Funerali di Don Giovanni Fabbiani San Marco 11 aprile 2005 (Gb 19,1.23-27; Rm 14,7-12; Mt 11,25-30) “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se è morto vivrà. E chiunque vive e crede in me non morirà in eterno” (Gv 11,25-26). Queste parole della fede, dette da Gesù alla sorella di Lazzaro, hanno illuminato tutta la vita di Mons Fabbiani, per tutti noi “Don Giovanni”. Gesù è venuto a prenderlo per ricondurlo al Padre proprio mentre la Chiesa celebra per cinquanta giorni la festa di Pasqua. Ha scritto il nostro amato Santo Padre Giovanni Paolo II nel suo testamento: “Del congedo da questo mondo per nascere all’altro… segno decisivo è per noi la risurrezione di Cristo”. Un’espressione che rinvia alle parole con cui l’evangelista Giovanni introduce la narrazione delle ultime ora della vita di Gesù: “Sapendo Gesù che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò in modo estremo” (Gv 13,1). In questa luce pasquale, grazie al dono della fede, noi leggiamo la morte di Don Giovanni Fabiani. Nella stessa luce la Chiesa, nella liturgia del defunti, legge anche le parole di Giobbe, che abbiamo appena ascoltato: “Io so che il mio Redentore e vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere. Dopo che questo mio corpo sarà distrutto… io vedrò Dio…”. La Chiesa crede con ferma fede che il suo Redentore è vivo. Il modo cristiano di guardare la vita e la morte è certamente severo, ma non è disperato - “sorella morte”, diceva San Francesco – ed è fondato sulla nostra fede nella Risurrezione di Gesù: come lui ha sconfitto la morte ed è risorto, anche noi risorgeremo con lui. 1 E’ questa la cifra per leggere e comprendere la vita di Don Giovanni. Un sacerdote umile ed esemplare, vissuto di fede. Ordinato nel 1954 presso la Congregazione dei Padri Giuseppini del Murialdo, nel 1961 passò al servizio della Chiesa di Venezia. Fu per breve tempo vice-parroco a Jesolo e a Quarto d’Altino, poi per 17 anni fu parroco al Altino. Nel 1979 si trasferì a Venezia e, per lunghi anni, silenziosamente e fedelmente, si dedicò alla preghiera corale e alle celebrazioni liturgiche di San Marco. Ogni giorno, con “devota” puntualità e precisione, regolava la celebrazione delle SS. Messe, preoccupato che tutto si svolgesse nel modo più decoroso e soddisfacente; seguiva anche le celebrazioni della Liturgia delle Ore e della Messa corale del Capitolo Cattedrale, che a Venezia si raccoglie in preghiera collegialmente due volte ogni giorno. Continuò in questa cura della lode di Dio anche quando le forze incominciarono a venirgli meno e il suo incedere verso la Cattedrale diventava sempre più faticoso. Di lui possiamo dire le parole dell’apostolo Paolo ai cristiani di Roma, ascoltate nella seconda lettura: “Egli è vissuto per il Signore ed è morto per il Signore”. Negli ultimi anni della sua vita, don Giovanni è passato attraverso la purificazione della sofferenza, partecipando così all’esperienza della croce di Cristo, da vero discepolo del Signore. Veramente egli ha preso su di sé il giogo del Signore, l’ha portato, anche quando era affaticato e stanco, da discepolo “umile di cuore”. Ora nelle braccia dell’infinita misericordia di Dio trova il suo riposo. Noi consegniamo al Signore questo nostro fratello e preghiamo perché, dopo avere per tanti anni curato la lode Dio e la celebrazione dell’Eucaristia in San Marco, possa ora partecipare alla liturgia del Cielo. 2 Il testamento del nostro amato Papa Giovanni Paolo II è attraversato da un dolcissimo amore alla Santa Madre di Gesù, a cui, fin dalla gioventù, aveva affidato la sua vita: “Totus tuus”, recitava il suo stemma; “Totus tuus” disse, con tenero e profondo abbandono nelle braccia della Madre, al risveglio dopo l’intervento di tracheotomia. Don Giovanni, durante il suo ministero a San Marco, curò con amore l’altare della nostra Santa Nicopeia. Ora sarà Lei, la Madonna, a prendersi cura di lui, ad andargli incontro, per accompagnerlo al Figlio Gesù, il crocifisso risorto, che è tutta la nostra speranza. E tu, Don Giovanni, dal Paradiso prega per noi, perché anche noi, giorno per giorno, serviamo il Signore col la tua fedeltà e la tua umiltà. Ai familiari e ai parenti rivolgiamo le condoglianze della Chiesa di Venezia. A quanti gli sono stati vicini, soprattutto nella sua infermità, vada il nostro ringraziamento più sentito. 3