio dei salari e politiche valutarie e dei cambi il cui unico 3 risultato è di mettere in difficoltà gli altri paesi. Al contrario, i leader del G20 devono istituire un piano coordinato per la ripresa il cui obiettivo sia quello di stimolare l’economia reale a livello nazionale e globale. 9. In Europa e negli USA sono necessarie ulteriori riduzioni coordinate dei tassi di interesse da parte delle banche centrali. Gli stabilizzatori fiscali – tra cui le indennità di disoccupazione – devono essere rafforzati e integrati laddove necessario con l’introduzione di programmi per la creazione diretta di posti di lavoro. L’obiettivo degli incentivi fiscali dovrebbe essere quello di aumentare la domanda aggregata in misura sufficiente a rivitalizzare l’economia reale sostenendo l’occupazione, i salari e la crescita del reddito disponibile delle famiglie. Misure fiscali e dal lato della spesa devono porsi come obiettivo il sostegno alle famiglie a reddito basso e medio, quelle che maggiormente soffrono nella situazione attuale e che, con maggiori tassi di consumo, potrebbero stimolare la produzione e quindi la crescita occupazionale con grande rapidità. 10. Nei paesi emergenti e in via di sviluppo i governi dovrebbero allo stesso modo contrastare il rallentamento dell’economia attraverso la politica monetaria, sostenendo programmi per la creazione di posti di lavoro e ampliando o creando ammortizzatori sociali. Le istituzioni finanziarie internazionali non devono ripetere gli errori della crisi finanziaria asiatica del decennio scorso esercitando pressioni sui paesi affinché aumentino i propri tassi di interesse, taglino la spesa pubblica e permettano fallimenti bancari su vasta scala – l’opposto di ciò che stanno facendo oggi i paesi industrializzati. Al contrario i paesi in via di sviluppo dovrebbero essere incoraggiati a mantenere i livelli occupazionali offrendo assistenza pubblica ai settori maggiormente vulnerabili della popolazione. 11. È necessario cogliere l’opportunità di lanciare un “New Deal Verde”, come richiesto dall’UNEP, il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, e dall’OIL nel rapporto sui Posti di lavoro verdi. È giunto il momento di sostenere la ripresa economica attraverso investimenti ambientalmente responsabili progettati per creare posti di lavoro nel breve periodo, ivi compreso per i giovani e per le donne, e per ridurre le emissioni di gas serra nel medio periodo. Le misure per la promozione del risparmio energetico tramite la ristrutturazione degli edifici si riveleranno creatrici di posti di lavoro e andranno a sostenere il settore edilizio così duramente colpito. Gli investimenti pubblici in infrastrutture, trasporti pubblici e fonti di energia alternative stimoleranno anch’essi la creazione di posti di lavoro verdi. Investimenti di lungo termine e a sostegno della produttività in infrastrutture pubbliche (scuole, ospedali, acqua potabile e impianti igienici, oltre a trasporto pubblico ed energia) non soltanto aiuteranno le economie nazionali a evitare o superare la recessione, ma getteranno anche le fondamenta affinché milioni di persone possano uscire dalla povertà. 12. Oltre alle infrastrutture, è giunto anche il momento di investire nelle persone, nella loro istruzione e sanità e nella cura dei bambini e degli anziani. Sarà necessario formare 18 milioni di nuovi insegnanti solamente per conseguire l’obiettivo di un’istruzione di qualità per tutti i bambini in età da scuola elementare entro l’anno 2015. Milioni di insegnanti e istruttori saranno necessari per la formazione professionale in competenze a sostegno dell’economia reale e per la riqualificazione dei lavoratori che si renderà necessaria con la ristrutturazione dei sistemi economici. 