III Domenica di Avvento – GAUDETE Anno A Antifona d`ingresso

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III Domenica di Avvento – GAUDETE
Anno A
Antifona d'ingresso
Rallegratevi sempre nel Signore:
ve lo ripeto, rallegratevi,
il Signore è vicino. (Fil 4,4.5)
Non si dice il Gloria.
Colletta
Guarda, o Padre, il tuo popolo,
che attende con fede il Natale del Signore,
e fa’ che giunga a celebrare con rinnovata esultanza
il grande mistero della salvezza.
Oppure:
Sostieni, o Padre, con la forza del tuo amore
il nostro cammino incontro a colui che viene
e fa’ che, perseverando nella pazienza,
maturiamo in noi il frutto della fede
e accogliamo con rendimento di grazie
il vangelo della gioia.
PRIMA LETTURA (Is 35,1-6a.8a.10)
Ecco il vostro Dio, egli viene a salvarvi.
Dal libro del profeta Isaìa
Si rallegrino il deserto e la terra arida,
esulti e fiorisca la steppa.
Come fiore di narciso fiorisca;
sì, canti con gioia e con giubilo.
Le è data la gloria del Libano,
lo splendore del Carmelo e di Saron.
Essi vedranno la gloria del Signore,
la magnificenza del nostro Dio.
Irrobustite le mani fiacche,
rendete salde le ginocchia vacillanti.
Dite agli smarriti di cuore:
«Coraggio, non temete!
Ecco il vostro Dio,
giunge la vendetta,
la ricompensa divina.
Egli viene a salvarvi».
Allora si apriranno gli occhi dei ciechi
e si schiuderanno gli orecchi dei sordi.
Allora lo zoppo salterà come un cervo,
griderà di gioia la lingua del muto.
Ci sarà un sentiero e una strada
e la chiameranno via santa.
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Su di essa ritorneranno i riscattati dal Signore
e verranno in Sion con giubilo;
felicità perenne splenderà sul loro capo;
gioia e felicità li seguiranno
e fuggiranno tristezza e pianto.
SALMO RESPONSORIALE (Sal 145)
Rit: Vieni, Signore, a salvarci.
Il Signore rimane fedele per sempre
rende giustizia agli oppressi,
dà il pane agli affamati.
Il Signore libera i prigionieri. Rit:
Il Signore ridona la vista ai ciechi,
il Signore rialza chi è caduto,
il Signore ama i giusti,
il Signore protegge i forestieri. Rit:
Egli sostiene l’orfano e la vedova,
ma sconvolge le vie dei malvagi.
Il Signore regna per sempre,
il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit:
SECONDA LETTURA (Gc 5,7-10)
Rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Dalla lettera di san Giacomo apostolo
Siate costanti, fratelli miei, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con
costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate
costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina.
Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte.
Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del
Signore.
Canto al Vangelo (Is 61,1)
Alleluia, alleluia.
Lo Spirito del Signore è sopra di me,
mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio.
Alleluia.
VANGELO (Mt 11,2-11)
Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Giovanni, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, per mezzo
dei suoi discepoli mandò a dirgli: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?».
Gesù rispose loro: «Andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: I ciechi riacquistano la vista,
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gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è
annunciato il Vangelo. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!».
Mentre quelli se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: «Che cosa siete andati a
vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo
vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene,
che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta. Egli è colui del
quale sta scritto: “Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero, davanti a te egli preparerà la tua
via”.
In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il
più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui».
Preghiera sulle offerte
Sempre si rinnovi, Signore,
l’offerta di questo sacrificio,
che attua il santo mistero da te istituito,
e con la sua divina potenza
renda efficace in noi l’opera della salvezza.
PREFAZIO DELL’AVVENTO II
L’attesa gioiosa del Cristo
È veramente cosa buona e giusta renderti grazie
e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo nostro Signore.
Egli fu annunziato da tutti i profeti,
la Vergine Madre l’attese e lo portò in grembo
con ineffabile amore,
Giovanni proclamò la sua venuta
e lo indicò presente nel mondo.
Lo stesso Signore,
che ci invita a preparare il suo Natale
ci trovi vigilanti nella preghiera, esultanti nella lode.
Per questo dono della tua benevolenza,
uniti agli angeli e ai santi,
con voce unanime
cantiamo l’inno della tua gloria: Santo...
