Quando nel 1900 il re Umberto I muore, gli succederà il figlio Vittorio

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Contenuti di Storia – classe V /D on line – a.s. 2006-07
Mod._1 La crisi dell’Europa
U.D. 1 L’età Giolittiana dal 1903 al 1914
LA POLITICA SOCIALE DI GIOLITTI:
Quando nel 1900 il re Umberto I muore, gli succede il figlio Vittorio Emanuele III all’età di 31 anni (19001946).
Questi deciderà di non adottare una politica reazionaria e ripristinerà un immediato ritorno alla legalità
costituzionale.
Nel 1901, con la caduta del Governo Saracco (che, con una politica contraddittoria, aveva scontentato sia la
destra e la sinistra), il re affida l’incarico di formare il nuovo governo all’esponente più i vista della sinistra: il
giurista Giuseppe Zanardelli.
Dal febbraio del 1901 all’ottobre del 1903 si ha il Ministero Zanardelli, durante il quale si abbandonerà il
sistema repressivo dei predecessori, si concederà l’amnistia ai condannati politici, si stabilì una limitata
libertà di associazione, di propaganda e di sciopero 1.
Nel novembre del 1903, a causa di una malattia Zanardelli si ritirò a vita privata e fu chiamato a capo del
governo il ministro degli interni: Giovanni Giolitti (1842-1928).
Dal novembre del 1903 al marzo del 1914 Giolitti fu il nuovo presidente del consiglio. Questo decennio va
sotto il nome di Età giolittiana.
L’IDEOLOGIA POLITICA:
di orientamento liberale e appartenente alla
«sinistra costituzionale» Giolitti era dotato di una precisa
conoscenza della realtà, di un solido equilibrio e di uno spiccato senso del dovere.
Egli comprese: a) le richieste delle masse lavoratrici;
b) l’importanza della funzione sociale (economica e politica) del capitale sullo stato
moderno, e proprio per questo cercò sempre di unire gli interessi proletari a quelli
borghesi e di operare in condizioni di rigorose neutralità fra capitale e lavoro. Questo
atteggiamento causa a volte accuse di «conservatorismo» da parte dei socialisti e di
demagogia dai ceti borghesi.
Giolitti fu abilissimo nel trovare un equilibrio tra le forse sociali, promuovendo un’avanzata legislazione
sociale e una politica volta a favorire la nascente industria italiana.
Giolitti sosteneva che lo stato doveva essere un’entità superiore agli interessi di parte…
Concesse ampia libertà di sciopero, limitandosi a mantenere l’ordine pubblico in attesa che i contrasti tra
lavoratori e proprietari si risolvessero per mezzo di trattative dirette fra i rappresentati delle due parti.
Giolitti si preoccupò di prevenire e risolvere le agitazioni sociali con le riforme.
LE RIFORME GIOLITTIANE:
1) venne perfezionata e migliorata la legislazione in favore dei lavoratori anziani, infortunati o invalidi;
2) emanate nuove norme sul lavoro delle donne e dei fanciulli;
3) venne esteso l’obbligo dell’istruzione elementare fino a 12 anni;
4) venne stabilito il diritto al riposo settimanale e a particolari provvidenze assistenziali;
5) venne per la prima volta stabilita un’indennità parlamentare: cioè un compenso ai deputati per le
spese che dovevano sostenere per svolgere il proprio compito in parlamento.;
6) favorì la conquista di migliori retribuzioni, le quali accrescendo le possibilità di acquisto delle classi
lavoratrici, contribuirono a determinare una più ampia richiesta di beni di consumo sui mercati e
conseguentemente un aumento della produzione.
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Codice Zanardelli del 1889: lo sciopero era ammesso, ma veniva ostacolato duramente.
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INTERVENTI NEL SETTORE DELLA SANITÀ PUBBLICA:
1) distribuzione gratuita del chinino conto la malaria, che in 8 anni fece abbassare la percentuale dei
malarici dal 31% al 2%, con un conseguente aumento demografico;
Il benessere generale portò al risanamento economico nazionale più un notevole incremento delle entrate
dello stato.
