CON IL CONTRIBUTO DEL MAMMIFERI IN VOLO IN UN BAT…tito D’ALI Bioparco di Roma 7 Giugno 2006 ABSTRACT I PIPISTRELLI E GLI ULTRASUONI Dott.ssa Stefania Biscardi Istituto di Ecologia Applicata-Roma Nulla della biologia dei pipistrelli (o meglio nulla di quello che si sa della loro biologia) è scontato o immediato. Hanno tutte le caratteristiche per intrigare uno zoologo: sono animali elusivi e al contrario di molti altri mammiferi non sono facili da distinguere (alcune specie per essere determinate richiedono la valutazione di un esperto). Hanno abitudini notturne e sono gli unici mammiferi in grado di volare in maniera attiva. Il mondo “ultrasonoro” dei pipistrelli sostituisce il nostro mondo visivo (sebbene i pipistrelli non siano ciechi) rendendoli molto diversi da noi nella percezione sensoriale. Il loro sistema di orientamento (il biosonar) è estremamente sofisticato. Attraverso il confronto tra i suoni emessi e gli eco di ritorno riescono ad orientarsi anche in ambienti completamente privi di luce. Questa caratteristica non è peculiare solo dei pipistrelli (altri animali utilizzano questo stesso meccanismo in condizioni di oscurità), ma diventa unica e sorprendente se si pensa che i pipistrelli riescono, attraverso questo processo, a cacciare insetti delle dimensioni di pochi millimetri. Gli zoologi, per studiare questo sofisticato sistema, devono ricorrere a strumenti complessi come il bat-detector che permette di registrare gli ultrasuoni e di renderli udibili all’orecchio umano. L’insieme di queste caratteristiche molto particolari, che possono portare alcuni a temerli o ad averne ribrezzo, è per molti studiosi di questo gruppo il perno del fascino che questi animali esercitano e la molla che muove la curiosità degli studiosi. LA COEVOLUZIONE TRA CHIROTTERI E LEPIDOTTERI Dott. Alberto Zilli & Dott. Fabio Mosconi Museo Civico di Zoologia, Via U. Aldrovandi 18, 00197 Roma Gli insetti ed in particolare i Lepidotteri entrano a far parte della dieta dei Chirotteri da almeno 50 milioni di anni (Eocene inferiore). La pressione di predazione esercitata dai microchirotteri insettivori sulle farfalle notturne ha plasmato l’evoluzione di innumerevoli meccanismi di difesa da parte delle falene, per far fronte ai quali i predatori hanno sviluppato sistemi di caccia sempre più raffinati. Una rassegna degli adattamenti mostrati dai rappresentanti di entrambi i gruppi illustra l’intensità delle dinamiche coevolutive tra questi predatori e prede. Se, da un lato, nei pipistrelli si sono affinate le caratteristiche di precisione e modulabilità dell’ecolocalizzazione e di rapidità nel volo, a loro volta variamente diversificate a seconda delle strategie (“aerial”, “flutter-detecting” o “gleaning”) e degli ambienti di caccia delle specie, le risposte delle falene abbracciano una serie di novità evolutive che vanno dall’aumento delle dimensioni all’insorgenza di peluria fonoassorbente per smorzare gli echi, dallo sviluppo di pattern di volo imprevedibili alla possibilità di percepire in sufficiente anticipo le onde ecolocalizzanti, fino a giungere forme di comunicazione diretta coi loro carnefici in un vero e proprio aposematismo acustico. CONSERVAZIONE DEI CHIROTTERI E GESTIONE AMBIENTALE IN ITALIA Dott. Danilo Russo Laboratorio di Ecologia Applicata, Dipartimento Ar.Bo.Pa.Ve., Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Napoli Federico II, via Università 100, I-80055 Portici (Napoli) Tel. 081/7754850, Email: [email protected] & Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri (G.I.R.C.) c/o Dipartimento Ambiente-Salute-Sicurezza, Università degli Studi dell'Insubria, via J. H. Dunant, 3 - I-21100 Varese Lo stato di conservazione dei chirotteri