27 marzo 2012 — Il lavoro dopo la crisi, quale futuro

IL LAVORO DOPO LA CRISI, QUALE FUTURO ?
Paderno Dugnano, 27 marzo 2012
Si è svolto, lo scorso venerdì 23 marzo, presso l’auditorium Tilane di Paderno Dugnano il
convegno “IL LAVORO DOPO LA CRISI, QUALE FUTURO?” promosso dal PD Zona Nord
Milano.
Alla presenza di Stefano Fassina, Responsabile economia e lavoro Partito Democratico, Luca
Bernareggi, Presidente della Lega Coop Lombardia, Onorio Rosati, Segretario generale CGIL
Milano, Mario Soldano, Sindaco di Cologno Monzese, Tatiana Cocca, Coordinatore di zona, e
Marco Coloretti, Capogruppo del PD a Paderno Dugnano, sono stati affrontati i temi più caldi
dell’agenda politica nazionale di questi giorni: lavoro, welfare, articolo 18, sviluppo.
Tatiana Cocca ha introdotto l’argomento parlando della situazione del Nord Milano evidenziando
la situazione di Paderno Dugnano colpita più di tutti dalla crisi del settore manifatturiero. Ha poi
espresso la sua preoccupazione sulle modifiche all’articolo 18 la cui abolizione colpirebbe
soprattutto i più deboli e le donne e, da amministratore locale, a un maggior respiro sul patto di
stabilità che blocca i pagamenti verso coloro che lavorano per i comuni.
Luca Bernareggi sull’articolo 18 ha raccontato come l’Alleanza delle Cooperative Italiane, riunito il
direttivo nazionale, ha convenuto che il governo rischia di introdurre nuovi elementi di conflitto
sociale in un momento di crisi per le aziende, per gli enti locali e per le famiglie.
Bernareggi ha inoltre sostenuto che l’interesse dei lavoratori non si fa soltanto difendendone i diritti
ma anche chiedendo che vengano coinvolti nelle decisioni, ad esempio nei comitati di sorveglianza
come in Germania.
Onorio Rosati, ha difeso l’articolo 18 non solo per l’aspetto di deterrenza ma anche in quanto
simbolo di quei diritti dei lavoratori conquistati in tanti anni di lotte ma prima ancora di far entrare in
fabbrica i comitati di sorveglianza sarebbe necessario far rientrare in fabbrica le organizzazioni
sindacali che sono state lasciate fuori dalla porta perché in disaccordo con Marchionne.
Sul merito della proposta del governo il sindacato ha verbalizzato il suo parere negativo: attraverso
la riforma del mercato del lavoro non si creano le condizioni per la ripresa, per nuova occupazione
o per la crescita e lo sviluppo del paese. I veri problemi del nostro paese, per cui le aziende non
investono, sono: la mancanza di una riforma della pubblica amministrazione, l’assenza di
infrastrutture, il costo del denaro, il rapporto con le banche, la lentezza della burocrazia.
Se poi parliamo di eccessiva rigidità in uscita dal mercato del lavoro deve esser chiaro che la più
grossa rigidità in uscita è stata allungare la vita lavorativa di quattro/cinque/sei anni mentre i nuovi
ammortizzatori sociali (ASPI) riducono il tempo di copertura da quattro anni a – al massimo – 18
mesi mentre i fondi per pagarli, che prima erano in capo alla fiscalità generale, ora sono in capo
alle imprese che quindi perdono di competitività.
La CGIL ha quindi deciso 16 ore di sciopero articolate in tante manifestazioni territoriali con la
volontà di fare pressione affinché vengano corrette in Parlamento tutte le criticità.
Mario Soldano ha sottolineato come la crisi abbia colpito tutti ma abbia avuto effetti devastanti
soprattutto sugli enti locali perché i sindaci sono gli interlocutori più vicini ai cittadini che sempre
più necessitano di risposte immediate e sempre più spesso è la Caritas a svolgere opera di
supplenza. Par fronte a questa emergenza Cologno Monzese, nonostante le difficoltà economiche,
ha stanziato, nell’ultimo bilancio, 200.000 euro.