Questa politica più una scrupolosa amministrazione del denaro pubblico fece si che:
a) la cartamoneta italiana acquistasse un’eccezionale prestigio al punto da «far aggio all’oro», da
essere cioè preferita alle monete d’oro sul mercato internazionale;
b) il risparmio si accrebbe e i depositi nelle banche permisero di finanziare numerose imprese, sia nel
settore agricolo che industriale, rivitalizzando tutto il sistema economico del paese.
c) Il reddito agricolo, grazie ad alcuni lavori di bonifica e di irrigazione e ad un più ampio uso di concimi
chimici, salì dai 3 miliardi di lire del 1870 ai 7 miliardi del 1910.
d) Le industrie2 meccanica, tessile, chimica e alimentare, pur essendo inferiori rispetto a quelle
straniere, ebbero un rilevante sviluppo, raddoppiando in fatturato tra il 1900 e il 1913.
LAVORI PUBBLICI:
a) rete stradale  apertura del traforo del Sempione (20 km) – estensione della rete;
b) rete ferroviaria  prima era in concessione a società privata (legge 1885), poi molti chiesero la
statalizzazione delle rete esistente (a causa dell’eccessivo costo e della insufficienza). Così Giolitti
decretò la nazionalizzazione della rete ferroviaria (luglio 1905) eccezion fatta per alcuni tratti.
c) Acquedotto pugliese  inizio dei lavori;
d) Monopolio statale assicurativo => INA Istituto nazionale per le assicurazioni, 1912, concretamente
operativo nel 1913. nel giugno 1911 venne discusso in parlamento la creazione di un istituto
assicurativo di stato. Dopo le prime opposizioni dei fanatici liberisti, Giolitti decise di dare tempo alle
società private di liquidare la clientela, mantenendo un tetto massimo di spese per i clienti e nello
stesso tempo diede il via al nuovo istituto nazionale per le assicurazioni.
PROBLEMI IRRISOLTI DEL GOVERNO GIOLITTI 
1. Italia era e rimaneva comunque un paese arretrato;
2. analfabetismo 50% in Sicilia, Calabria, Basilicata;
3. tubercolosi e malaria nelle campagne;
4. disoccupazione e miseria, specie nel sud;
l’Italia era classificato tra i più arretrati d’Europa.
POLITICA INTERNA: estensione del diritto al voto  30 giugno 1912 una nuova legge ammetteva al voto tutti i
cittadini di sesso maschile di 21 anni compiti in grado di leggere e scrivere; o di 30 anni se analfabeti e non
chiamati sotto le armi. La prima applicazione di tale legge fu nel 1913 a causa della guerra in Libia.
LE CRITICHE SULL’AZIONE POLITICA DI GIOLITTI:
1) corruzione del corpo elettorale (Giolitti pur di riuscire a dominare la scena politica non rinunciò a
destreggiarsi fra gli opposti partiti, appoggiando ora uno ora l’altro).
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Industria automobilistica: FIAT – Torino 1899 da Giovanni Agnelli; industria della gomma: Pirelli - Milano 1872 da
G.B. Pirelli; industria idroelettrica, passò a mezzo milione di chilowatt NEL 1908, anche se il carbone continuò ad
essere importato in gran quantità.
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2) Intimidazione e corruzione del corpo elettorale avvalendosi dei prefetti e della polizia, per eliminare
scomodi avversari e per poter così creare una camera di deputati tutti “giolittiani di ferro” e come tale
disposti ad obbedirgli fedelmente.
3) Il pesante clientelismo e il centralismo burocratico dei metodi elettorali furono oltremodo eccessivi
nel mezzogiorno, tali abusi vennero denunciati dallo storico e socialista e meridionalista Gaetano
Salvemini (1873 – 1957) che definì Giolitti “ministro della malavita”.
Nonostante le accuse e le critiche e il governo giolittiano godette di stabilità, che consentì di :
1) accogliere alcuni punti del programma socialista e di placare l’ala estremista;
2) di dimostrare alla borghesia che il miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori coincideva con
un deciso progresso di tutto il paese, quindi un vantaggio per il sistema produttivo e per lo stato.
