IL TIMEO
1. Definizione di cosmologia e il problema cosmologico
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2. il demiurgo, l’origine e la causa del cosmo ................ 1
2.1 l’ anima mundi ........................................................ 2
2.2. gli organismi ........................................................... 2
2.3 - i quattro elementi.................................................. 2
2.4 -la “chora” ............................................................... 3
2.5 il tempo e i cieli ..................................................... 3
2.6 La fortuna del Timeo .............................................. 4
1. Definizione di cosmologia e il problema
cosmologico
Il Timeo è l’opera in cui Platone espone, in forma mitica, un’ipotesi sull’origine
e la costituzione del cosmo. La cosmologia si pone come oggetto di studio
l’ordine dell’universo ed utilizza un metodo d’indagine filosofica - scientifica. Il
termine cosmologia deriva dal greco ed è un composto delle parole kòsmos e
logos.
E’ a partire da Pitagora (6° sec.), che noi traduciamo cosmo con mondo,
universo.
Complesso appare il rapporto fra natura (phisis) e cosmo (kosmos) . Il termine
phisis in greco indica l’insieme dei processi naturali, anche quando essi non si
presentano ordinati. Perciò in tali termini, in Parmenide e nel primo Platone
sono posti su un piano antiteco e solo successivamente, proprio a partire dal
Timeo e per opera di Aristotele, la due nozioni tenderanno ad identificarsi. Il
kosmos indica la totalità più ordinata della physis, soprattutto quella parte di essa
il cui ordine appare più evidente: il cielo.
Nel Timeo la phisis non è più in contrasto con la filosofia, in quanto, almeno per
congettura, essa è originata dai numeri, benché al suo interno tutto sia commisto
e parzialmente confuso.
Il mondo dell’esperienza, perciò, in parte conferma la conoscenza dialettica
delle idee, in parte la confonde, generando errori.
2. il demiurgo, l’origine e la causa del cosmo
Il demiurgo è il protagonista del mito; si fa ricorso a questa figura perché
rappresenta una scorciatoia, ossia un modo più veloce e più semplice per poter
spiegare l’origine dell’ universo in modo semplice, espressivo e simbolico. Si fa
un’ipotesi sulla totalità e sull’assoluto dell’universo, offrendo una visione
sintetica della struttura e dei fini dell’ universo, attingendo alla tradizione
filosofica. Il demiurgo è una figura limite fra mito e filosofia perché ricopre una
posizione intermedia fra le idee e le cose.
La causa dell’esistenza del cosmo è l’azione ordinatrice del demiurgo, i criteri
seguiti dall’artefice sono traducibili nel linguaggio e nei procedimenti della
stereometria, cioè la geometria solida.
Il mito è il punto centrale del dialogo, perché della “physis” non c’è scienza, ma
discorso (o favola) verosimile. Il mito cosmologico è l’unico strumento
adeguato al verosimile, perché l’oggetto naturale sfugge al sapere scientifico e
alla conoscenza dell’intelletto.
Il demiurgo richiama l’operare dei tecnici umani e il suo modello è la totalità
delle idee; ad ogni singola tappa egli mantiene la consapevolezza del disegno
globale. Il demiurgo non è un’intelligenza creatrice, bensì un’intelligenza
ordinatrice. Plasma le cose del mondo ispirato dalle idee e in particolare da
quella suprema, il Bene.
2.1 l’ anima mundi
Collegata alla figura del demiurgo è l’ anima mundi che ordina e unifica tutta la
materia, trasformando l’universo in un enorme organismo vivente, in cui si
riflette l’armonia delle idee. C’è un’unica forma vivente, un cosmo unico e
finalistico, che partecipa alla vita. L’anima del mondo è molto importante
perché è presentata come il respiro dell’universo, il suo principio di movimento.
2.2. gli organismi
L’anima è anche ciò che dà vita alla materia, il suo principio di movimento.
Dall’unica idea di vita provengono le quattro stirpi dell’anima: gli dei, che
appartengono alla stirpe celeste, e sono gli astri; i volanti; i natanti, coloro che
camminano i sulla terra.
Quest’ultimi soffrono di malattie che nascono da uno squilibrio fra i quattro
elementi della tradizione da cui risultano costituiti: l’acqua, l’aria, la terra, il
fuoco.
“Essendo quattro gli elementi di cui consta il corpo (…) la loro abbondanza
o insufficienza innaturale e il mutamento di sede della propria all’altrui (…)
provocano turbamenti e malattie.”
Tim. 82 a
2.3 - i quattro elementi
Analogamente a Democrito e alla tradizione, Platone ipotizza la presenza dei
quattro elementi fondamentali: l’acqua, l’aria, la terra e il fuoco. Tuttavia, in
aperto contrasto con i filosofi ionici e con gli atomisti, Platone tratteggia
l’immagine di un cosmo ordinato in maniera finalistico e orientato, tutt’altro che
casuale.
La novità più importante del “Timeo” consiste nel recupero delle teorie
pitagoriche. La struttura del cosmo è infatti esplicitamente matematica. I quattro
elementi empedoclei sono organizzati in forme geometriche essenziali,
riconducibili ai numeri. Questo significa che la “physis” può essere conosciuta,
se in essa si ipotizza l’esistenza di una struttura ontologica immutabile che sotto
agli indefiniti mutamenti, guidi la ricerca. Questa struttura sarà il numero, la
misura che ci riporta ai pitagorici. I numeri appaiono, così, gli schemi naturali
delle cose e la matematica la sintassi del mondo.
