“OGGI VENGO A CASA TUA” La gioia di un incontro Oggi devo fermarmi a casa tua: l’oggi della fede… è tempo di decidere… Obiettivo: spingere i ragazzi a prendere qualche piccola decisione. Metodologia: catechesi tradizionale. L’evangelista trasforma “oggi vengo a casa tua” con “oggi la salvezza è entrata in questa casa”. Non solo. Cerca, anche, di sintetizzare quale sia la figura e la missione di Gesù: cercare e salvare ciò che è perduto. Ed è proprio in questo finale che comprendiamo di quale casa e di quale oggi si parla. Il Maestro è entrato “oggi” nella “casa” di Zaccheo, e Zaccheo è chiamato “oggi” a fare una scelta. Tutta la filosofia classica concepiva il tempo come un “eterno ritorno dell’eterno”, un evento circolare rappresentato dal serpente che si morde la coda, e tutte le cose non sono che uguali, perché si ripetono. Il cristianesimo irrompe anche nella cultura greca e la trasforma facendo comprendere che il tempo è un “kairos”, cioè una linea retta caratterizzata dall’ EVENTO CRISTO, che è entrato in un OGGI di duemila anni fa e continua a rinnovare la grazia della sua venuta in un OGGI che non possiamo non prendere in seria considerazione. Irrompe nella storia del mondo così come irrompe nella storia personale di ogni uomo. Irrompe anche nel mio tempo, nella mia storia, nella mia vita. Allora cosa decido di fare “oggi”? Posso “tranquillamente” rimanere ai bordi della strada e guardare come uno spettatore annoiato non solo Gesù che passa, ma anche la mia vita che scorre fra uno stupido festino di giovani scontenti e la speranza di sogni futili che nel profondo del mio cuore so che non si realizzeranno mai. Oppure… oppure decidere di aprire le porte della mia “casa” e sperare che “Colui che è venuto a cercare e a salvare ciò che è perduto” mi guardi fisso e mi dica: “Scendi subito perché oggi nella tua casa bisogna che io dimori”. Accettare nell’ “oggi” la sua proposta di salvezza o rifiutarla, è quanto viene chiesto a chi fa l’incontro con Gesù: da questa decisione dipende l’esito della vita. Ma in che cosa consiste questa decisione? La tua domanda non era: Che devo fare? Dov’è questo mare in cui gettarmi per trovare la felicità che cerco? Questo non è continuare la riunione di gruppo, non è stare a parlare. Io non vado più in parrocchia perchè lì si sta solo a parlare, a sparare idiozie, a strizzare il cervello per tirar fuori interpretazioni sofisticate della Parola. Ho cominciato a lavorare e voglio cose concrete. Io voglio fare qualcosa, voglio un po’ di vivacità. E’ questo il cristianesimo? Incontrarsi ogni tanto a parlare, io ho lasciato la scuola perché ero stufo di stare a forzare il cervello. Non mi far morire ancora tra i discorsi. Ha lasciato la parrocchia per overdose di parole, poi sta ore e ore al pub a parlare, parlare, di tutto e di niente, a lanciare sms, a fare parole crociate…. Qui ci sono alcune decisioni da prendere Datti una mossa, ora tocca a te, non tocca né a tuo padre, né a tua madre, non chiamare in causa il fatto che non ti senti amato e che quindi secondo la psicologia non si può amare. E’ ora che smetta di dare le responsabilità della tua infelicità agli altri; non immaginare che qualcuno abbia deciso già la vita per te. Sei tu che ora devi dare una svolta alla tua vita. Ma non ho il coraggio. Significa che non sei convinto, che non ti rendi conto di quello che sei, delle potenzialità che hai oppure non hai ancora chiaro dove vuoi arrivare. La prima grande azione per trovare vita piena è una vendita. La sciarono tutto. Siamo nel mondo del consumo e abbiamo una esperienza quotidiana dello shopping. Noi andiamo sempre a comperare, invece qui per essere felici bisogna vendere. Vendere è staccarsi, è mettere sul banco, è aspettarsi che qualcuno sei porti via quello che hai esposto. La gioia del venditore è di non continuare tutti i giorni a rimettere nei bauli la merce che ha esposto. La gioia del vu’ cumprà è di tornare a casa la sera con il borsone vuoto e il portafoglio pieno. Vendere non è regalare, non è buttare, è realizzare con quello che hai il massimo che puoi. Non ti si chiede di mandare al macero, ma di ricavare da quel che hai tutto il possibile. Ma che cosa vado a vendere io che faccio pietà e che mi sento solo decorativo? Non ho niente da mettere in bancarella. Forse puoi anche avere niente cui sei attaccato, ma non ci credo. Saresti disposto a vuotare il tuo loculo, cioè la tua stanzetta, con i tuoi orsacchiotti di pelouche e il tuo set di barbie, la mensola del tuo bagno con tutti i gel, gli spray, le acque di Colonia, gli impulse, la sequenza di shampoo, l’assortimento di pomate… saresti disposto a vendere lo stereo, tutti i cristalli liquidi che ingombrano tavoli e comodini, mensole e cassettoni? Facciamo un salto nel garage? No. Quello mi serve per andare a lavorare. Alle quattro di mattino la domenica, evidentemente! Occorre tornare ad essere essenziali se vogliamo essere felici. La sobrietà è strada di libertà. Non credere di essere superiore a queste cose. Non dire troppo in fretta che il tuo problema non sta qui, che queste cose non ti fanno né caldo, né freddo. Non è vero perché intanto te le tieni e ti ingessano. Forse questa estate sarà bene che vada un mese in missione e quando tornerai farai meno fatica a fare piazza pulita. Il bene più grande che un giovane ha è la giovinezza, i tuoi 16, 18, 20, 30 anni. Quella devi mettere a disposizione, quella devi mettere all’asta per ricavare il massimo, devi far crescere di valore, devi giocarla in borsa e continuamente al rialzo. La tua freschezza, la tua gioia, la tua grinta, il tuo benessere, il tuo fuoco, il tuo essere sentinella, la tua bellezza, il tuo corpo, la tua voglia di vivere. Questa deve essere spesa, e regalata ai poveri. Che stai facendo della tua giovinezza. Qualcuno ne sta godendo oltre a te? La tua ragazza o il tuo ragazzo? Siete già fermi a due cuori e una capanna? Ma ci vuole un condominio, una città, il mondo intero. Due cuori e il mondo. Magari siete andati anche voi da Gesù a chiedere che fare e siete andati in coppia. E voi due potete essere felici se mettete a disposizione la vostra vita d’amore per gli altri, per i poveri. La maggior parte delle coppie di innamorati di oggi vive il massimo di egoismo possibile, quando si imposta tutta la vita di coppia a cercare il posto più appartato per farsi i fatti propri. Uno per ogni stagione. E la felicità scoppia alla grande. Pure la noia a orologeria. Hai fatto la decisione? Per riflettere. Da che cosa fai fatica a staccarti o meglio che cosa hai da mettere a disposizione degli altri? Formula un impegno concreto per l’oggi della tua vita, in questo tempo di quaresima, su cui senti deve passare la tua vita in questo momento. Mettilo per scritto e discutilo con il tuo padre spirituale (hai un padre spirituale?) o con il tuo catechista-animatore…