europei risulta, per molte specie, particolarmente preoccupante. I fattori di minaccia riguardano soprattutto due aspetti critici dell’ecologia di questi mammiferi: rifugio (roosting) e alimentazione. La conoscenza dei fattori determinanti la scelta dei roost e degli habitat di foraggiamento riveste un ruolo essenziale nello sviluppo di efficaci piani di conservazione. Studi condotti in Italia negli ultimi anni hanno chiarito l’importanza degli ambienti ripari e forestali per l’alimentazione dei chirotteri. Diverse specie, come Rhinolophus euryale – studiato per la prima volta in Italia meridionale – dipendono da mosaici di habitat e seguono, nei loro spostamenti tra siti di alimentazione così come tra questi e i roost, elementi lineari del paesaggio. In tal senso, la conservazione dei sistemi di siepi negli agro-ecosistemi rappresenta un fattore importante per la tutela della chirotterofauna. In molti casi, la sopravvivenza di colonie di chirotteri dipende dalla gestione attenta di ipogei naturali o artificiali, oppure di edifici, utilizzati come roost durante una o più fasi fenologiche. Specie forestali come il barbastello (Barbastella barbastellus) sono risultate strettamente dipendenti dalla presenza di aree boschive mature e alberi morti, ove trovano rifugio e si riproducono. Una corretta gestione forestale è perciò un fattore essenziale per la conservazione di questi ormai rari mammiferi. Il Gruppo Italiano Ricerca Chirotteri (GIRC) ha, negli ultimi anni, fortemente promosso la ricerca scientifica sulla chirotterofauna mirata alla conservazione, sia contribuendo a identificare opportuni standard metodologici, sia coordinando la creazione di una banca dati nazionale dei roost e attivando collaborazioni con le Istituzioni coinvolte a vario titolo nella gestione di siti e ambienti cruciali per la tutela della chirotterofauna. CHIROTTERI E FORESTE: ECOLOGIA E CONSERVAZIONE Dott. Simone Vergari Museo Zoologico-Firenze Con questa relazione si esporranno alcune correlazioni intercorrenti tra i pipistrelli e ambienti forestali. In particolare verranno trattate esperienze di ricerca condotte sia a livello di comunità di chirotteri sia a livello di specie, evidenziando le problematiche di conservazione. MURCIÉLAGOS CAVERNÍCOLAS EN EL SUR DE LA PENÍNSULA IBÉRICA Dott. Juan Quetglas Estacion Biologica de Doñana, Sevilla-Spagna La mayor parte del conocimiento que tenemos de los murciélagos europeos –lo que uno encuentra en una guía de campo- está basado en el estudio de poblaciones en ambientes de clima eurosiberiano. Pero el comportamiento y felonología de los murciélagos en áreas mediterráneas no siguen exactamente los mismos patrones. Para proteger a los murciélagos cavernícolas se puso en marcha en 1993 el proyecto “Inventario, seguimiento y conservación de murciélagos cavernícolas en Andalucía”, para obtener información básica en esta zona como identificación de los refugios de murciélagos, tamaños poblacionales, tanto en cría como en invernada e identificación de problemas y formas de solucionarlos. Para completar esta visión extensiva de toda Andalucía se ha estado siguiendo una colonia más intensivamente, consiguiéndose una imagen de lo que podía ser el ciclo biológico de un refugio cálido mediterráneo. Las herramientas con las que se ha trabajado han sido en conteo directo de los murciélagos cuando dormían colgando del techo de sus refugios de invernada y, en época de cría, grabando la emergencia de los murciélagos con cámaras sensibles a la luz infrarroja (video) y detectores de ultrasonidos (audio), que son analizados posteriormente en el laboratorio de bioacústica. LA CHIROTTEROFAUNA TROGLOFILA DELLA RISERVA NATURALE REGIONALE MONTERANO