13. La nuova amministrazione americana dovrà introdurre un piano di vasta portata che preveda l’aumento del reddito dei lavoratori a medio e basso reddito, il rafforzamento degli ammortizzatori sociali – tra cui i sussidi di disoccupazione –, l’ampliamento dei programmi di buoni pasto, aiuti a governi statali e locali e un ambizioso programma di spesa da parte del governo federale per 4 istruzione e infrastrutture. Dovrà essere ripristinato il diritto di organizzarsi e si dovrà intervenire affinché gli Stati Uniti rispettino le norme fondamentali del lavoro stabilite dall’OIL. 14. Il Giappone si rivelerà particolarmente vulnerabile nel caso in cui la crisi dovesse aggravarsi nelle economie emergenti dell’Asia. Le autorità dovranno assumere misure per riequilibrare l’economia a favore della domanda interna, stante una crescita corrente basata in misura pressoché esclusiva sulle esportazioni colpite dal massiccio apprezzamento dello Yen. Sono ormai essenziali incrementi dei salari reali per rafforzare la domanda, sostenuti da una politica fiscale a sostegno del consumo delle famiglie e per contrastare le crescenti disuguaglianze. 15. Nell’UE è necessario rafforzare e unificare il coordinamento delle diverse iniziative di politica fiscale messe in atto dagli Stati membri nel quadro di un meccanismo migliorato di governo dell’economia. Le organizzazioni sindacali europee hanno richiesto l’istituzione di un fondo d’investimento europeo per la promozione di investimenti in energie rinnovabili, risparmio energetico, innovazione e reti infrastrutturali europee. I progetti di investimento non dovranno essere bloccati da una cieca applicazione del Patto di crescita e di stabilità. La Banca Centrale Europea (BCE), pur attivandosi per fornire liquidità in modo da arginare la crisi bancaria, ha erroneamente aumentato i tassi di interesse appena l’estate scorsa. La BCE deve fornire il proprio contributo alla ripresa in Europa e al riassetto globale tramite una costante riduzione dei tassi. È necessario procedere alla costituzione di un Comitato di sorveglianza che preveda la partecipazione delle parti sociali europee e dei componenti del Comitato Esecutivo della BCE. 16. I pacchetti di misure dovranno essere sviluppati in modo da porre rimedio ai notevoli squilibri economici intrinseci che hanno prodotto le crisi attuali. Il riferimento è in particolare agli squilibri tra USA e altre aree economiche del pianeta, allo squilibrio tra finanza ed economia reale e allo squilibrio del potere contrattuale tra lavoratori e datori di lavoro. Le eccedenze delle economie emergenti dovrebbero essere reindirizzate a sostegno del consumo interno e di investimenti produttivi. I diritti sindacali devono essere pienamente rispettati e promossi in modo che i lavoratori possano migliorare i propri standard di vita. 17. Un New Deal globale deve essere accompagnato da un nuovo approccio alla responsabilità fiscale. Nelle circostanze attuali l’errore peggiore consisterebbe nel tagliare ulteriormente i bilanci del settore pubblico. È necessario un rinnovato impegno alla fornitura di servizi pubblici di qualità finanziati pubblicamente. Il ripensamento delle responsabilità del settore privato e del settore pubblico deve prevedere una responsabile allocazione delle risorse al settore pubblico attraverso un’imposizione fiscale equa e un nuovo impegno nei confronti dell’efficienza e del valore etico dei servizi pubblici di qualità, in cui le organizzazioni che rappresentano la funzione pubblica possano svolgere un ruolo chiave. 18. La comunità internazionale deve rapidamente ampliare la base dei prestiti di emergenza erogati attraverso il FMI e incrementare l’assistenza dalla Banca Mondiale e dalle agenzie delle Nazioni Unite ai numerosi paesi emergenti e in via di sviluppo che probabilmente verranno a trovarsi in situazioni di deficit della bilancia dei pagamenti a causa della crisi finanziaria e del livello costantemente elevato dei prezzi dei combustibili e dei prodotti alimentari. Secondo la FAO, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, tra il 2004 e il 2007 il numero di persone sottonutrite nel mondo è aumentato del 9%, raggiungendo i 923 milioni, e ciò prima che i prezzi dei prodotti alimentari raggiungessero ulteriori massimi nel 2008. È inoltre necessario innalzare l’assistenza allo sviluppo internazionale di più lungo periodo. I governi dei paesi industrializzati devono almeno rispettare gli impegni assunti nel corso del Vertice del G8 di Gleneagles in merito all’incremento dei livelli dell’assistenza allo sviluppo internazionale. 