GLI ACCORDI GIOLITTIANI:
1) accordo con il PARTITO SOCIALISTA, in questo modo agganciando le forze di sinistra popolare al
governo, le spingeva alla collaborazione e le allontanava dalle rivoluzioni. Nel 1903 Giolitti offrì a
Filippo Turati l’invito ad entrare nel suo primo governo, ma non fu un successo. Tra il 15 e il 20
settembre 1904 ci fu il I° SCIOPERO GENERALE (della storia italiana) e nuove elezioni, portarono un
indebolimento dell’estrema sinistra, il partito socialista si avvicinò alla politica di giolitti (senza però
mai arrivare ad un a concreta collaborazione di governo).
2) PATTO GENTILONI (1913)  stipulato con il conte Vincenzo Ottorino Gentiloni, in base al quale i
cattolici si impegnavano a sostenere l’elezione dei deputati liberali, ottenendo in cambio l’abbandono
della politica anticlericale. Tale avvenimento segnò di fatto il rientro dei cattolici nella vita politica
italiana (dopo il 1870)3.
I PARTITI CATTOLICI:
a) Romolo Murri (1870 – 1944)  democrazia cristiana italiana (1900 - 1901), un movimento che non
divenne mai un vero partito. Il Murri mirò ad una possibile conciliazione tra democrazia e religione, tra
socialismo e dottrina sociale della chiesa. Questo movimento non trovò il consenso né di Leone XIII né di
Pio X e Murri entrò in contrasto con la chiesa cattolica, fu eletto deputato nel 1904 con l’appoggio radicale e
socialista e fu sospeso a “a divinis” cioè dall’esercizio sacerdotale, nel 1907 e poi scomunicato nel 1909.
b) DON LUIGI STURZO (Sicilia 1871 – 1959)  l’idea era quella di un partito laico- cristiano, a carattere
democratico e popolare, autonomo dall’autorità ecclesiastica. Invitava i cattolici ad inserirsi solo nelle
amministrazioni locali e a creare convergenze politiche a livello comunale.
c) Guido Mignoli (1879- 1954)  movimento sindacale di ispirazione cattolica: «leghe bianche» che
operavano nelle campagne attraverso l’organizzazione di casse rurali e associazioni contadine.
POLITICA ESTERA:
Il cambiamento di indirizzo fu ancora più incisivo che in politica interna.
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20 settembre 1870: le truppe italiane entrano a Roma e in seguito il plebiscito proclamava Roma capitale, con
grande disappunto del pontefice Pio IX, che rinchiusosi volontariamente nei palazzi del Vaticano, lancia nel 1874 il
decreto del «non expedit» impedendo a tutti i cattolici di intervenire e di partecipare alla vita politica dello stato
italiano. In seguito Pio X (1903-1914) convinto dalla presenza atea e anticlericale del partito socialista, decise di
attenuate l’intransigenza vaticana nei riguardi del regno di Italia, ammettendo la possibilità di una partecipazione di
cattolici alle elezioni politiche. Infatti alle elezioni indette subito dopo lo sciopero generale, il papa concesse ad alcuni
candidati di farsi eleggere nelle liste elettorali come cattolici deputati sottolineando la scelta puramente personale e
non vincolante la chiesa.
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Periodo precedente a Giolitti (nota storica): il governo italiano era convito che tutti i problemi di politica estera
si potevano risolvere con il patto della TRIPLICE ALLEANZA (Italia, Germania e Austria). Infatti l’Italia si era
avventurata in Africa causando però l’ostilità della Francia e dell’Inghilterra. Nella sconfitta di Adua (1 marzo
1896) l’Italia si rese conto dell’importanza dell’appoggio delle due potenze europee che avevano forti
interessi da difendere i quel territorio.
POLITICA GIOLITTIANA:
Giolitti comprese l’importanza dei rapporti con Francia e Gran Bretagna, così indirizzò il suo impegno politico
e diplomatico nell’avvicinamento a queste due nazioni e a considerare la triplice alleanza con un patto
puramente difensivo. Concordò con la Francia una pace e un’espansione francese nel Marocco in cambio di
penetrare in Tripolitania e Cirenaica. Accordi simili furono presi con Inghilterra e Russia. L’Italia così si
trovava in una posizione moderatrice tra Austria e Germanica da una parte e Inghilterra e Francia e Russia
dall’altra.