Oppure:
PREFAZIO DELL’AVVENTO II/A
Maria nuova Eva
È veramente giusto rendere grazie a te,
Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.
Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti glorifichiamo,
per il mistero della Vergine Madre.
Dall’antico avversario venne la rovina,
dal grembo verginale della figlia di Sion
è germinato colui che ci nutre con il pane degli angeli
ed è scaturita per tutto il genere umano
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la salvezza e la pace.
La grazia che Eva ci tolse ci è ridonata in Maria.
In lei, madre di tutti gli uomini,
la maternità, redenta dal peccato e dalla morte,
si apre al dono della vita nuova.
Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia
in Cristo nostro salvatore.
E noi, nell’attesa della sua venuta,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo l’inno della tua lode: Santo...
Antifona di comunione
Dite agli sfiduciati: “Coraggio,
non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci”. (Is 35,4)
Oppure:
“Andate e riferite ciò che avete udito e veduto:
ai poveri è annunziata la buona novella”. (cf. Mt 11,4)
Preghiera dopo la comunione
O Dio, nostro Padre,
la forza di questo sacramento
ci liberi dal peccato
e ci prepari alle feste ormai vicine.
Lectio
La terza domenica d’Avvento è detta domenica “ Gaudete” o domenica della gioia, prendendo
spunto dall’antifona d’ingresso con cui la Chiesa introduce la Liturgia eucaristica di questo giorno.
Perché questo invito a gioire? Perché il Signore è vicino, perché sta per giungere la salvezza per
tutti coloro che la attendono, perché il tempo ormai è nella sua pienezza e gravido di promesse sta
per donare al mondo la Speranza di ogni uomo. È curioso che nella terza domenica d’Avvento, ogni
ciclo dell’anno liturgico, proponga alla nostra contemplazione la figura dell’austero Giovanni il
Battezzatore, colui che vive nel deserto, che mangia cavallette e miele selvatico, che non risparmia
nessuno dal tremendo giudizio di Dio. Questa imprevista scelta della Liturgia, evidentemente, vuole
dirci qualcosa che va oltre un approccio superficiale e mondano e che attinge alla grande sapienza
della Chiesa, la quale l’ha imparata dalla Sapienza stessa di Dio.
La gioia a cui siamo invitati allora è qualcos’altro rispetto a ciò a cui siamo abituati a
pensare. Ha le sue radici in un bene desiderato e ottenuto inaspettatamente, perché donato, quindi
non frutto di una conquista personale, ma quasi una sorpresa. (cfr per queste riflessioni A. Cencini,
La gioia, ed. San Paolo)
Scopriamo allora la sorpresa di questo inedito Giovanni Battista, quale uomo della vera
gioia …
IL CONTESTO LETTERARIO: Questa pericope fa parte della sezione che racconta il ministero
galilaico di Gesù; egli sta girando per tutta la Galilea annunciando il Regno di Dio a un gran
numero di persone; ha compiuto molti prodigi e segni anche scandalosi per la mentalità religiosa di
Israele. Si è reso conto dell’immenso bisogno che la gente ha di essere aiutata, raggiunta, guidata e
ha coinvolto in questo ministero i suoi discepoli, dopo aver fatto loro un discorso sulle esigenze
legate alla missione; in questa fase narrativa Gesù continua a parlare del mistero del Regno dei Cieli
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e del modo di porsi di fronte ad esso. Si troverà in un contesto di polemica perché sentirà la non
accoglienza di questo tipo di annuncio e di Lui che ne è il portatore.
I suoi discorsi, i suoi gesti, hanno attratto migliaia di persone, si parla di Lui, si cerca di vederlo e di
ascoltarlo. Queste voci sono giunte anche a Giovanni in carcere, forse dagli stessi compagni di
carcere, da quei derelitti che avranno conservato nel cuore le parole udite, piene di speranza anche
per loro.
vv. 2-3 Giovanni intanto, che era in carcere, avendo sentito parlare delle opere del Cristo, mandò a
dirgli per mezzo dei suoi discepoli: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attenderne un altro?".
Giovanni si trova in carcere perché ha pubblicamente accusato Erode di vivere in una
condizione di peccato, avendo preso in moglie Erodiade, ancora sposa di suo fratello Filippo.