Dott. Paolo Verucci Guardiaparco Riserva Naturale Regionale Monterano, Piazza del Campo 9, 00060 Canale Monterano (Rm) e-mail: [email protected] Scarse sono le notizie in letteratura sulla chirotterofauna di questa importante area protetta istituita con Legge regionale 79/1988 e successivamente ampliata con Legge regionale 62/1993 per un totale complessivo di 1085 ettari. Nel presente lavoro, che rappresenta il primo contributo organico su questo gruppo in tale territorio, vengono presentati i risultati conseguiti durante 3 anni di indagini (2004-2006) sulle popolazioni troglofile ospitate all’interno di alcune cavità di origine artificiale presenti all’interno o in aree immediatamente limitrofe la Riserva Naturale Regionale Monterano. Scopo principale di tali indagini è stato principalmente quello dell’individuazione dei roost frequentati (in particolare quelli invernali) con verifica delle specie e stima degli esemplari presenti nelle cavità studiate. Sono stati anche effettuate misure di temperatura ed umidità relativa. A conclusione di questo triennio di indagini è possibile evidenziare la seguente situazione relativa alla chirotterofauna: Individuazione di una cavità utilizzata da Myotis myotis/Myotis blythii come nursery; individuazione di alcuni roost occupati in periodo estivo; Individuazione di alcune cavità utilizzate come roost in periodo invernale da parte di Rhinolophus ferrumequinum; Individuazione di una cavità utilizzata come roost in periodo invernale da parte di Miniopterus schreibersi. CHIROTTERI E LISTE ROSSE: MINACCE E RISCHIO DI ESTINZIONE Dott. Carlo Rondinini Dipartimento di Biologia Animale e dell’Uomo, Università di Roma “La Sapienza” Le Liste Rosse dell’Unione Mondiale per la Conservazione (IUCN) sono uno strumento essenziale per la conservazione delle specie, in particolar modo di quelle meno carismatiche, visibili e riconoscibili. L’attuale impulso di aggiornamento e rinnovamento delle Liste Rosse a livello mondiale, europeo ed italiano consentirà a breve un aggiornamento della visione d’insieme sulle minacce, il rischio di estinzione e le azioni necessarie per conservare le specie di Chirotteri. Quasi il 25% delle oltre 1100 specie di Chirotteri finora descritte rischia l’estinzione globale nel breve o medio termine. Nella maggior parte dei casi la minaccia più seria è rappresentata dalla distruzione dell’habitat naturale delle specie da parte dell’uomo. Se in ambienti tropicali questo avviene soprattutto per la continua deforestazione, in Europa e in Italia l’uso di pesticidi, lo sfruttamento turistico e l’inquinamento delle acque possono essere causa di un declino significativo delle popolazioni di molte specie di pipistrelli. Poiché molte specie europee di Chirotteri hanno un’ampia area di distribuzione e popolazioni ancora numerose, tempestivi interventi di conservazione dovrebbero essere in grado di consentirne la persistenza a lungo termine. TAVOLA ROTONDA Chirotteri a Roma: un problema zooantropologico e di qualità ambientale Dott. Enrico Alleva Istituto Superiore di Sanità L’iniziativa segue un analogo tentativo, del novembre 2000 (“Studio pilota sulla presenza murina in città”), di riavvicinare zooantropologicamente specie animali tradizionalmente distanti dalla specie umana. Ratti e topi, e oggi pipistrelli, rientrano infatti tra le specie sinantropiche meno spontaneamente apprezzate dal cittadino europeo. Invece le molte specie di Chirotteri che abitano l’Europa (e anche l’area romana compresa nel GRA) necessitano di crescenti rispetto e protezione. Rappresentano un’importante componente della biodiversità dei vertebrati cittadini e fungono da importante regolatore delle popolazioni di insetti che popolano le