LA GUERRA LIBICA (1911-1912):
i preparativi iniziarono nel 1911. I sostenitori furono i seguaci del nuovo partito nazionalista 4 ad opera di
Enrico Corradini (1865 – 1931). Anche Giolitti (poco favorevole alla guerra) alla fine si mostrò favorevole a
questo intervento per ragioni di equilibrio europeo e mediterraneo, e di prestigio per l’Italia. Così l’Italia entrò
in guerra insieme alla Francia.
a) SBARCO A TRIPOLI  29 settembre 1911 col pretesto di alcuni incidenti a danno di italiani,
venne dichiarata guerra alla Turchia. Il corpo di spedizione era guidato dal generale Carlo
Caneva (1845 – 1922), che occupò tutta la fascia costiera fino a Tobruk, vincendo a Ain
Zara. La conquista dell’interno fu assai difficoltosa.
b) ATTACCO ALLA TURCHIA  maggio 1912 un corpo di spedizione occupò Rodi e le isole del
Dodcanneso, mentre Enrico Millo con 5 torpediniere nella notte tra il 18 e il 19 luglio
penetrava nello stretto dei Dardanelli.
c) PACE DI LOSANNA  18 ottobre 1912 il sultano chiese l’armistizio e si firmò la pace di
Losanna (svizzera), che sancì: il possesso all’Italia della Tripolitania e della Cirenaica, del
Dodecaneso.
Le conseguenze:
1)
comunque questa conquista non portò i vantaggi sperati, il territorio era
desertico e i giacimenti di petrolio verranno scoperti solamente nel 1952,
successivamente all’indipendenza del paese.
2)
L’impresa libica incoraggiò il bellicismo e il desiderio di azione dei nazionalisti
che si proposero sempre più al governo.
3)
Spaccatura all’interno del partito socialista tra i riformisti (che approvavano il
conflitto) e la maggioranza (che era stata contro la guerra).
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SCISSIONE DEL PARTITO SOCIALISTA
La spaccatura divenne irreparabile, quando nel 1912 il congresso di Reggio Emilia espulse dal partito
Leonida Bissolati e Ivanoe Bonomi (riformisti) a favore della guerra in Libia. Bissolati e Bonomi crearono il
partito socialista riformista italiano. Gli altri riformisti guidati da Filippo turati rimasero al PSI diretto da Benito
Mussolini (1883-1945). Essi rappresentavano l’ala più intransigente del partito.
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Nazionalismo: sorto nell’ultimo trentennio del XIX sec in Europa, avverso ad ogni tendenza pacifista e favorevole alla
forza militare contro ogni ideale di buona convivenza fra i popoli.
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Crisi della politica giolittiana: questi mutamenti spinsero giolitti a cercare nuove alleanze (vedi patto
Gentiloni), ma la sua leadership cominciò ad indebolirsi, così nel marzo 1914 cedette il posto ad Antonio
Salandra (1853 – 1931) un conservatore che adottò un atteggiamento fermo e risoluto nei confronti del
movimento operaio. Ma la reazione popolare fu immediata, in particolare in Romagna, dove scoppiarono
violente dimostrazioni e sommosse. Le lotte capeggiate da Benito Mussolini, allora direttore dell’« AVANTI», (il
quotidiano dei socialisti) dagli anarchici e dai repubblicani, furono facilmente represse dall’esercito nel corso
della cosiddetta SETTIMANA ROSSA (7 – 13 giungo 1914), durante la quale si ebbe lo sciopero generale su
base nazionale.
Mappa concettuale
ETÀ
DI GIOLITTI
dal 1903 al 1914 realizza
RIFORME SOCIALI
legislazione sociale
commissariato per
l’emigrazione
consiglio nazionale
del lavoro
SUFFRAGIO
ACCORDO CON I
UNIVERSALE MASCHILE
CATTOLICI
diritto al voto agli
uomini alfabeti di
21 anni
diritto voto per
tutti gli uomini
oltre i 30 anni
tra
cattolici e liberali
PATTO GENTILONI
ingresso dei
cattolici nella vita
politica
Si conclude con
CRISI POLITICA E «SETTIMANA ROSSA»
CONQUISTA DELLA LIBIA
favorita da motivi
economici, sociali e
ideologici
1911 guerra
all’impero ottomano
1912 pace di Losanna