Sappiamo dal Vangelo che l’impenitenza di Erodiade e la sua capacità manipolativa ha indotto
Erode a fare arrestare il profeta e farlo incarcerare (cfr Mt 14,1-4); nonostante sia vittima di queste
ingiustizie umane Giovanni non si ripiega su se stesso, anzi non smette di fissare lo sguardo verso
ciò che ritiene lo scopo della sua vita: preparare la strada al Messia. In Lui è tutta la sua gioia, da
Lui aspetta la sua salvezza. È attento ai segni dei tempi anche se questi segni sono molto diversi da
quelli da lui stesso annunciati. Il “suo” Messia era il Go’el, il vendicatore del Dio degli eserciti, che
avrebbe riscattato con potenza il suo popolo. Ora questo Gesù si presenta come tutt’altro che un
guerriero, anzi, mite, povero e rivolto ai più poveri, agli emarginati della società giudaica, ai
peccatori che vengono raggiunti da Dio prima ancora che si convertano. Giovanni da uomo
pieno di Spirito Santo si mette in discussione e si apre ad una nuova proposta da parte di Dio, pur
con la fatica che avrà fatto nel comprendere questo progetto. La sua è una domanda aperta alla
verità che gli viene da un Altro.
v 4 Gesù rispose: "Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete:
Più che farli essere ambasciatori passivi di un messaggio preso e consegnato, Gesù invita
questi uomini a entrare in un’altra logica, quella della testimonianza di chi ha sperimentato, ha visto
e perciò ha creduto. Gli sta dicendo: raccontate ciò che voi avete visto e udito e quindi interrogatevi
sulla verità di questa cosa. È un incitamento anche per noi ad essere svegli per essere portatori di un
annuncio vivo e vissuto della nostra fede in Lui.
v 5 i ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano
l'udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella,
Gesù riporta alcuni brani degli oracoli del profeta Isaia che annuncia ai suoi contemporanei
la liberazione dagli invasori, o il ritorno in patria dall’esilio; sono parole che annunciano una
liberazione da una condizione di inferiorità materiale o spirituale, perciò interpretati più tardi dalla
Tradizione giudaica come i segni che si manifesteranno nell’era messianica. Quello di citare
l’Antico Testamento è il metodo narrativo matteano per affermare che in Gesù Cristo le Scritture
hanno avuto il loro compimento.
v 6 e beato colui che non si scandalizza di me".
Gesù proclama l’ultima delle beatitudini dopo quelle del discorso della montagna; essa è
legata a questo atteggiamento del discepolo che lascia che il Maestro gli insegni la via per giungere
al Regno di Dio. Quanti infatti sapranno accogliere questo messaggio e questo stile di vita senza che
esso gli provochi inciampo nel cammino, saranno felici perché avranno trovato la via della vita e
della vera libertà.
v 7 Mentre questi se ne andavano, Gesù si mise a parlare di Giovanni alle folle: "Che cosa siete
andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?
Gesù continua a interpellare la folla che lo segue e lo ascolta. La figura di Giovanni, sebbene
questi abbia terminato la sua missione, non può passare così in secondo piano, perché intimamente
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legata alla sua. Giovanni compie il suo ministero in funzione della venuta di Gesù, su di lui occorre
riflettere probabilmente per poter accogliere meglio il Messia. È un vero elogio che Gesù fa del suo
Precursore: gli riconosce una solidità interiore; non si è lasciato agitare dai venti contrari seguendo
ora questo, ora quello. Giovanni non è una canna sbattuta dal vento; il solo vento che lo muove è
quello dello Spirito che lo ha condotto nel deserto, dove ha predicato la conversione e il ritorno a
Dio.
v 8 Che cosa dunque siete andati a vedere? Un uomo avvolto in morbide vesti? Coloro che portano
morbide vesti stanno nei palazzi dei re!
Giovanni non è neppure un maestro che fa della sua condizione uno status privilegiato; anzi
la sua scelta così radicale dice il totale abbandono del mondo per dare a Dio il primato di tutto, per
dire che Dio è l’unico vero bene. Non ha voluto immischiarsi con faccende politiche, con
riconoscimenti e favoritismi. Anzi, il richiamo al rispetto della Legge di Dio gli ha procurato la
prigionia da parte dei potenti.
v 9 E allora, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, vi dico, anche più di un profeta.