5 III. Per una nuova regolamentazione dei mercati finanziari globali 19. Di concerto con le istituzioni finanziarie internazionali la maggior parte dei governi ha sostenuto per due decenni la “nuova architettura finanziaria” scarsamente regolata che ha caratterizzato i mercati finanziari globali responsabili della crisi attuale. Si è trattato di una deregolamentazione irresponsabile che ha favorito l’eccessivo indebitamento delle istituzioni finanziarie – incluse banche di investimento, hedge fund e private equity – e la cosiddetta “innovazione finanziaria” dei trasferimenti del rischio di insolvenza tramite cartolarizzazione che ha permesso di esportare crediti inesigibili sotto il nome di “prodotti strutturati”. Il business della finanza strutturata ha creato l’illusione di un capitale a basso rischio e a basso costo. Come ha rivelato la crisi, i rischi non erano diffusi, ma nascosti. Insieme alle normative contabili bancarie “pro-cicliche” e ai rigidi requisiti in termini di capitale, la stretta creditizia che ha seguito il crollo dell’industria della finanza strutturata ha creato nel settore bancario un processo di depressione dei corsi delle attività finanziarie che si è autoalimentato. 20. Gli interventi delle ultime settimane da parte di banche centrali e governi nel tentativo di recuperare la fiducia, di stabilizzare i mercati del credito e fornire iniezioni di capitale fresco sono necessari per salvare il sistema bancario. La crisi di solvibilità delle banche segue un decennio caratterizzato da un modello di corporate governance e di “breve termismo” delle imprese eccessivamente incentrato sul “valore per gli azionisti”. Le risorse sprecate in dividendi generosi, riacquisti azionari e retribuzioni e indennità smodate elargite agli alti dirigenti durante il cosiddetto “ciclo di crescita” 2003-2006 sarebbero ora urgentemente necessarie in un momento in cui le banche sono alla ricerca di denaro fresco per ricapitalizzare i propri bilanci. Dato che larghe fette del sistema finanziario vengono sostenute dai contribuenti con denaro pubblico, le organizzazioni sindacali insistono affinché i governi assumano una partecipazione operando come investitori attivi a protezione dell’interesse pubblico, garantendo un successivo rimborso dei contribuenti. 21. I governi continuano a fare riferimento alle raccomandazioni dell’aprile del 2008 del Financial Stability Forum (FSF) che riguardano i requisiti di capitale delle banche, le politiche di gestione del rischio, nonché il controllo dei prodotti strutturati e delle agenzie di rating del credito. Per quanto queste raccomandazioni meritino un plauso, esse possono ormai essere giudicate come gravemente inadeguate. È necessario intervenire sul fronte delle misure fiscali e normative che hanno permesso agli intermediari finanziari di assumersi rischi eccessivi. 22. La cooperazione internazionale deve andare ben oltre quanto attualmente esaminato: procedere alla revisione delle norme prudenziali degli istituti di credito e “incoraggiare” una maggiore trasparenza. È l’intera architettura normativa a livello nazionale e globale che deve essere restaurata, di modo tale che i mercati finanziari vengano restituiti alla loro funzione primaria: garantire un finanziamento dell’economia reale stabile ed efficace dal punto di vista dei costi. I leader devono autorizzare l’avvio di misure su una piattaforma di mercati finanziari con una nuova regolamentazione, la quale deve prevedere quanto segue: Garantire che le banche centrali siano pubblicamente responsabili delle proprie azioni e dispongano degli strumenti necessari a identificare e impedire bolle speculative finanziarie. Garantire una supervisione attiva, adeguati requisiti controciclici in termini di patrimonio e normative contabili per istituti di credito e grandi conglomerati finanziari. Proibire qualunque forma di transazione fuori bilancio. Sottoporre gli investimenti esteri e i flussi di capitali ad adeguati regolamenti nazionali, prevedendo il rispetto di norme riconosciute a livello internazionale in materia di governance e trasparenza. 