zone urbane e peri-urbane. Un controllo integrato delle specie di insetti infestanti o comunque nocive non risulterà efficace se alcune specie di Chirotteri, sia stanziali che migratori, non saranno monitorate e sottoposte ad adeguata tutela. La scomparsa o la forte rarefazione delle specie di Chirotteri ecologicamente più fragili è un rilevante elemento di valutazione della salubrità complessiva dei vari comparti dell’ambiente cittadino: individuare specie e popolazioni (o sottopopolazioni) “sentinella” è tra gli scopi di questa iniziativa convegnistica. Chirotteri: un pool di nicchie per l'evoluzione (estrema) degli Acari Dott. Vincenzo Vomero Museo Civico di Zoologia-Roma Le tante specie di chirotteri di ogni regione zoogeografica ospitano, di norma, una discreta quantità di ecto ed endoparassiti. Gli Acari, in particolare, sembrano però aver scelto i pipistrelli come ospiti d'elezione e una vera moltitudine di specie si è evoluta in strettissima associazione con questi particolari mammiferi. Su alcuni gruppi di ospiti filogeneticamente affini troviamo oggi una grande diversità di specie di acari ultraspecializzati derivati da radiazioni adattative (spesso estreme) avvenute parallelamente in Acari di gruppi tassonomici di origine diversa. Queste complesse interrelazioni ospite-parassita saranno illustrate con alcuni pattern evolutivi tratti dalle faune paleartiche e neotropicali. Perché i Chirotteri hanno così poco DNA? Dott. Ernesto Capanna Università di Roma, La Sapienza Studi sulla dimensione del genoma dei Chirotteri hanno dimostrato che questo ordine di mammiferi hanno una quantità di DNA per nucleo sempre inferiore a 3 pg (circa 2900 Mbp) vale a dire circa la metà dei valori medi valutati per l'intera sottoclasse Eutheria. Tale fenomeno che trova analogia con quanto osservato negli uccelli, viene interpretato come adattamento citologico per realizzari cicli cellulari più rapidi in rapporto alle esigenze di elevati ritmi metaboloci imposti dall'adattamento al volo. Dal carteggio di Battista Grassi (1854-1925), sono emerse interessanti documenti sulla possibilità di utilizzare i pipistrelli nella lotta antimalarica in quanto predatori di Anophelinae vettrici del plasmodio malarico. In tal senso venne discussa l'opportunità di costituire nelle zone malariche della Bonifica di Porto "pipistrellaie" per l'allevamento di pipistrelli. I pipistrelli e sanità pubblica Dott. Adriano Mantovani Centro di Collaborazione OMS/FAO per la Sanità Pubblica Veterinaria Dipartimento di Sanità Alimentare e Animale, Istituto Superiore Sanità, Roma Utilità per la sanità pubblica Il ruolo dei pipistrelli nella lotta alle zoonosi é riconosciuto da lungo tempo. Per la lotta contro la malaria vennero costruiti i pipistrellai, strutture alte sino a 15 metri che servivano per l'allevamento dei pipistrelli. Strutture simili, finalizzate alla lotta biologica agli insetti (o a fini naturalistici ) sono presenti in diverse parti del mondo. In Italia attualmente i pipistrelli sono troppo pochi per poter svolgere il loro utile ruolo. La paura del pipistrello puó essere considerata un "indicatore di fragilità", analoga ed altrettanto ingiustificata di quella che recentemente si é manifestata per l'influenza aviare. I pipistrelli sono usati come cibo umano in diverse parti del mondo. A. Toschi e B. Lanza riportano che "in certe località, ad es. della Liguria e del Veneto, i pipistrelli vengono o venivano usati come cibo". Ninni (1878) scrive "... nel vicentino, e precisamente a Costozza, i contadini si pascono di chirotteri; ed ebbi a constatare che le specie commestibili e gustosissime, secondo il giudizio di chi se ne cibó, sono i rinofili". Il guano dei pipistrelli costituisce