Giovanni è un profeta, l’ultimo dei profeti che annunciavano l’intervento di Dio a favore del
suo popolo. In altri luoghi verrà paragonato a Elia, quell’Elia che sarebbe tornato prima della venuta
del Messia promesso. Tuttavia questa sua contemporaneità con l’Atteso da tutte le genti lo rende più
che un profeta; l’evangelista Giovanni lo definirà l’amico dello sposo, colui che gioisce al sentire
l’arrivo dello Sposo. È un amico fedele al quale era stata consegnata la sposa, simbolo del popolo
che egli ha custodito e preparato per l’arrivo del vero protagonista della festa.
v 10 Egli è colui, del quale sta scritto: Ecco, io mando davanti a te il mio messaggero che
preparerà la tua via davanti a te.
Ecco un’altra citazione dell’Antico Testamento, che viene però “conflata”, cioè in termini
tecnici vengono unite due citazioni di diversi contesti e riferite come fossero un unico versetto. Si
tratta di una citazione di Esodo 23,20 e di Malachia 3,1. Anche in questo caso la rilettura da parte di
Matteo delle Scritture conferma che i fatti narrati nel Vangelo sono la realizzazione nella storia di
quanto il Signore aveva promesso di generazione in generazione. Questo messaggero divino, in
greco angelos, che è stato Giovanni il Battista, ha preparato la strada al Signore. In questo modo
Matteo sta definendo in modo indiretto la natura divina di Gesù.
v 11 In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia
il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.
È un elogio notevole che Giovanni riceve da Gesù. Eppure pare esserci una soglia che
Giovanni non ha ancora varcato. Egli è un grande uomo, il più grande perché coerente, forte, solido
nella sua missione davanti a Dio. Tuttavia la logica del Regno dei cieli è un’altra. Con Gesù, cioè
Dio che viene a noi, il Regno non è più guadagnato con sforzi umani, ascesi, meriti derivanti da una
buona condotta. Nel suo discorso della montagna il Maestro insegnava: “beati i poveri, perché di
essi è il Regno dei cieli. A chi non ha nulla, neppure opere buone da offrire da Dio (e di cui
vantarsi), e si presenta a Lui in totale nudità e vuoto, a questi è data la beatitudine del Regno.” Dirà
Paolo in Romani 14,17 “il regno di Dio non consiste in vivanda né in bevanda, ma è giustizia, pace
e gioia nello Spirito Santo” La grandezza del Regno rende grande colui che ne fa parte ed è puro
dono gratuito dell’Amore di Dio per noi.
Appendice
Giovanni la voce. Cristo la Parola.
Giovanni la voce, il Signore, invece, in principio era il Verbo. Giovanni, voce nel tempo,
Cristo in principio Parola eterna. Togli la parola, che cos'è la voce? Non ha nulla d’intellegibile, è
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strepito a vuoto. La voce, senza la parola, colpisce l'orecchio, non apporta nulla alla mente.
Nondimeno, proprio nell'edificazione della nostra mente, ci rendiamo conto dell'ordine delle cose.
Se penso a quel che dirò, la parola è già dentro di me; ma, volendo parlare a te, cerco in qual modo
sia anche nella tua mente ciò che è già nella mia. Cercando come possa arrivare a te e trovar posto
nella tua mente la parola che occupa già la mia, mi servo della voce e, mediante la voce, ti parlo. Il
suono della voce ti reca l'intelligenza della parola; appena il suono della voce ti ha recato
l'intelligenza della parola, il suono stesso passa oltre; ma la parola, a te recata dal suono, è ormai
nella tua mente e non si è allontanata dalla mia. Perciò il suono, proprio il suono, quando la parola è
penetrata in te, non ti sembra dire: Egli deve crescere ed io, invece, diminuire? La sonorità della
voce ha vibrato nel far servizio, quindi si è allontanata, come per dire: Questa mia gioia è completa.
Conserviamo la parola, badiamo a non perdere la parola concepita nel profondo dell'essere.
Vuoi aver la prova che la voce passa e il Verbo rimane? Dov'è ora il battesimo di Giovanni? Egli
adempì il suo servizio e scomparve. Ora si accorre con frequenza al Battesimo di Cristo. Tutti siamo
credenti in Cristo, speriamo salvezza in Cristo: questo annunziò la voce. E poiché è certo difficile
distinguere la parola dalla voce, anche lo stesso Giovanni fu ritenuto il Cristo. La voce fu creduta la
Parola: ma la voce riconobbe se stessa per non recare danno alla Parola. Disse: Io non sono il
Cristo, né Elia, né un profeta. Gli fu chiesto: Dunque, chi sei? Io sono - disse - la voce di uno che
grida nel deserto: preparate la via al Signore. Voce di uno che grida nel deserto, voce di uno che
rompe il silenzio. Preparate la via al Signore, quasi a dire: per questo io grido, per introdurre lui nel
cuore; ma non può degnarsi di venire per dove voglio introdurlo se non preparerete la via.