6 Promuovere servizi finanziari di comunità, come ad esempio mutue e cooperative, oltre a programmi mirati di microfinanza negoziati con le parti sociali nazionali. Migliorare la protezione dei consumatori in modo da proteggere le famiglie dai prestiti predatori e dalle politiche aggressive di vendita da parte delle banche. Rafforzare la portata sociale degli schemi pensionistici in modo da garantire un pensionamento dignitoso intervenendo su fondi pensione e normative in materia di investimento. Istituire un regime fiscale internazionale per l’imposizione delle transazioni finanziarie, il cui gettito possa sostenere le istituzioni finanziarie che perseguono obiettivi sociali, come ad esempio i fondi pensione. Regolamentare trasferimenti del rischio di credito, derivati e future, intervenendo altresì sulla struttura oligopolistica del settore delle agenzie di rating del credito, tra l’altro con la creazione di agenzie pubbliche e con lo sviluppo del rating di sostenibilità non finanziario. Regolamentare le società di investimento privato, inclusi hedge funds e private equity, e combattere l’arbitraggio regolamentare all’interno dei grandi gruppi finanziari e tra giurisdizioni. Introdurre strumenti di controllo volti a limitare comportamenti speculativi negli scambi commerciali, inclusi i beni primari e i mercati dell’energia. Frenare il breve termismo delle imprese rafforzando le norme in materia di governance e le norme fiscali relative a compensi della dirigenza, responsabilità del consiglio di amministrazione, gestione del rischio e distribuzione degli utili d’impresa. 23. È inoltre necessario un forte intervento per arginare la fuga di risorse verso paradisi fiscali. Non si può richiedere ai contribuenti di salvare le istituzioni finanziarie dal fallimento quando le stesse istituzioni hanno utilizzato i paradisi fiscali per evitare di versare la propria equa quota di imposte. Tutti i governi devono assumere le misure necessarie per proteggere la propria base imponibile e per controbilanciare le sostanziali riduzioni previste del gettito dell’imposta sulle società. Ciò richiederà un rafforzamento del sostegno politico per l’opera dell’OCSE in questo ambito. IV. Un nuovo sistema internazionale di governo dell’economia 24. È giunto il momento di riplasmare l’architettura finanziaria ed economica globale tramite una nuova tornata di negoziati di “Bretton Woods” che vada oltre il regime dei tassi di cambio creato a Bretton Woods nel 1944. Nessuna delle istituzioni esistenti ha la portata o la credibilità per istituire tale struttura. Sta ai governi avviare il lavoro, ma il dibattito non può limitarsi ai banchieri e ai funzionari dei ministeri delle finanze riuniti a porte chiuse. Le organizzazioni sindacali rappresentano le famiglie dei lavoratori di tutto il pianeta, le vittime della crisi attuale e devono essere presenti a questo tavolo. 25. La riforma istituzionale deve andare oltre una regolamentazione finanziaria, fino a introdurre una gestione economica che permetta di ridurre gli squilibri dell’economia globale. I persistenti squilibri strutturali della bilancia delle partite correnti e dei tassi di cambio all’interno dell’OCSE (in particolare tra USA, area dell’Euro e Asia) e gli squilibri nei confronti delle economie emergenti hanno anch’essi contribuito alla crisi. L’accumulo di riserve in dollari da parte delle economie emergenti e l’incremento degli investimenti da parte di fondi sovrani ha fornito una necessaria ricapitalizzazione alle istituzioni finanziarie e alle banche duramente colpite. Permangono tuttavia rischi di adattamenti disordinati, con una brutale inversione di tendenza dei flussi di capitale, in fuga dall’area