Dalla Sinistra storica all’Età giolittiana (1876 - 1914) (appunti per studiare i capitoli 3 e 4 – pp. 44-67) Situazione di partenza Arretratezza economica dell’Italia in ambito agricolo (settore più importante, ma poche innovazioni tecnologiche) industriale (scarsità di materie prime su cui contare) forte divario tra le regioni settentrionali e quelle meridionali La Destra storica (1861-1876) aveva cercato di risolvere i problemi dell’Italia Unita (vedi cap. vol. 2 p. 312), ma non era riuscita a favorire lo sviluppo dell’industria e una partecipazione più ampia della popolazione alla vita politica. La Sinistra storica (1876 - 1896) Agostino Depretis (1876 – 1887) Francesco Crispi (1887 – 1896) Legge Coppino (1877): istruzione gratuita per 5 anni, obbligatoria per 3; sanzioni per chi disattende. Vengono istituite le scuole serali per adulti e le scuole materne. Riforma elettorale (1882): viene abbassato il limite d’età (da 25 anni a 21) e di censo (da 40 a 19 lire di tasse annue) per accedere al voto; naturalmente bisognava saper leggere e scrivere. Gli elettori si triplicano. E’ vero che Depretis, per far approvare le sue riforme, ricorre al trasformismo; otteneva, cioè, - se servivano - voti favorevoli anche dai parlamentari dell’opposizione in cambio di accordi, favori, promesse…. Politica estera: Triplice Alleanza (1882) con Germania e Austria: accordo in funzione difensiva, ricercato dall’Italia in seguito all’espansione coloniale della Francia in Tunisia nel 1881. Ricadute positive in campo economico (scambi con Germania). Politica coloniale: tentativo fallito di conquistare terre nel Corno d’Africa, in particolare in Somalia, Eritrea e Etiopia. Sconfitta di Dogali (1887). Approvazione nuovo Codice penale, in cui viene sancita la libertà di sciopero e di associazione e viene abolita la pena di morte. Ciononostante, nei confronti dei moti scoppiati in Sicilia e in Toscana, egli fece intervenire l’esercito! Inoltre, Crispi tentò di rallentare l’avanzata del Socialismo, sciogliendo nel 1894 il Partito Socialista che era sorto sotto la guida di F. Turati nel 1892. Introduzione del protezionismo per favorire i prodotti agricoli italiani, ma soprattutto lo sviluppo dell’industria: si sviluppano le industrie meccaniche e metallurgiche, importanti per la realizzazione di infrastrutture; si ripresero le industrie tessili lombarde e toscane; vennero fondate industrie elettriche (Edison) e chimiche (Pirelli). Politica coloniale: nuove spedizioni nel Corno d’Africa che portarono all’occupazione della Somalia e dell’Eritrea, ma non dell’Etiopia: sconfitta di Adua (1896). Crispi rassegna le dimissioni. FENOMENO DELL’EMIGRAZIONE ITALIANA (vedi presentazione pubblicata sul blog) Crisi di fine Ottocento (1896 – 1901) L’Età giolittiana (1903 – 1914) Il fallimento delle conquiste coloniali, il prezzo del grano che sale in seguito a scarsi raccolti e alla diminuzione dell’importazioni del grano dagli USA impegnati in una guerra contro la Spagna per Cuba, i bassi salari e la disoccupazione crescente portarono a gravi disordini in tutta Italia. Nel 1898 a Milano: numerose proteste; imposto lo stato d’assedio, il generale Bava Beccaris affrontò i dimostranti a cannonate causando numerosi morti. Seguirono molti arresti, vennero soppressi diversi giornali dell’opposizione e vennero sospese le libertà politiche e civili. Il re Umberto I decorò Bava Beccaris con la Gran Croce dell’Ordine militare di Savoia! Nel 1900 l’anarchico Gaetano Bresci assassinò Umberto I per vendicare i morti di Milano. Nuovo re Vittorio Emanuele III. 1901: nuovo capo del governo Giuseppe Zanardelli che scelse come ministro degli Interni Giovanni Giolitti. Giovanni Giolitti diventa Capo del governo (1903). Riforme sociali: avviò una politica di dialogo, aperta alle rivendicazioni dei lavoratori; non cercò di reprimere le manifestazioni degli operai, ma promosse leggi in loro favore (obbligo del riposo