RUOLO DELLA PIELOPLASTICA ROBOTICA ASSISTITA RETRO E TRANSPERITONEALE NEGLI ADULTI: TECNICHE E RISULTATI. Giuliana Lista, Andrea Cestari, Nicolò Buffi, Alessandro Larcher, Mattia Nicola Sangalli, Alberto Abrate, Giovanni Lughezzani, Matteo Zanoni, Emanuele Scapaticci, Giulio Gadda, Patrizio Rigatti, Francesco Montorsi, Giorgio Guazzoni Università Vita-Salute San Raffaele, Milano, Italia Introduzione:Il trattamento chirurgico della stenosi del giunto pielo-ureterale (SGPU) si è evoluto radicalmente negli ultimi vent'anni grazie allo sviluppo di nuove tecnologie. Lo scopo del nostro studio è quello di riportare l'efficacia e la riproducibilità della pieloplastica laparoscopica robotassistita (RAP) eseguita con un approccio retro e transperitoneale. Materiali e metodi: La RAP retroperitoneale è stata eseguita con il paziente completamente sul fianco, utilizzando una porta ottica da 12 mm inserita , tramite trocar di Hasson, a livello della punta della 12esima costa, due porte operative da 8 mm per i trocar robotici e una porta per l'assistente da 5 mm. L'uretere stenotico è stato reciso e spatulato ed è stata eseguita una pieloplastica di smembramento (sec Anderson-Hynes) in tutti i casi. L'accesso transperitoneale è stato ottenuto posizionando i pazienti sul fianco con un angolo di 60 gradi . La porta ottica è stata inserita a livello dell'ombelico e sono state utilizzate due porte operative robotiche da 8 mm e una porta per l'assistente da 5 mm. Anche per quest'approccio è stata utilizzata la tecnica secondo Anderson Hynes per l'esecuzione della pieloplastica. In entrambi i gruppi è stato possibile posizionare lo stent ureterale in maniera anterograda o retrograda. Risultati: 41 pazienti sono stati sottoposti a RAP retroperitoneale (gruppo A) e 28 a RAP transperitoneale per SGPU (gruppo B). Non è stato riportato nessun caso di conversione chirurgica a cielo aperto. La percentuale di successo (definita dall'assenza di ostruzione alle tecniche di imaging) è stata del 96% con 3 recidive (tutte nel gruppo A). Il follow up medio per il gruppo A e per il gruppo B è stato di 24.0 mesi. Tutti i pazienti hanno raggiunto un follow-up di almeno 6 mesi. La degenza post-operatoria media per entrambi i gruppi è stata di 3 giorni. Nel gruppo B abbiamo riportato 4 casi di complicanze, due casi di iperpiressia trattati con paracetamolo (grado I secondo la classificazione Clavien-Dindo) , un caso di dislocazione dello stent ureterale (grado IIIa) e un caso di leakage dell'anastomosi (grado IIIb). Discussione: La RAP eseguita sia con un approccio retro che transperitoneale risulta essere una soluzione riproducibile ed efficace per il trattamento minimamente invasivo della SGPU. Nella nostra esperienz abbiamo riscontrato dei casi di recidiva esclusivamente nel gruppo di pazienti sottoposti a pieloplastica retroperitoneale. Questo dato può essere spiegato dal raggiungimento della curva di apprendimento in quanto i primi interventi di pieloplastica robotica sono stati eseguiti con accesso retroperitoneale. Conclusioni: La RAP eseguita sia con un approccio retro che transperitoneale risulta essere una soluzione riproducibile ed efficace per il trattamento minimamente invasivo della SGPU. Rappresenta una metodica che permette di ottenere ottimi outcome funzionali ad un follow up di medio termine.