Soldano ha poi detto che bisogna rivedere i vincoli del patto di stabilità perché ci sono i fondi ma
non possono essere spesi e bisogna ridare valore al lavoro perché il distacco fra cittadini e
istituzioni è grave e pericoloso.
Tra i numerosi interventi del pubblico, quello di Leonardo Beltrame del presidio Lares, e quello di
Fabrizio Vangelista, tesoriere del PD provinciale, che ha ricordato la creazione delle Afol da parte
del governo provinciale di centrosinistra, oggi sottoutilizzate, perché alle crisi industriali non si
risponde solo con gli ammortizzatori sociali ma è necessario ricominciare fare programmazione
economica e creare i piani di concertazione territoriale.
Marco Coloretti, moderatore della serata, ha ringraziato i presenti, soprattutto i lavoratori Lares
cui ha offerto la disponibilità della sede del PD visto che l’amministrazione comunale di Paderno
Dugnano ha, per l’ennesima volta, negato l’aiuto richiesto dai lavoratori, sottolineando come non si
possa che essere vicini a chi è in difficoltà, a chi ha di meno, a chi soffre, a chi deve difendere la
propria dignità di persona.
Ha poi concluso Stefano Fassina evidenziando come la discussione sulle regole sia fuorviante
visto che quantità e qualità del lavoro dipendono dallo sviluppo, è quindi necessario discutere di
quali politiche alimentano lo sviluppo, quali settori strategici far sviluppare, dove investire i pochi
soldi che ci sono. Quest’anno in Italia abbiamo 75 Mld di risorse sottratte all’economia (5 punti di
PIL), tra maggiori tasse e minori spese, l’anno prossimo anno oltre 100 Mld (6/7 punti di PIL): non
si può pensare che così si sviluppi la crescita.
In Italia i problemi arrivano da lontano: la nostra pubblica amministrazione non funziona, da 15
anni cresciamo meno della media europea, dopo Bersani ministro abbiamo accantonato la politica
industriale, non siamo riusciti a fare una riforma fiscale che alleggerisse il reddito da lavoro e i costi
delle imprese, mancano infrastrutture e abbiamo bisogno di un piano energetico nazionale.
Serve inoltre un allentamento sul patto di stabilità, questa ossessione del rigore che non tiene
conto dell’economia reale è un boomerang, nonostante le manovre il debito pubblico salirà dal
120% al 125% a causa della recessione economica.
Sono tante le cose da fare e vanno fatte con determinazione, con vincoli di bilancio stringenti ma
evitando i processi autolesionistici.
Per questo Fassina ha auspicato la discussione sulla manovra in Parlamento e dove si valuterà il
testo finale, perché questi non sono punti giustificabili con l’emergenza finanziaria come per le
pensioni, questi sono punti che segnano l’idea di paese che vogliamo realizzare ed è importante
che tutti i democratici si facciano sentire.
Consapevoli che oggi la linea di politica economica delle destre che governano oggi l’Europa dice
che la crescita nei paesi deboli si fa attraverso la svalutazione del lavoro, non potendo svalutare la
moneta.
Da noi discutiamo di abolizione dell’articolo 18, in Spagna non avevano l’articolo 18 ma
l’indennizzo e da Bruxelles è arrivata l’indicazione di ridurne la durata alla metà, in Portogallo si è
eliminato il contratto nazionale di lavoro per mettere in competizione i lavoratori, in Grecia è stato
ridotto il salario minimo da 750 a meno di 600 euro al mese.
Siamo di fronte a un offensiva nei confronti del lavoro che vede nella riduzione del costo del lavoro
una variabile di competitività, purtroppo questa è una scelta non solo iniqua ma anche incapace, in
realtà, di fare ripartire l’economia.
Deve quindi cambiare l’orientamento di politica economica a livello europeo, perché è chiaro che
oggi non funziona, sono invece necessari: eurobonds, tassa sulle transazioni finanziarie, fondo
salva stati, condivisione del debito e rendere pubblico, ai governi dei vari stati, lo spazio delle
decisioni, le uniche riforme che possono davvero favorire la crescita.
Oscar Figus
Coordinatore Cittadino
Partito Democratico
Paderno Dugnano