Cattedrale di Cristo Re – Messa del Crisma Giovedì Santo 2005 Omelia del Vescovo Carissimi fratelli e sorelle, faccio mio il saluto dell’apostolo Giovanni, appena ascoltato nel brano dell’Apocalisse (Ap 1, 5-8) e lo rivolgo con affetto a tutti voi: “Grazie a voi e pace da Gesù Cristo, il testimone fedele, il primogenito dei morti e il principe della pace…”. Grazia e pace sono doni di Dio, che Gesù, il Figlio Unigenito del Padre, proclamato come “colui che è, che era e che viene”, l’ e l’, il principio e la fine. 1. Dobbiamo chiederli per tutti noi, per la nostra Chiesa e per tutte le Chiese sorelle del mondo intero (7 chiese = numero perfetto), in profonda comunione con la Chiesa che è a Roma, con il Suo Vescovo e Papa Giovanni Paolo II, successore di Pietro, pastore della Chiesa universale. Grazia e pace che invochiamo, senza mai smettere, a Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il Suo sangue, che ha fatto di noi un regno di sacerdoti per il Suo Dio e Padre…: Gesù Cristo, sommo ed eterno sacerdote della nuova Alleanza. Li domandiamo con la forza della nostra fede, in particolare per i presbiteri in questa celebrazione dove rinnoveranno le promesse sacerdotali, fondate su quelle battesimali, prendendo ancora una volta coscienza della speciale vocazione, frutto “dell’azione amorevole di Dio nella loro vita…” per essere testimoni di Cristo, messaggeri della vocazione suprema dell’uomo alla vita eterna” (cfr. Giovanni Paolo II 1996). Proclameremo con tutti i diaconi, i consacrati e consacrate, i nostri amati ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima o Confermazione, gli sposi e i giovani, la nostra fede in Gesù, l’unto di Dio, il Cristo, “colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente!” e a Lui ci affidiamo per essere in ogni giorno e momento della vita “testimoni fedeli”. 2. Da Lui, infatti, siamo consacrati e inviati a “predicare un anno di grazia del Signore”, il lieto messaggio per i poveri. Per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la restituzione della vista. Questo è ciò che si sta realizzando con la presenza di Gesù fra gli uomini. Gli abitanti di Nazareth stavano assistendo ad uno straordinario evento. La parola di Gesù annuncia un condono, un’amnistia da parte di Dio. Lui solo può applicare in pienezza a se stesso, nella Sinagoga di Nazareth, il brano di Isaia (61, 1-3.8-9): “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore”. E ripete: “Oggi si è adempiuta questa scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (Lc 4, 16-21). Con il ministero di cui, senza meriti, siamo rivestiti, continuiamo questo annuncio di Gesù, arricchito dalla nostra testimonianza, unita a quella di tanti fratelli e sorelle, che con noi condividono la meravigliosa esperienza di essere Chiesa del Signore. Annuncio e testimonianza che, come in quel giorno nella Sinagoga, desta in molti anche oggi la stessa sorpresa e in altri indignazione o disinteresse. 3. L’evangelista conclude l’episodio dicendo che Gesù “passando in mezzo a loro, se ne andò”. Nonostante l’incredulità degli uomini, il Cristo non abbandona il suo cammino. Lo stile di Gesù deve essere il nostro stile. Non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento: il Signore ci ha unti per essere suoi. Lui è con noi e anche in questa celebrazione rinnova con ciascuno di noi la Sua alleanza di amore. 4. La benedizione degli Oli e la rinnovazione delle promesse sacerdotali, rafforzano il nostro essere sacerdoti del Signore, e siamo assicurati che la sua presenza non viene mai meno. Lo esprime in modo stupendo il prefazio che fra poco reciterò: “Con l’unzione dello Spirito Santo hai costituito il Cristo tuo Figlio Pontefice della nuova ed eterna alleanza, e hai voluto che il suo unico sacerdozio fosse perpetuato nella Chiesa. 1 Egli comunica il sacerdozio regale a tutto il popolo dei redenti, e con affetto di predilezione sceglie alcuni tra i fratelli che mediante l’imposizione delle mani fa partecipi del suo mistero di salvezza. Tu vuoi che nel suo nome rinnovino il sacrificio redentore, preparino ai tuoi figli la mensa pasquale, e, servi premurosi del tuo popolo, lo nutrano con la tua parola e lo santifichino con i sacramenti. Tu proponi loro come modello il Cristo, perché donando la vita per te e per i fratelli, si sforzino di conformarsi all’immagine del tuo Figlio, e rendano testimonianza di fedeltà e di amore generoso”. Come Chiesa del Signore che è alla Spezia-Sarzana-Brugnato animata dal Suo Spirito, vogliamo rinnovare il nostro impegno ad essere autentici e generosi, a sentirci tutti a servizio degli altri partendo dal rafforzare la comunione fra noi, rendendola così più viva e testimoniante. Anche il frutto della carità quaresimale che porteremo per le intenzioni suggerite, sarà segno dell’amore verso i più poveri e rafforzerà la volontà di essere unica famiglia del Signore. 5. E’ questa la strada da percorrere con Gesù, segnata dal Suo vangelo di amore, irrorata dal Suo sangue sparso sulla Croce, illuminata dalla sua risurrezione, alimentata ogni giorno dal cibo Eucaristico. Su questa strada hanno camminato i confratelli che ci hanno lasciati e, fra questi, dall’ultima messa del Crisma: Mons. Domenico Toso, Can. Antonio Lanzarotto, il Can. Vittorio Valerio, Padre Emanuele Viana. Su questa strada vorranno procedere tutti i Sacerdoti, in particolare vorrei ricordare don Roberto Poletti, ordinato nello scorso ottobre, i più giovani nei primi anni di ministero e quanti nel Seminario Vescovile si stanno preparando. A quanti celebrano il sessantesimo di Ordinazione, il cinquantesimo, il venticinquesimo di Ordinazione, porgo a nome di tutta la nostra Chiesa diocesana le felicitazioni e gli auguri più fraterni. Li elenco, perché sia più vivo e presente il ricordo: celebrano il sessantesimo: il Can. Osvaldo Bracali e don Oscar Di Capua; il cinquantesimo: don Giancarlo Canessa, Mons. Carlo Ricciardi, Can. Gino Rossi, don Elio Bertoni, don Renzo Cortese. Con Loro lo celebro anch’io (dovevano esserci anche Mons. Luciano Ratti e Mons. Luigi Orengo); il venticinquesimo: don Antonio Cecchini, P. Giovanni Scaltritti, passionista, don Valerio Baresi, salesiano. Mentre continuiamo la celebrazione, ricca di segni e di doni, sentiamoci tutti parte viva della Chiesa del Signore. Rinnoviamo l’impegno di fedeltà alla Grazia ricevuta, rinnovata come memoria costante nell’Eucaristia, che nella Messa vespertina di oggi, in Cena Domini, viviamo tutti con intensità di Spirito e rinnovato amore. Maria Santissima, i nostri Santi Patroni, la Serva di Dio Itala Mela, ci sostengano con la Loro intercessione. 2