Che vuol dire: preparate la via, se non: elevate suppliche degne? Che vuoi dire: preparate la
via, se non: siate umili nei vostri pensieri? Da lui stesso prendete esempio di umiltà. È ritenuto il
Cristo, afferma di non essere quel che viene creduto, né sfrutta per il suo prestigio l'errore altrui. Se
avesse detto: Sono io il Cristo, con quanta facilità egli non avrebbe convinto, dal momento che se
ne aveva la persuasione prima ancora che parlasse? Non lo disse: si riconobbe, si distinse, si umiliò.
Avvertì dov'era per lui la salvezza: comprese di essere lucerna ed ebbe timore perché non venisse
spenta dal vento della superbia. (Dai Discorsi di sant’Agostino, Disc. 293,3)
Sei tu colui che deve venire?
«Sei tu colui che deve venire, o dobbiamo aspettare un altro?» (Mt 11,3). Parole strane,
addirittura scandalose, che qualcuno non è mai stato capace di accettare nel loro significato
letterale. Come poteva porre una domanda simile Giovanni, che pure aveva veduto lo Spirito Santo
scendere su Gesù nel Giordano? Eppure la franchezza con cui la domanda era stata fatta costituiva
proprio la garanzia della sua disperata serietà, perché al momento di concludere la propria vita,
Giovanni non si preoccupava soltanto – per così dire – del “successo della propria missione” ma,
molto più profondamente, della verità della sua stessa vita, la verità di Israele, e – addirittura – la
verità di Jhwh.
San Gregori Magno diceva che tutti i cristiani dovrebbero continuare la missione profetica di
Giovanni e mettere in evidenza la presenza di Cristo nel mondo. Questo può significare molte cose
differenti. Giovanni riuscì a far risaltare davanti alla gente la figura del Cristo al Giordano in un
momento di grazia che avrebbe dato un significato a tutta intera la sua vita. Ma Giovanni doveva
testimoniare il Cristo anche in prigione, di fronte alla morte, nel fallimento, quando perfino il
significato di quell’altro glorioso momento sembrava cancellato.
Così anche noi, a volte, possiamo mostrare Cristo al mondo in certi momenti, nei quali tutti
possono scorgere con chiarezza, nella storia, una conferma del messaggio cristiano. Tuttavia resta
pur sempre il fatto che il nostro compito è quello di cercare e trovare Cristo nel nostro mondo così
com’è, non come potrebbe essere.
Il fatto che il mondo sia ben diverso da quello che potrebbe essere non altera la verità che
Cristo è presente in esso e che il suo piano non è stato né frustato né cambiato: anzi, tutto verrà
compiuto secondo la sua volontà. Il nostro Avvento è la celebrazione di questa speranza. Non la
“venuta” di Cristo è incerta, ma il modo in cui noi lo riceveremo, la risposta che noi gli daremo, la
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nostra prontezza e la nostra capacità di “andargli incontro”. Dobbiamo avere la volontà di vederlo e
acclamarlo, come fece Giovanni, perfino nel momento stesso in cui sembrava che le opere di tutta la
nostra vita e il loro significato stiano per crollare. (…)
La domanda di Giovanni: “Sei tu colui che deve venire?” contiene una curiosa
concentrazione di tempo. Il presente si amalgama con il futuro e vi si trova anche un’allusione al
passato perché fa riferimento alla precedente testimonianza di Giovanni che in Cristo è ormai
arrivato il Salvatore del mondo. La nostra celebrazione dell’Avvento contiene questa curiosa
concentrazione di passato, presente e futuro. Noi non soltanto crediamo che Cristo verrà, ma anche
che è venuto. E questo concentra la nostra attenzione sul presente nel quale, per quel che concerne
l’umana testimonianza, ci può essere – o anche non essere – qualche segno visibile dell’uno e
dell’altro. Eppure noi crediamo che colui che è venuto e verrà è presente qui e adesso.
(Th. Merton, Stagioni liturgiche, pp. 86-89)
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