A ciascuno degli elementi è associata una figura geometrica solida: la terra
corrisponde al cubo, l’acqua all’icosaedro (figura con venti fecce triangolari) ,
l’aria all’ottaedro (figura con otto facce triangolari) , il fuoco al tetraedro (
figura con quattro facce triangolari) . Tutte sono forme con un elemento in
comune, il triangolo (compreso il cubo, perché tracciando le diagonali su
ciascuna faccia, questa si suddivide in quattro parti uguali, triangoli appunto),
l’ elemento fondamentale del piano. Anche la costituzione degli animali è
riconducibile al modello del triangolo.
2.4 -la “chora”
Il divino artigiano forgia la realtà seguendo una scansione geometrico –
matematica. Ha il compito di plasmare i quattro elementi uniti assieme in una
materia informe e indefinita: la chora. Questo termine significa spazio,
ricettacolo, contenitore, nutrice. La chora è il luogo fisico dove si produce il
divenire, porta in sé la possibilità, cioè la possibilità di determinazione, è la
condizione necessaria perché tutte le cose esistano. Nella chora sono presenti
tutti e quattro gli elementi che si trovano indistinti e mescolati fra loro.
Al tempo stesso questa realtà è inferiore all’ente, si trova in uno stato potenziale,
ancora non determinato, virtuale.
Ogni corpo non è casuale, tutto occorre per formare il tutto.
“Occorre dunque analizzare più minutamente di prima il principio
dell’universo: allora infatti distinguemmo due specie, ora dobbiamo chiarire
anche una terza specie (…) . Io la penso così:che essa sia il ricettacolo e quasi
la nutrice di ogni divenire (…). Non perde nulla della propria potenza, anzi
accoglie in sé tutte le cose (…).”
Tim. 48 e e succ.
Come agisce il Demiurgo? Leggiamo che : “ ...… prese quanto c’ era di visibile
che non stava quieto, ma si agitava sregolatamente e disordinatamente, e lo
ridusse dal disordine all’ ordine”.(29C); ritagliandi lo spazio intriangoli ed
assemblando questi ultimi forgia i 4 elementi e con quelli la materia; soffia
quindi l'’anima nella materia primordiale dando origine al Cosmo (materia
animata e vivente); lo stesso su scala più piccola accade all'’uomo, composto da
corpo (4 elementi) ed anima immortale.
2.5 il tempo e i cieli
Il tempo riproduce, sotto forma di mutamento, l’ordine immutabile della realtà.
Il mondo sensibile è scandito dal nascere, dal perire, dall’irrazionale. Il tempo
nel Timeo rappresenta, invece, un’immagine più vicina alla perfezione e
all’eternità delle idee. Platone sottolinea questo concetto proponendo il moto
circolare del cielo e dei pianeti come espressione dell’eternità. Infatti, seguendo
un’orbita circolare gli astri ritornano sempre al punto di partenza, sempre alla
stessa distanza dal centro.
Si ricordi che l’universo è visto dai Greci come qualcosa di unico e finito, un
modello perfetto, di cui una copia non farebbe che riprodurne la sua unicità.
“ (…) Allora egli pensò di creare un’immagine mobile dell’eternità, e,
organizzando il cielo, produsse un’immagine eterna, dell’eternità che rimane
sempre nell’unità, un’immagine che procede secondo la legge del numero che
noi abbiamo chiamato “tempo” .“
Tim. 36 d-e
2.6 La fortuna del Timeo
Il Timeo è l’opera platonica che ha influenzato maggiormente il pensiero e la
scienza posteriori, lasciando un’eredità importante soprattutto alla filosofia
medioevale. L’opera contribuì a diffondere l’idea di una mente intelligente e
ordinatrice operante nel mondo. Nella tradizione cristiana, il demiurgo verrà
rappresentato da Cristo, che fa da intermediario fra la volontà di Dio e la terra.
Nel periodo rinascimentale la lettura dell’universo si baserà maggiormente
sull’analisi del macrocosmo ( studierà i rapporti fra le idee, l’anima e la chora)
e del microcosmo, inteso come uomo ( lo spirito, l’anima e il corpo). L’analisi si
soffermerà anche sull’anima, sostenendone la centralità.
Ma è soprattutto con l’ astronomia eliocentrica di keplero e poi con Galileo che
il Timeo fa sentire la sua duratura presenza nella cultura scientifica e filosofica.
Quando Galileo afferma che
“la filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta
aperto dinnanzi a gli occhi (io dico l’ universo)…..egli è scritto in lingua
matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche…” (Il
Saggiatore)
non fa altro che riproporre in chiave scientifica la concezione pitagorizzante
dell’ ultimo Platone. Del resto è noto che il contemporaneo Keplero elaborò le
sue 3 leggi del moto planetario (e soprattutto la terza) seguendo l’ idea
schiettamente platonica di trovare un ‘ordine segreto’, una ‘armonia celeste’ che
legasse tra loro in una unica struttura geometrica i moti di tutti i corpi celesti.