festivo, assicurazione sugli infortuni, tutela degli invalidi, tutela dei minori e delle donne); inoltre finanziò le scuole elementari. Va segnalato che durante l’età giolittiana le organizzazioni sindacali crebbero, anche in virtù dello sviluppo economico; nacque, quindi, la CGL (Confederazione Generale del Lavoro) (1906), ma anche gli imprenditori costituirono una propria organizzazione dando vita alla Confederazione italiana dell’industria o Confindustria (1910) Riforme politiche: suffragio universale maschile (1912) dai 21 anni, indipendentemente dal reddito (ma non analfabeti sotto i 30 anni). Viene introdotta l’indennità parlamentare. Favorì, inoltre, la collaborazione dei liberali moderati (il suo partito) con i socialisti e i cattolici: - i socialisti offrirono a Giolitti il loro appoggio indiretto (infatti non entrarono nel governo) alle riforme a favore dei lavoratori. In realtà, si trattava dell’ala moderata del Partito socialista, quella guidata da Turati; l’altra ala, quella rivoluzionaria ed estremista, detta “massimalista”, non credeva ai metodi riformisti e mirava all’abbattimento del sistema capitalistico attraverso la rivoluzione; questa tendenza finirà per prevalere nel 1912; - i cattolici (il Non expedit era stato nel frattempo rivisto) iniziarono a prender parte alla vita politica, senza un loro partito, ma appoggiando i liberali moderati di Giolitti. Nelle prime elezioni a suffragio universale, nel 1913, i cattolici strinsero con i liberali di Giolitti il “Patto Gentiloni”, cioè i cattolici avrebbero votato i liberali alle seguenti condizioni: introduzione dell’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche; opposizione al divorzio; riconoscimento dei diritti delle associazioni sindacali cattoliche. Riforme economiche: nell’età giolittiana le industrie tessili, metallurgiche e idroelettriche aumentarono notevolmente la loro produzione; lo Stato assunse la gestione del servizio telefonico e delle ferrovie; i progetti di illuminazione delle città, di elettrificazione delle ferrovie, la costruzione delle infrastrutture e la necessità di disporre di navi mercantili e militari procurarono alle industrie moltissimo lavoro. Le banche, inoltre, finanziavano le aziende con prestiti a lungo termine e ciò favorì molto lo sviluppo dell’industria italiana. Giolitti non riuscì, però, a risolvere la questione meridionale, anzi fu addirittura accusato di connivenza con la malavita per ottenere voti… Politica estera e coloniale: nonostante la Triplice Alleanza, gli Italiani provavano *ostilità nei confronti dell’Impero austro-ungarico che occupava ancora i territori di Trento e di Trieste. Giolitti allora, mosso anche dal *desiderio di dare all’Italia un impero coloniale, cercò di avvicinarsi a Francia e Gran Bretagna con le quali l’Italia stava intrecciando intensi rapporti economici. Con l’assenso di questi due Paesi, nel 1911 Giolitti riprese la politica coloniale puntando alla conquista della Libia, sotto il dominio dell’Impero ottomano. Numerose furono le difficoltà da affrontare: l’esercito italiano dovette combattere non solo contro le forze armate turche, ma anche contro la guerriglia organizzata dalla popolazione libica, sostenuta dai Turchi. L’Italia toglierà all’Impero ottomano anche Rodi e il Dodecaneso, isole del Mar Egeo. La Libia avrebbe dovuto assicurare all’Italia risorse e un eventuale sbocco all’emigrazione. Si rivelerà, invece, “uno scatolone di sabbia” su cui l’Italia investirà inutilmente (in infrastrutture e nell’agricoltura)…. peccato che non si conosceva ancora l’enorme ricchezza che si trovava sotto la sabbia: il petrolio! La fine dell’Età giolittiana Nel 1914 Giolitti, pressato dagli attacchi dei suoi oppositori, preferì dare le dimissioni. Il nuovo governo fu di indirizzo conservatore e di fronte a nuove manifestazioni e scioperi reagì con violenza inviando l’esercito (Settimana rossa – Marche e Romagna – giugno 1914).