del dollaro a causa del protrarsi delle incertezze sulla situazione americana. Il commercio ha le potenzialità per rafforzare la crescita economica, la ripresa e lo sviluppo, ma 7 solamente alle giuste condizioni. Il recupero della legittimità pubblica del sistema commerciale mondiale e la conclusione del Round negoziale di Doha richiedono un progresso simultaneo sull’attuazione della protezione dei diritti fondamentali dei lavoratori attraverso tutte le istituzioni internazionali, ivi compresa l’OMC, garantendo inoltre che i paesi in via di sviluppo siano in grado di conseguire la ripresa economica, l’occupazione e un futuro sviluppo industriale. 26. I governi delle economie emergenti e dei paesi in via di sviluppo devono anch’essi svolgere un ruolo centrale nella nuova struttura di governo. Le Global Unions esprimono il proprio forte sostegno nei confronti di una struttura di governo più equa e più democratica presso le istituzioni finanziarie internazionali. Nel caso della Banca Mondiale, il cui mandato riguarda prevalentemente i paesi in via di sviluppo, è necessaria una riforma profonda e sistematica che deve giungere come risultato minimo alla parità di potere di voto tra paesi in via di sviluppo e paesi industrializzati. Entrambe le istituzioni finanziarie internazionali devono porre fine alla condizionalità della politica economica che ha caratterizzato i rispettivi interventi nei paesi in via di sviluppo nell’arco degli ultimi trent’anni. Ciò ha minimizzato, piuttosto che rafforzare, l’applicazione dei controlli fiduciari e il rispetto degli standard concordati a livello internazionale, incluse le norme fondamentali del lavoro. Oltre a interferire con le scelte politiche proprie di ciascun paese, le condizionalità delle istituzioni finanziarie internazionali in materia di deregolamentazione, liberalizzazione e privatizzazione hanno spesso causato conseguenze gravi e dannose. Questo approccio deve essere modificato. Gli standard normativi dell’OIL, e in particolare le norme fondamentali del lavoro, devono costituire il pilastro del nuovo sistema di governo. V. La lotta contro la crisi della giustizia distributiva 27. La stagnazione dei salari e la riduzione del potere d’acquisto delle famiglie dei lavoratori sono entrambi il risultato di politiche negative e costituiscono di per se stesse un importante fattore alla base del crollo del risparmio delle famiglie e dell’emergere di livelli di debito insostenibili, che hanno fatto scoccare la scintilla della crisi ipotecaria in numerosi paesi. La deregolamentazione finanziaria ha permesso ai creditori di promuovere il prestito garantito da ipoteche come sostituto del reddito. Le bolle finanziarie dei prezzi dei titoli azionari, stimolate da un eccessivo indebitamento e da norme permissive, hanno sostituito la crescita sostenibile basata sulla condivisione degli utili. È necessario un nuovo regime di crescita che, come accaduto nel dopoguerra e fino ai primi anni ‘80, garantisca una crescita reale dei salari che sia equilibrata e in linea con gli incrementi di produttività. Un’imposizione equa, responsabile e progressiva non deve né facilitare l’accumulo di fortune, né fornire incentivi per il perseguimento della speculazione, ma deve piuttosto contribuire alla crescita. 28. La riduzione della quota salariale e le crescenti disuguaglianze in due terzi dei paesi dell’OCSE sono state documentate in recenti rapporti di OCSE e OIL. I governi dei paesi industrializzati devono ora incoraggiare e ricostruire le istituzioni che promuovono una distribuzione del reddito e della ricchezza maggiormente equa piuttosto che continuare a richiedere la deregolamentazione dei mercati del lavoro e lo smantellamento della protezione dei lavoratori. La crisi della giustizia distributiva appare ancora più grave nei paesi non OCSE. Anche prima della crisi dei prezzi dei prodotti alimentari del 2007-2008 e dell’attuale crisi finanziaria, la Banca Mondiale aveva rilevato come in 46 paesi in via di sviluppo su 59 esaminati le diseguaglianze