un ottimo fertilizzante. In Italia una buona fonte si trova nella grotta Zinzulusa, vicino ad Otranto. Zoonosi e pipistrelli I parassiti condivisi dall'uomo con gli uccelli sono 26, con i roditori 32, con gli equini 35, con i suini 42, con gli ovi-caprini 46, con i bovini 50, con i cani 65. Con i chirotteri sono condivisi 10 parassiti (7 virus, 1 batterio, 1 spirocheta, 1 fungo). A questi si possono aggiungere gli ectoparassiti (zanzare, zecche, ecc.) che si possono nutrire anche di sangue di pipistrello. Nessun agente di zoonosi é stato evidenziato in pipistrelli in Italia. Elencheremo brevemente le zoonosi connesse con i pipistrelli, citandone alcune caratteristiche e soffermandoci in modo particolare sulla rabbia. Malattia di Chikungunya agente causale: virus distribuzione geografica: endemica o epidemica nell'Africa sub-Sahariana e Asia sintomi nell'uomo: a lungo confusa con la dengue trasmissione: zanzare ruolo dei pipistrelli: probabili vettori con altri mammiferi e uccelli Febbre di Bunyavirus agente causale: virus distribuzione geografica: zone tropicali delle Americhe sintomi nell'uomo: febbre di breve durata trasmissione: zanzare ruolo dei pipistrelli: vettori (con altri mammiferi) Malattia della foresta di Kyasanur agente causale: virus distribuzione geografica: Stato di Karnataka, India sintomi nell'uomo: febbre, cefalgia, mialgia, diarrea, guarigione lenta, morte 5-10% trasmissione: zecche ruolo dei pipistrelli: vettori (scarsa importanza) Stomatite vescicolare agente causale: virus distribuzione geografica: Americhe sintomi nell'uomo: importante malattia simil-aftosa nei bovini; nell'uomo é generalmente asintomatica, oppure febbre e vescicole trasmissione: contatto, zanzare ruolo dei pipistrelli: sospetti portatori Febbre del Nilo Occidentale agente causale: virus distribuzione geografica: diversi paesi, Italia compresa (trovata solo nei cavalli) sintomi nell'uomo: febbre, encefalite trasmissione: portatori sono uccelli e cavalli; vettori sono zanzare ruolo dei pipistrelli:un solo isolamento Shigellosi agente causale: Shigella sp (batterio) distribuzione geografica: cosmopolita (zoonosi dei poveri) sintomi nell'uomo: diarrea di varia intensità trasmissione: oro-fecale ruolo dei pipistrelli: isolato raramente Borrelliosi agente causale: Borrellia sp (spirocheta) distribuzione geografica: cosmopolita sintomi nell'uomo: febbre ricorrente trasmissione: zecche molli ruolo dei pipistrelli:portatori con altri mammiferi Istoplasmosi agente causale: Histoplasma capsulatum (fungo) distribuzione geografica: Americhe, Africa sintomi nell'uomo: simile alla tubercolosi trasmissione: aerogena ruolo dei pipistrelli: il fungo cresce nel guano di uccelli e pipistrelli (non trovato in Italia) Rabbia e pipistrelli Secondo l'OMS, i Chirotteri hanno le seguenti caratteristiche che li differenziano dai carnivori portatori di rabbia: lunga vita, scarsa crescita delle popolazioni, nicchie ecologiche ben definite. Nelle zone in cui esistono chirotteri ematofagi (vampiri), questi possono trasmettere la rabbia all'uomo ed agli animali, costituendo un grave problema di sanità pubblica ed economico. Il genere Lyssavirus comprende sinora 7 genotipi, dei quali uno (il virus classico della rabbia) isolato anche da pipistrelli e cinque isolati solo da pipistrelli. In Europa, negli ultini 50 anni, sono stati ottenuti isolamenti di virus della rabbia sporadici e non spiegati. Sono sttai confermati 4 casi di rabbia umana trasmessa da pipistrelli: due nella Federazione Russa (1977 e 1985), uno in un biologo dei pipistrelli in Finlandia nel 1985, ed uno in Scozia nel 2002. Nessun isolamento é stato otenuto da pipistrelli italiani (S. Prosperi/Unibo; M. Tollis/ISS).