fossero cresciute rispetto al decennio precedente. L’aggravarsi della situazione economica unitamente all’impennata dei prezzi dei prodotti alimentari registrata nel corso dell’ultimo anno accentueranno ulteriormente le diseguaglianze del reddito andando ad aggravare il deficit di lavoro dignitoso in tutti i paesi in via di sviluppo, già identificato dall’OIL. 8 29. Facciamo appello ai governi del G20 affinché sviluppino ulteriormente il sostegno di emergenza del FMI ai paesi di fronte a crisi immediate che vanno oltre i mezzi a loro disposizione per affrontarle. Tale sostegno deve essere concesso senza richiedere come contropartita l’attuazione di condizioni di austerità. Deve piuttosto essere istituita una “condizionalità positiva” allo scopo di aiutare questi paesi a rafforzare la crescita nel breve periodo e a recuperare un’equa distribuzione dei costi e dei benefici e una sostenibilità nel lungo periodo. Allo stesso modo, la Banca Mondiale deve assegnare priorità a progetti a maggiore creazione di posti di lavoro, allargare la possibilità di accedere agli ammortizzatori sociali alla maggioranza dei lavoratori dei paesi in via di sviluppo attualmente privi di protezione e costruire servizi pubblici e infrastrutture per la crescita sostenibile. È necessario concordare proposte con le organizzazioni dei lavoratori nei paesi in questione. È inoltre necessario che i governi concordino misure di emergenza per affrontare il protrarsi della crisi alimentare, ivi comprese misure per contrastare gli interventi speculativi nei mercati alimentari e ampliare il sostegno di emergenza ai più poveri, unitamente ad interventi nel medio termine volti all’espansione della produzione sostenibile di prodotti alimentari e alla ricostituzione delle scorte di sicurezza. Oltre a quanto sopra è necessario che nei mesi a venire i governi identifichino le misure da attuare per garantire che vengano rispettati gli impegni in materia di assistenza allo sviluppo internazionale e di conseguimento degli obiettivi di sviluppo del millennio. 30. Va sottolineata la necessità che i governi del G20 assumano misure con l’obiettivo di rafforzare la dimensione sociale della globalizzazione e garantire l’applicazione di standard universali da parte delle multinazionali, indipendentemente da dove queste operino. Facciamo appello ai paesi emergenti e in via di sviluppo affinché sottoscrivano le Linee guida OCSE per le multinazionali, in linea con gli standard dell’OIL, e affinché i governi che già le hanno sottoscritte ne migliorino il livello di attuazione rafforzando i Punti di contatto nazionali e avviando più vaste attività di promozione. VI. Conclusioni 31. Il movimento sindacale internazionale ha a più riprese denunciato la crescente divergenza tra mercati finanziari non regolamentati e ingestibili da un lato e le necessità in termini di finanziamento dell’economia reale per la creazione di lavoro dignitoso dall’altro. Secondo l’OCSE l’architettura finanziaria internazionale dovrebbe essere giudicata sulla base della sua capacità di “mantenere la stabilità finanziaria garantendo la solvibilità degli attori del mercato”, di “proteggere gli investitori” dal fallimento e dalla frode e di “garantire mercati finanziari efficaci ed efficienti”. Nelle ultime settimane è apparso chiaro come il sistema abbia fallito nel conseguire tutti questi tre obiettivi. Oltre al G20 la cooperazione deve essere allargata a tutti i livelli – G7, G8, Europa, OCSE e istituzioni finanziarie internazionali – in modo da evitare il cosiddetto arbitraggio regolamentare e al fine di garantire la portata globale della nuova architettura. I lavoratori richiedono di partecipare al tavolo di queste riunioni e di queste istituzioni. Essi nutrono scarsa fiducia nel fatto che i banchieri e i governi riuniti a porte chiuse possano questa volta fare la cosa giusta. Deve invece esservi piena trasparenza, diffusione pubblica dei risultati e consultazione. Le Global Unions sono pronte a svolgere il proprio ruolo in questo processo. 9